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“Sul Disprezzo del Mondo”

“Sul Disprezzo del Mondo”

De contemptu Mundi

bruno giovane

A conclusione di questo mese di ottobre gradisco offrirvi una preziosa elegia sotto forma di orazione parenetica, dal titolo “Sul disprezzo del mondo”. Questa poesia, secondo Dom Du Puy, Priore Generale dell’Ordine certosino dal 1503 al 1521, è da attribuire a san Bruno. Sarebbe uno scritto composto intorno al 1050, quindi in età giovanile da Bruno, diligente studente, che già aveva una particolare visione e idea, appunto sul disprezzo del mondo. Dom Du Puy, senza fornire elementi documentabili, ha inserito questo testo in una sua opera scritta nel 1515: “Vita Beati Brunonis primi institutoris Ordinis Cartusiensis”.

Vi offro, tradotto dal latino, il testo, che appare sublime ma semplice, poiché nell’XI secolo si conoscevano e si veniva attratti dagli autori greco-latini, ma si era ben lontani dal concepire testi classicheggianti e raffinati tipici del Rinascimento.

Dio creo tutti i mortali

per godere della loro gentile compagnia.

 

Chi sempre a Dio i suoi pensieri invia

sfugge felice ai peggiori mali.

 

Beato quello che errori sì fatali

piange con pena notte e dì

perché infausta e pazza fantasia

è non pensare che vi sian pene infernali.

 

Chè se è di fede il morire e l’inferno

chi è così pazzo, chi così sventurato

da non temere il morire e condannarsi?

 

Se l’uomo deve morir e non è eterno,

viva per vivere, chè il suo bene è misurato

solo in salvarsi o non salvarsi.

Analisi del testo

Iddio  ha creato tutti i mortali nella luce, affinché mediante i loro meriti possano conseguire le supreme gioie del Cielo. Felice di certo è colui che incessantemente tiene la mente rivolta lassù, e, vigilante, si guarda da ogni male! Ma felice altresì chi si pente del peccato commesso, e chi sovente suol piangere la propria colpa. Purtroppo gli uomini vivono come se la morte non seguisse la vita, e come se l’inferno fosse una favola vana, Mentre l’esperienza insegna che ogni vita si dissolve con la morte, e la divina Scrittura attesta le pene dell’Erebo! Vive del tutto infelice e da insensato chi tali pene non teme; morto, ne patirà l’ardente rogo. I mortali tutti cerchino pertanto di vivere in maniera da non temere la palude dell’inferno.

 

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L’Imitazione di Cristo Capitolo XLI°

L’Imitazione di Cristo

Libro III

Capitolo XLI°

INTIMAMENTE UNITI A DIO, IN SPIRITO DI VERITÀ E DI UMILTÀ

Figlio, cammina alla mia presenza in spirito di verità, e cercami sempre con semplicità di cuore. Chi cammina dinanzi a me in spirito di verità sarà protetto dagli assalti malvagi; la verità lo farà libero da quelli che cercano di sedurlo e dai perversi, con le loro parole infamanti. Se ti farà libero la verità, sarai libero veramente e non terrai in alcun conto le vane parole degli uomini. E’ vero, o Signore: ti prego, così mi avvenga, come tu dici. Mi sia maestra la tua verità; mi custodisca e mi conduca alla meta di salvezza; mi liberi da effetti e da amori perversi, contrari alla divina volontà. Allora camminerò con te, con grande libertà di spirito.

Io ti insegnerò, dice la Verità, ciò che è retto e mi è gradito. Ripensa con grande, amaro dolore, ai tuoi peccati, e non credere mai di valere qualcosa, per opere buone che tu abbia compiuto. In realtà sei un peccatore, irretito da molte passioni e schiavo di esse. Da te non giungi a nulla: subitamente cadi e sei vinto; subitamente vieni sconvolto e dissolto. Non hai nulla di che ti possa vantare; hai molto, invece, di che ti debba umiliare, giacché sei più debole assi di quanto tu possa capire. Di tutto quello che fai, niente ti sembri grande, prezioso e ammirevole; niente ti sembri meritevole di stima. Alto, lodevole e desiderabile davvero ti sembri soltanto ciò che è eterno. Più di ogni altra cosa, ti sia cara la verità eterna; e sempre ti dispiaccia la tua estrema pochezza. Nulla devi temere, disprezzare e fuggire quanto i tuoi vizi e i tuoi peccati; cose che ti debbono affliggere più di ogni danno materiale.

