Brindiamo con la “Chartreuse”
A conclusione di questo anno, voglio suggerirvi un brindisi virtuale da effettuarsi rigorosamente con il liquore Chartreuse, affinchè possa accomunare idealmente tutti i frequentatori di questo blog. A voi miei cari amici, vanno i più sinceri ringraziamenti per essere sempre più numerosi ed i miei fervidi auguri per l’anno nuovo che tra breve avrà inizio. Possa essere esso foriero di pace, salute e serenità per tutti voi. Premesso ciò, e posto che non mi soffermerò sulla secolare storia di questo liquore a cui vi rimando, vedremo da vicino come oggi viene preparato. Un breve filmato andato in onda all’interno del TG2 della Rai, e che vi invito a guardare, è stato lo spunto per realizzare questo articolo.
La produzione attuale della Chartreuse, avviene nelle cantine di Voiron le più grandi al mondo e interamente visitabili, da qui vengono esportate in tutto il mondo più di un milione di bottiglie. Ma vediamo da dove inizia il tutto. Come sappiamo per la sua realizzazione sono necessarie circa 130 specie di piante, il cui nome è noto solo ai certosini, inoltre solo due monaci ovvero Dom Benoit, e Fratello Jean Jacques conoscono la ricetta essendo responsabili della produzione. Costoro si occupano della ricezione delle 18 tonnellate di piante necessarie per la produzione di un anno, fino alla successiva macerazione. Al riparo da sguardi indiscreti che potrebbero rivelarne la giusta e segreta miscelazione, i due monaci negli ambienti della Grande Chartreuse , un tempo destinati al forno del convento, oggi noti come la “sala delle piante” effettuano la perfetta miscelatura delle erbe che vengono distribuite in sacchi numerati. Essi vengono quindi inviati alla distilleria di Voiron, laddove i due suddetti monaci si recano due volte al mese, ma mai insieme nello stesso veicolo per motivi di sicurezza, per controllare il perfetto svolgimento delle successive operazioni.
Al primo piano della distilleria di Voiron, le piante, distinte tra loro, vengono messe a macerare nell’alcol. Successivamente la miscela risultante, chiamata macerazione, viene versata negli alambicchi, dove per otto ore avverrà la distillazione. Essa avviene grazie alla circolazione di vapore acqueo all’interno di un ‘intercapedine sul fondo degli alambicchi, quindi l’alcol per effetto del calore assorbe il profumo delle piante per poi evaporare nella parte superiore. Esso si condensa in una serpentina bagnata dall’acqua fredda, si ottiene così alla fine della distillazione un liquido chiamato alcolato. Ogni tipo di pianta sprigiona il proprio alcolato, essi vengono mescolati tra loro e addizionati da miele distillato, sciroppo di zucchero e decotto di erbe che conferisce il tipico colore particolare, totalmente naturale. Trascorsi diversi anni di invecchiamento in botti di rovere, il liquore viene controllato ed analizzato dai monaci, i quali saranno i soli a poter decidere se la Chartreuse è pronta per essere imbottigliata e commercializzata. Questa meticolosa ricerca della perfezione, tramandata per secoli, ha lo scopo di giungere alla realizzazione di quel meraviglioso nettare, la cui produzione e la successiva vendita assicura all’Ordine una apprezzabile autonomia finanziaria. Le suggestive immagini che seguono ci mostrano i monaci in attività.
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