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Dai discorsi di Dom Giovanni Giusto Lanspergio

Dal Discorso di Dom Giovanni Giusto Lanspergio

per la festa del martirio di san Giovanni Battista (29 agosto)

Sermo in festo Decollationis s. Joannis Baptistæ. Opera omnia, Monsterolii, 1889, t. II, 514-515. 518-519.


 La morte di Cristo è all’origine di una innumerevole folla di credenti. Per la potenza del Signore Gesù e grazie alla sua bontà, la morte preziosa dei suoi martiri e dei suoi santi ha fatto nascere una gran moltitudine di fedeli. Infatti, la religione cristiana non ha potuto essere distrutta dalla persecuzione dei tiranni e dalla morte ingiusta di innocenti; ogni volta invece ne ha ricevuto un accrescimento vigoroso. Ne abbiamo un esempio di san Giovanni che ha battezzato Cristo e che noi oggi festeggiamo come martire. Erode, questo re infedele, per fedeltà al suo giuramento, volle sopprimere in modo radicale dalla memoria degli uomini il ricordo di Giovanni. Ora non soltanto il Battista non fu dimenticato, ma migliaia di uomini, infiammati dal suo esempio accolsero con gioia la morte per la giustizia e la verità. Così, l’ignominia di cui il tiranno voleva coprirlo, in realtà lo rese ancora più illustre. Quale cristiano, degno di questo nome, non venera oggi Giovani, il battezzatore di Cristo? Ovunque nel mondo i fedeli venerano la sua memoria, tutte le generazioni lo proclamano beato e le sue virtù riempiono di profumo la Chiesa. Giovanni non visse soltanto per se stesso, e neppure morì solo per sé. Quanti uomini, carichi di peccati, la sua vita dura e austera seppe trarre a conversione! Quante persone la sua morte immeritata incoraggiò a sopportare le avversità! E a noi, da dove viene oggi l’occasione di rendere grazie a Dio con fede se non dal ricordo di san Giovanni ucciso per la giustizia, cioè per Cristo? Egli non amò la sua anima, cioè la parte sensitiva che cerca il piacere e rifugge l’austerità, ma la odiò nel senso che non volle affatto acconsentire alle voglie istintive. Così odiandola, o meglio amandola in modo vero e religioso, l’ha conservata per la vita eterna. E non ha salvato soltanto se stesso, ma col suo esempio ha coinvolto moltissimi nella difesa della giustizia. Che cosa mai possiamo dire in lode di Giovanni Battista? Come non ci fu uno più santo di lui, così è indubitabile che tutto il suo essere in modo meraviglioso anelò alla visione immediata del volto di Dio. Fu in seguito al suo esempio che alcuni martiri desiderarono dare la vita per Dio e per la giustizia arrivarono a offrire volontariamente se stessi in olocausto. Infine, tutti i santi hanno un tale desiderio di Dio che, in attesa esso venga appagato, si consolano rivolgendosi al Signore in preghiera continua, ascoltando la sua Parola nella Scrittura, facendo memoria dei suoi doni e benefici. Soprattutto si accostano con grande frequenza alla santa Comunione, che offre a noi il segno più alto e mirabile dell’amore divino: qui incontrano davvero presente colui che amano, quantunque nessuno potrebbe avere esperienza e godimento di lui così come Egli è.

Possiamo quindi tirare questa conclusione: se uno ha spento dentro di sé gli effimeri desideri della terra, mentre avvampa per quelli del cielo; se uno si auspica la morte per poter in tal modo essere sempre con Cristo, e da nulla trae tanto conforto come da questo adorabile sacramento, costui può andar certo di essere abitato dall’amore di Dio. La caratteristica primaria di un cuore incendiato dall’amore divino consiste nel far dono di sé e di tutto ciò che è suo al Signore per onorarlo e seguire la sua volontà. Arriva al punto che preferirebbe morire — il che sarebbe anche necessario per la salvezza — piuttosto che commettere un peccato mortale che offenda Dio in modo gravissimo. Comunque, l’amore perfetto non evita soltanto la colpa mortale, ma si impegna nell’adesione operosa del beneplacito divino. Così, appunto, Giovanni Battista ha sacrificato generosamente la vita quaggiù per amore di Cristo; ha scelto di disprezzare gli ordini del tiranno piuttosto che quelli di Dio. Questo esempio ci insegna che nulla deve esserci più caro della volontà di Dio. Piacere agli uomini non serve a gran cosa; anzi, spesso proprio questo ci nuoce moltissimo. Ma offendere Dio non può che portare cattive conseguenze Perciò, con tutti gli amici di Dio moriamo ai nostri peccati e alle nostre passioni, calpestiamo il nostro amor proprio sviato e impegniamoci a lasciar crescere in noi l’amore fervente di Cristo: quanto più fervido esso avvamperà in noi, tanto più in cielo saremo beati e uniti con Cristo.