Ci sono persone che camminano al mio cospetto con animo non puro: persone che – dimentiche di se stesse e della propria salvezza, e mosse da una certa curiosità e superbia – vorrebbero conoscere i miei segreti, e comprendere gli alti disegni di Dio. Costoro cadono sovente in grandi tentazioni e in grandi peccati per quella loro superbia e curiosità, che io ho in odio. Mantieni una religiosa riverenza dinanzi al giudizio divino, dinanzi allo sdegno dell’Onnipotente. Non volere, dunque, sondare l’operato dell’Altissimo. Esamina invece le tue iniquità: in quante cose hai errato e quante cose buone hai tralasciato. Ci sono alcuni che fanno consistere la loro pietà soltanto nelle letture, nelle immagini sacre e nelle raffigurazioni esteriori e simboliche; altri mi hanno sulla bocca, ma poco c’è nel loro cuore. Ci sono invece altri che, illuminati nella mente e puri nei loro affetti, anelando continuamente alle cose eterne, provano fastidio a sentir parlare di cose terrene e soffrono ad assoggettarsi a ciò che la natura impone. Sono questi che ascoltano ciò che dice, dentro di loro, lo spirito di verità. Il quale li ammaestra a disprezzare le cose di questa terra e ad amare quelle del cielo; ad abbandonare il mondo e ad aspirare, giorno e notte, al cielo

“La apparizione di Basilio di Borgogna al suo discepolo Ugo di Lincoln”

“La apparizione di Basilio di Borgogna al suo discepolo Ugo di Lincoln”

Ancora un dipinto del ciclo di Vicente Carducho, dal titolo “La apparizione di Basilio di Borgogna al suo discepolo Ugo di Lincoln”. L’episodio descritto in questa tela ci narra, che poco dopo la sua morte, Dom Basilio ottavo Priore Generale dell’Ordine certosino apparve ad un suo discepolo, Ugo di Lincoln, divenuto dopo tante traversie anch’egli certosino. Ma cerchiamo di inquadrare i fatti ed i personaggi. Innanzitutto conosciamo meglio Dom Basilio, che come detto divenne Priore Generale giovanissimo, a 25 anni nel 1151 succedendo a s. Antelmo di Chignin. Durante il suo generalato, nel 1155  egli decise che il Capitolo Generale si sarebbe tenuto una volta l’anno, e più precisamente il giorno della festività di San Luca, il 18 ottobre. Stabilì inoltre, nel 1163, che tutti monasteri certosini avrebbero dovuto sottostare alle decisioni della Grande Chartreuse, compiendo un passo importante verso l’unità dell’Ordine. Basilio va anche ricordato per aver introdotto istituzionalmente l’uso del canto gregoriano nell’Ufficio dei certosini, inoltre, dietro sua richiesta ricevette dal Pontefice Alessandro III, una bolla nella quale si riconosceva l’Ordine certosino e la conferma delle sue istituzioni. Insomma possiamo asserire che fu un personaggio di grande spessore, è infatti considerato da tutti una delle colonne portanti dell’Ordine. Scrisse molti testi e fu fervente e conosciuto nella sua attività monastica attirando alla vita monastica  sia preti che laici. Egli ricevette a Grande Chartreuse personaggi come Gerardo conte di Nevers ed appunto Ugo di Lincoln.  Basilio morì in odore di santità il 14 giugno del 1173, dopo ventitrè anni di generalato. Ma detto ciò torniamo al soggetto del dipinto che raffigura Ugo di Lincoln, in preda a turbamenti nella sua cella, a cui appare Basilio, avvolto in un bagliore di luce tra nubi, e che viene raffigurato nell’atto di liberare da legacci il cuore del giovane Ugo. Alle cui spalle nelle tenebre dell’angustia appare una donna lasciva discinta con un crostaceo, ed in basso un demone dalle orride sembianze. La simbologia appare molto forte e sembra evidente come al buio dei tormenti si contrappone la luce della scelta di vita monastica confortata dalla visione di Dom Basilio. In quanto al crostaceo esso rappresenta instabilità ed incostanza, incarnando il peccato ed il demonio che si ritiene camminino all’indietro.

