L’amico della morte
La storia che oggi voglio narrarvi, è stata raccontata da un monaco certosino, del quale manterrò l’anonimato, della certosa spagnola di Miraflores a Burgos. Egli ci narra, di un aneddoto legato ad un suo confratello deceduto, sul quale ha aleggiato una vicenda che sembra leggendaria.
I fatti che riguardano Padre Mauricio, questo è il nome del personaggio della nostra storia, si svolsero in Spagna e precisamente a San Sebastián. Questo giovane uomo, di ricca famiglia, prima di entrare nella certosa di Miraflores era dedito ad una vita sociale molto mondana, egli sperperava i suoi averi tra lussi di ogni genere. Ma un giorno di fine agosto dei primi anni del 1900, mentre era intento a gustarsi una bibita fresca sulla terrazza del Gran Casinò di San Sebastián vide passare un aereo che volando a bassa quota distribuiva volantini commerciali. In quel preciso istante, quell’uomo fino a quel momento superficiale ed epicureo, formulò un pensiero profondo sulla caducità della vita, pensando che quel pilota avrebbe potuto terminare i suoi giorni in quel preciso istante senza avere la possibilità di poter fare un atto di contrizione. Immediatamente un altro pensiero gli sopraggiunse facendolo rabbrividire!! Una voce interna lo fece riflettere in un attimo sulla sua vita e sulla sua distanza siderale che egli aveva da Dio. In sintonia con quei pensieri, e per una strana coincidenza, l’orchestra cominciò a suonare la “Danza Macabra” di Saint-Saëns che fece da cornice a quelle riflessioni. Il giovane trafelato dall’angoscia si ritirò in Hotel per meditare.
La Provvidenza era ormai entrata nel suo animo…
Il racconto, dopo quest’antefatto continua all’interno della certosa di Miraflores dove Padre Mauricio era entrato, abbracciando la vita eremitica certosina, per avvicinarsi a Dio. Come sappiamo la meditazione sulla morte per i certosini, è pane quotidiano.
Un giorno, ci narra il suo confratello, all’interno della sua cella Padre Mauricio era assorto in profonda meditazione allorquando gli apparve la morte!! Con le sembianze di una giovane donna ella si presentò al certosino, rassicurandolo di avere il “permesso” di Dio per entrare nella sua cella. Di seguito cominciò a dialogare sul senso della morte, sulla paura degli uomini, e su come essa ci coglie sempre impreparati e che sembra essere ingiusta, inaccettabile pronta ad interrompere la nostra vita che a noi appare durevole, pur essendo fugace rispetto all’eternità. Dopo queste affermazioni che Padre Mauricio condivise in pieno, egli chiese alla donna se era venuto a prenderlo… ma ella rispose che non era giunto il suo tempo, aveva solo deciso di incontrarlo da buon amico ed essendo certosino poteva dichiararsi “amico della morte”. Ella aggiunse che quel giorno era l’anniversario della morte della madre di Padre Mauricio, e che quindi vi era un motivo in più per potersi incontrare, rammentando inoltre al monaco l’episodio occorso molti anni prima, quando meditando sulla caducità della vita, egli decise di cambiare il corso della propria esistenza per donarla a Dio. Ascoltando ciò Mauricio si inginocchiò cantando il Miserere Signore, abbi pietà di me, perché ero un peccatore ….
Alla fine di questo incontro come buoni amici la morte strinse la mano al religioso abbandonando la cella rilasciando in essa un odore di incenso e di fiori, che, ci rassicurano tuttora i Padri, permane nella cella di quel monaco che per tutti rimase” l’amico della morte”.
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