Fratello Pedro Noguez
Professo di Val de Cristo
Ancora una vita esemplare di un Fratello converso
Questo buon Fratello era, nel suo cinquantesimo anno, uno di questi servi assolutamente giusti che, alla fine del proprio viaggio, possono essere orgogliosi di avere, con l’aiuto di Dio, reso fecondo il talento del loro Signore. Eppure le occasioni non mancavano di scendere a compromessi con il dovere di commettere tali infrazioni leggere, di cui il Salvatore affermava che conducevano infallibilmente a gravi faglie, se non a clamorose catastrofi. Proprio come l’anima raggiunge le punte della perfezione a passi, quindi non è un salto che si ribella nel peggiore dei disordini. Pedro Noguez, dopo aver fatto le sue prove come factotum e religioso, era responsabile della vigilanza e della direzione dei mulini situati a breve distanza dal monastero. Una missione delicata tra tutti, è necessario dirlo? Per avere un piede nel chiostro e un altro nel mondo, la testa rivolta agli affari e il cuore costantemente unito a Dio dalla fine sottile dell’anima, c’è una posizione che, il comune mortale, non saprebbe corrispondere, e che l’amato Fratello occupato per trent’anni, con uno zelo superiore elogio, con piena soddisfazione dei suoi superiori e plauso del pubblico, molto esigente a questo riguardo, lo sappiamo tutti. Indubbiamente, un converso in queste condizioni non vive totalmente isolato dalla comunità. Fuori di domenica e nei giorni festivi che lo fanno tornare lì per ventiquattro ore, le necessità più frequenti lo riportano indietro ma non più di quel passaggio. Generalmente, è solo, assistito da alcuni servitori le cui idee, lingua e abitudini contrastano singolarmente con la condotta di un uomo, vincolato dai voti religiosi. E poi c’è questo contatto perpetuo con i secolaristi di ogni condizione e di ogni età, che è comunque pericoloso. È così difficile che la persona non vada fuori controllo, quanto sia facile perdere di vista l’unica cosa necessaria. Lo spirito religioso traboccava in questa bella anima. Nel mondo come nella solitudine, nell’azione come nel riposo, nel rumore della città come nella calma dei mulini, ha mantenuto intatto il ricordo di Dio; ma il suo ricordo era intriso di buona grazia. Non potevamo non ammirare la serietà della sua presentazione, la riserva della sua lingua e, allo stesso tempo, la nota di gioia dei suoi rapporti con la sua comunità. Nell’intimità, era la vita di famiglia. A questi uomini assoldati aveva le sue viscere, sorvegliando la sua salute, prendendosi cura delle anime. Che scuola dolce e fortificante quella di Fratello Noguez! Il devoto converso si era sempre distinto per la sua tenera devozione a Maria e per la sua adorazione dalle undicimila vergini: gli ultimi trenta anni della sua vita non passarono un solo giorno senza affidarsi a queste coraggiose mogli di Cristo. Qual è stato l’oggetto di questa preghiera incessante? Saremmo portati a credere che fosse la grazia di una buona morte. Questo glorioso sciame, infatti, venne a frequentare il servo di Dio nei suoi ultimi istanti e lo scortò al trono del sovrano giudice, che immediatamente gli diede la corona di giustizia. (8 settembre 1591).
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