Si sono dischiuse
le porte del cielo
di
Dom Jacques Dupont
Priore della Certosa
A corollario della presentazione del Museo della certosa di Serra San Bruno, voglio proporvi il testo integrale del discorso eseguito da Padre Dom Jacques Dupont, in occasione della inaugurazione del complesso museale.
Discorso per l’inaugurazione del museo: (Serra San Bruno , maggio 1994)
Attesa da vari anni, l’inaugurazione del Museo della Certosa è un avvenimento di cui è difficile misurare significato e portata. Avvenimento singolare perché rari sono i monasteri certosini che offrono una simile struttura alla gente. Avvenimento eccezionale per il fatto che, per realizzare questo Museo, si è sottratto un pezzo di terreno finora dentro le mura del monastero. Tale spostamento della cinta o clausura è stato reso possibile soltanto con l’approvazione del Capitolo Generale dell’Ordine Certosino.
Che cosa ha potuto giustificare una pratica simile? Che cosa ha stimolato i monaci a intraprendere e a condurre a termine tali lavori, malgrado innumerevoli difficoltà? I certosini non possono rimanere a Serra San Bruno se non vivendo da certosini. Alcuni anni or sono si diffuse la notizia che i certosini stavano per lasciare la Certosa. Grande fu il subbuglio tra i serresi e tutti calabresi. Questa minaccia, per fortuna, fu allontanata, ma diventò tanto più evidente il fatto che l’avvenire della Certosa è condizionato da misure che permettono ai monaci di vivere la loro vocazione specifica. I certosini devono preservare la loro clausura per poter svolgere una vita contemplativa nella solitudine, secondo la chiamata che Dio ha rivolto loro e che la Chiesa ha riconosciuto. I giovani che desiderano consacrarsi a Dio nel silenzio del «deserto» hanno diritto di trovare in Certosa le condizioni più adatte. Perciò fu necessario ristabilire le regole tradizionali di clausura e di separazione dal mondo. A meno di rinunciare ad essere sé stessi, i certosini devono vivere separati dal mondo.
D’altra parte, rizzare delle barriere, chiudere delle porte, allontanare la gente non poteva essere la soluzione. Il problema dell’incontro del mondo con la Certosa, problema delicato più di ogni altro, sarebbe rimasto intatto e si sarebbe anzi aggravato con dei conflitti assai sterili. Pur cercando di proteggere la loro solitudine, i certosini non possono ignorare tutti coloro che desiderano conoscere la loro vita; i monaci non possono rimandare quelli che vengono a cercare un sostegno morale o un conforto spirituale.
Da questo nacque l’idea di realizzare ciò che è diventato il Museo della Certosa.
A dire il vero, la parola Museo è impropria, perché non si tratta di una mostra di opere d’arte o di ricordi sui certosini.
Il visitatore troverà qui tutte le informazioni sulla storia della Certosa, sul monastero, sulla vita dei monaci, nonché sulle tappe della formazione e sull’Ordine certosino. Abbiamo voluto però dare, innanzitutto, ai visitatori la possibilità di partecipare in qualche modo alla vita nascosta dei monaci, di essere introdotti nel mistero della loro esistenza così come si svolge dentro la clausura. Così il Museo comprende una cella da monaco simile a un eremo di certosino, un’altra sala del Museo è stata sistemata ad immagine della chiesa dove i monaci celebrano la liturgia di giorno e di notte. In una parola, si è cercato di ricreare un ambiente, di suscitare un’atmosfera particolare. L’intenzione era quella di rendere tanto vicina la presenza dei certosini che risvegliasse un’eco nel cuore e nell’anima dei visitatori.
In questo senso, il Museo offre realmente accoglienza e condivisione dell’ideale dei monaci per coloro che desiderano conoscerlo e goderne. Nello stesso tempo, i certosini possono dedicarsi alla loro vita contemplativa nella solitudine e nel silenzio, caratteristiche essenziali della Certosa.
Ma forse ci si chiede a buon diritto: i nuovi rapporti tra il mondo e la Certosa ne saranno veramente migliorati? Questa apertura del Museo, coincidendo con una chiusura più stretta del monastero non sarà a vostre spese? No, assolutamente no. Voglio e posso assicurarvi che tutto ciò sarà a vostro favore, anche se i contatti esterni con i monaci non saranno come potreste desiderare.
Come ha ricordato la Santa Sede in un recente documento indirizzato ai religiosi, «le urgenti necessità pastorali non devono far dimenticare che il miglior servizio di una comunità religiosa alla Chiesa è quello di essere fedeli al proprio carisma». Al contrario «la scarsa considerazione del carisma non è utile né alla Chiesa né alla comunità stessa».
Quindi, per noi certosini, aiutare gli altri vuol dire essere ciò che dobbiamo essere: degli«esseri gratuiti» che hanno lasciato il mondo, la loro famiglia, il loro paese, per seguire Cristo nel «deserto», per pregare con Cristo giorno e notte, e per offrirsi con Lui per la salvezza di tutti gli uomini. Se noi certosini possiamo progredire nella fedeltà alla nostra vocazione di preghiera e di sacrificio, allora diventeremo dei ceri «che ardono per nulla, per la bellezza del mondo, per lo sguardo di Dio».
Allora la Certosa sarà più che mai un focolare di luce, di calore e di amore, quando potremo raggiungere il fine della nostra consacrazione, attendendo a Dio solo, «infiammati d’amore divino», come il nostro padre San Bruno.
Un giorno un tale si avvicinò a un monaco per chiedergli: «Perché ci sfuggi?». E l’altro rispose: «Dio sa che vi amo, ma non posso essere contemporaneamente con Dio e con gli uomini». Altri hanno il compito di vivere in mezzo al mondo una vita consacrata, portando Dio agli uomini; i monaci contemplativi però devono lasciare il mondo per attendere all’Unico Necessario. Un altro giorno lo stesso monaco rispose a uno che voleva venire da lui: «Se vieni, ti aprirò. Ma se apro a te, aprirò a tutti, allora non rimarrò più in questo luogo». Udendo ciò il visitatore disse:
«Se andandoci lo caccio, non ci vado più». Non si può negare che la vita dei certosini è un mistero, che richiede fede per viverla e fede per capirla. Siamo separati dal mondo, ma senza esserne tagliati fuori; siamo uniti a tutti, essendo uniti a Dio; siamo presenti al mondo non in modo visibile, ma nel cuore di Cristo. Secondo le Costituzioni dell’Ordine certosino, «se aderiamo veramente a Dio, la nostra mente si spande, il nostro cuore si dilata tanto da poter abbracciare l’universo in tutta la sua ampiezza». Difatti l’intimità con Dio «dilata il cuore di modo che possa abbracciare in Lui le aspirazioni e i problemi del mondo», le prove e le preoccupazioni di tutti gli uomini.
Sì, ve lo assicuro, avete tutti un posto importante nei nostri cuori, perché grande, molto grande è il nostro amore per tutti voi.
Filed under: Testi | Tagged: certosa di Serra San Bruno, certose, certosini, discorso, Dom Jacques Dupont, Museo della certosa |
Rispondi