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Un sermone per l’Epifania

L'adorazione dei re magi. Goya. Certosa di Aula Dei

L’adorazione dei re magi. Goya. Certosa di Aula Dei

 

Oggi in occasione della celebrazione della festività dell’Epifania, voglio proporvi cari amici lettori un sermone capitolare concepito da Dom Jean-Baptiste Porion per questa occasione e declamato alla propria comunità. Vi invito a meditare su di esso…

Vorrei discutere con voi oggi un’argomento che interessa tutti i solitari: la lotta contro le ossessioni. Un’ossessione è un’idea o un’immagine che ha un posto considerevole nel nostro pensiero, quando dovrebbe essere di modesta importanza o non svolgere alcun ruolo. Ecco le ossessioni che spesso si incontrano nella coscienza religiosa: credere di essere odiati e perseguitati; essere geloso, ribelle di una superiorità reale o immaginaria in un confratello; nutrire paure schiaccianti per la sua salute o per il bene fisico e morale della sua famiglia; essere turbato, indignato per le imperfezioni altrui; essere logorato dal desiderio di agire su persone che non sono soggette alla nostra giurisdizione o alla nostra autorità … Ecco alcuni esempi, ma la varietà è infinita, tendenze o rappresentazioni che possono ossessionarci. Il mezzo per sopprimere questi disturbi sarebbe quello di ripristinare a giudizio la rettitudine che gli manca. L’ossessione, infatti, è dovuta in gran parte, se non del tutto, al fatto che non vediamo le cose come sono. È una falsa nozione che si impone in questo modo e interrompe il normale corso del pensiero. Riconoscere la falsità dell’idea e quindi raddrizzarla sarebbe il rimedio più efficace. Sfortunatamente, quando la facoltà di giudicare è difettosa in qualcuno, non esiste un modo naturale diretto per migliorarla. Si può, tuttavia, mettersi in pace, dando il tempo necessario per una calma riflessione, e soprattutto ricordando se stessi alla presenza di Dio, per creare condizioni più favorevoli al suo esercizio. Inoltre, c’è una virtù che è nemica della follia: è l’umiltà. In effetti, colui che è umile, è giudizioso sull’essenziale, poiché sa come mettersi al suo posto. E quando restiamo al nostro posto, che è l’ultimo: ricominciamo in novissimo loco (Luca 14, 10) – vediamo le cose nella loro vera luce. Un’anima poco dotata di naturale lucidità, che sarebbe in grado di concordare e sottomettersi al giudizio di un regista (anche se avesse solo un giudizio medio), sarebbe quindi liberata da molti scrupoli, da molti pensieri sciocchi, di cui un altro sarà ossessionato. Cerchiamo di essere modesti, aperti e docili; questi sono grandi rimedi contro le false idee, la cui insistenza rischia allo stesso tempo di rendere infelice la vita del solitario e privarlo della sua nobiltà. Resta che, nella scelta dei candidati alla vita certosina, una mente chiara, un senso solido, dovranno essere considerate qualità essenziali. Alcune persone sono sorprese da questo requisito: non c’è bisogno di così tanto giudizio per lasciare tutto, dicono; ma è un errore. Per liberarsi e staccarsi dalle cose, bisogna vederle nella verità, soppesarle al loro valore, metterle al loro posto: il giudizio è necessario – e ancor più – per la rinuncia ai beni del mondo, che per la conquista e possesso di questi stessi beni. Molte volte, sembra che non sia sufficiente dare un giudizio corretto per sbarazzarsi di un’ossessione. Questo potrebbe avere delle vere basi: potrei essere ossessionato da malattie immaginarie o persecuzioni, ma può anche accadere che io sia effettivamente malato e perseguitato. Quindi non è l’idea tirannica che è propriamente falsa, ma forse l’importanza che assume nella nostra vita interiore. E in molti casi, sappiamo più o meno chiaramente che alla luce di Cristo dovremmo prendere per poco ciò che la nostra immagine o pensiero ci insegue – ma non ci liberiamo di tanto dell’ossessione. Dobbiamo quindi concordare sul fatto che la volontà del cristiano è chiamata a sostenere il suo giudizio e a completarlo in un modo: deve imporre certezza spirituale all’immaginazione e alla sensibilità. Quando conosciamo certe verità, dobbiamo ancora ammetterle nella parte inferiore dell’anima. C’è uno sforzo continuo per ricordare e moderarsi, che è uno degli elementi essenziali di ogni vita cristiana. Non possiamo evitare questa lotta, possiamo solo, grazie all’esperienza di conoscere meglio la strategia. All’inizio ha condizioni fisiche che lo rendono difficile: un modo saggio di trattarsi è un primo passo. Ma vogliamo parlare qui solo di mezzi spirituali. Da questo punto di vista, tutte le ossessioni sono causate da una certa resistenza di autostima: non vogliamo accettare la sua parte di sofferenza e umiliazione. Sarebbe necessario acconsentire una volta per tutte a essere messi da parte, ad abbandonarsi. La nostra sfortuna pende da un filo, e questo filo siamo noi che lo tratteniamo: non vogliamo lasciarlo andare. Dare a Dio ciò che chiede, totalmente, radicalmente, di pronunciare un Amen assoluto, sarebbe liberazione. Un proverbio dice: dove non c’è nulla, il re perde i suoi diritti; allo stesso modo, su colui che accetta di non essere nulla, il principe di questo mondo perde il suo potere: i demoni dell’orgoglio, dell’impazienza, della gelosia non lo perseguitano più, poiché ha abbandonato tutto ciò che questi poteri potrebbero impadronirsi. Spesso, per un momento, pensiamo di aver raggiunto questo stato, ma presto l’idea crudele riprende il suo impero: è perché la nostra volontà è debole e incostante. Solo la grazia può aiutarci a desiderare, solo i doni dello Spirito Santo: doni di intelligenza e saggezza, possono guarire il nostro giudizio, la cui rettitudine soprannaturale rimane qui l’elemento decisivo. Questo dono di saggezza, è necessario chiedere a Dio con una preghiera umile e ostinata; preghiera che sarà ancora più vicina alla risposta che sarà più contemplativa. Perché la correttezza del giudizio dipende soprattutto dall’orientamento dello sguardo interiore: se l’anima è abitualmente rivolta verso Dio, che di solito lo guarda in faccia, impara la beata dimenticanza di tutto ciò che non è il suo amore. Questo è certamente il mezzo sovrano che, prendendo le cose in linea di principio, al vertice, crea la vera armonia ed equilibrio di tutto l’essere umano. Possa Maria, Madre e modello dei contemplativi, ottenere da noi dal suo Divin Figlio, nell’attuale festa della sua manifestazione, questa emancipazione interiore e il suo frutto eterno.

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