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“Cristianesimo vissuto” di F. Pollien capitolo XIV°terza parte

”Cristianesimo vissuto”

Consigli fondamentali dedicati alle anime serie

Terza parte : Il lavoro

Capitolo XIV: L’umiltà

Non meravigliarti se ti rimando a scuola. È una grande e bella scuola quella di Dio. Signore, beato l’uomo che viene formato alla tua scuola, e che impara la tua legge dalle tue labbra! Non temere, non è qui che tu acquisterai lo spirito scolaresco o ti farai più piccolo. Tu sai se io ho un vivo desiderio che tu sia un uomo magnanimo. Sai se io auguro alla tua vita la pienezza del suo sviluppo. Che larghezza e rettitudine io desidero alla te! Che energica generosità al tuo cuore!
Che purezza ai tuoi sensi! Non sarò certo io che reprimerò gli slanci dell’anima tua; penso che Dio non t’ha dato delle facoltà per soffocarle. Ma penso anche che non te ne ha date per sprecarle. Non temo i tuoi slanci, ma pavento i tuoi sviamenti.
Diffida dell’orgoglio: in nessun’altra cosa la vita umana s’inabissa e perisce più miseramente. Chi s’innalza sarà umiliato; e chi si umilia sarà innalzato. Sai che cos’è l’orgoglio? Sai che cos’è l’umiltà? È molto importante che tu lo sappia.
L’orgoglio è la tua vita diretta da te e per te.
L’umiltà è la tua vita diretta da Dio e per Dio.
Nelle due parti precedenti insegnandoti a glorificare “Dio il primo” e “Dio solo” non ti ho forse insegnato abbastanza come devi vivere per Dio? riferire l’intera tua vita alla sua gloria e non al tuo piacere? E in questo consiste sostanzialmente l’umiltà. Poiché l’umiltà non consiste nel non aver niente, ma nel riferire tutto. Quanto più si è ricevuto da Dio, tanto più si può riferire a lui; e quanto più si riferisce, tanto più si è umili. Per conseguenza il più umile di tutti è colui che avendo ricevuto di più riferisce tutto al suo Padrone. Negare o soffocare in sé i doni di Dio non è che menzogna e pigrizia. Riferisci dunque a Dio tutto ciò che hai da lui ed avrai il solido fondamento dell’umiltà.
Ma questo non basta. Se tu volessi andar a Dio da te stesso, con le forze naturali della tua mente, del tuo cuore e dei tuoi sensi, ciò sarebbe ancora orgoglio, e non andresti a lui, ma ritorneresti su te stesso. Perché? Perché per te non puoi uscire da te. Lui solo può innalzarti a sé. Infatti la tua vita di cristiano è una vita soprannaturale; e questa vita è al di sopra di te, ed è Iddio che la produce in te, ed è lui solo che può produrla. In fatto di vita soprannaturale, tu sei incapace di far scaturire dal fondo del tuo essere anche un semplice pensiero. Rammenta il principio fondamentale enunciato al principio di questo libro: La vita non esiste se non in forza del principio vitale interno. Ora il principio della tua vita cristiana è Dio, che vive in te e vivifica i tuoi pensieri, i tuoi affetti e le tue azioni.
In fatto di vita naturale, che può il tuo corpo senza l’anima tua? Di quale pensiero, di quale sentimento, di quale atto è capace senza di essa?
È radicalmente impossibile ad un cadavere aver per se il benché minimo movimento di vita. È l’anima la vita del corpo, ed esso non è attivo, se non quanto essa lo vivifica. Unito a lei, vede, ode, parla, agisce. Così pure nella tua vita di cristiano, tu non puoi nulla, affatto nulla, senza Dio. È lui che produce la vita soprannaturale nell’anima tua, nell’identico modo in cui l’anima produce nel corpo la vita naturale. Non sarebbe assurdo il supporre che il corpo volesse vivere senza l’anima ed agire da se stesso? È pure altrettanto assurdo ad un’anima cristiana il voler vivere cristianamente da se stessa senza Dio.
Con lui e per mezzo di lui puoi tutto; senza di lui, non puoi niente.
Dunque comprendi e vedi che non devi aver in te stesso, né appoggiarti, né far assegnamento su te stesso, poiché non puoi niente. Tutte le volte che ti appoggi su di te, tu sei sicuro di fare una caduta. Tu ne hai già fatte, forse di gravi, e tutte provengono dalla confidenza in te Stesso. Senza dubbio tu non lo capisci ancora molto bene; ma quando avrai imparato a penetrare un po’ più addentro i segreti dell’anima tua, te ne renderai conto assai meglio.
E certamente, se finora nelle tue cadute hai fatto così vergognose esperienze della tua debolezza, devi forse farne le meraviglie? Hai voluto agire da solo, da te stesso, a tuo capriccio. E trovi che questo giogo è duro! che il peso è grave! Lo credo bene. Ma perché tu fai della religione a rovescio? Fai sempre assegnamento e sempre ti appoggi sulla buona volontà, sui tuoi sforzi, sui tuoi regolamenti, sui tuoi espedienti, in una parola, su te stesso. Tutte queste cose sono buone, ma per se stesse non sono che cadaveri. Dio solo dà a tutto ciò la vita. Tu nella tua religione hai la mania d’essere il primo e di agire da solo; mentre la vera religione è: Dio il primo, Dio solo. Non ho forse ragione di dire che fai della religione a rovescio?
Se sapessi una buona volta lasciarti condurre da Dio e piegarti al movimento della sua grazia, tutti gli atti della tua mente, del tuo cuore e dei tuoi sensi ben presto diventerebbero soprannaturali, vale a dire, cristiani. Vivresti sotto l’impulso di Dio ed allora vivresti davvero per Dio. E ciò sarebbe in te la grande e vera umiltà; non serberesti per te niente di ciò che ti è dato da Dio: tutto sarebbe a lui riferito. E quindi che grandezza! e che vita! L’umiltà è divina, poiché riferisce tutto a Dio; l’orgoglio è pagano, poiché riferisce tutto all’uomo. L’orgoglio è essenzialmente piccolo, poiché ti abbassa in te stesso; l’umiltà è infinita, poiché ti innalza a Dio. Vedi come si verifica la parola del Salvatore: “Chi si inorgoglisce, si abbassa; e chi si umilia, s’innalza”. L’umiltà è la virtù delle anime grandi, e l’orgoglio è il vizio delle anime grette.
Ebbene, avrai ancora paura di metterti alla scuola del divino Maestro? Non sei determinato a ricevere da lui la vera vita, la vita divina della tua mente, del tuo cuore e dei tuoi sensi? Senza dubbio tu vuoi essere suo discepolo; vuoi imparare da lui come bisogna vivere per lui.