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sant’Agostino: Letture della preghiera notturna dei certosini

Oggi in occasione della ricorrenza della celebrazione di sant’Agostino, voglio proporvi alcune letture della preghiera notturna dei certosini. Agostino vescovo d’Ippona Padre, dottore e santo della Chiesa cattolica, è conosciuto semplicemente come sant’ Agostino. Il brano che vi riporto è estratto dalle Confessioni, ovvero l’opera scritta intorno al quattrocento, unanimemente ritenuta tra i massimi capolavori della letteratura cristiana. In essa, sant’Agostino, rivolgendosi a Dio, narra la sua vita e in particolare la storia della sua conversione al Cristianesimo.

Letture della preghiera notturna dei certosini:

28 agosto

 sant’Agostino

354 – Ω 430)

Dalle Confessioni di sant’Agostino.

Confessiones IX, 23-26.  PL 32, 773-775.

Era ormai vicino il giorno in cui mia madre sareb­be uscita da questa vita, giorno che tu, Signore, cono­scevi, mentre noi lo ignoravamo. Secondo i tuoi misteriosi ordinamenti accadde che ci trovassimo lei ed io soli, appoggiati al davanzale di una finestra prospiciente il giardino della casa che ci ospitava; là, presso Ostia Tiberina, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica di un lungo viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci.

Conversavamo, dunque, soli con grande dolcezza. Dimentichi del passato ci protendevamo verso il futu­ro, cercando di conoscere alla luce della verità, che sei tu, quale sarebbe stata la vita eterna dei santi, che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo. Aprivamo avidamente la bocca del cuore al getto della tua fonte, la fonte della vita che è presso di te, per esserne irrorati secondo il nostro potere e quindi concepire in qualche modo una realtà tanto alta.

Eravamo giunti a questa conclusione: di fronte alla giocondità di quella vita il piacere dei sensi fisici, per quanto grande e nel più vivo splendore, non ne sostiene il confronto, anzi neppure la menzione.

Elevandoci con più ardente impeto d’amore verso l’Essere stesso, percorremmo su tutte le cose corpo­ree e il cielo medesimo, onde il sole, la luna e le stelle brillano sulla terra. E ascendendo ancora più in alto nei nostri pensieri, nell’esaltazione e nell’ammi­razione delle tue opere, giungemmo alle nostre anime; e anch’esse superammo per attingere la regione del­l’abbondanza inesauribile, ove pasci Israele in eterno col pascolo della verità, ove la vita è la Sapienza, principio di tutto ciò che è, fu e sarà; o meglio, l’esse­re stato e l’essere futuro non sono nella Sapienza divina, ma solo l’essere in quanto ella è eterna; e l’essere passato e quello futuro non sono l’eterno.

Mentre parlavamo della Sapienza e anelavamo verso di lei, la cogliemmo un poco con lo slancio totale della mente e sospirando, vi lasciammo avvinte le primizie dello spirito, per ridiscendere al suono vuoto delle nostre bocche, ove la parola ha principio e fine. E cos’è simile alla tua Parola, il nostro Signore, stabile in se stesso senza vecchiaia e rinnovatore di ogni cosa?

Si diceva dunque: “Se per un uomo tacesse il tumulto della carne, tacessero le immagini della terra, dell’acqua e dell’aria, tacessero i cieli e l’anima stessa tacesse e si superasse non pensandosi; se taces­sero i sogni e le rivelazioni della fantasia; se ogni lingua e segno e tutto ciò che nasce per sparire tacesse completamente per un uomo — sì, perché, a chi la ascolta, tutte le cose dicono: “Non ci siamo fatte da noi ma ci fece chi permane in eterno”. Se, ciò detto, ammutolissero, per aver levato l’orecchio verso il loro Creatore, e solo questi parlasse, non più con la bocca delle cose, ma con la sua bocca, allora po­tremmo udire lui direttamente, da noi amato in queste cose.

Se non udissimo più la parola del Creatore attra­verso lingua di carne o voce d’angelo o fragore di nube, o enigma di parabola, ma lui direttamente udis­simo senza queste cose, accadrebbe come or ora quando, protesi con un pensiero fulmineo, cogliemmo l’eterna Sapienza stabile sopra ogni cosa.

