La vita di san Bruno: la vita a Cartusia
Abbiamo visto nel precedente articolo l’insediamento di Bruno ed i suoi sei amici, nel deserto di Cartusia laddove posero il seme che nel tempo germoglierà fecondamente, dando origine all’Ordine certosino.
Nella tela successiva, vediamo la raffigurazione di un evento prodigioso, presente nella iconografia e nella biografia di Bruno. Egli resosi conto delle estreme condizioni di asperità del territorio ove si era ritirato, prega Iddio affinché possa permettergli la sopravvivenza in tali condizioni proibitive. Bruno viene effigiato con gli occhi rivolti estaticamente al cielo e con un forte raggio di luce proveniente dall’alto che lo pervade, donandogli la facoltà di riuscire a far scaturire l’acqua da una brulla roccia. Compare inoltre sul capo di Bruno l’aureola di santità, che incorona l’esaudire della sua richiesta. A somiglianza di Mosè nel deserto, Bruno farà dunque scaturire l’acqua dalle rocce del desertum di Cartusia, alleviando i problemi di insediamento in quell’orrido luogo.
La scena in seguito illustrata, è una classico dell’iconografia certosina che ha un forte significato simbolico, che si riferisce all’origine della astinenza dall’uso della carne nella alimentazione dei monaci certosini. La vicenda si svolge in un refettorio di una certosa con impianto architettonico classico, con un dipinto di ultima cena sulla parete di fondo ed i monaci assisi nei banchi per consumare il pasto, in un momento cenobitico. Sulla destra in alto vi è il monaco che dall’ambone nutre con la lettura di sacre scritture la mente e lo spirito dei commensali. In primo piano vi è il vescovo Ugo di Grenoble che fa visita alla comunità monastica durante la Quaresima, ma che ha aveva precedentemente inviato, per farsi annunciare, un suo servitore. Questi scopre che i monaci sono addormentati, presto Ugo allertato si reca in certosa e lo si vede svegliare Bruno, posto sul fondo nel presiedere il refettorio, che come i suoi confratelli ha della carne nei piatti, ma trasformata in cenere!!! Loro, narra Bruno, si erano addormentati discutendo sulla necessità di sottrarre alla propria alimentazione la carne, e nel ragionare si erano, prodigiosamente, addormentati fino a quel momento. Un sonno profondo durato quarantacinque giorni fino al Mercoledì delle ceneri, ovvero per tutto il periodo di Quaresima. Tale prodigio aveva evitato loro di mangiare la carne regalatagli da Ugo per farli nutrire, ed il prodigio sancì per sempre la regola dell’astinenza dalla carne.
Continuando, osserviamo nel successivo dipinto un’altra scena tratta dalle consuetudini, dei certosini. Bayeu ritrae due ambienti monastici , sullo sfondo alcuni confratelli nel coro della chiesa e nella scena principale un altare di una sala capitolare egregiamente profusi in un unico scenario. Viene così rappresentata l’investitura da parte di Bruno in veste di Priore, di un postulante, che prende l’abito di novizio, dipinto in atto di contrizione mentre si prostra ai suoi pedi. La scena avviene in una chiesa dall’impostazione architettonica di stile barocco, ovvero coevo a Fra Manuel Bayeu, il quale per dare pathos all’episodio descritto pone a sinistra un parente del giovane, forse il padre, che assiste piangendo alla scelta radicale del giovane congiunto, che con ascetica serenità accetta l’abito certosino.
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