Dom Anthelme Voituret, un astronomo certosino

La mappa della posizione di Nova Vulpeculae 1670 (cerchiata in rosso) disegnata da Johannes Hevelius nel 1670
Recentemente, sembra essere stato svelato un mistero che durava da 345 anni e riconducibile alla scoperta effettuata da un monaco certosino.
Ma vengo con ordine a descrivervi dapprima il personaggio protagonista della curiosa storia ed in seguito il fatto in questione.
Dom Anthelme Voituret, conosciuto anche come Padre Anthelme nacque nel 1618 à Chatenay-Vaudin, Langres, egli fu un monaco certosino nella certosa di Champmol a Digione. Dedicò nel corso della sua vita monastica diversi studi all’astronomia, scrivendo numerosi testi e specializzandosi sull’osservazioni di comete. L’episodio che lo rende protagonista della storia che vi racconto, si svolse all’interno della certosa di Champmol nella notte del 20 giugno del 1670, allorquando Dom Anthelme osservando il cielo scorse un nuovo astro, estremamente brillante, di colore rosso situato sotto la testa della grande costellazione del Cigno, più precisamente nella costellazione chiamata Vulpecula. Per questo motivo la chiamò Nova Vulpeculae 1670. Questa straordinaria notizia valicò le mura della certosa e si diffuse tra gli astronomi di quel tempo. Trascorso un mese, da quella sorprendente scoperta sarà l’astronomo polacco Johannes Hevelius che osserverà nuovamente nei cieli di Danzica il nuovo astro scoperto dal certosino, e lo introdurrà nelle sue mappe celesti. Lo stupore rispetto a questa scoperta crebbe nel tempo, poiché Dom Anthelme, assistette incredulo allo scemare crescente della brillantezza di Nova Valpeculae, la quale si spense scomparendo non solo alla vista ad occhio nudo, ma anche ad una attenta analisi condotta con i rudimentali telescopi dell’epoca. Ma le sorprese non finirono qui, infatti il certosino nello scrutare meticolosamente il cielo, rimase basito quando la notte del 16 marzo del 1671 notò il riapparire di quell’astro scoperto mesi prima ma misteriosamente scomparso. Dom Anthelme registro una ripresa inconsueta della sua luminosità, che portò il nuovo astro a brillare nella notte del 30 aprile quasi il doppio dell’anno precedente. La notizia di questo nuovo avvistamento, si diffuse tra gli astronomi dell’epoca, tra cui vi era anche il celeberrimo Giovanni Cassini, ma ancora una volta dopo qualche mese, in agosto la stella scomparve nuovamente. Vi fu in seguito nel 1672 una terza ed ultima apparizione e relativa successiva scomparsa, che lasciò sempre più esterrefatti gli attenti astronomi, i quali a causa dei ridotti mezzi a disposizione non riuscirono a darsi ed a fornire una spiegazione di quel fenomeno astrale. Trascorrono gli anni, nei quali registriamo la morte dell’astronomo certosino avvenuta a Champmol il 14 dicembre 1683 il quale termina i suoi giorni terreni. Negli ultimi dieci, egli fu assillato dal pensiero dall’enigmatica comparsa e scomparsa nel cielo di una nuova stella, a cui non riuscì a dare una spiegazione Trascorrono anche i secoli e nulla accade, fino al 1980 quando alcuni astronomi dotati di mezzi sofisticati osservarono in quella zona di cielo una nebulosa dalla bizzarra forma di una clessidra ed iniziarono studi approfonditi. Ma ecco che nel 2015, esattamente a maggio, noti studiosi hanno finalmente svelato il fenomeno astrale scoperto da Dom Voituret e registrato dagli astronomi suoi coevi. Quella luce apparsa in cielo 345 anni fa non fu dovuta alla nascita di una nuova stella (nova) come si credette, ma bensì ad un fenomeno ancora più raro e spettacolare ovvero la collisione tra due stelle! E’ stato spiegato che in questo evento due stelle hanno una collisione tra loro ed esplodono, liberando materiali che producono una inusuale e folgorante colorazione rossastra. A seguito di questo scontro tra stelle, la luminosità è solo transitoria e scompare così come accadde per Nova Vulpeculae 1670 Dopo qualche secolo, quindi, ecco risolto il mistero di quella stella luminosa apparsa agli occhi di quel certosino nel cielo estivo del 1670 sopra la certosa di Champmol, proprio sotto la testa del Cigno.
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