E se tale condizione si prolungasse, e le altre visioni, di qualità ben inferiore, scomparissero: se quest’unica visione nel contemplarla ci rapisse e affer­rasse e immergesse in gioie interiori, e dunque la vita eterna somigliasse a quel momento d’intuizione che ci fece sospirare: non sarebbe questo il compimen­to della parola evangelica: Prendi parte alla gioia del tuo padrone?

E quando si realizzerà? Non forse il giorno in cui tutti risorgeremo, ma non tutti saremo mutati?

Così dicevo, sebbene in modo e parole diverse. Fu comunque, Signore tu lo sai, il giorno in cui avvenne questa conversazione, e questo mondo con tutte le sue attrattive si svilì ai nostri occhi nel parla­re, che mia madre mi disse: “Figlio mio, per quanto mi riguarda, questa vita ormai non ha più nessuna attrattiva per me. Cosa faccio ancora qui e perché sono qui, lo ignoro. Le mie speranze sulla terra sono ormai esaurite. Una sola cosa c’era, che mi faceva desiderare di rimanere quaggiù ancora per un poco: il vederti cristiano cattolico prima di morire. Il mio Dio mi ha soddisfatta ampiamente, perché ti vedo addirittura disprezzare la felicità terrena per servire lui. Cosa faccio qui?”.

“Viaggio alla certosa di Serra San Bruno” by “A Sua Immagine”

“Viaggio alla certosa di Serra San Bruno” by  “A Sua Immagine”

Nel post odierno, voglio segnalarvi l’andata in onda nello scorso mese di luglio di un interessante reportage sulla certosa di Serra San Bruno. La trasmissione televisiva della Rai, “A Sua Immagine”, ha infatti inserito la certosa calabrese in un ciclo di documentari riguardanti i luoghi dello Spirito d’Italia. Il giornalista Rosario Carello, conduttore del programma ha ritenuto quindi obbligatorio inserire tra le tappe di questo viaggio l’eremo calabrese. Il risultato di questo approfondimento sono state due brevi puntate, andate in onda il 21 ed il 28 luglio scorso, nelle quali vengono descritti oltre alle bellezze della natura incontaminata dei luoghi circostanti la certosa, anche gli ambienti monastici della vita certosina. Da segnalare una interessante intervista al priore Dom Jacques Dupont, sempre affabile ed esaustivo nello spiegare il senso della misconosciuta vita certosina, attraverso una singolare ed estemporanea visita guidata offerta al giornalista ed alle telecamere televisive.

Da segnalare, anche un intervista a Fabio Tassone, il direttore dell’attiguo museo della certosa, che ci illustrerà alcune sale e non solo, contribuendo a farci scoprire le bellezze e l’atmosfera affascinante della certosa di Serra San Bruno. La spiritualità di questo luogo sembra travalicare le mura dell’eremo stesso, rendendosi percepibile a tutti coloro che vi si avvicinano, tale mia convinzione credo si avverta, sia tangibile, anche semplicemente vedendo scorrere queste splendide immagini. Ringrazio la Rai, che ci ha offerto questa possibilità.

Per poter vedere le due puntate, cliccare sull’immagine. Buona visione a tutti.

Dossier certose attive: San Josè

Dossier certose attive:

San Josè

Voliamo idealmente in Sudamerica, e precisamente in Argentina per conoscere da vicino la certosa di San Josè presso Deán Funes. Fu durante lo svolgimento del Capitolo Generale del 1995, che la Conferenza Episcopale Argentina fece racapitare all’Ordine certosino la richiesta di poter fondare nel paese un nuovo monastero. L’istanza fu accolta, e fu deciso di costituire una nuova certosa nel continente americano dopo quella statunitense e quella brasiliana. Nel 1997 furono inviati due Padri e due Fratelli certosini, i quali furono ricevuti da Mons. Estanislao Esteban Karlic, con l’intento di trovare un luogo e verificarne le condizioni ideali per l’insediamento della vita eremitica della comunità. Furono offerti vari siti dove potersi stabilire: Bariloche, San Martín de Los Andes y San Juan, ma la scelta fu diversa.