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Dossier certose attive: Nonenque

Dossier certose attive: Nonenque

La certosa di Nonenque, edificata nel 1146 dall’Ordine cistercense è diventata sede nel 1928 di una comunita certosina femminile proveniente dall’esilio nella casa rifugio di Burdinne. Furono esse ad intitolarla « Notre-Dame du Précieux-Sang ». Insediatesi in questa struttura, esse hanno ritrovato la quiete ed hanno potuto svolgere la vita monastica all’insegna dell’isolamento del silenzio e della preghiera. Scarne sono le notizie al suo riguardo e poche le foto ma che spero vogliate ammirare.

Per informazioni e contatti

Buona visione

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“Cristianesimo vissuto” di F. Pollien capitolo XIII°terza parte

”Cristianesimo vissuto”

Consigli fondamentali dedicati alle anime serie

Terza parte : Il lavoro

Capitolo XIII: La scuola di Dio

Ogni arte, ogni scienza s’impara, e s’impara solidamente e rapidamente solo con un maestro. La scienza della vita cristiana è la più sublime di tutte:
bisogna impararla sotto la guida di un Maestro.
Chi è il Maestro? Non ce n’è che uno: il tuo Maestro è uno solo . Bisogna andare alla sua scuola e diventare suo discepolo; poiché sta scritto nei profeti che tutti andranno alla scuola di Dio .
E qual è la scuola di Dio? Tu adesso la conosci, seppure io ho saputo farti comprendere l’azione della grazia. Dio parla ed agisce per mezzo di tutte le Creature. Egli tiene dunque scuola e scuola pratica dappertutto; per essere ammaestrato, non c’è che da ascoltarlo e seguirlo.
Certo gl’insegnamenti non mancano ed egli ammaestra ciascuno in particolare; poiché quello che fa per te, non lo fa se non per te; ha un’azione, e un insegnamento, e una condotta speciale per te. Ciò che manca sono i discepoli docili. Confessa che tu sei stato finora un cattivo discepolo alla scuola di Dio e che hai ascoltato abbastanza poco e pochissimo compreso le sue lezioni.
E che cosa insegna Dio nella sua scuola? Egli insegna tutto, assolutamente tutto ciò che la tua vocazione esige che tu sappia, ami e faccia. La tua vocazione t’impone di perfezionare la tua mente, il tuo cuore e i tuoi sensi in modo da servire Dio, secondo tutte le esigenze della sua gloria e del tuo stato.
Ciò suppone che tu praticherai tutte le virtù cristiane, proprie della tua condizione. Ora sono appunto queste virtù, e tutte queste virtù che Dio cerca di formare in te.
Infatti il succedersi degli avvenimenti, diretti da lui e nei quali la tua vita è divisa, ti conduce nel momento voluto a praticare via via la pazienza o la fede, la generosità o la confidenza, l’abnegazione o la dolcezza, la fortezza o la prudenza, la carità o la giustizia, ecc., ecc.
Quali virtù devi dunque praticare? Quelle che Dio t’insegna e di cui ti presenta l’occasione: non temere ch’egli ne dimentichi qualcuna; è un Maestro che non dimentica nulla. In che momento e in che ordine devi praticarle? Nel momento in cui ti presenta l’occasione e nell’ordine in cui gli piace di domandartele. Quello è il momento buono e l’ordine voluto. Dio è abilissimo nella formazione delle anime. Che cristiano sarai, se, lasciandoti formare da lui, tu pratichi nel momento e nell’ordine voluto dalla Provvidenza le virtù del tuo stato!
E che penitenze farai? Quelle che lui semina ogni giorno sul tuo cammino. A ciascun giorno basta la sua pena. Piglia le sue, quelle che ti sono imposte o proposte dal dovere, dagli avvenimenti o dalle ispirazioni che ti vengono da lui. Queste sono le sue e sono migliori delle tue che, inventate dal capriccio, non hanno la grazia, mentre le sue l’hanno sempre con sé; le tue sono spesso imprudenti, pericolose, fallaci, mentre le sue non lo sono mai; le tue sono incostanti, capricciose, incoerenti, le sue sono misurate, continuate, ragionate; le tue rispondono spesso assai poco e male ai bisogni del tuo sviluppo, le sue vi sono sempre proporzionate.
E in fatto di dedizione e di carità, che cosa praticherai?
Quello che Dio ti domanderà, e nelle circostanze in cui te lo domanderà. Se tu sapessi com’è comodo lasciarsi così guidare e condurre dalla mano di Dio! com’è bello, migliore e pratico!
Non è forse deplorevole che tante anime, piene d’aspirazioni cristiane elevatissime, disconoscano questa scuola di Dio, e si scostino nelle vie difficili dell’agitazione umana? Esse hanno buona volontà, e fanno grandi sforzi, e finiscono nella stanchezza e nell’impotenza. Perché infatti, dice S. Paolo, né la volontà, né gli sforzi dell’uomo possono riuscire in questo lavoro, ma solo la misericordia di Dio può operarlo. Va’ dunque alla scuola di Dio, e sii un vero e fedele discepolo del Maestro.
Sai perché tanti sforzi, tante risoluzioni, tanti regolamenti di vita, non danno altro che risultati disastrosi? Perché l’uomo fa tali cose di sua testa, senza seguire il movimento di Dio. Lo scolaro che non ascolta il maestro, non farà mai progresso.

“Cristianesimo vissuto” di F. Pollien capitolo XII°terza parte

”Cristianesimo vissuto”

