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Da “Una lettera di Gesù Cristo” Dom Giovanni Giusto Lanspergio

Da “Una lettera di Gesù Cristo”

di

Dom Giovanni Giusto Lanspergio

 Lanspegio effigiato nella certosa di Garegnano da Daniele Crespi, 1629

Lanspergio effigiato nella certosa di Garegnano da Daniele Crespi, 1629

Oggi  vi offro un testo estratto dall’ “Alloquia Jesu Christi ad quamvis animam fidelem”, noto anche come “Una lettera di Gesù Cristo”, di Dom Giovanni Giusto Lanspergio. Questo libro, molto diffuso, fu scritto in maniera estremamente originale come un discorso rivolto da Gesù all’anima!

 

«Devi sape­re, o figlia – così Gesù parla all’anima – che la mia Passione si può meditare in tre modi. In pri­mo luogo considera in me i dolori stessi, cioè tutto quello che ho sofferto, come se lo soffrissi attual­mente: la mia povertà, l’inedia, la fame, il freddo, il caldo, la fatica, la stanchezza, le persecuzioni, gli oltraggi, le ingiurie, le afflizioni, la croce e la morte. E questo consideralo per intenerire il tuo cuore e muoverti a compassione del tuo amante fedele che soffre per te, cioè per il tuo bene.

Considera poi in me la maniera di vivere e soffrire, cioè l’umiltà, la pazienza, la mansuetu­dine, la semplicità, l’amore: e ciò per imitarmi.

In terzo lungo, il motivo per cui ho abbrac­ciato la sofferenza: cioè l’immensa carità con la quale ti ho amata e ti ho lavata nel mio sangue. Giacchè fui colpito per i tuoi peccati, calpestato per i tuoi delitti, per ridonarti la salute con le mie piaghe. Il Padre pose sopra le mie spalle i peccati di tutti ed io spontaneamente li accettai… affinchè, commossa da un sì grande amore e fe­deltà, tu avessi a ricambiarmi l’amore ».

 

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