Fu scelto infatti  un territorio maggiormente idoneo alla vita contemplativa certosina, un vero desertum, situato ai piedi della Sierra de Salsa Punco, a circa 7 km dal città di Deán Funes, a nord di Cordoba, su un terreno donato dal vescovo Luca Donnelly, considerato vero co-fondatore della Certosa San Jose. La struttura, progettata e realizzata dall’architetto Federico Shanahan si estende su di una superficie di cinquemila metri quadri, ed è stata concepita seguendo i canoni della solidità e della austera bellezza conciliandoli con la modernità e con innovativi criteri antisismici, ed è in grado di ospitare venti monaci. Difatti essa è composta da dodici celle per i padri ed otto per i fratelli conversi. Il 15 ottobre del 1998, il cardinale Raúl Francisco Primatesta ha benedetto le prime strutture dando così l’inizio formale della attività monastica a Deán Funes, successivamente a completamento dei lavori il 19 marzo del 2004 alla presenza del Vescovo della Prelatura Aurelio J. Kühn, ed al Nunzio Apostolico, Mons. Adriano Bernardini è stato consacrato e benedetto l’altare maggiore della chiesa della certosa con rito solenne. E’ così presente in Argentina un vero faro di spiritualità, in grado di poter accogliere le svariate richieste di vocazione di giovani dell’America Latina, che permetterà loro di poter rimanere nel proprio continente. Diamo ora un occhiata alla certosa di San Josè, con immagini realizzate durante la sua costruzione, ed altre più recenti effettuate al completamento dei lavori.

Per contatti ed informazioni

Dalle “Meditazioni” di Guigo I Assunzione della Beata Vergine Maria

Dalle “Meditazioni”

di Guigo I

1083-Ω 1136)

Assunzione della Beata Vergine Maria


Dal vangelo secondo Luca.

1,46-55  

Maria disse: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome”.

O casa d’avorio, palazzo reale, costruito con tavole di cedro e rivolto verso spazi infiniti, o Maria, quante ricchezze sono in te racchiuse! Tu sei veramente il grande trono d’avorio di Salomone, opera tale che non ne esistettero di simili in nessun regno; sei rivestita con l’oro purissimo della sapienza, i tuoi fianchi hanno la perfezione dell’intatta verginità. Tu sei ascesa per i sei gradini dell’azione, e ora innalzi sul settimo il seggio della quiete contemplativa.

E’ il seggio del re di pace: di qua e di la, da una parte e dall’altra, si ergono sui gradini dodici leoni, i profeti e gli apostoli, i padri più grandi dei due testamenti, sostenuti dai tuoi meriti, quali fanciullini ricolmi di stupefatta meraviglia innanzi alla tua elevazione. Chi è costei essi dicono che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati? (Ct 6, 10).

Tutta la corte celeste s’innalza nello stupore di fronte a te e ammira in te l’opera delle dita di Dio. O piena di grazia, che è ciò che porti nel tuo seno? E’ il Signore, Sono la serva del Signore. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente (Lc 1,38.49). Cose da guardarsi con meraviglia, perché sono grandi,e chi ha fatto in me queste cose grandi è il potente.Egli è il Signore, io sono la serva;egli è la rugiada, io la terra,e da questo viene il frumento.Egli è la manna, io il vaso,e da questo viene il verme, poiché è detto:lo sono verme, non uomo (Sal 21,7). L’uomo è come l’erba, ma quest’Uomo è frumento (Sal 102,15). Dalla rugiada del cielo e dalla terra vergine è spuntato il frumento. Sono grandi cose colui che le ha fatte è il potente. Un sol chicco di frumento nasce da me, e della grande abbondanza di questo frumento vien detto: Se muore, produce molto frutto (Gv 12,24).E’ vero: morendo egli ha versato una grande abbondanza di vino; risorgendo e ascendendo ha effuso olio, e l’ha effuso su di noi abbondantemente, come dice l’Apostolo (Tt 3,6). Ecco l’abbondanza di frumento, di vino e di olio con rugiada del cielo e terre grasse.

Dio ha fatto di te, o Maria, una terra fertile. Ti ha colmato di grazia e separata dalla massa peccatrice, come il grasso nel sacrificio è separato dalla carne. Tu sei piena di grazia, piena di frumento, piena di vino, piena di olio, piena e debordante di tutti i doni dello Spirito Santo.

Il Signore è con te: (Lc 1.28) con te nell’intimità del cuore, con te nel talamo del seno; con te egli dimora, con te rimane, mai si allontana da te.