Ma perché? Cosa accadde ad Ugo da essere così turbato ed afflitto dalla tentazione?

Il pittore Carducho si riferisce ai turbamenti giovanili di Ugo, che nel 1159 fu inviato in un convento non lontano da Avalon suo luogo natìo costretto a dedicarsi alla predicazione e ad alle attività parrocchiali. Ma egli soffriva tale condizione, poiché votato ad una vita contemplativa. Recatosi con un suo amico in visita alla Grande Chartreuse, conobbe Dom Basilio al quale confessò il suo desiderio di diventare certosino. Il priore per sottoporre a prova la sua vocazione lo dissuase da tale desiderio, esortandolo a riprendere la sua attività, ed Ugo risentito giurò di non accostarsi mai più alla vita certosina!

Successivamente in preda a tormenti riferiti nel dipinto, Ugo si rese conto che non poteva tenere fede a quel giuramento effettuato con estrema superficialità, e senza tener conto della volontà di Dio che spesso prevarica la nostra. Con grossi turbamenti si recò nel 1153 alla Grande Chartreuse, dove fu accolto amorevolmente da Dom Basilio, e dove fece il suo ingresso come novizio, dando inizio alla sua vita da certosino. Ugo di Lincoln si rivelerà in seguito come un’altra colonna portante della storia del glorioso ordine monastico fondato da San Bruno.

Il solito puzzle, vi farà cogliere i particolari di questo splendido dipinto.
preview30 pieceLa apparizione di Basilio di Borgogna al suo discepolo Ugo di Li

Il giglio di san Bruno

Il giglio di san Bruno

(Paradisea Liliastrum)

GIGLIO 1

Con l’idea di omaggiare san Bruno ossequiato con fervore nel mese della sua celebrazione voglio mostrarvi alcune immagini di un fiore che porta il nome del fondatore dell’Ordine certosino. L’associazione a Bruno di questo fiore è da ritenersi  a causa del fatto che egli cresce su prati e pendii rocciosi, in prossimità di catene montuose  imponenti: Alpi, Pirenei ed Appennini. Questo splendido fiore ha origini antichissime e si associa ai monaci certosini sia per il colore bianco simile all’abito monastico che per il suo habitat, ovvero zone impervie e remote come l’ubicazione delle certose (desertum).

Va detto che oltre all’aspetto gradevole ed ornamentale, alla Paradisea Liliastrum, questo è il suo nome scientifico, si attribuisce un impiego medicinale. Sicuramente i monaci all’interno delle loro Spezierie utilizzavano i semi e le radici di questo candido giglio per ottenere utili medicamenti.

Offro lo splendore di questo niveo fiore alla luminosa gloria di San Bruno, con l’auspicio che la Sua grazia possa irradiarsi  nei cuori di noi tutti.

GIGLIO 2

GIGLIO3

L’Imitazione di Cristo Capitolo XL°

L’Imitazione di Cristo

Libro III

Capitolo XL°

DARE UMILE ASCOLTO ALLA PAROLA DI DIO, DA MOLTI NON MEDITATA A DOVERE

Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. “Le mie parole sono spirito e vita” (Gv 6,63), e non vanno valutate secondo l’umano sentire. Non si debbono convertire in vano compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole con tutta umiltà e con grande amore. E dissi: “Beato colui che sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore” ed egli non sia desolato su questa terra (Sal 93,12s). Io, dice il Signore, fin dall’inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di parlare a tutti. Ma molti sono sordi e duri alla mia voce. Numerosi sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di Dio. Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure ci si fa schiavi del mondo, con grande smania. Io prometto cose grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torbido. Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al mondo a ai suoi padroni? “Arrossisci, o Signore, così dice il mare” (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta. Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma. Per la vita eterna, molti a stento alzano da terra un piede. Si corre dietro ad un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza non si esita a faticare giorno e notte; ma – cosa spudorata – per un bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l’onore più grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un poco.

Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad andare alla vita: trovano essi più gioia in cose false di quanta ne trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi dalla loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia a mani vuote colui che confida in me. Quel che ho promesso, darò; quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote. Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti saranno molto utili nell’ora della tentazione. Quello che non avrai capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò a te. Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti; la tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi, l’altra, esortandoli a rafforzare le loro virtù. Colui che, avendo ricevuto “le mie parole, le disprezza, avrà chi lo giudica”. Nell’ultimo giorno (Gv12,48).

Preghiera per chiedere la grazia della devozione.

Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore, ricordati di me, che sono un nulla, nulla ho e nulla valgo. Tu solo sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote. Ricordati della tua misericordia (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera. Come potrò sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi conforterai con la tua pietà e con la grazia? Non distogliere da me la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la tua grazia, affinché l’anima mia non divenga per te come una terra arida (Sal 142,6).Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal 142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te. Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell’intimo; anzi mi conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato

“Il silenzio certosino”

“Il silenzio certosino”

Copertinalibro

Con estremo piacere vi annuncio l’uscita di un nuovo ed interessante libro sul mondo certosino.

La presentazione di questo libro-reportage dal titolo “Il silenzio certosino”, scritto dal giornalista Vincenzo Malacrinò, si è tenuta lo scorso 8 agosto a Montebello Jonico. In tale occasione è stato proiettato un video sulla vita monastica alla certosa di Serra San Bruno, oltre ad interventi di ospiti laici e religiosi, che hanno dato un valido contributo alla manifestazione. Tra gli altri ricordiamo la partecipazione del noto vaticanista e giornalista della Rai Enzo Romeo, autore del documentario “I solitari di Dio”. Nel corso dell’evento, Malacrinò è intervenuto affermando che “..il suo libro vuole essere un contributo al mondo della vita monastica e nello specifico di clausura. Un modo per entrare in uno spazio altrimenti ancorato a libere interpretazioni”. Lo scrittore ha inoltre ribadito che “….”Il silenzio certosino” è un viaggio esclusivo dentro la Certosa di Serra San Bruno per parlare di silenzio o meglio di questo viaggio tra meditazione e preghiera in un angolo incantato della Calabria”. L’autore ha specificato di”.. volerlo dedicare a Dio, nella speranza che tanti possano scoprire “La Voce del silenzio”: dolce melodia che unisce tutti i figli al Supremo. Malacrinò ha evidenziato che nel silenzio i monaci della Certosa cercano e trovano Dio, e che tutti gli uomini del mondo possono individuare i propri spazi di silenzio, per cercare e trovare Dio. Malacrinò dopo avere vissuto la straordinaria esperienza del “Silenzio Certosino” afferma che il silenzio se ascoltato parla più delle parole; Il silenzio, se compreso conduce l’uomo verso strade lontane; Il silenzio se praticato, porta l’uomo ad una maggiore consapevolezza di sé, ed augura a tutti di trovare attraverso il Silenzio la pace a la gioia del cuore.”

Lo scrittore, ha vissuto la rara esperienza di trascorrere del tempo all’interno della clausura ed ha condiviso con i monaci anche l’esperienza dello spaziamento. Leggendo il libro impreziosito di suggestive ed accattivanti immagini, il lettore potrà percepire la sensazione di trascorrere una giornata accanto ai certosini.

Va ricordata la semplicità, l’umiltà e la estrema generosità di Vincenzo Malacrinò, Professore di Scienze Naturali, Chimica e Geografia nonché autore di diverse pubblicazioni scientifiche. La sua apprezzata attività giornalistica viene svolta su riviste e giornali nazionali ed anche online. Lo scrittore alla fine della manifestazione ha precisato che gli introiti derivanti dalla vendita del libro saranno devoluti in beneficenza. Ha inoltre informato gli astanti che il volume verrà donato a Papa Francesco.

Vincenzo Malacrinò, l'autore del libro

Vincenzo Malacrinò, l’autore del libro

Personalmente accolgo questa iniziativa con estremo entusiasmo, e con la certezza che sarà un ulteriore contributo per la diffusione della conoscenza dell’Ordine certosino.

