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  • Memini, volat irreparabile tempus

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“Meditationes”

copertina

156. Tu vuoi essere in questo mondo come un figlio dissoluto e depravato nella casa del padre buono. Tu vuoi, infatti, che Dio e le sue opere si pieghino davanti alla tua volontà perversa e la servano, ma non vuoi chinarti dinanzi alla volontà di Dio.

157. Non devi assolutamente desiderare alcun altro cambiamento per te, se non quello di te stesso, cioè della tua conoscenza e della tua volontà. Se devi cercare il cambiamento delle altre cose, non può che essere per loro stesse. Possono giovarti anche i mali altrui, se ti comporti con essi come si deve.

158. Come sai valutare le proprietà delle radici e delle altre cose, allo stesso modo esamina la qualità sia dell’opinione e del favore, sia della lode o del biasimo altrui.

159. L’amore di ciascuno appartiene a tutti, poichè ognuno deve amare tutti gli altri. Dunque, chi desidera per se stesso un segno particolare di questo amore è un ladro e si rende colpevole nei riguardi di tutti.

160. Chi viene tagliato o bruciato, grida. Non c’è nulla di cui meravigliarsi: soffre. Lo stesso accade per chi riceve dei rimproveri. E tu che lo hai rimproverato perchè ti commuovi, se non per compassione.

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“Meditationes”

copertina

151. L’amore deve essere bevuto gratuitamente, per la sua dolcezza, come un nettare delizioso. Anche se tutti perdessero il senno, non si deve venderlo a nessun prezzo. Esso, infatti, ci è utile e ci rende felici, qualsiasi cosa facciano gli altri.

152. Chi ama ciò che non deve essere amato è un infelice e uno stolto, anche se lui stesso e l’oggetto del suo amore non dovessero mai perire. L’idolatria è forse un miserabile solo perchè ciò che adora è destinato a perire? Non sarebbe un miserabile, dunque, se l’oggetto della sua adorazione non dovesse scomparire. Certamente, finchè sussiste l’idolo, il suo adoratore è infelice, anche se fosse in buona salute e ricolmo di beni terreni.

153. L’avversità non ti rende infelice, bensì ti mostra e ti insegna che lo sei stato.

154. La prosperità acceca lo spirito. Essa, infatti, nasconde la miseria e l’accresce, non è capace di eliminarla.

155. Si dice a ragion veduta e senza errore: ” La neve è bianca”, e ciò è vero. Non è meno vero che chi dice: ” La neve è nera” è un mentitore. Non è meno sapiente e lontano dall’errore chi afferma:” Se riconosci una cosa come vera, non puoi opporti a cosa alcuna che sia vera”. Infatti, se ti piace un frutto perchè è saporito, perchè non dovrebbero piacerti tutti gli altri frutti che hanno il medesimo sapore?

“Meditationes”

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146. Tu soffri perchè non ti obbediscono. O vergogna, dove sei? Dio ha forse creato l’uomo perchè sia sottomesso e obbedisca a te, o non piuttosto perchè sia sottomesso e obbedisca a lui?

147. Tu sei turbato perchè anche io lo sono. L’uomo furioso rimprovera il furioso. Quale vergogna! Che il sano derida lo storpio, o il bianco il nero! Per quanto mi riguarda, mi correggerò e non commetterò più un tale misfatto. E tu, che farai del tuo vizio? Non puoi guarirmi con esso, e neanche tu riesci a sopportarlo.

148. Tu ami in modo vergognoso la serva, cioè, la creatura; solo da ciò deriva il tuo tormento, poichè il suo Signore, che è poi il tuo Dio, fa di lei come meglio ritiene opportuno.

149. Tu ti attacchi a una sillaba del grande poema. Eccoti dunque nell’angoscia quando il sapientissimo Cantore prosegue la sua melodia, poichè ti è stata sottratta una sillaba, la sola che tu amavi, e le altre si sono succedute nel loro ordine. In effetti, egli non canta solo per te, nè secondo la tua volontà, ma secondo la sua. Le sillabe che seguono ti sono contrarie perchè spingono in avanti quella che tu amavi in modo disordinato.

150. Il tuo posto naturale è essere per gli uomini un compagno utile, un amico, non un maestro orgoglioso. Fa’ dunque tutto con fraterna carità, non con orgogliosa dominazione.