Il Signore è con te. Che significa “con te”? Il Signore è con te una sola natura destinata ad essere innalzata ben sopra gli angeli. Dio abita in mezzo agli angeli, ma non con gli angeli; invece abita in mezzo a te e anche con te. Dio siede sopra gli angeli, siede sul trono, siede sui cherubini e i serafini, siede e regna sopra tutti costoro. Ma in nessun regno esiste opera alcuna simile a questo grande trono d’avorio.

Benedetta tu fra le donne (Lc 1.42).

La pienezza della grazia che è in te si riversa sulla terra e la disseta moltiplicandone i frutti;sotto questo stillicidio essa germinerà nella gioia, e tutte le generazioni ti chiameranno beata. Benedetta tu fra le donne. Sarebbe poco per te essere benedetta sopra gli uomini; le donne partoriscono con dolore, gli uomini con il sudore del volto mangiano il loro pane. Tu invece partorisci senza dolore, mangi senza fatica. Sarebbe poco per te anche essere benedetta sopra gli angeli: gli angeli sono nutriti da Dio, non vien detto che nutrano essi Dio. Tu invece, o benedetta, nutri colui che nutre sia te che gli angeli.

E benedetto il frutto del tuo grembo, (Lc 1.42).

il frutto per il quale le donne, gli uomini e gli angeli sono benedetti e tu sei benedetta sopra di tutti: perché molte figlie hanno radunato ricchezze,ma tu le hai superate tutte.

Dio ha consacrato il frutto del tuo grembo con olio di letizia a preferenza dei suoi compagni,e dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto:ma tu hai ricevuto con più abbondanza di tutti.

La certosa di Ferrara danneggiata dal terremoto

La certosa di Ferrara danneggiata dal terremoto

La notte del 20 maggio scorso, una forte scossa di terremoto ha fatto tremare alle 4.05 il Nord Italia, seminando morte e distruzione. L’Emilia Romagna la regione più colpita, dove tra l’altro sono stati riportati ingenti danni al patrimonio architettonico, storico ed artistico. D’obbligo la precauzionale chiusura di monumenti e siti d’interesse storico per valutarne i danni, tra questi la certosa di Ferrara.

Il complesso monastico certosino intitolato a san Cristofaro, fu fondato nel 1452 esso risulta essere uno tra i principali monumenti rinascimentali del ferrarese. La presenza dei monaci certosini a Ferrara è costante fino al 1801, anno in cui in seguito alle soppressioni napoleoniche la comunità monastica fu soppressa, il convento ridotto a caserma, la chiesa abbandonata. Bisogna ricordare che già nel 1570, un violento terremoto danneggiò la chiesa prontamente restaurata e riconsacrata appena due anni dopo. Dopo esser stata destinata all’uso di caserma, il Comune di Ferrara, divenuto proprietario nel 1812, trasformò gran parte della certosa in cimitero pubblico mentre la chiesa venne riaperta al culto l’anno successivo come cappella cimiteriale. Nel 1944, durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti aerei colpirono il complesso religioso danneggiando gravemente l’abside, il coro, il lato destro della chiesa ed il campanile. Quest’ ultimo venne  ricostruito tra il 1956 ed il 1961 mentre nel corso di successivi restauri, eseguiti nel corso degli anni settanta ed ottanta alcuni dipinti ed opere d’arte che costituivano il ricco patrimonio artistico dei monaci sono stati spostati dalla chiesa, e depositati in altri luoghi in attesa della definitiva ricollocazione nel prestigioso edificio di culto. Gli interventi di ricostruzione ed i restauri si sono susseguiti pressochè ininterrotti dal primo dopoguerra ad oggi. La collocazione della chiesa di san Cristofaro, risulta fortemente scenografica e suggestiva, immersa in uno splendido prato verde e circondata sui lati da due lunghi colonnati in marmo e cotto, che sono disposti a forma di esedra che accolgono simbolicamente in un caldo abbraccio coloro che la osservano. L’intera zona inoltre è stata delimitata, a partire dalle principali vie di accesso, mediante il ripristino delle antiche cancellate (una parte delle quali, si dice, trafugate da Napoleone, e che  fanno bella mostra di sè all’ingresso del Louvre a Parigi). Ma il recente sisma ha messo in serio pericolo tutto ciò, in pochi secondi questa magnifica realizzazione architettonica ha rischiato di essere compromessa irreparabilmente.