Sigillo d’amore di Dom Innocent Le Masson

Sigillo d’amore

di Dom Innocent Le Masson

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Godiamoci questa splendida preghiera, realizzata da Dom Innocent Le Masson dalle cui parole si denota il fervente amore verso Cristo.

Gesù mio, il dolce invito che fai

a quanti sono oppressi dai dolori

e dalle fatiche di questa vita,

di ricorrere a te per essere consolati,

mi dà il coraggio di venire a te.

O sorgente d’amore, con la tua fiamma

e con la tua pienezza supplisci

a quello che mi manca: mutami,

consumami, annientami perché non sia più io

che viva, ma sia tu a vivere in me.

O Signore, illuminami con il fulgore

della tua luce, perché ti conosca

e impari a rispettare la tua maestà, ad adorare

la tua dignità, ad imitare la tua umiltà.

Allontana dall’anima mia tutte

le distrazioni perché io sia tutto per te;

liberami dalle tentazioni che cercano di farmi cadere;

eleva i miei pensieri che tendono alla terra; fa’ che tutti

i miei desideri siano per i beni del cielo.

Uniscimi a te con il sigillo del tuo amore,

perché tu basti a un cuore che ti ama.

E come tu ti sei offerto al Padre sulla croce

per la salvezza mia e del mondo intero,

così anch’io mi offro completamente

a te e a te consacro tutte le mie energie

e i miei sentimenti.

Amen.

(Dom Innocent Le Masson)

L’Imitazione di Cristo Capitolo XXXIX°

L’Imitazione di Cristo

Libro III

Capitolo XXXIX°

Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta

“Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta” (1 Sam 3,10). “Io sono il tuo servo; dammi luce per apprezzare quello che tu proclami” (Sal 118,125).

Disponi il mio cuore alle parole della tua bocca; il tuo dire discenda come rugiada. Dissero una volta a Mosè i figli di Israele: “Parlaci tu, e potremo ascoltarti; non ci parli il Signore, affinché non avvenga che ne moriamo” (Es 20,19). Non così, la mia preghiera, o Signore. Piuttosto, con il profeta Samuele, in umiltà e pienezza di desiderio, io ti chiedo ardentemente: “Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta” (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro profeta; parlami invece tu, Signore Dio, che ispiri e dai luce a tutti i profeti: tu solo, senza di loro, mi puoi ammaestrare pienamente; quelli, invece, senza di te, non gioverebbero a nulla. Possono, è vero, far risuonare parole, ma non danno lo spirito; parlano bene, ma, se tu nonintervieni, non accendono il cuore; lasciano degli scritti, ma sei tu che ne mostri il significato; presentano i misteri, ma sei tu che sveli il senso di ciò che sta dietro al simbolo; emettono ordini, ma sei tu che aiuti ad eseguirli; indicano la strada , ma sei tu che aiuti a percorrerla. Essi operanosolamente all’esterno, ma tu prepari ed illumini i cuori; essi irrigano superficialmente, ma tu rendi fecondi; essi fanno risuonare delle parole, ma sei tu che aggiungi all’ascolto il potere di comprendere.

Non mi parli dunque Mosè; parlami tu, Signore mio Dio, verità eterna, affinché, se ammonito solo esteriormente e privo di fuoco interiore, io non resti senza vita e non mi isterilisca; affinché non mi sia di condanna la parola udita non tradotta in pratica, conosciuta ma non amata, creduta ma non osservata. “Parla, dunque, o Signore, il tuo servo ti ascolta” (1 Sam 3,10): “tu hai infatti parole di vita eterna” (Gv 6,69). Parlami, affinché scenda un po’ di consolazione all’anima mia, e tutta la mia vita sia purificata. E a te sia lode e onore perpetuo.