Consigli fondamentali dedicati alle anime serie

Terza parte : Il lavoro

Capitolo XII: Seguimi

Eccoti dunque nelle sue linee generali, l’idea di quello che fa Dio e di quello che devi fare tu. Da una parte l’azione di Dio, e dall’altra la tua. Queste due azioni devono svolgersi isolatamente e indipendentemente l’una dall’altra? No, certo; esse devono tenersi per mano e l’una deve trar seco l’altra. Per la formazione della tua vita, Dio non può far nulla senza di te, e tu non puoi far nulla senza di lui. Se tu non le presti il tuo concorso, la sua azione non ti penetra; e se la sua azione non ti penetra, la tua azione non è che un’agitazione sterile e inutile.
Le due azioni devono procedere di pari passo. Ma qual è quella che deve dirigere il movimento? È forse necessario domandarlo? Quando Dio ci chiama, ci dice sempre: Seguimi. T’è forse capitato di vedere che in qualche caso Dio abbia detto: passa davanti a me? Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, porti la sua croce e mi segua.
Venite dietro a me, seguitemi, disse Nostro Signore a tutti i suoi discepoli. È sempre così ch’egli ci chiama. Dunque devi seguire Dio.
Ecco come ciò si pratica. Dio con la sua azione produce in te quello scotimento, che mi sono studiato di farti intendere, e che è la grazia attuale. Se tu ti presti a questo movimento, egli s’impossessa di te e tu alla tua volta entri in azione, poi sei sostenuto dall’azione della grazia per vedere, amare ed eseguire quella precisa parte di dovere che t’incombe. In tal modo la tua azione è provocata, sostenuta e misurata da quella di Dio. Questa unione per l’appunto è la tua forza. lo posso tutto in colui che mi fortifica, dice S. Paolo. Il dovere in tali condizioni ti è reso doppiamente facile: anzitutto perché non ne prendi troppo né troppo poco, poiché è Dio che lo misura; poi perché non sei solo a portarlo, giacche Dio è con te. È per questa ragione che Nostro Signore chiama giogo il dovere. Il giogo suppone sempre due teste, sulle quali poggia contemporaneamente. Che ci può essere di duro e di difficile in un lavoro che Dio fa in comune con te? Capisco benissimo che, quando tu vuoi agire da solo e senza curarti dell’azione di Dio, sei facilmente schiacciato: il compito è veramente troppo pesante per le tue sole spalle.
Dunque bisogna cominciare con accettare quello che Dio fa, ed agire in conformità di questa accettazione. Colui che bestemmia contro Dio, mormorando contro il tempo e gli avvenimenti, le prove e i contrattempi, le sofferenze e gl’incontri spiacevoli. costui non vuol saperne dell’azione di Dio, non vuoi sottomettersi, ed è in opposizione con Dio; come vuoi che possa in seguito agire cristianamente? Deve piegarsi per forza. Quando al contrario tu sai accettare, che belle preghiere scaturiscono dal tuo cuore! come si anima il tuo coraggio! Come s’ingrandiscono le virtù della pazienza, dell’abnegazione, della fortezza, della generosità, della confidenza e dell’amore! Ad un’anima che sa accettare, Dio può giungere a domandar tutto, anche il martirio; ed essa ne sarebbe capace. L’anima che mormora non è capace di nient’altro che d’inquietarsi e d’accasciarsi.