“Meditationes”

copertina

141. Le realtà terrene non siano la sorgente della tua pace; questa, infatti, sarà vile e fragile come lo sono loro. Questa pace è comune a quella delle bestie; la tua invece, sia come quella degli angeli, cioè quella che procede dalla Verità.

142. Non respingere gli uomini, ma allontana da loro ciò che a buon diritto ti offende: il vizio. Fa’ questo per amore nei loro confronti, come vorresti fosse fatto a te. Infatti, non è la natura umana in quanto tale che ti offende, ma i vizi che la deturpano. Perchè tocchi le piaghe sanguinanti dei tuoi simili, se non per guarirle’ Così, infatti, ti comporti con le tue. Non ciò che fanno gli altri deve preoccuparti, ma ciò che fai tu. Poichè utile a tutti è colui che è attento non a come agiscono gli altri, ma a come agisce lui stesso riguardo alle loro azioni buone o cattive. Dalle une o dalle altre puoi trarne un bene; anzi, in modo ancor più meraviglioso e straordinario da quelle malvagie. Se tu, però, intendi rigettare gli uomini cattivi, infatti, sono coloro di cui si serve il giusto per agire bene, rallegrandosi con gli uni e avendo compassione degli altri.

143. Il corpo, sopraffatto da forze più potenti, è respinto o attirato. Similmente accade per la volontà. Per quanto riguarda te, guardati da ciò che ti può turbare e vincere: non il corpo, ma il tuo spirito e la tua volontà.

144. Fa’ tutto per avere la pace, per giungere alla quale non c’è altra via se non la sola verità, e quest’ultima è il tuo avversario in questo cammino. O la sottometti a te, o tu devi assoggettarti a essa. Non c’è altra scelta.

145. Se non vuoi perdere pace e beatitudine, disprezza tutto ciò che avevi trattenuto e amato per possederle.

“Meditationes”

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136. Rifletti: se tutti gli uomini fossero sempre spinti dalla collera e dalla follia, che cosa dovresti fare? Dovresti forse affliggerti per questo? Perchè, dunque, sei turbato quando qualcuno perde la calma? Donagli un rimedio e non l’agitazione, Come potrebbe la follia essere curata con la follia?

137. Altra è la pace di colui che ha totalmente superato l’avversità e altra è quella di chi ha fuggito le contrarietà o crede di averlo fatto. Tu non esulti per aver vinto le difficoltà, ma per essere stato vinto, o quasi, da loro.

138. ” Non sono venuto per giudicare il mondo, ma per salvarlo” (Gv 12, 47). Questo significa: non sono venuto per eseguire sui colpevoli una meritata sentenza di condanna, ma per mostrare loro, con misericordia, come possono evitarla.

139. Perchè ami le sofferenze dei tuoi simili? Forse perchè in questo modo applichi la giustizia? Dunque anche le tue sofferenze sono gradite a Dio, perchè è giusto che sia così. Mediante questa sentenza sei condannato al fuoco eterno (MT 18, 8). Se un uomo che abbia ucciso una gallina è condannato a morte, a quale pena sarà oggetto chi uccide una persona?

140. Se operi solo per amore, se non sei spinto da altro motivo che dall’amore stesso, allora, rimprovera, castiga. Se lo fai per altri motivi, allora condanni te stesso. Agisci in tutto verso gli altri con gli stessi sentimenti con cui vuoi essere trattato da Dio (Mt 7, 12).

“Meditationes”

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131. Togliti tutti gli impiastri, i vestiti e tutto il resto: vedrai,allora, se tu sei veramente sano.

132. La beatitudine deve possedere sentimento e intelligenza. In questo modo colui che è felice potrà rendere grazie. In effetti, chi si impegnerà a piacere o a rendere grazie a un oggetto senza intelligenza?

133. Se siete incerti tra eleggere un padre o un medico, vi do un consiglio: scegliete colui che nè la malattia nè altro sia in grado di distogliere il suo animo da voi.

134. La sola cosa che desideri da Dio per te, cioè la benevolenza, mostrala a tutti gli uomini, sia con il castigo sia con la dolcezza.

135. Perchè insulti i ciechi e i malati, dal momento che sei come loro? O anche se tu sei differente da loro non lo sei nè per te stesso, nè da te stesso.

