“Là dove soffia lo spirito”
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Voglio proporvi oggi un nuovo reportage sulla Grande Chartreuse, con un eccellente contributo video effettuato di recente, domenica 10 gennaio scorso, dalla tv francese France3 intitolato: “La’ dove soffia lo spirito”. Per la precisione il documentario va alla ricerca di quei luoghi montani isolati, siti ideali per la quiete spirituale e la preghiera nel silenzio. Il giornalista protagonista di questo video, visiterà il santuario della Madonna della Salette, la Grande Chartreuse e poi il Karma Ling tempio buddista in Savoia, già certosa di Saint Hugon à Arvillard, Io in questo post mi soffermerò sullo spazio dedicato alla certosa, fornendovi il testo tradotto dell’intervista. Potrete vedere il filmato completo, davvero interessante, che dal minuto 11′ al minuto 19′ riguarderà la casa madre dei certosini. Circa otto minuti, nei quali il giornalista Laurent Guillaume ci porta in una passeggiata intima ascoltando il silenzio, per riuscire a capire coloro che dedicano le loro vite alla meditazione, contemplazione e preghiera.
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In questo percorso viene accompagnato da Nicolas Diederichs direttore del museo della Grande Chartreuse ed intercessore con la comunità monastica. Mentre i due passeggiano, nello splendido paesaggio innevato, si svolge l’intervista, ed in contemporanea scorrono immagini dei certosini all’interno della clausura tra il lavoro in cella, l’andare in chiesa, la preghiera, il pranzo in cella, la lettura e lo spaziamento. Immagini inedite e suggestive, come l’ascolto del silenzio assoluto dei due protagonisti del filmato fuori la Chappelle di San Bruno, veramente emozionante.
Vi allego la traduzione del testo dal francese all’italiano.
Buona visione!
Qui dove soffia lo Spirito – La Grande Chartreuse
Laurent Guillaume, narra: È stata anche la contemplazione che ha portato i monaci a vivere reclusi sulle mura della Grande Chartreuse in Isère. Ed i monaci certosini sono presenti qui da quasi 1.000 anni. È stato il maestro Bruno, guidato dal vescovo di Grenoble, che per primo si è stato installato nel 1084, con una comunità di sei monaci. Il luogo è stato scelto per la sua posizione in fondo a una breve valle, bloccato al nord da una montagna ed al sud da una valle. A quel tempo, questo luogo era totalmente disabitato. È stato colonizzato da questi uomini che hanno fatto un voto di silenzio, al fine di consacrare il loro tempo alla preghiera.
Laurent Guillaume: “C’è qualche cosa sorprendente che emerge da questo luogo, sono le montagne, naturalmente, è la dimensione delle costruzioni.” Nicolas Diederichs: “Ed anche, credo che sia veramente questo silenzio”.
Laurent Guillaume, narra: Vicino al monastero incontro Nicolas, che conosce bene la Grande Chartreuse e suoi residenti.
[Loro parlano della costruzione, puntano verso all’alto dove si trova il culmine della Chartreuse. E d’altra parte, sotto, la porta a 1100 m di altitudine. Nicolas commenta come il paesaggio è magnifico, una tela.]
[Poi tornano a parlare del silenzio, che è descritto come commovente e magico. Nicolas usa il termine “il silenzio che si sente.” Dice che il silenzio, soprattutto in questa stagione invernale, è sentito quando si arriva a questo luogo. Secondo lui, il silenzio non è fatto per questa terra, è come uno strumento che permette la concentrazione, la meditazione, e consente ai monaci vivere la loro vita di spiritualità.]
Laurent Guillaume: “–Cosa c’è in comune tra tutte le Certose del mondo?”
[Nicolas dice che l’organizzazione, l’aspetto architettonico è il denominatore comune. Il concetto di deserto attorno al monastero, un’area vuota di abitanti, piena di pace, che permette la contemplazione. Commenta che ci sono stati casi nella storia di certose urbane, a Parigi, Marsiglia, Milano, ma non hanno mai durato.]
Laurent Guillaume: “–Tu che hai la possibilità di conoscere bene questi monaci, cosa dicono quando parlano di questa montagna che hanno intorno a loro?”
[Nicolas dice che la montagna è lì davvero come una tela. Ed inoltre è un luogo che usano regolarmente una volta a settimana per una passeggiata (scena di monaci uscendo dal monastero) che chiamano “spaziamento”, che consente alla comunità di avere un tempo comunitario insieme. Ed i monaci camminano sempre in coppia, e ogni 15 o 20 minuti loro cambiano di coppia, che permette a tutti parlare con tutti.]
Laurent Guillaume, narra: La vita all’interno del monastero della Grande Chartreuse è immutevole fin dal Medioevo. Tutto è dedicato allo spirituale e all’esistenza fortemente ritualizzata intorno a due tipi di “posizioni” monastici, uno dei sacerdoti che si dedicano esclusivamente alla preghiera e alla contemplazione, e uno dei fratelli che condividono le faccende quotidiane della vita comunitaria. All’interno del monastero la circolazione è rara e avviene attraverso solo il chiostro centrale.
Nicolas: – Il chiostro è la collona vertebrale del monastero. È ciò che permette servire luoghi diversi, le diverse piccole case del monastero e permette ai monaci che vi abitano di andare a tutte le altre parti del monastero, al riparo dalla neve, pioggia, ecc. Quando i monaci escono dal loro eremi ed entrano nel chiostro, hanno l’abitudine di mettere sulla testa lo scapolare e muoversi lungo la parete più discretamente possibile. Rimangono penetrati per la preghiera, per la contemplazione, loro non sono distratti da ciò che succede a destra o a sinistra.
Nicolas: – Allora, qui ci siamo in un eremo, ricostituzione simile a quello che possiamo trovare all’interno del monastero. Questo ‘cubiculum’, come lo chiamiamo noi, è costituito da un letto per dormire, un oratorio per pregare, un ufficio per lo studio e, infine, un piccolo tavolo per prendere la prima colazione sempre di fronte alla finestra.
Laurent Guillaume, narra: – Una vita semplice, consacrata a Dio, diverso per i comuni mortali, ma che sembra condurre il sacerdote certosino ad una forma di pienezza e di intensa felicità spirituale, permettendo anche di preservare qualche momenti di relax dedicati al lavoro.
Laurent Guillaume, narra: – Prima della mia partenza dalla Grande Chartreuse, Nicolas mi chiede di accompagnarlo in un posto strano e meno conosciuto del monastero. Un posto ancora più isolato.
Nicolas: – Una piccola sorpresa qui. Torniamo a questo luogo primitivo della Grande Chartreuse. È stato qui che Bruno è venuto nel 1084 a costruire nel mezzo di questa foresta la sua prima piccola capanna di legno.
Laurent Guillaume, narra: La prima capanna è stata distrutta da una terribile valanga. Il monaco è stato salvato nella cappella dove celebrava.
[Infine parlano se l’espressione di ciò che vogliono i Certosini è più presente nella foresta e nella piccola capanna o nella immensa costruzione del monastero. Nicolas dice che se vogliamo capire davvero la spiritualità certosina, non si deve essere preso il monastero come esempio, perché è la casa-madre, ha un ruolo di “un’ambasciata”. Un monastero certosino è un posto piccolo, ‘cuore a cuore con Dio’. Comincia a nevicare e loro commentano come è magico il momento, il suono cambia.]
Laurent Guillaume, narra: – Questo mondo di quiete riserva a volte preziose sorprese, incontri rari. Grazie a Dom Benoit sono consapevole dell’interesse a camminare, solo per essere insieme, condividendo il silenzio.
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