Quando l’azione di Dio si esercita su di te sotto forma di consolazione, oh! sei pronto ad accettarla. Si, tu pigli la consolazione, ma che ne fai? Stai li a godertela, e in questo godimento ti riposi e per esso dimentichi il tuo dovere. E così non segui Dio, il quale aveva versato nell’anima tua questa goccia d’olio, per renderle la facilità nel dovere, il vigore e lo slancio nel suo cammino. E tu, disconoscendo le attenzioni della bontà divina, ne pigli pretesto per addormentarti in una pigrizia gaudente ed egoista. E se corrispondi cosi malamente agli inviti ed alle sollecitazioni del tuo Dio, ti meravigli di non fare dei progressi? Comprendi un po’ meglio la sua azione, sappi seguirlo con maggior sincerità, e vedrai come ti diventerà facile progredire.
Guarda come anche qui la vita cristiana è positiva e pratica. Quello che bisogna accettare è la situazione del momento come Dio la dispone. Non si tratta di sognare altre condizioni; bisogna pigliare quelle in cui ti trovi e pigliarle quali si presentano, e profittarne per fare il proprio dovere.
Dimmi se può esserci alcunché di più positivo. È forse anche perché è troppo positivo che i codardi e i fantastici ne hanno paura.

“Saltare nell’infinito” di Thierry Paillard

“Saltare nell’infinito”

di Thierry Paillard

Con l’articolo odierno voglio proporvi la lettura di un libro pubblicato nel 2008 dal titolo “Saltare nell’infinito”, è una vita che lo cerco il suo sottotitolo. L’autore di questo testo si chiama Thierry Paillard, ed è un giovane francese proveniente da una famiglia benestante che ci narra la sua storia particolare. Sin da piccolo egli è cresciuto avendo in se una profonda spiritualità che lo ha condotto a studiare cinque anni in seminario e tre anni alla Pontificia Università Gregoriana, assicurandogli un lavoro dignitoso. Ma tutto ciò non basta, egli è alla ricerca di se stesso e decide di poter trovare quel che desidera abbandonando tutto per diventare monaco certosino. Egli sceglie dunque a soli 28 anni, entrando nella certosa inglese di Parkminster, una vita da condurre all’insegna del rigore estremo, fatto di silenzio e solitudine in grado di consentirgli la ricerca della sua esigenza: l’ascesi.

Ma la Provvidenza ha per lui un altro disegno!

Dalla breve recensione del libro possiamo percepire il backgound di vita di questo giovane ed il fascino di questa avventura spirituale, testimonianza inusuale dei nostri giorni caratterizzata dalla presenza dell’amore assoluto. Nella lettura scopriremo come l’autore riesce a conciliare i suoi tre amori: Dio, la madre e la donna che ama. Una storia che unisce il divino e l’umano.

 Segnato dal suicidio della madre, quando lui aveva sei mesi, egli è cresciuto dal padre militare e dalla nonna materna morta dodici anni dopo, Thierry Paillard decide di abbandonare un lavoro ben avviato e di entrare in certosa, rinunciando alla possibilità di sposare Alix, la ragazza da sempre amata, nell’inconscia convinzione che Dio gli avrebbe così restituito la madre. La ricerca di Dio si rivela però un salto nell’infinito, oscuro abisso della propria anima; le lacerazioni dell’infanzia emergono con violenza, minacciando il suo equilibrio psicologico e la fede. Lascia la certosa, per rientrarvi però poche ore dopo, deciso a proseguire il cammino monastico. Al termine del periodo previsto, tuttavia, i monaci della certosa devono decidere della sua definitiva ammissione: l’esito è sfavorevole. Paillard si ritrova così ancora nel mondo, ad affrontare un nuovo salto, nell’ignoto di una nuova vita. Ma questa volta è con lui Alix, che sposerà e da cui avrà un figlio.

