LA VITA INTERIORE
semplificata e ricondotta al suo fondamento
Dom François Pollien
CAPITOLO VIII
L’ORDINE DELLE MIE RELAZIONI COL CREATO
L’ordine del piacere. – 65. L’utilità umana. – 66. Fisica. – 67. Intellettuale e morale. – 68. Divina. – 69. L’ordine completo degli strumenti.
- L’ordine del piacere. – Vi sono, dunque, per la mia vita, due interessi nelle creature: la loro utilità e il loro piacere. La loro utilità, come mezzo del suo progresso; il loro piacere, in quanto facilita tale progresso. Bisogna dunque vedere l’ordine del loro piacere e quello della loro utilità.
Anzitutto, è abbastanza evidente che il piacere, dovendo facilitare il compito dello strumento, debba essere subordinato a questo compito. Non si mette l’olio nella macchina se non secondo la natura del congegno e la necessità del lavoro. Un orologio non esige la stessa quantità né la stessa qualità d’olio di una macchina a vapore. Ad ogni strumento e ad ogni lavoro la propria misura.
E’ dall’utilità e dalla necessità che si regola la distribuzione e l’economia del lubrificante. Orbene, in modo analogo si deve regolare l’uso del piacere nella vita umana. Esso deve subordinarsi non soltanto al fine ma anche allo strumento e al lavoro di questo. Il piacere del cibo e della bevanda, ad esempio, dev’essere subordinato ai bisogni dell’alimentazione; il piacere del sonno alle necessità del riposo; i piaceri ricreativi alle necessità del rinnovamento delle forze. Ed è così su tutta la scala dei piaceri, dagli infimi ai più elevati, dai più materiali ai più spirituali. La regola assoluta è: prendere le soddisfazioni create nella misura e nelle condizioni necessarie al buon andamento del dovere. Esse devono facilitare, ma non ingombrare; soprattutto non arrestare.
- L’utilità umana. – Ecco dunque una prima subordinazione: quella del piacere all’utilità. Quest’ultima come dev’essere regolata? Nelle creature vi è una duplice utilità: quella che coopera al mio sviluppo umano naturale ed è l’utilità umana; e quella che contribuisce al mio progresso soprannaturale ed è l’utilità divina. Qual è l’ordine di relazione di queste due utilità? Esse debbono, senza dubbio, coordinarsi ed unirsi per non ostacolarsi. Come si stabilisce questa coordinazione e questa unione?
L’utilità umana è quella consacrata allo sviluppo del mio essere naturale: sviluppo materiale della mia vita fisica, sviluppo virtuoso della mia vita morale, sviluppo razionale della mia vita intellettuale. Quanti esseri ed influssi destinati dall’onnipotente sapienza dell’amore a concorrere a questo triplice accrescimento della mia vita di uomo!
Questi esseri e questi influssi conservano l’ordine della loro utilità se concorrono al mio accrescimento vitale secondo la regola della loro subordinazione. Perché, anche nell’utilità umana, vi è una subordinazione necessaria dell’interesse materiale all’interesse intellettuale e di entrambi all’interesse morale. La mia salute è importante, meno però delle mie cognizioni, le quali sono necessarie, ma non come le virtù.
- Fisica. – Le questioni relative alla protezione, al mantenimento ed allo sviluppo della vita materiale hanno la loro importanza e impongono dei doveri. Le molteplici preoccupazioni economiche del lavoro, del commercio, dell’industria, dell’igiene, ecc. sono in sé lodevoli perché concorrono ad uno scopo necessario. Tuttavia, l’interesse materiale, se è il primo nell’ordine delle necessità vitali, non è che l’ultimo nell’ordine di importanza e di dignità e, per conseguenza, dev’essere subordinato e riferito agli interessi ad esso superiori. Debbo occuparmi del mio corpo e, secondo le condizioni della mia vocazione, non trascurare le preoccupazioni di ordine materiale che m’incombono. Questo è un dovere, e ancorché sia l’infimo per ordine di dignità, tuttavia racchiude una quantità di obblighi gravi, i quali sono molto più considerevoli ed estesi per coloro che hanno, sotto questo rapporto, responsabilità di educazione, di assistenza e di direzione.
