Un nuovo paragrafo del libro del Cardinale Sarah, nel quale Dom Dysmas de Lassus si esprime su cosa bisogna cercare per trovare Dio. Fra varie citazioni, egli ci spiega l’essenza di tale ricerca.
Se, non ascoltiamo Dio con le nostre orecchie è perchè Egli parla in un altra maniera. Nel suo libro “Chemins de la contemplation” dice il gesuita Yves Raguin. ” Ciò che viene da Dio può sembrare giungere dal più profondo della nostra psiche; ma sotto una luce che viene da più lontano, sappiamo che viene da Dio”. E’ inutile voler separare la parte umana dalla parte de divino, è una dentro l’altra. Coloro che si ritirano nella Grande Chartreuse ed aspirano ad entrarci sono soliti domandarmi come possono essere certi che Dio li chiami al deserto, Io gli rispondo sempre che non lo so…, Dio si palesa in tanti modi ed io non posso indovinare, ma nemmeno loro, e quale sceglierà in ogni caso. Ma il Cielo finisce sempre con il manifestarsi.
Con il tempo finiamo con il conoscere il linguaggio di Dio, un linguaggio diverso per ogni singola persona. Io conosco molto bene il linguaggio che Egli impiega con me, questa maniera molto speciale di mescolare l’umano con il divino, e posso affermare che è meravigliosamente adeguato. Più che di parole, si tratta di un amore che si sveglia e che so che viene da fuori, perchè la sua origine non è in me.
L’intimità divina…non sempre ci viene data, ed il deserto può sembrarci arido. Quando si manifesta, la sua melodia risuona con molta più intensità di quel benessere del semplice silenzio insieme a Dio.
In un passaggio delle Confessioni, sant’Agostino impiega il linguaggio dei sensi interiori per spiegare fino a che punto questa intimità con Dio alle volte ci è familiare,vicina, concreta, ed, allo stesso tempo incomprensibile per i nostri sensi abituali: ” Non debbo cercare nè la bellezza fisica, il passeggero attraente. Nè il bagliore, nè il colore nè le dolci melodie dei cantici e dei suoni armoniosi, nè i profumi dei fiori, degli unguenti e degli aromi, nè la dolcezza del miele, nè la manna più squisita al palato, nè ogni altra cosa morbida al tatto, ed amorevole nell’abbraccio; niente di tutto ciò devo cercare, quando cerco il mio Dio. Lontano dalla mia convinzione che mio Dio sia tutte queste cose che sono percepita anche dagli animali selvaggi. E senza dubbio, quando cerco il mio Dio, cerco una luce superiore ad ogni altra luce, che l’occhio non può percepire, una tale armonia spora ogni armonia, che l’orecchio non può sentire, un tale odore superiore ad ogni altro, che le narici non riescono a percepire. Certa dolcezza sopra ogni qualsiasi dolcezza, che il gusto non riesce a percepire, certi abbracci sopra ogni abbraccio incapaci di toccare il mio uomo interiore. E’ una luce che brilla dove lo spazionon lo copre. Un suono che suona dove il tempo non si strappa, un odore che esala fino a che l’aria non lo fa svanire, un sapore di cui non ci si stanca, un abbraccio che mai si separa, Questo è quello che cerco quando cerco il mio Dio, questo è ciò che amo quando amo il mio Dio”.
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