Sembrerebbe un romanzo, ma è invece una storia vissuta.

Oggi ritroviamo Thierry Paillard dopo sei anni di vita trascorsa in certosa, quasi quarantenne, felice, sposato con un figlio e che lavora come editore. Nel video che segue potremo assistere ad una intervista rilasciata ad una televisione francese, e pertanto in lingua originale, dove Paillard risponde ad alcune domande interessanti. Conosciamo meglio questo personaggio, un certosino mancato, ma un uomo “nuovo” dopo quella forte esperienza monastica che lo ha condotto da un tentativo di autodistruzione ad una rinascita ed una riconciliazione con se stesso.

Suggerisco la lettura di questo libro a tutti coloro che stanno lottando per trovare la loro strada in questa vita.

Sulla barra laterale di sinistra troverete il link per l’acquisto del libro online

“Cristianesimo vissuto” di F. Pollien capitolo XI°terza parte

”Cristianesimo vissuto”

Consigli fondamentali dedicati alle anime serie

Terza parte : Il lavoro

Capitolo XI: La vocazione

Non voglio chiederti, se conosci la tua vocazione; questa una questione da trattarsi col direttore della tua coscienza, ma voglio domandarti se sai che cosa sia la vocazione. Prima di saper qual è la tua vocazione, devi sapere che cos’è la vocazione. Forse tu non ne hai un’idea abbastanza esatta. Dimmi, pensi tu che Dio ti abbia creato a caso? No, certamente. Egli seppe quando, perché e come ti creava. E ti diede un insieme di facoltà, d’attitudini e di tendenze, corrispondenti alla sua idea a tuo riguardo. Credi tu che, dopo averti creato, t’abbia lanciato nella vita in balla delle eventualità? No, affatto; nella sua idea egli t’ha fissato un posto e t’ha assegnato una funzione; ed è in vista di questa funzione che ti diede tutto ciò che sei, e continua a dirigerti tutti i giorni. L’essere che ti diede.. lo scopo che ti prefisse, la funzione che t’assegnò, la condotta che tiene a tuo riguardo, è tutto quello che compone la tua vocazione.
Penso che tu abbia compreso che noi non siamo atomi isolati nella vita. Sai che facciamo parte del gran corpo di Cristo che è la Chiesa; sai che ne siamo, le membra, per questo mondo e pel cielo. Un corpo è composto di membra svariatissime, e ciascun membro ha un posto ed una funzione da compiere nel corpo. Osserva il tuo corpo: quante membra ed organi diversi, ciascuno con la sua funzione propria! L’occhio ha la sua funzione, la mano, il piede, il cuore, le vene, le ossa, i nervi, ecc., ogni cosa ha la sua funzione e il suo proprio posto. E la diversità delle funzioni produce il funzionamento completo del e la sua integrità organica. Tu lo sai.
Hai osservato che nessun organo ha ricevuto la sua funzione per se stesso ma pe1 servizio del corpo. In tal modo, cosa mirabile! l’occhio, che è fatto per vedere, non vede se stesso, ma vede tutte le altre membra. È come il servitore di tutte le altre membra in quanto ha questa funzione di vedere. E lo stesso dicasi di tutti gli organi. Ciascuno ha la sua funzione e la sua funzione e pel servizio di tutti.
Ecco la vocazione, ecco la ragione di questa varietà infinita fra le vocazioni e fra le anime. Ogni anima ha la sua vocazione, perché ognuna ha la sua funzione da compiere non già per se stessa, ma pel corpo che è la Chiesa. Così colui che ha la vocazione comune del matrimonio, non l’ha per sé, ma per la Chiesa, a fine di darle dei figli. Colui che ha la vocazione, dell’immolazione nella penitenza e nella preghiera, non l’ha per sé, ma per la Chiesa, che il suo sacrificio è destinato a santificare.
Tu sei cristiano, dunque sei membro della Chiesa: appartieni al suo corpo. In questo corpo tu devi occupare un posto; quale?… Quale è la tua vocazione?
Qualunque sia, civile, ecclesiastica o religiosa, poco importa. Ciò, che importa è che tu rimanga nella tua vocazione e ne compia i doveri. A che serve un membro che si sposta? A far soffrire e soffrire esso medesimo orribilmente. Osserva cosa produce un nervo irritato o un osso slogato. Dunque bisogna che tu mantenga il tuo posto, quello che la tua vocazione t’assegna, e che in codesto posto tu compia integralmente il dovere della tua funzione.
E ciò per la Chiesa anzitutto, cioè, per Dio; e poi per te. Dunque, per Dio, per la Chiesa e per te, sii l’uomo della tua vocazione, l’uomo del tuo dovere.
Comprendi e segui la tua vocazione; tu vedi che, come tutta la religione, la tua vocazione non è una questione di egoismo, ma di dedizione. Com’è grande ogni cosa, quando la si considera al vero lume della fede! Come comprendi di essere qualche cosa di grande, quando vedi ciò che sei agli occhi di Dio e della Chiesa! Credi a me, tu non avrai mai idee abbastanza larghe intorno a Dio e all’anima tua, intorno alla religione ed alla tua vocazione dal punto di vista esclusivo del tuo interesse personale. quaggiù come lassù la tua vocazione ti chiama ad essere qualcuno ed a fare qualche cosa nella Chiesa di Cristo per la gloria di Dio. Sulla terra come in cielo, mira la tua vocazione nel corpo di Cristo; e di’ a te stesso ch’essa è soprattutto una funzione da compiersi per Dio, e che appunto compiendo questa funzione, otterrai in tutta la sua estensione
La gran ricompensa, che si chiama la salvezza. Ah! la salvezza ti sarà concessa in larghissima misura, se saprai osservare la tua vocazione con l’ampiezza ch’io ti indico. Da’ e sarà dato! da’ generosamente e ti sarà versata in grembo una misura buona, piena, agitata e traboccante. Si userà verso di te la misura, di cui ti sarai servito verso Dio e la sua Chiesa.

