Fratello Cristoforo Varga
Professo di Val de Cristo
Nuovamente un racconto di una vita esemplare di un fratello converso certosino.
Ammesso come postulante nella certosa di Val-de-Cristo, il primo agosto 1649, il fratello Christoforo emise la professione il 15 agosto dell’anno successivo. Nell’intervallo, sono accadute cose che il lettore dedurrà. Adatto a tutti gli uffici, fervido nel lavoro, buono e utile, il giovane postulante dava, da questo punto di vista, piena soddisfazione ai superiori. Ma c’era il rovescio della medaglia. Da una natura calda ed esuberante, viva come la polvere da sparo, Varga avrebbe avuto, in un altro modo, un genio esaltato e in difficoltà. Anche tra i fratelli conversi, la gente pacifica per la maggior parte, venne più di una volta a dimenticare. Fu il primo a lamentarsi per questo, il che non gli impedì di ricadere il giorno dopo, quando non era il giorno stesso. Scoraggiato di fronte alle sue persistenti debolezze, attaccato allo stesso tempo da riluttanti tentazioni, pensò di tornare al mondo, persuaso di non essere fatto per la vita religiosa. Il suo direttore, Francisco Pallas, lo informa formalmente di rimanere, ed insistere. Il buon Varga, per quanto poco socievole, possedeva, una volontà di ferro, ed un cuore d’oro. Non è questa la chiave di una chiamata soprannaturale? Pallas, almeno, era convinto, e poiché aveva a che fare con un uomo sincero,trattenne senza difficoltà il povero novizio. Ben presto capì che stava crescendo. Aveva per istinto il senso religioso. La sua precisione invariabile, la dolcezza della sua obbedienza, l’amore pratico della povertà, la sua devozione alla santa Eucaristia, i fiumi d’acqua che accompagnavano le sue comunioni, la nota dominante della sua pietà, lo collocarono molto presto in primo luogo tra i numerosi conversi di Val-de-Cristo. Nell’aspetto della mortificazione e delle penitenze del corpo, probabilmente sarebbe andato troppo lontano. La prudenza del suo direttore lo mantenne entro i limiti della discrezione. Si impegnò esclusivamente all’opera della sua metamorfosi, così ha amato la preghiera ed i dettagli dell’osservanza. Nel vederlo, d’altra parte, attraverso la casa, docile a tutti gli ordini, felice di rendere servizio, uno avrebbe potuto accusarlo di eccesso di attività. Per non parlare di chi lo ha seguito più da vicino, sarebbe stato difficile bilanciare meglio i ruoli di Marta e Maria. Cos’è questo oltre alla perfezione? Un grave incidente lo ha messo fuori gioco presto. Esaurito in pochi giorni dalle frequenti emorragie e violenti attacchi di febbre, stabilì i suoi conti con Dio e quindi si mise a disposizione della sua santa volontà. C’era intorno al suo povero letto come riflesso di un’eternità beatitudine un odore di santità. Il buon fratello vi entrò il primo marzo dell’anno 1656, raggiungendo serenamente la casa del Padre.
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