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La vita interiore di F. Pollien cap.I

LA VITA INTERIORE

semplificata e ricondotta al suo fondamento

Dom François Pollien

copertina libro

CAPITOLO I

L’AZIONE DIVINA

286. Nelle braccia di Dio. I miei piccoli passi. – 287. Le premure di Dio. – 288. L’affresco. – 289. Tutto concorre al bene degli eletti. – 290. Meravigliosa opportunità.

286. Nelle braccia di Dio. I miei piccoli passi. – « Noi, o Teotimo, come figliolini del Padre celeste, possiamo seguire il Signore in due modi. Anzitutto colla nostra volontà, che conformiamo alla sua, tenendo sempre con la mano della nostra obbedienza quella della sua intenzione divina e seguendola ovunque ci conduca: questo è ciò che Dio richiede da noi con la sua volontà significata… Ma possiamo anche seguire Nostro Signore lasciandoci semplicemente portare dal suo divino beneplacito, come un bambino fra le braccia di sua madre ».

« Nostro Signore, nel corso di questa misera vita, ci conduce in questi due modi: o prendendoci per mano e facendoci camminare con lui, o portandoci fra le braccia della sua Provvidenza. Egli ci prende per mano quando ci fa camminare nell’esercizio delle virtù. La sua divina bontà vuole certamente condurci e tenerci per mano nella nostra via, ma vuole che anche noi facciamo i nostri piccoli passi, ossia poniamo il nostro contributo coll’aiuto della sua grazia. Tuttavia, dopo averci condotti per mano… ci porta poi fra le sue braccia, compiendo in noi opere alle quali non ci sembra di aver cooperato ».

Così san Francesco di Sales. Studiando la volontà di Dio significata, ho considerato il modo con cui Dio « vuole che io faccia i miei piccoli passi ». Adesso, nello studio della sua volontà di beneplacito, vedrò come « egli mi porta fra le sue braccia ».

287. Le premure di Dio. – Dio mi porta fra le sue braccia; queste parole le troviamo nella Sacra Scrittura: Sarete portati in braccio e accarezzati sulle ginocchia. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò (cf. Is 66, 12). « Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai » (Is 49, 15). Mi poteva presentare, con un’immagine più espressiva, l’amorosa tenerezza della sua volontà interamente dedicata alla mia santificazione? E quante altre immagini egli presenta nei libri sacri, per farmi sentire le sollecitudini che ha per me! Quella di piccoli passeri, cinque dei quali non valgono più di due soldi, e tuttavia neppure uno di essi è dimenticato da lui. Che deve allora temere un’anima che vale più di molti passeri? (cf. Lc 12, 6-7). Quella della chioccia che raduna sotto le sue ali i suoi pulcini (cf. Mt 23, 37). Quella del pastore che prodiga le sue attenzioni e dà la sua vita per le sue pecore (cf. Gv 10, 11). Inoltre, i rimproveri, i pianti e le minacce contro le prevaricazioni del peccato, anch’essi manifestazione della sollecitudine di Dio, sono ripetute nella S. Scrittura poco più delle attestazioni di paterna bontà verso i suoi figli. E, nonostante tutto, le infedeltà e le resistenze alla sua azione sono ben più numerose che non la sottomissione e la fedeltà, anche tra i privilegiati delle sue tenerezze.

288. L’affresco. – Queste premure di Dio a mio riguardo non sono un semplice fatto di volontà e di benevolenza, bensì di azione incessante. Egli non s’accontenta di volere la mia santificazione ma la compie. La mia anima è affidata solo a Dio. E, come per la creazione, egli stesso mi ha fatto uomo, così, per la sua operazione, mi rende giusto.

Un affresco, opera di un grande pittore, era stato ricoperto con calce da persone ignare. Un giorno, per la caduta fortuita dei calcinacci, riapparve nella bellezza delle sue grandi linee. Ma quante macchie e deterioramenti! Chi ridarà al capolavoro l’integrità delle sue linee e dei suoi colori? Solo una mano abile quanto quella del­l’autore.

Creata in origine ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gn 1, 26), quadro incomparabile in cui egli aveva dipinto i suoi tratti e infuso la sua vita, l’anima umana, macchiata dal peccato originale prima, e dai peccati personali dopo, perdette i tratti della somiglianza divina. Chi glieli ridarà? – Lo stesso che glieli aveva dati; lui solo sa e può ridarle la vita, perché è lui la sua vita.