“Cristianesimo vissuto” di F. Pollien capitolo X°terza parte

”Cristianesimo vissuto”

Consigli fondamentali dedicati alle anime serie

Terza parte : Il lavoro

Capitolo X: Dovere e perfezione

Il dovere: ecco l’unica tua occupazione. Per giungere all’ultima vetta della perfezione cristiana, per consumarti nella santità più sublime, non hai che una sola cosa da fare, perché Dio non te ne domanda che una, ed è l’osservanza dei doveri del tuo stato. Capisci? I doveri del tuo stato nei quali sono compresi i comandamenti e i consigli. Tu non avrai mai da uscire di lì.
Vedi dunque com’è una cosa semplice e pratica. Non si tratta affatto di far cose eccezionali esse sono proibite; quando nelle vite dei Santi vi sono cose eccezionali, è Dio che le fa. Tu dal canto tuo devi semplicemente seguire la linea comune del dovere, del dovere pratico di tutti i giorni, nella condizione in cui Dio ti vuole; tutto il tuo dovere e niente altro che il dovere, ecco la tua perfezione.
Cosicché la perfezione è di tutti gli stati ed alla portata di tutti. Chi è che non possa fare il suo dovere? E fare il proprio dovere è tutto quello che Dio domanda, non ha mai domandato e mai non domanderà altro. Non venire a dirmi: È difficile essere cristiano nella tale condizione, la perfezione è impossibile nel tale stato. Prima di tutto ti risponderò: Non facciamo calcoli con le difficoltà; un uomo coraggioso le supera sempre. Poi ti domando: In quel tale stato, c’è un dovere da compiere? – Si. – Compi il dovere di questo stato e contentati di esso. Quando dico: compiere, intendo compierlo tale e quale Dio l’impone e perché egli lo impone. È impossibile questo? No, mai; sarebbe un bestemmiare Iddio il dire ch’egli impone doveri impossibili.
Va’ dunque al fondo del tuo dovere, del tuo, non di quello del tuo vicino, e giungerai alla completa perfezione che Dio esige da te. La codardia della nostra cattiva natura ci getta spesso in una deplorevole illusione. S’io fossi in quella condizione, farei meglio, si dice: a questo o a quest’altro è più facile che non a me l’essere cristiano. E si comincia a desiderare un altro stato, e intanto non si fa il dovere dello stato proprio. È proprio questo che vuole il nemico della tua perfezione. Sii più positivo: tienti sempre là dove ti trovi, e li dove ti trovi, comincia a fare quello che c’è da fare. Se più tardi Dio ti conduce ad uno stato diverso, tu farai anche allora il dovere di quello stato, e così sempre, vivendo praticamente della vita in cui ti trovi. Non c’è niente di tanto positivo come la vita cristiana; non è col cullarti in vuote utopie né divagando in pie immaginazioni che si fanno dei cristiani. Il dovere, il dovere del momento, il dovere puro e semplice, nella sua realtà concreta, qualunque essa sia; tutto sta lì. Sii fermo e costante nell’adempimento del dovere, e sarai cristiano. Sii fedele al dovere della prima vocazione perché ogni vocazione ha il suo dovere proprio, ed è questo che bisogna compiere. Tu hai necessariamente un dovere proprio e personale, perché hai necessariamente una vocazione.

