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Saper ascoltare, il silenzio e… non solo

Saper ascoltare, il silenzio e… non solo

Saper ascoltare il silenzio, è di certo una prerogativa essenziale inseguita dai monaci certosini finalizzata alla ricerca di Dio. Questa pratica è, sviluppata all’interno dell’eremo nella solitudine della cella, con il cuore la mente e lo spirito nella quies, condizione ideale per potersi porre in ascolto. Ma la loro ricchezza spirituale viene come sappiamo raggiunta gradualmente, pertanto essi sono in grado di poter offrire preziose indicazioni fondamentali per il raggiungimento della pace interiore. Quest’ultima è da noi, estranei alla clausura, ricercata a tentoni, difatti non riusciamo ad apprendere la dote privilegiata dei certosini, ovvero la comprensione del linguaggio del silenzio. Pertanto, per poter raggiungere un apprezzabile equilibrio interiore, bisogna saper andare alla ricerca del proprio sé, intraprendendo un viaggio dentro di noi attraverso la meditazione, la quale ci educa al silenzio ed all’ascolto interiore. Ma prima ancora di poter ascoltare il nostro sé, dovremmo saper ascoltare il prossimo, si ma come?

A tal proposito voglio offrirvi una meravigliosa testimonianza scritta di un padre certosino anonimo, il quale ci elargisce un insegnamento credo fondamentale, a cui tutti dovremmo attenerci per poter come loro progredire gradualmente.

«Per comprendere l’altro è necessario entrare nel suo universo, saper guardare con i suoi occhi, sentire con i suoi sentimenti, essere lui per compenetrazione e simpatia. Occorre abbandonare momentaneamente i propri pregiudizi, le proprie inclinazioni personali, le proprie idee a priori, il proprio paesaggio familiare. Tutto ciò infatti rende selettiva la nostra attenzione filtrando ciò che ci viene dall’altro e riducendolo in definitiva all’immagine che noi abbiamo di lui. Lasciare da parte ogni preoccupazione di affermare se stessi, di curiosità, di critica»

Questo insegnamento, del saper ascoltare l’altro prima del silenzio, ci appare dunque come una virtù che ogni uomo dovrebbe poter acquisire per la propria trasformazione spirituale. Ed ancora, come non rimanere insensibili verso i moniti dispensatici da Lanspergio!!! «Nella solitudine, l’uomo si purifica e si conserva puro; conosce se stesso ed impara ad amare Dio. Nella solitudine impara ad amare Dio, ad unirsi a Lui. Colui che ha il gusto della solitudine, ha il gusto di Dio. Là tutte le cose del mondo diventano straniere all’uomo…Ben pochi sanno amare e conoscono questa solitudine. Se gli uomini avessero uno sguardo più profondo, scorgerebbero quale tesoro si racchiude in essa e tutti vi accorrerebbero…Conserva il silenzio, cerca sempre luoghi e tempi favorevoli per dimorare solo, evita la familiarità degli uomini. Dimora con assiduità nel santuario interiore» Opera Omnia (tomo IV). Gradirei che la vostra attenzione si soffermasse sull’analisi dell’ultima frase; Conserva il silenzio.. ovvero non privartene mai per non impoverirti. Cerca sempre luoghi e tempi favorevoli per dimorare solo, qui Lanspergio fa riferimento alla fondamentale importanza della propria forza di volontà che deve emergere sempre. L’esortazione conclusiva .. evita la familiarità degli uomini. Dimora con assiduità nel santuario interiore, si riferisce alla ferma capacità di evitare condizionamenti che possano interferire nella ricerca del nostro equilibrio interiore. Credo e spero che  voi tutti vogliate concordare con me, nel ritenere questi scritti fonti inesauribili di saggezza, un vero tesoro da cui attingere per l’arricchimento spirituale.