Dom Jean Babeau: «il Signore ha un progetto per le sue idee!»
L’aneddoto che oggi voglio narrarvi è accaduto in gioventù all’attuale priore della certosa inglese di Parkminster. Dom Jean Babeau, è nato nel 1956, è entrato nel 1980 alla Grande Chartreuse e nel 1986 ha fatto la professione solenne. Nel 1987 è stato nominato Procuratore, assumendo nel 2001 l’incarico di priore di Parkminster. Egli ci descrive un episodio svoltosi quando faceva parte, come molti ragazzi, di un gruppo di scout e di come in un attimo come colpiti da un fulmine i nostri cuori vengono stravolti per far si che si realizzino i disegni della Provvidenza. A seguire il testo di questo racconto fattoci da Dom Jean, che ci illustra il suo percorso vocazionale.
“Questa notte è caduto un fulmine: guarda il solco sul terreno”, mi disse il mio capo mentre stavamo andando a prendere l’acqua per il lavaggio mattutino.
Se l’avesse saputo! Il giorno prima un fulmine aveva colpito il mio cuore.
Era il mio primo campo dei lupetti (la mia prima vacanza di branco) e avevamo appena visitato l’abbazia benedettina di San Wandrille.
Durante la cena, François, che mi era seduto accanto, si girò verso di me e mi disse:
“Da grande farò il frate”. Gli risposi immediatamente “Anche io”. Pronunciando queste parole, il mio cuore fu illuminato da un lampo e arso da un fuoco che da allora non si è mai spento.
Avevo dieci anni. Ovviamente non sapevo niente della vita monastica: l’unica cosa che capivo era che un monaco era colui che pregava Dio e avevo sentito una pace molto profonda nell’abbazia. Nel corso degli anni, questa chiamata si è orientata verso la via dei certosini.
Il desiderio di vivere interamente per il Signore bruciava sempre di più nel mio cuore e niente riusciva a riempirlo; solo lo scautismo fu la grande gioia della mia giovinezza. I nove anni passati negli Scouts de France, del gruppo V° di Le Havre – da lupetto a rover – mi sono serviti molto, sia dal punto di vista umano che spirituale.
Qui ho imparato la vita a contatto con la natura, l’arte di arrangiarsi e l’esercizio, inoltre, della responsabilità personale nello spirito del servizio e di attenzione agli altri.
La partecipazione all’Eucarestia, i momenti di preghiera, la benedizione dei pasti: tutte queste cose hanno aiutato la mia fede a inserirsi nella vita quotidiana per ravvivarla.
Mi ricordo in particolar modo di un campo di Pasqua dove partecipammo alla celebrazione liturgica della Settimana Santa in una parrocchia di campagna molto isolata: fu una meravigliosa iniziazione al mistero pastorale.
Charles de Foucauld, patrono del nostro gruppo, ha esercitato un’influenza silenziosa: anche io come lui, aspiravo a diventare “fratello universale”.
Non potevo accontentarmi di essere utile soltanto a qualcuno.
Ritirandomi nella solitudine di un convento certosino, abbracciavo il mondo intero con la mia preghiera.
E François? Non abbiamo mai più parlato della nostra famosa conversazione da allora. Avevo saputo per vie traverse che era diventato ufficiale nel corpo della Marina Nazionale. Provate a immaginarvi la mia sorpresa e la mia gioia quando, qualche giorno prima della mia professione perpetua, ricevetti un telegramma che mi annunciava la sua professione semplice in una congregazione religiosa nello stesso giorno della presentazione del Signore.
Il Signore ha un progetto per le sue idee!
Dom Jean Babeau, Priore della certosa inglese di Parkminster
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