La Divina Provvidenza ha per fortuna scongiurato questo pericolo, e nonostante le vittime ed i danni ingenti che si sono registrati nella regione, l’antico complesso monastico oggi destinato a famedio, pur riportando serie lesioni, ha saputo resistere alla forza della natura. Dopo alcuni lavori di messa in sicurezza la certosa di Ferrara ha recentemente riaperto al pubblico la quasi totalità dell’area del “Gran Chiostro”, che era stata interdetta dopo lo sciame sismico, mentre il famedio è stato riaperto alle cerimonie religiose legate ai servizi funebri con la regolare celebrazione della Santa Messa nei giorni festivi alle ore 10.00. Restano ancora altre aree chiuse ed in attesa di interventi di restauro, che speriamo si concretizzino in tempi brevi.

Torna quindi la quiete in un luogo inizialmente concepito come eremo cartusiano, ed in seguito destinato ad  essere cimitero monumentale che, vi ricordo, accoglie  le spoglie di molteplici personaggi celebri come i pittori (Giovanni Boldini, Gaetano Previati, Filippo de Pisis) oltre al monumento funebre del suo fondatore il Duca Borso d’Este. Recentemente, nel 2007, e per sua espressa volontà è stato sepolto il famoso regista cinematografico Michelangelo Antonioni.

A seguire una serie di foto dello splendido complesso, ed alcune immagini dell’interno della chiesa.

La certosa antica

La certosa nell’ottocento

La certosa nei primi del novecento

La certosa dopo i bombardamenti del 1944

Ingresso della chiesa

il campanile dal chiostro

il colonnato curvilineo

Interno della chiesa di san Cristofaro

Ciborio monumentale (Marcantonio Maldrato)

ambienti ancora pericolanti

Alla certosa di Padula: “Storie certosine”

Cari amici, di ritorno dalla pausa concessami per le vacanze estive sono lieto di annunciarvi una interessante iniziativa storico artistica sul mondo certosino. Difatti lo scorso giovedì 2 agosto 2012, alle ore 12, presso la Certosa di San Lorenzo, a Padula (SA), è stata inaugurata a cura della Soprintendenza BAP di Salerno e Avellino la mostra:

“STORIE CERTOSINE”

L’esposizione, allestita nell’Appartamento del Priore, è composta da una serie formata da quattro dipinti – olio su tela  del XVIII sec (1^metà) – provenienti dalla Certosa di San Martino  (Napoli) che raffigurano  alcuni  momenti di vita certosina all’interno di un Monastero. La mostra, è visitabile tutti i giorni, dalle ore 9.00 alle 19.00, tranne il martedì (riposo settimanale).

La storia

Il 29 luglio del 1813 il Sotto Intendente del Distretto di Sala Consilina, scriveva all’Intendente della Provincia di Principato Citra, con sede a Salerno: “… spedisco al momento alla Direzione del Signor Intendente della Provincia di Napoli tutti gli oggetti di belle arti e libri ch’esistevano nella soppressa Certosa di S. Lorenzo la Padula… Quadri di diversa specie e misure, ch’esistevano nella Chiesa, Refettorio e Capitolo de’ monaci, in totalità n° 172 …”

Tutte le opere dovevano confluire nel Real Museo di Napoli, ove il Re francese aveva intenzione di “comporre una vasta galleria di arte moderna”.  Dopo di allora, nessuna notizia dei quadri della Certosa di Padula. Molti anni dopo,  nella Certosa di San Martino a Napoli, una serie formata da quattro dipinti, raffiguranti alcuni momenti di vita certosina all’interno di un Monastero, rimanda alla Certosa di San Lorenzo di Padula per via delle ambientazioni delle scene. Queste ultime, infatti,  presentano come sfondo architettonico alcune strutture facilmente riconoscibili del cenobio padulese. In un quadro, in particolare, è palesemente ritratta la sua maestosa facciata in pietra locale. Con l’attuale mostra, dal titolo Storie Certosine, i quattro dipinti – olio su tela, ascrivibili alla prima metà del XVIII secolo e attribuiti dagli storici dell’arte della Certosa  napoletana all’artista Nicola Malinconico  – vengono esposti nella Certosa di San Lorenzo a Padula. Questo grazie al gentile prestito accordato dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli, da cui attualmente dipende la Certosa di San Martino. La presentazione ufficiale del catalogo si terrà a settembre, durante le Giornate Europee del Patrimonio.

curiosa raffigurazione di monaco con occhiali

Vi esorto a visitare questa esposizione, ed approfittare per ammirare la fantastica certosa di Padula riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità nel 1998, e che vi ricordo  si estende su un’area di 51000 mq tra ambienti monastici, chiostri ed aree verdi.

Buona Visita