- Intellettuale e morale. – Lo sviluppo della mente è di un ordine molto superiore, poiché si è più uomini per la mente che per il corpo; ma il progresso morale è ancor superiore, perché è la virtù che termina e completa la dignità umana; si è più uomini per il cuore che per la mente.
Dunque, i mezzi che concorrono all’accrescimento fisico devono essere subordinati e coordinati a quelli che concorrono al perfezionamento intellettuale e questi devono concorrere al perfezionamento morale. La salute è per la mente e questa per la virtù: ecco l’ordine naturale. È in tal modo che debbo misurare l’uso dei miei strumenti. La mia forza fisica deve servire al vigore intellettuale; questo all’energia morale; tutt’e tre devono arrivare, concordi, alla pienezza del loro sviluppo. Devono essere uniti e concordi nella gradazione della loro dignità, senza che l’inferiore prenda il sopravvento sul superiore e senza che l’uno escluda l’altro. Non ogni crescita è normale. Un tumore e una gobba sono delle crescenze, ma soprattutto escrescenze; queste debbono essere evitate.
- Divina. – L’utilità divina è quella consacrata allo sviluppo soprannaturale della vita divina in me, allo aumento della gloria di Dio. Negli esseri e nei loro influssi su di me vi è una virtù speciale che serve a condurmi a quest’altezza. La crescita naturale della mia vita non può arrestarsi a me, essendo io fatto per Dio. Per conseguenza, l’efficacia naturale dei mezzi creati dev’essere subordinata alla loro efficacia divina.
Infatti, se le creature hanno la missione di concorrere al mio sviluppo, ciò è in vista di Dio. Se ne uso da egoista, arrestandole a me, tolgo ad esse il loro compito essenziale. Bisogna, per conseguenza, che nell’utilizzarle non lasci da parte o non metta in second’ordine ciò che è il loro primo scopo. Il motivo praticamente dominante ed efficacemente determinante dell’uso che ne faccio, dev’essere, in pratica, quello della gloria suprema. Posso e debbo vedere in esse gli strumenti della mia crescita, ma in vista di Dio. Posso e debbo amarle per il vantaggio che apportano alla mia vita, ma secondo Dio. Posso e debbo ricercarle per il profitto che esse recano alla mia esistenza, ma per Dio. Poco importa che l’intenzione della gloria divina sia attuale o virtuale (n. 177); l’essenziale è che essa sia in qualche modo il termine superiore e finale e che l’ingrandimento umano converga in Dio, poiché l’uomo è fatto per Dio.
- L’ordine completo degli strumenti. – Qual è dunque l’ordine da osservarsi nell’uso delle creature? Questo: il piacere sia sottomesso all’utilità; l’utilità umana sia ordinata secondo la dignità degli interessi e riferita all’utilità divina. Bisogna che io prenda le cose e goda di esse per perfezionare me stesso. Bisogna che le creature e i loro piaceri producano in me un movimento di ascesa fino a Dio, e non un bisogno di riposo in me o in esse. Sant’Agostino osserva che Dio, dopo aver creato, prese il piacere e il riposo non nella creatura, ma in se stesso, poiché egli si riposò non nelle sue opere ma dalle sue opere in se stesso. Così, le creature e le loro gioie non hanno per scopo che di farmi crescere, agire e riposare in Dio come fine. Devo servirmi di esse e riposarmi in Dio; questa è la legge del giusto, questo è il piano divino.
L’ordine della creazione non esiste nella sua pienezza; il piano divino non è attuato nella sua integrità; io non raggiungo il mio fine nella sua totalità se non quando Dio è per me tutto in tutte le cose (cf. 1Cor 15, 28) ed io non cerco niente all’infuori di Dio, ma tutto mi conduce a lui. E la sua gloria, infine, avendo dominato e ridotto a suo servizio ogni soddisfazione, diventa il mio solo fine, la mia gioia ed il mio riposo.
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