Buone vacanze estive 2018

certosini di scala Coeli durante uno spaziamento

Certosini di Scala Coeli durante lo spaziamento


Cari amici lettori e care amiche lettrici di Cartusialover, anche quest’anno come di consueto siamo giunti al periodo in cui questo blog si concede un po’ di vacanza, e quindi una breve pausa. Non ci saranno nuovi articoli con l’eccezione di quelli dedicati alle “Meditationes” di Guigo che saranno pubblicati anche il sabato, oltre che come di consueto la domenica. Nel congedarmi da voi vi auguro buone vacanze, che siano all’insegna del riposo e della serenità, e per questo che ho pensato di allegare a questo post una splendida preghiera di Dom Ludolfo di Sassonia, fatta di saggi suggerimenti da meditare e seguire!

A presto!!!

Abbi dunque la memoria della Passione di Gesù sempre nel tuo cuore; riferisci ad essa le tue tribolazioni e avversità e conformati ad essa per quanto puoi. E quando Dio vorrà sottrarti ogni consolazione interna e lasciarti nella desolazione, non devi cercare altro sollievo, ma aspetta con pazienza; rivolgiti al Padre che è nei cieli e metti in lui ogni tuo pensiero e fiducia. Allora, senza dubbio , quanto maggiore sarà la pena interiore o la desolazione, unita con la divina volontà, tanto più sarai simile a Gesù crocifisso e più amato dal Padre celeste; questa infatti è l’ardua prova con cui vengono esaminati i militanti arruolati all’esercito di Cristo. Devi inoltre rimettere alla divina misericordia tutte le tue disgrazia e le avversità , e tenerti libero da ogni eccessiva sollecitudine, come un uomo che è in procinto di lasciare questa terra. Cerca continuamente un asilo e un rifugio nelle piaghe dii Gesù , come la colomba nel foro della pietra, poichè in questo luogo trovi in ogni tempo una remissione copiosa dei tuoi peccati, l’abbondanza della grazia e una sicura difesa contro ogni male. (parte II, c . LVIII, n. 6 pp. 461-462)

AMEN

Una leggenda sulla nascita di Montalegre

 

certosa di Montalegre

Oggi, cari amici, voglio raccontarvi un particolare episodio, ovvero un antefatto che avrebbe preceduto la fondazione della certosa spagnola di Montalegre. Si tratta di un aneddoto singolare e curioso.

Si narra che due giovani studenti ed amici di nome Juan de Nea e Tommaso Parentuccelli durante un viaggio di ritorno dalla loro sede di studio, si fermarono per una sosta in un luogo molto attraente. Nel rallegrarsi di aver trovato un luogo così ameno per quella pausa, ne ammirarono estasiati la natura incontaminata che li circondava. Uno dei due, Tommaso Parentuccelli promise all’amico che se un giorno fosse diventato Papa avrebbe disposto di far costruire in quel sito una certosa, percependo essere in un luogo ideale per la preghiera e la meditazione. A questa promessa l’amico, stando al gioco controbbattè dicendo che lui sarebbe invece stato un monaco certosino in quella futura certosa. Risero entrambi fragorosamente per quelle ludiche considerazioni.

Con il passare degli anni questi due giovani amici si separarono e si persero di vista e di contatti. Ma la Provvidenza che in quel patto aveva individuato eccellenti intenzioni, rimediò a quell’ allontanamento.

Nel frattempo, difatti,  Juan de Nea era diventato un monaco certosino nella certosa di Porta Coeli a Valencia, ed un giorno ricevette una urgente comunicazione dal Papa che gli ordinava di recarsi immediatamente sul soglio pontificio. Il giovane certosino perplesso e spaventato, fece i preparativi e dopo pochi giorni partì per recarsi a Roma. Giunto nella Città Santa, l’umile monaco fu ricevuto dal Pontefice Niccolò V, e quando lo vide egli si rese conto tra lo stupore e l’incredulità che il pontefice altri non era che il veccho amico Tommaso Parentuccelli che nel periodo in cui si erano persi di vista era stato eletto Papa. Dopo l’iniziale meraviglia i due amici si riabbracciarono ed il Santo Padre spiegò che i motivi per i quali aveva preteso la presenza del certosino a Roma, erano per rispettare la promessa che si erano fatti e che la Provvidenza aveva voluto che si eseguisse. Era dunque giunto il momento di mantenere quella promessa che si erano fatti da giovani. Qualche giorno dopo, Juan de Nea ripartì per la Spagna, nominato Nunzio Apostolico di Sua Santità nel Regno di Aragona, come ambasciatore del Santo Padre e con pieno potere di fondare un monastero certosino a Montalegre, vicino a Barcellona, e con la facoltà di spendere tutto il necessario per reddito apostolico. In quel periodo, a causa dell’assenza di D. Afonso V, il Magnanimo, regnò come reggente la moglie, Donna Maria di Trastámara, la quale facilitò in ogni modo la realizzazione di quella promessa.

