LA VITA INTERIORE
semplificata e ricondotta al suo fondamento
Dom François Pollien
PARTE PRIMA
IL FINE
CAPITOLO PRELIMINARE
LA VITA
- Vita perfetta e vita imperfetta. – 20. Vita naturale e vita soprannaturale. – 21. Crescete. – 22. Vita cristiana. – 23. Oggetto di questa prima Parte. – 24. Sua divisione.
- Vita perfetta e vita imperfetta. – Questa prima Parte è intitolata: il fine. Ora, il fine è: « vivere ». L’uomo è fatto per vivere (cf. Gn 2, 7), e giacché questo è il suo fine, mi è parso utile porre all’inizio di questa prima Parte, un capitolo preliminare intitolato: La vita. Che significa vivere? Significa avere in sé un’attività propria, proveniente da un principio intrinseco, che ha il potere di svilupparsi con la sua azione e di possedere il proprio sviluppo. Vi sono due specie di vita: perfetta e imperfetta. La vita perfetta è quella dell’essere che si possiede e che si esplica nella pienezza di un movimento che non ha nulla da acquistare. La pienezza assoluta di questa vita è solo in Dio. L’atto divino per il quale Dio si possiede, si conosce e si ama nella Trinità delle Persone, è un atto infinito; e questo atto è la vita di Dio in se stesso. In cielo avrò quella pienezza di vita di cui il mio essere sarà reso capace e possederò per sempre e senza mutamenti, in un atto nel quale si eserciterà tutta la mia forza vitale, lo sviluppo che avrò acquistato. Questa sarà nella misura mia, propria, la vita perfetta. Quaggiù la vita è imperfetta. Che cos’è la vita imperfetta? È il movimento d’acquisto per cui un essere si sviluppa. Il principio di attività intrinseca ingrandisce e si dilata nella sua azione. E’ una vita che si fa, che si costruisce, che si organizza. Il segno caratteristico di questa vita è: acquistare e crescere. Lo sviluppo dell’essere imperfetto è la manifestazione essenziale della sua vita; questa è la condizione della mia vita presente.
- Vita naturale e vita soprannaturale. – Sono fatto per vivere. Ciò significa che sono chiamato a sviluppare in me, su questa terra, i frutti di santità, per possedere in cielo, come fine e per sempre, la vita eterna (cf. Rm 6, 22). La vita, su questa terra, è acquisto; la vita, in cielo, è possesso; entrambe sono l’attività propria del mio essere. Io ho un’anima e un corpo. L’anima vive per se stessa di una vita che ha ricevuto da Dio; e il corpo vive per mezzo dell’anima, suo principio vitale. L’anima può agire ed agisce per mezzo delle proprie facoltà; il corpo può agire ed agisce per mezzo delle potenze che sono in esso, animate e rette dall’anima. Questa ha tutto un ordinamento di facoltà conoscitive, volitive ed operative; il corpo ha tutta una serie di organi ordinati alle facoltà dell’anima ed operanti per mezzo di esse. Nell’azione e nello sviluppo di queste facoltà e di queste potenze consiste la mia vita naturale. Per grazia di Dio, ho pure un’altra vita, ossia un’altra capacità di agire e di ingrandirmi, non più da me, ma per mezzo di Dio. E’ la vita soprannaturale in cui Dio, unendosi alla mia natura con un legame ineffabile, mi eleva al di sopra di me stesso e rende le mie facoltà capaci di atti divini. Egli diviene la vita della mia vita, l’anima della mia anima. Qual mistero d’amore!
- Crescete. – Sono fatto per vivere e solo per questo. Che farò in cielo? Vivrò per sempre nell’atto unico della lode eterna, eternamente beatificante. Che cosa debbo fare quaggiù? Debbo vivere, cioè, crescere, poiché la vita imperfetta, la sola che ho per il momento, consiste proprio in questo. « Crescete, siate fecondi, moltiplicatevi », ha detto il Signore all’uomo dandogli il potere di comunicare la vita. Questa è la prima parola che il Creatore gli ha rivolto. La pienezza e la maestà di tale parola contiene ed esprime la legge totale della vita. Tutti i miei doveri, nessuno eccettuato, trovano la loro base e la loro spiegazione in questo primo comando, che dà il senso e la misura di tutti i miei doveri verso Dio, verso gli altri esseri e verso me stesso. Bisogna crescere, sviluppare la vita fisica, morale, intellettuale. Questo è il motivo delle cure e delle precauzioni da prendersi per la conservazione del corpo, l’educazione del cuore e l’istruzione della mente. Ciascuno è tenuto a lavorare per acquistar e conservare il pieno sviluppo delle proprie facoltà.
- Vita cristiana. – Questo sviluppo naturale deve essere ordinato a Dio. Le facoltà sviluppate debbono servire come mezzo per la vita soprannaturale. « Non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi, tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio » (Rm 6, 13). La vita soprannaturale, dunque, è normalmente chiamata a elevarsi con gli sviluppi stessi della vita naturale; ed io sono obbligato a fare ciò che dipende da me per armonizzare la natura con la grazia. Il privilegio che mi ha mostrato il grande apostolo, d’espansione del divino (n. 4) anche in mezzo e al disopra delle disgregazioni dell’umano, manifesta misericordiosamente i suoi effetti nelle leggi penali, alle quali Dio mi ha sottomesso, ma non si estende affatto alle alterazioni delle falsità che io introdurrò.
- Oggetto di questa prima Parte. – È questa vita, con i suoi accrescimenti e con i suoi risultati, che ora noi studieremo. Debbo vivere: perché? come? fin dove? La vita: questa è l’idea principale, centrale, sintetica, unica, sulla quale s’impernieranno le ricerche e le idee. La vita, nel suo tutto, nella sua unità, la vita interiore, è il titolo stesso dell’opera; la vita soprannaturale e divina; in una parola, il mio fine totale ed ultimo, nelle grandi linee della sua costruzione e del suo perfezionamento. L’oggetto proprio di questa prima Parte è esclusivamente la vita in se stessa, ossia, ciò che si costruisce, che si acquista, e che, una volta acquistato, resterà eternamente, poiché in ciò consistono propriamente la vita ed il fine. Quanto al lavoro mediante il quale la vita si costruisce; quanto al suo progresso, alle sue regole, ai mezzi, al modo e alle condizioni dell’uso di essi, bisogna dire che, sebbene tutto questo serva alla costruzione e sia indispensabile, tuttavia, non sono ancora la costruzione stessa. Il lavoro e le sue regole passano; i mezzi e il modo del loro uso passano, ma la costruzione resta. Così, in questa prima Parte, si vuol considerare unicamente ciò che resta, ciò che è il fine. Il lavoro ed i mezzi, che sono transitori, come accennai nell’introduzione (n. 14), formeranno l’oggetto della seconda e della terza Parte.
- Sua divisione. – Circa quello che forma veramente la costruzione eterna del mio essere in Dio, considererò quattro cose:
1) Gli elementi di questa costruzione. 2) L’ordinamento di questi elementi. 3) I primi sviluppi della costruzione. 4) Gli sviluppi superiori.
Questa prima Parte si suddivide pertanto in quattro libri:
Libro I Gli elementi. II – L’ordinamento. III – La crescita. IV – Le vette.
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