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Il Fratello Adrina Lhommel

Il Fratello Adrina Lhommel

Professo di Noyon

2016-08-30

In tema con questo mese di ottobre dedicato alla celebrazione del Santo Rosario, eccovi la vita esemplare di un Fratello converso, particolarmente devoto alla recita di questa potente preghiera.

Fra Adrina Lhommel aveva raggiunto l’età di novanta anni, e aveva sessanta anni di professione, quando si addormentò nel sonno dei giusti. Scopriamone le sue lodevoli doti.

Nacque nel 1563 a Villa, alla periferia di Noyon, i suoi genitori erano poco favoriti dalle ricchezze della terra, ma liberamente avvantaggiati con virtù. Questa buona gente era timorata di Dio, lo amavano con tutto il cuore e lo servivano con tutte le sue forze. C’è qualche tesoro paragonabile a questo?

Egli ha avuto l’educazione di un figlio del popolo. Di estrazione povera, ma ricco nell’animo, poichè ricoperto da tanto amore donatogli dai genitori. Per quanto riguarda l’intelligenza e la pietà, non era secondo a nessuno.

Fu ammesso, compiuti circa trent’anni, alla Certosa di Noyon, lasciava intravedere, fin dal primo giorno, cosa si poteva aspettare da lui. Di carattere semplice come un bambino, con un candore angelico, una regolarità esemplare, con una rettitudine senza deviazioni, un temperamento solido, anche se un po’ rude, camminava sulla via del bene con passi attenti, guidato affatto da un senso del dovere, ma da una propulsione celestiale.

Da un altro punto di vista, il buon fratello possedeva qualità estremamente preziose. Consapevole della scienza dell’economia domestica infusa dentro di sé, aveva una notevole memoria, ricordava tutti i dettagli, riscuotendo l’ammirazione di tutti. Quello che entrava nel suo spirito, non usciva più da esso. Aveva nello stesso grado la memoria degli uomini e delle cose. Le economie di una casa, i redditi della proprietà, la questione del bestiame, il pagamento dei servi, lo stipendio dei lavoratori, gli acquisti e le vendite, tutto era matematicamente classificato nella sua memoria. Lui affrontava questi soggetti così difficili, con la precisione e la sicurezza come se avesse una sola un’obbedienza da gestire. Lo chiamavano, per scherzo, la memoria storica, l’archivio, del monastero. Egli, infatti, era sempre pronto a rispondere, in qualsiasi momento, ai dubbi e alle domande che gli facevano. Ma Fratel Adhinna, era preso spesso in contropiede. Non che lui fosse vanitoso. Anzi era sorpreso di vedersi avvicinato da dieci incombenze allo stesso tempo, ma le difficoltà gli sembravano poco gravi.

In effetti, quello che sottolineava le sue qualità naturali e raddoppiava il loro valore, era la sua grande semplicità, la sua bontà sorridente, la sua uguaglianza di umorismo, l’unzione comunicativa che la sua pietà respirava. Trasmetteva beatitudine.

In lui, una devozione prevaleva su tutto il resto: il santo Rosario. Fatta eccezione per le ore della giornata in cui lavorava con uno strumento in mano, lo trovavano invariabilmente armato del Rosario. L’Ave Maria era, per così dire, la sua unica preghiera. Quando lui non parlava agli uomini, parlava con la Vergine, martoriando la sua coronncina. E questo, senza riserve, agli occhi e con la conoscenza della comunità, lavoratori e servi. Tanto è vero che la maggior parte non osava tirarlo fuori da questi colloqui. Lui, però, li sospendeva senza sforzo, dal momento che il dovere lo chiamava ad una obbedienza o ad un lavoro.

Di solito i buoni religiosi non temono i Padri visitatori. Al momento del loro passaggio, ciascuno può chiedere cosa li riserva l’indagine e deve essere pronto a ricevere i rimproveri e le correzioni che vengono inflitte dai delegati del Capitolo Generale. Anche se il suo comportamento fosse irreprensibile in tutto, il povero Fratello Lhommel tremava in tutte le sue membra e piangeva grosse lacrime, quando rispondeva alle domande dei venerabili Padri. Gli uomini più ricchi di doni spirituali sono anche i più consapevoli della loro povertà. Hanno i meriti senza saperlo.

Il santo anziano sopportò orribili sofferenze alla fine della sua carriera; le sopportò con una calma inalterabile, che fu una delle caratteristiche salienti di questa figura simpatica. Sentendo l’avvicinarsi della crisi suprema, ricevé i sacramenti e si dispose alle ultime preghiere. Presto cominciò l’agonia; lunga durata dodici ore. Stringendo il crocifisso in una mano e nell’altra l’immagine della Regina del Cielo, il morente entrò in un delizioso incanto, il preludio dell’estasi eterno il 24 marzo 1653.

 

 

Una Risposta

  1. Lindo, obrigado!

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