Dossier certose attive: Notre Dame di Reillanne

Dossier certose attive: Notre Dame di Reillanne

La certosa di Notre Dame di Reillanne, è stata costruita nel 1978 nelle Alpi dell’Alta Provenza, tra i paesi di Manosque e Forcalquier. Ad indicare la presenza di questo eremo certosino femminile, vi è sulla strada una discreta croce in pietra con il simbolo certosino “Stat Crux dum volvitur orbis”. La sequenza fotografica che segue ci farà conoscere da vicino questo luogo di quiete, dove una piccola comunità di monache svolge imperturbata la propria attività claustrale.

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“Cristianesimo vissuto” di F. Pollien capitolo IX°terza parte

”Cristianesimo vissuto”

Consigli fondamentali dedicati alle anime serie

Terza parte : Il lavoro

Capitolo IX: Il compimento del dovere

Insomma i doveri dello stato incarnano per te tutto il tuo dovere, in una maniera concreta e positiva; in modo che in ultima analisi, il tuo lavoro in questo mondo si compendia in questo: conoscere, amare e compiere i doveri del tuo stato. Conoscerli, amarli e compierli tali quali Dio te li impone, e perché egli te li impone. È qui che bisogna saper evitare le illusioni dell’interesse, le fluttuazioni del capriccio, i meschini calcoli della codardia, i falsi pretesti delle passioni.
Il dovere è il dovere; esso s’impone a te, non sei tu che lo crei. -Tu devi prenderlo quale è. Se lo mutili a seconda delle tue convenienze, non avrai più che i resti di un cadavere. Nota, del resto, che il dovere è qualcosa di vivo, composto da un’anima e d’un corpo. Il corpo del dovere è la lettera delle prescrizioni, che nei loro diversi articoli compongono come le membra della legge. L’anima è la volontà di Dio, che ispira, penetra ed anima le prescrizioni. Secondo l’espressione di S. Paolo, vi è la lettera, che per se stessa è morta, e lo spirito che le dà la vita. Se tu vuoi vivere del tuo dovere, non ucciderlo; perciò devi prenderlo nella sua integrità, col suo spirito e con la sua lettera, con l’anima e col suo corpo. Quando fai una scelta fra le prescrizioni che ti convengono e quelle che non ti convengono, prima di tutto non hai più affatto l’anima del dovere, poiché facendo tale scelta, tu la tua volontà e non quella di Dio; poi non hai che brandelli del corpo, poiché ne pigli alcuni e ne lasci altri. In tali condizioni, qual vita interiore vi potresti trovare?
Se vuoi vivere del tuo dovere, prendilo vivente, cioè, nella sua interezza; ed appigliati alla sua anima, cioè, alla volontà di Dio. Finché non vedrai nel tuo dovere quella gran cosa che ne è la vita, finché non l’accetterai senza calcolo, senza diminuzione, senza divisione, non comprenderai nulla in fatto di dovere, ed esso non sarà per te che un peso fastidioso. Niente è bello e soave, niente è forte e fortificante come il dovere vivente; niente è odioso e schiacciante come il dovere sbocconcellato e morto. Se il dovere ti è costato tanto finora, prenditela con te stesso; perché l’hai ucciso? Sii una buona volta l’uomo del dovere, del dovere integrale, non l’uomo dei tuoi capricci e delle tue passioni; non l’uomo degli espedienti e dei compromessi, ma l’uomo del dovere, sempre; e non ti lagnerai più del suo peso, come fa l’uccello il quale non si lagna del peso delle sue ali; e comprenderai e gusterai quelle parole del Salvatore: Il mio giogo è soave e il mio carico leggero.
Non posso qui indicarti le particolarità dei doveri del tuo stato; non sono consigli particolareggiati ch’io qui ti do, ma i principii generali della tua vita, la linea direttiva della tua condotta. A me basta indicarti il compito e il posto dei doveri del tuo stato nell’economia dell’opera della tua perfezione, e d’indicarti il modo sostanziale secondo cui li devi mettere in pratica. Spetta poi a te aggiungere tutte le particolarità.
Quello che cerco di formare in te, non è la regolarità esterna d’una vita più o meno meccanica. Quello che voglio darti, non è un regolamento. Non già che non te ne occorra uno; un regolamento è necessario all’uomo, come la scorza all’albero. Né il succo può circolare nell’albero senza la protezione della scorza, né la corrente della vita divina nell’anima senza la protezione del regolamento. Ma né la scorza né il regolamento sono la vita. Dei regolamenti se ne trovano dappertutto, abbondano e sovrabbondano; non c’è bisogno ch’io ne aggiunga un altro a quello già esistente. Ma quello che abbonda meno, quello che tiene troppo poco posto nella maggior parte delle nostre organizzazioni fittizie, è il succo: il succo, cioè lo spirito interiore che costituisce la vita. Ecco quello che vorrei formare in te. Il solo bene che ho di mira, l’unico frutto che vorrebbe recare all’anima tua questo lavoruccio, è lo spirito cristiano. Ah! se la tua vita potesse essere animata da questo soffio, riempita di questo succo, nutrita di questa sostanza! O mio Dio! inviate il vostro spirito, e noi saremo creati, e, la faccia della nostra vita sarà rinnovata.