Certose storiche: Las Fuentes

Certose storiche: Las Fuentes

cartuja de Las Fuentes

La certosa storica che oggi vi propongo, è stata da me citata spesso recentemente a proposito del pittore certosino Fra Manuel Bayeu delle opere da egli realizzate.  I dipinti sulla Vita di san Bruno , che abbiamo ammirato, furono infatti realizzati per adornare le pareti del chiostro grande. Questo complesso monastico fu edificato in un paesino vicino Huesca, e rappresento la quindicesima certosa in territorio iberico, nonché la prima nella regione di Aragona. Un gruppo di certosini provenienti da Scala Dei, vi si insediò l’11 febbraio del 1507. L’avvio di questa comunità presentò notevoli problemi, poiché i suoi benefattori morirono ed abbandonarono i poveri religiosi senza risorse finanziarie. A questi problemi si aggiunsero le proibitive ed aride condizioni del territorio circostante l’eremo che non ne favorì lo sviluppo. Nel 1558 una terribile epidemia di peste uccise cinque dei dodici monaci, minando il proseguo della attività monastica a Las Fuentes, difatti i visitatori rapportarono al Capitolo Generale del 1559 tale situazione disperata. Fu deciso di chiudere Las Fuentes e spostare la comunità di religiosi in una nuova certosa che fu fondata nel 1563, ovvero Aula Dei nei pressi di Saragozza. Vi fu in seguito il recupero della certosa aragonese nel 1589 con l’insediamento di una nuova comunità monastica. Da quel momento si susseguirono alterne vicende con relativi abbandoni e recuperi. Il periodo di maggiore gloria fu raggiunto da Las Fuentes  nel XVIII secolo, difatti tra il 1714 ed il 1797 fu realizzata una imponente ristrutturazione dell’intero impianto architettonico. La quiete monastica fu turbata tra il 1820 ed il 1835, quando tra guerre e decreti di espulsione i monaci furono sottoposti ad un estenuante andirivieni, che si concluse con la definitiva chiusura sancita da un real decreto dell’ 11 novembre 1835. Dopo un periodo di abbandono, la certosa fu dichiarata bene di interesse culturale nel 2002. Le bellezze architettoniche ed artistiche che oggi possiamo ammirare sono relative al periodo del XVIII secolo, quando si realizzarono i nuovi ambienti monastici, compresa la chiesa che venne consacrata il 14 settembre del 1777. La sua impostazione è di un gradevole barocco, e le pitture e le decorazioni sono apprezzabili. Mancano gli stalli del coro, andati distrutti nel corso della guerra civile spagnola. Come vi ho anticipato la maggior parte delle tele e degli affreschi li realizzò Fra Manuel Bayeu, che membro della comunità, dipinse circa 250 affreschi. Ma per apprezzar meglio tali opere artistiche, oltre ad alcune foto, vi offro l’opportunità di visitare virtualmente la certosa di Las Fuentes, per poter apprezzare ogni piccolo particolare. A tutti voi buona visione!!!

Visita Virtuale

L’Imitazione di Cristo Capitolo XXXVIII°

L’Imitazione di Cristo

Libro III

Capitolo XXXVIII°

CRISTO PARLA INTERIORMENTE ALL’ANIMA FEDELE

“Darò ascolto a quello che stia per dire dentro di me il Signore” (Sal 84,9). Beata l’anima che ascolta il Signore che le parla dentro, e accoglie dalla sua bocca la parola di consolazione. Beate le orecchie che colgono la preziosa e discreta voce di Dio, e non tengono alcun conto dei discorsi di questo mondo. Veramente beate le orecchie che danno retta, non alla voce che risuona dal di fuori, ma alla verità, che ammaestra dal di dentro. Beati gli occhi, che, chiusi alle cose esteriori, sono attenti alle interiori. Beati coloro che sanno penetrare ciò che è interiore e si preoccupano di prepararsi sempre più, con sforzo quotidiano, a comprendere le cose arcane del cielo. Beati coloro che bramano di dedicarsi a Dio, sciogliendosi da ogni impaccio temporale.

Comprendi tutto ciò, anima mia, e chiudi la porta dei sensi, affinché tu possa udire quello che ti dice interiormente Iddio, tuo signore. Questo dice il tuo diletto: “Io sono la tua salvezza” (Sal 34,3), la tua pace, la tua vita; stai accanto a me e troverai la pace; lascia tutte le cose che passano, cerca le cose eterne. Che altro sono le cose corporali, se non illusioni? E a che gioveranno tutte le creature, se sarai abbandonata dal Creatore?

Oh, anima mia, rinuncia a tutto e fatti cara e fedele al tuo Creatore, così da poter raggiungere la vera beatitudine.