Così Dio lavora l’anima con un’assiduità costante. « Non si addormenta, non prende sonno il custode d’Israele » (Sal 120, 4). Ha tracciato il piano della mia vita e ne persegue l’esecuzione; attua il suo progetto senza interruzione, cercando di rinnovare, liberare, purificare e dilatare, senza che nulla lo arresti, eccetto la mia incorrispondenza. Egli vuole che con lui faccia i miei piccoli passi nella pietà attiva. Piccoli davvero, e che servono piuttosto a rendermi atto e ad unirmi a lui, anziché a progredire. Il fattore che trionfa dei progressi eterni è l’azione divina. Qui Dio fa i suoi grandi passi in me e mi porta molto più di quanto io cammini.

289. Tutto concorre al bene degli eletti. – Quale profusione di strumenti posti in azione dalla sua mano! « Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo beneplacito » (Rm 8, 28). Tutto! Vi concorre l’intera Chiesa celeste e terrestre, di cui egli mi fa membro e dalla quale ricevo incalcolabili tesori di grazie, di lumi, di forze e di soccorsi d’ogni genere. La sua provvidenza, che governa il mondo, pone in rapporto con la mia vita moltitudini di esseri, di movimenti e di influssi di cui io suppongo appena l’ordinamento; in tutto egli è presente, ovunque mette in atto la sua opera per me. Angeli buoni o cattivi, uomini amici o nemici, qualsiasi cosa grande o piccola, fatti di qualsiasi ordine fisico, morale, intellettuale o spirituale non agiranno sul mio corpo o sulla mia anima, senza il suo volere o il suo permesso. Sulla mia vita non vi può essere che la sua volontà e la mia; tutte le altre volontà dipendono dalla sua. Fin dove si estendono queste disposizioni della Provvidenza? Il Salvatore stesso me lo dice: Non cadrà neppure un capello della vostra testa (cf. Lc 21, 18), perché anche i capelli della vostra testa sono contati (cf. Mt 10, 30). I capelli: la cosa più accéssoria tra gli elementi del corpo; il loro numero: ciò che vi è di più insignificante come costitutivo; la caduta di uno solo: ciò che vi è di più inosservato come avvenimento! Ecco fino a qual punto arriva la cura del mio Padre celeste. V’è dunque qualche oggetto, disposizione o avvenimento che sfugga alla sua attenzione?

290. Meravigliosa opportunità. – E, meraviglia più sorprendente ancora, con quale arte infinita la sapienza divina unisce il soprannaturale al naturale, incorpora la sua grazia persino negli avvenimenti di ordine temporale, prende le vie, sceglie i mezzi, coglie i momenti! Con quale delicatezza sa conformarsi ai vari stati dell’anima, moderare e misurare la sua azione, giungere al punto e all’istante adatto, affrettare e moltiplicare i suoi stimoli allorché sono accettati, variarli, pazientare, ritirarsi se sono rifiutati, cambiare modo di procedere, usare dolcezza o rigore ecc.!… Quali meraviglie avrò da contemplare quando lassù egli mi svelerà i segreti accorgimenti della sua azione! … Sarà questo una delle estasi del cielo, uno dei soggetti della lode eterna.

Quaggiù Dio manifesta pochissimo il suo modo di agire. Il disegno di cui egli persegue l’esecuzione, la mano nascosta che muove e che dirige, l’operazione che di­spone e conduce tutto al bene degli eletti, i risultati di santificazione, queste profondità misteriose in cui egli vela agli occhi nostri il cammino della sua sapienza, le conosciamo noi? Io non riesco che a penetrare le apparenze esterne che m’ingannano, che mi sembrano incoerenti perché non ne conosco la sorgente, né l’ordine, né lo scopo. Quale estasi, allorché mi saranno rivelati, nel meriggio eterno, i particolari, la verità, lo splendore, di queste parole: tutto, tutto concorre al bene di coloro che la volontà di Dio chiama secondo il suo beneplacito!

Se la pienezza della luce è riservata al giorno delle grandi manifestazioni, è altrettanto vero che Dio si compiace di svelare, fin dal presente, secondo le esigenze del mio progresso, qualcuno dei misteri della sua azione. Vuole ch’io li veda, affinché vi corrisponda. Ed io posso vederli, e devo rendermi attento a riconoscerli, nella misura in cui a lui piace svelarmeli e con l’intenzione di conformare la mia opera alla sua.

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