“Cristianesimo vissuto” di F. Pollien capitolo VIII°terza parte

”Cristianesimo vissuto”

Consigli fondamentali dedicati alle anime serie

Terza parte : Il lavoro

Capitolo VIII: Il tuo dovere

La grazia attuale sollecita la tua mente, il tuo cuore e i tuoi sensi, affinché si mettano in opera. In tal modo Dio con la sua azione esige che anche tu dia la tua parte. E quale contributo ti chiede? Che cosa vuole che tu faccia? Oh! ben poca cosa in confronto di ciò che fa lui.. Ti domanda d’osservare i comandamenti di Dio, i comandamenti della Chiesa e i doveri del tuo stato. Ecco il tuo dovere. Tutto il tuo dovere. È questo che tu devi a Dio, e ch’egli esige da te. Ora Dio non esige altro che la Osservanza dei comandamenti e la pratica dei doveri del proprio stato. I comandamenti di Dio e della Chiesa li conosci. Ma conosci abbastanza anche i doveri del tuo stato? E sai il posto che debbono occupare nella tua vita?
I comandamenti di Dio e della Chiesa sono identici per tutti gli uomini, in tutte le età, in tutti i luoghi e in tutte le condizioni. Ma devono tutti osservarli allo stesso modo? No, ognuno deve praticarli nella misura che conviene al proprio stato.
D’altra parte chi vuol essere perfetto, – e tu vuoi esserlo, no? – chi vuol essere perfetto deve praticare certi consigli evangelici. Che cosa è che determina a ciascuno il modo in cui deve osservare i comandamenti, e la parte dei consigli che deve seguire? Sono i doveri del proprio stato. Vedi dunque che i doveri del proprio stato determinano due cose:
1° il modo personale in cui bisogna osservare i comandamenti;
2° i consigli evangelici da praticarsi.
Il religioso e il laico, il sacerdote e il soldato, il contadino e il magistrato, hanno bensì i medesimi comandamenti da osservare, però non li osservano allo stesso modo. Anch’essi hanno da praticare i consigli evangelici, se vogliono essere perfetti; e tuttavia questi consigli non sono i medesimi per tutti. Sono i doveri dello stato che specificano a ciascuno quello che deve fare in materia di comandamenti e di consigli.
Dunque, qualunque sia la carriera, a cui Dio ti ha destinato, se vuoi percorrerla cristianamente, comincia col saper i doveri del tuo stato, che ti spiegheranno tutti i tuoi obblighi. E se vuoi sapere dove sono contenuti, ricorda che, per il prete, sono contenuti nelle leggi ecclesiastiche; per il religioso, nella sua regola; per il laico, nelle leggi proprie della sua professione. Ogni stato ha il suo dovere professionale, e il dovere professionale ha le sue regole che lo determinano. Ed è in queste regole del dovere professionale che ciascuno deve saper incarnare anzitutto i comandamenti di Dio e della Chiesa, e poi la parte di consigli evangelici che si applicano al suo stato.
Non bisogna mai vedere i comandamenti né i consigli fuori di questo quadro; nonché fuori del quadro professionale, ci si espone ad applicarli in modo sbagliato. Credi che gli esercizi d’una Carmelitana convengano ad una madre di famiglia, o quelli d’un Certosino ad uno studente? Chiameresti cristiano un magistrato la cui principale cura fosse quella del suo podere, o un padre di famiglia che non comprendesse e non praticasse il suo dovere secondo le sacre esigenze del matrimonio e della paternità? Ogni uomo che non sa vedere il suo dovere nel quadro professionale, che non pratica i comandamenti e i consigli secondo le esigenze del suo stato, fa l’effetto di un cervello leso o d’un cuore guasto. Oh! io ho fiducia che tu almeno non avrai alcuna magagna né alla testa né al cuore. Desideroso d’esser cristiano, avrai a cuore d’esser un uomo che compie il suo dovere, e per essere tale, ti applicherai a vederlo ed a comprenderlo negli obblighi del tuo stato.