Testimonianza di una aspirante certosina
Ecco per voi amici una inedita testimonianza, frutto di una chiacchierata con una aspirante monaca certosina. Ovviamente per rispettare la sua volontà le sue dichiarazioni resteranno anonime.
Ella ha risposto con estrema disponibilità e dolcezza ad una serie di domande che le ho posto.
- Come hai fatto a prendere contatti con una certosa femminile?
Ho deciso di prendere contatti con il Priore della certosa del mio paese, ovvero il Brasile, ed a lui ho chiesto come poter superare l’ostacolo della lingua per poter comunicare. Lui è stato molto gentile e mi ha messo in contatto con la Madre di una certosa in Italia. Non è stata difficile la comunicazione.
- Quale certosa preferivi tra quelle femminili?
Da subito ho provato una forte attrazione per la Certosa della Trinità in Italia. Ed è qui che ho inviato una lettera presentandomi.
- Come hai capito di essere incline allo stile di vita claustrale delle certosine?
Dopo alcune esitazioni, poiché credevo fosse solo un momentaneo innamoramento ed ero intimorita di dover andare in un altro continente. Ma un bel giorno il mio direttore spirituale mi pose di fronte ad una scelta: il Carmelo o la Certosa. Allora ho scelto la Certosa. Mi attira la vocazione al silenzio e alla solitudine, questa vita solo per Dio e, in Lui, per tutti gli uomini. E in Certosa il silenzio e la solitudine sono una caratteristica molto forte.
- Come hai affrontato l’idea di distaccarti dalla tua famiglia?
Quando ho deciso di andare in Italia, nonostante una serie di paure ed inquietudini, ho detto ai miei genitori di aver effettuato una scelta drastica. Non soffrivo per me, ma per loro, perché non volevo vederli soffrire. Sapevo che non sarebbero molto d’accordo.
- Come hanno reagito i tuoi genitori?
Mia madre è rimasta molto arrabbiata sapendo della clausura certosina, e addirittura mio padre ha provato un risentimento verso la Fede che gli portava via sua figlia.
- Quando è arrivato il giorno della partenza, cosa è successo?
Sono stata aiutata ad organizzare il viaggio in Italia dalla mia comunità in parrocchia ed anche dal mio papà, che mi ha accompagnata all’aeroporto nel dicembre del 2007.
- Giunta in Italia, chi ti ha accolto?
Sono arrivata in Italia per cominciare un periodo di tre mesi, ed ero visibilmente smarrita. Sono stata accolta in aeroporto da una coppia di volontari che mi hanno accompagnato fino alla Certosa della Trinità.
- Come ti è apparsa la certosa appena sei entrata?
Le consorelle e la priora mi hanno accolto con gioia ed amore, e pur non conoscendo la mia lingua mi hanno messo a mio agio da subito.
- Da chi era composta la comunità?
Vi erano dodici consorelle di cui io ero la più giovane avendo 21 anni, mentre la più anziana ne aveva 94.
- Come ti è sembrata la vita in certosa?
Essendo aspirante, la vita era molto diversa da quella che immaginavo! Essa non era tanto silenziosa e solitaria come credevo, cioè, ci sono i momenti per stare in silenzio e i momenti per parlare. Nella mia immaginazione credevo che il silenzio fosse totale o quasi. Ho vissuto in una cella e facevo quasi tutto quello che facevano le altre monache.
- Cosa facevi e cosa non facevi?
Facevo molti lavori fuori della cella, non partecipavo a tutti gli incontri del Noviziato, e non partecipavo a Mattutino tutte le notti. C’è una gradualità nel vivere pienamente la vita certosina, a poco a poco ci si inserisce nelle pratiche monastiche. Nonostante gli incontri in Noviziato, la formazione non avviene in gruppo, ma è personale. La Maestra delle novizie visita periodicamente le sue novizie nella loro cella, e così avvengono gli incontri di formazione individuale. Anche se gli incontri non avvengono più dopo la Professione Solenne, penso che la formazione nella vita monastica non finisce mai, così come in ogni stile di vita cristiana la formazione non finisce che con la morte. Dobbiamo in ogni caso lasciare che sia il Signore a plasmarci.
- Quanto era distante la realtà da della vita in certosa da come l’avevi immaginata?
La Certosa era abbastanza diversa da quello che avevo pensato, ma nel senso che viverla era molto meglio! Temevo la rigidità della regola, invece essa è austera, sobria in ogni senso ma non rigida e pervade la gioia e la discrezione. Tutto si fa per amore.
- Quanto ti ha spaventato il silenzio?
Al contrario mi ha attratto sempre di più. Molti entrano in Certosa pensando alle tante penitenze, al silenzio assoluto, alla solitudine assoluta, ma in effetti non è così. La Certosa è “una comunione di solitari per Dio”. C’è veramente molto silenzio e molta solitudine, ma c’è anche la vita comunitaria. Se ci sono delle urgenti comunicazioni si usano dei bigliettini da lasciare negli sportelli usati per l’introduzione del cibo nella cella.
- E la notte? Quanto dormivi?
Io dormivo circa 7 ore per notte, nel silenzio e nella solitudine della cella.
- Il bilancio di questi tre mesi?
Ebbene, in questi tre mesi andavo a Mattutino due volte a settimana, non partecipavo ad alcuni incontri del Noviziato, né andavo in Capitolo alla domenica con la Comunità per la lettura degli Statuti. Andavo in refettorio e agli spaziamenti. All’inizio c’è un po’ meno di solitudine, perché si devono imparare tante cose!
- Come ti è sembrato tornare a casa?
Nel marzo del 2008 faccio ritorno in Brasile, con il dolore nel cuore, tornata con la convinzione ferma di fare ritorno al più presto in certosa. Tutti i miei parenti ed amici mi hanno accolta calorosamente con un aria di festa, ma io ero cupa ed innervosita che tutte quelle persone non capivano la mia sofferenza.
- Cosa ti mancava?
Il silenzio, mi sentivo come un pesce fuor d’acqua. Ebbi ed ho ancora la sensazione di non appartenere più a questo mondo.
- Ora cosa farai?
Dovrò attendere per poter entrare definitivamente, ma nel frattempo sono esposta a tutte le prove che il Signore vorrà inviarmi, affinché possa Lui compiere i suoi disegni d’amore per me.
Grazie
a questa amica che ha voluto concedermi questa preziosa intervista, nutro la certezza che essa rappresenti un valido contributo per tutti coloro che sono attratti dalla ricerca di Dio all’interno di una certosa.
Possa san Bruno illuminare il prosieguo del cammino di questa giovane aspirante monaca certosina.
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