Intervista ad un certosino della certosa di Portes
La certosa di Notre Dame di Portes è uno dei tre attuali monasteri maschili dell’Ordine dei certosini che esistono in Francia e quest’anno 2015 celebra (l’anno in cui la Chiesa lo dedica alla vita consacrata) 900 anni di fondazione. Una opportunità per una breve conversazione con un monaco certosino, un reportage dalla piccola, ma bella certosa di Portes. Lasciamoci sedurre dalle profonde risposte date dal certosino all’intervistatore.
Cosa ti ha fatto diventare un monaco?
Nel mio caso, è stata una chiamata ad una vita di preghiera, come un eremita e nessun’altra forma di vita, sacerdotale o consacrata, perché la chiamata di Dio è stata un appello intimo e personale ad un incontro con Lui nel deserto. È questa immagine di un vigile, di sorveglianza permanente, di una vita monastica di radicalità, che era nel cuore di quello che ho individuato nella Chiesa, e che è stata la mia vocazione alla vita monastica nella certosa. Credo che le persone, nel loro processo di discernimento vocazionale, possono passare attraverso diversi fasi. Ci sono persone che si sentono chiamati alla vita religiosa o sacerdotale. Però il mondo farà il suo lavoro, molti si allontaneranno o abbandoneranno completamente questa vocazione. Altri, invece, ritorneranno in qualche momento.
Questo è successo a te?
Sì. Ho sentito la chiamata molto presto, intorno all’età di 9 anni, e poi ho avuto un percorso di 20 anni per costruire la mia risposta E questa risposta è stata costruita su un cammino di formazione cristiana ed umana. La vita mi ha dimostrato di poter rispondere positivamente a questo invito, ho dovuto prepararmi in molte cose, ho dovuto purificarmi in una serie di situazioni nelle quali il mondo mi chiamava. Forse…ho dovuto fare un processo di crescita di acquisizione di maturità umana, prima di dare il salto a questo mondo strano e misterioso che la vita monastica in certosa può essere, ma se visto dall’esterno.
Sei un monaco certosino. Cosa è essere certosino?
Essere monaco è vivere nel cuore della Chiesa. È essere un discepolo di Cristo, è essere un battezzato che vuole fare parte del Corpo di Cristo. È anche uno che guarda al di là del rapporto intimo con Dio, che vuole vivere una spiritualità di incontro permanente con il Signore. E Lui è a disposizione di tutti i credenti. Tutti i battezzati sono invitati a seguire Cristo.
Ma così, tanto radicale?
C’è solo un tipo di radicalità nella sequela di Cristo e questo è comune a tutti i battezzati. Se ogni cristiano vuole veramente vivere il loro cristianesimo, allora si tratta di un “radicale”. Non siamo cristiani migliori o più “radicali” perché siamo monaci. Siamo cristiani che solamente assumono questa condizione di battezzati e seguono Gesù Cristo nel deserto. In che cosa siamo “radicali”? Perché abbandoniamo la futilità e le mode fugaci e mutevoli che il mondo ci offre? Siamo solo cristiani che, pazientemente, attendono la venuta del loro Signore.
Che cosa significa essere un monaco nel mondo di oggi?
Si tratta di un essere inutile alla società attuale! Un essere senza successo, che nulla porta alla società. In una società in cui tutto deve essere utile, dove tutto deve portare qualcosa. Ma mi fa molto comodo nel dire che io sono un inutile agli occhi della società attuale. Ma ancora, nonostante tutto in questo mondo così materiale, non credi la quantità di persone che vengono qui, bussano alla nostra porta e come sono segnati dalla presenza di questi uomini che vivono una vita di rinuncia del materialismo imperante, una vita di preghiera, solitudine e silenzio. Direi … toccati dalla fede di questi uomini. Forse la vita monastica, anche se ha un apparente inutilità, può rivelare il cuore dell’umanità. Nonostante la nostra vita nascosta e lontana dei riflettori del mondo, arrivano a noi tante lettere, testimonianze di persone o gruppi parrocchiali, segnati con la testimonianza della nostra vita. E noto…noi non facciamo nessun apostolato, ma riceviamo questo ‘feedback’, che ci sorprende. Forse Dio vuole tornare all’umanità attraverso di noi. Siamo strumenti molto (evanescenti) pallidi! Non facciamo nessun ‘show’ neanche nel teatro dal palcoscenico del mondo esterno. Qui solo proviamo di vivere le nostre vite consacrate.
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risposte tanto semplici e tanto profonde.Mi piacerebbe incontrare questo certosino