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Riflessione sul Venerdi di Passione

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Qui in diebus carnis suae preces supplicationesque ad eum qui possit salvum illum a morte facere cum clamore valido et lacrimis offerens et exauditus pro sua reverentia (Eb 5, 7)

In questa giornata, di Venerdi di Passione, nella quale si commemorano la passione e la crocifissione di Gesù Cristo, voglio offrirvi una struggente riflessione di una monaca certosina.

” Santissima Vergine, Santa Maria Maddalena, San Giovanni, mettetemi presso di voi ai piedi della croce del vostro beneamato, affinché prostrata assieme a voi, io partecipi nella vostra adorazione e dolore nel vostro riconoscimento e svenimento. Fa ‘che, in vostra compagnia, io agonizzi ai piedi del beneamato agonizzante, ricevendo il suo ultimo sguardo, ascoltando il suo ultimo respiro ; fa’ che io svenga, di amore, di dolore, di confusione, di penitenza… Portami a svenire ed a perdermi in un amore e una dolore immenso come l’oceano, annegando, invadimi e sommergimi, non desidero altro che morire ai piedi del mio Gesù che muore! Oh Gesù, che ci amasti “fino alla fine”.
“La più grande prova d’amore è quello di dare la vita per un fratello”, hai detto ieri sera, oh amato!… ed ecco che, qualche ora dopo che l’hai detto, hai dato la vita per noi, oh mio sposo! Concedimi la grazia poter dare anche io la mia vita per Te, vi prego con tutte le mie forze; so che sono troppo codarda per farlo, e indegna di tale onore, ma “tutto posso in colui che mi fortifica”, e Voi avete detto “chiedete e riceverete”. a nome vostro o amati, io vi chiedo la grazia di dare il mio sangue per voi, il mio sposo: con amore e coraggio, e in modo da potervi glorificare il più possibile!…
Tuttavia, come in tutto, che si compia la tua volontà e non la mia! Fa di me quello che più contribuire alla vostra gloria! Che ho consegnato a voi senza riserve, per essere, fare, subire tutto ciò che vi aggrada, non avendo più che un solo desiderio e una sola domanda: glorificarvi il più possibile, mio amato e sposo: che sei Li ‘, morto per me su quella croce presso cui mi prostro e presso cui voglio morire “.

(riflessioni di una monaca certosina 1964)

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