Tale parrebbe essere l’origine leggendaria della famosa certosa di Montalegre.

“Meditationes”

copertina

126. Se non ci fossero le malattie, a che cosa servirebbe il medico? Se non ci fossero le avversità, a che gioverebbe essere forti e pazienti? Se no0n ci fossero i peccati, ci sarebbe ancora chi intercede? Se non ci fosse la pazzia, si avrebbe necessità del dottore? Se non ci fossero i poveri, vi sarebbero ancora coloro che li soccorrono? E tu, potresti curare qualcuno, se non ci fossero persone in necessità, cioè i malati? Soffriresti, se non ci fossero dolori? Faresti da intercessore, se non ci fossero persone per le quali farlo, cioè i colpevoli? Faresti l’insegnante, se non ci fossero persone da istruire? Potresti servire, se non ci fossero persone da soccorrere o indigenti? Quanto sei assurdo! E che ancora? Mangeresti, se non avessi fame? Berresti, se non avessi sete? Ti riscalderesti, se non avessi freddo? Andresti alla ricerca dell’Ombra, se non ci fosse la calura? Tutto è un controsenso!

127. Non puoi odiare nessuno, se non a causa della tua iniquità. Poichè desiderare il bene anche per i malvagi è proprio dei santi.

128. Bisogna amare solo la verità e la pace che da essa proviene.

129. E’ proprio delle anime grandi intercedere per coloro che si riconoscono colpevoli, affinchè siano perdonati. E’ proprio delle anime eccelse, invece, supplicare benignamente per quanti non riconoscono ancora la colpa, affinchè la confessino; e intercedere per quanti, per vergogna o perchè amano il loro peccato, non riconoscono la loro colpa, affinchè la riconoscano.

130. Quanto più sei vicino all’amore di questa vita e di tutto ciò che le appartiene, tanto più sei vicino all’iniquità.

Rievocazione storica a Žiče

 

panoramica certosa.jpg

Con l’articolo odierno, voglio proporvi una rivisitazione storica dei tragici fatti che sconvolsero la quiete monastica della certosa di Žiče, sita nell’attuale Slovenia. Žiče, fu un notevole centro spirituale ed all’epoca del Grande Scisma d’Occidente fu anche sede del Capitolo Generale dell’Ordine certosino nel periodo dal 1391 al 1410.

Fu una certosa rinomata per la sua farmacia, famosi furono i suoi unguenti e medicamenti naturali. e la sua ricca biblioteca, addirittura nel 1487 in essa si contavano oltre 2000 tomi e manoscritti!

Ma cosa sconvolse la vita monastica certosina?

Ebbene il 13 marzo del 1531, i Turchi saccheggiarono il monastero, torturarono i monaci e ne massacrarono il priore Andrè. A seguito di questo infame attacco i certosini costruirono delle enormi fortificazioni a difesa della cittadella monastica.

Vi propongo delle immagini di una visita guidata teatralizzata offerta ai visitatori per rievocare quel triste evento del 1531. Dei figuranti, vestiti da monaci certosini e da ottomani, hanno rappresentato e ripercorso quei tragici fatti svoltisi nella certosa, narrando come la quiete certosina fu barbaramente interrotta da quel brutale e selvaggio attacco.

Le immagini che seguono sono molto eloquenti. Una iniziativa lodevole volta a tenere viva la memoria nelle nuove generazioni. L’evento è durato due giorni, nel primo si è rappresentata la vita monastica, e nel secondo l’attacco notturno delle truppe ottomane, ed il massacro del Padre Priore Andre’.