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Una lettera di Guigo I

"Dom Guigo riceve la visita di San Bernardo alla Grande Chartreuse"

“Dom Guigo riceve la visita di San Bernardo alla Grande Chartreuse”

In questo articolo, voglio proporvi la lettura di una lettera scritta da Guigo I, che come saprete è stato il quinto priore della Grande Chartreuse. Egli poté dare ai certosini le ”Consuetudines Domus Cartusiae” redatte tra il 1127 ed il 1128, non fu un legislatore, ma semplicemente colui che trascrisse l’esempio e le parole del Maestro Bruno. Sono diverse le missive che egli indirizzò ai suoi amici, tra i quali Pietro il Venerabile e Bernardo da Chiaravalle, i quali espressero parole di lode nei suoi confronti. La lettera che vi propongo oggi, fu indirizzata ad un personaggio non identificato, ma presumibilmente il cardinale Haimeric, cancelliere della Chiesa romana. Guigo si rivolge a costui, per esortarlo ad unirsi a lui nella solitudine della vita certosina, e per farlo descrive le peculiarità di tale scelta. Una vita radicalmente consacrata solo a Dio, volta alla ricerca della solitudine del deserto, che implica un assoluto distacco materiale e spirituale dal mondo. Questa lettera fu scoperta dal benedettino Andrè Wilmart, che la pubblicò nel 1936. Essa rappresenta una importantissima testimonianza, poichè si riferisce agli albori dell’Ordine certosino, ed ai primissimi insegnamenti del Maestro Bruno.

Al Reverendo. . .

Guigo, l’ultimo dei servitori della croce che sono in Certosa; vivere e morire per Cristo. In generale, sono convinto che questo sia particolarmente felice, non chi aspira a distinguersi in un palazzo con alte onorificenze, ma chi sceglie di condurre una vita rustica e povera nel deserto, a cui piace indulgere con l’applicazione alla saggezza nel tempo libero (contemplativa), che desidera rimanere seduto, da solo, in silenzio. Perché brillare di onori, essere alti nella dignità, secondo me, è qualcosa di non molto pacifico, soggetto a pericoli, esposto a problemi, sospetto per molte persone, ma sicuro per nessuno. Gioiosa all’inizio, imbarazzata dall’uso, è triste per finire. Applaude gli indegni, dispiace il buono e, il più delle volte, gioca l’uno con l’altro. Mentre rende molti infelici, non dà a nessuno felicità o appagamento. D’altra parte, la vita povera e solitaria, dolorosa all’inizio, diventa facile man mano che si avanza lì e, alla fine, diventa celeste. Nelle avversità è fermo, nell’incertezza sicura, nel modesto successo. Sobrio nel suo cibo, semplice nel suo ambiente, contenuto nelle sue parole, casto nelle sue maniere, molto degno di ambizione perché sei meno ambizioso. Spesso si sente in colpa per i peccati commessi (in passato), evita i peccati attuali e fa da guardia a quelli che verranno. Si fida della misericordia, non si fida dei suoi meriti; aspira ai beni del cielo e disdegna quelli della terra. Cerca con tutta la sua forza costumi puri, è attaccata a loro con costanza e li mantiene perennemente. Si concede il digiuno a causa dell’usanza della croce, ma accetta di mangiare a causa dei bisogni della carne; ha entrambi con la massima discrezione, perché obbliga la ghiottoneria ogni volta che vuole mangiare e la vanità ogni volta che vuole digiunare. Si applica agli studi, ma soprattutto alle Scritture e alle opere spirituali, dove il midollo del significato lo occupa più della schiuma di parole. E ciò che ti sorprenderà, e ciò che loderai di più, è che in questo modo è continuamente nel tempo libero contemplativo (in ozio) perché non è mai inattiva (oziosa). Infatti, moltiplica le funzioni del suo servizio così tanto che manca spesso il tempo rispetto all’occupazione (negoziazione) delle sue varie attività. E lei è seconda più spesso per mancanza di tempo che disgusto per il lavoro. Ma cos’altro posso dire? È un bel soggetto consigliare il tempo libero contemplativo, ma una tale esortazione richiede uno spirito che appartiene a se stesso e che, consapevole di se stesso, disprezza essere coinvolto negli affari pubblici o in quelli degli altri, che combatte in pace per Cristo, in modo che si preoccupi di non essere sia un soldato di Dio che un difensore del mondo, il quale dà per scontato che non può gioire ora con il mondo e regnare in futuro con Dio. Ma piccole sono queste cose e altre simili, se tu ti ricordi chi ti ha invitato a bere, e colui che ti invita a regnare. Volente o nolente, devi seguire l’esempio di Cristo nella sua povertà se vuoi partecipare a Cristo nella sua ricchezza. “Se soffriamo con lui”, disse l’apostolo, “regneremo anche con lui; se moriamo con lui, vivremo anche con lui. »(II Tim., 2, 11-12, cfr. Rom., 8, 17). Lui stesso, dopo essere intervenuto anche tra i due discepoli che hanno chiesto di sedersi uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra, ha risposto: “Puoi bere il calice che sto per bere?” (Mt., 20, 22). Con ciò intendeva dire che si arriva al banchetto promesso ai patriarchi e al nettare delle ciotole celesti dal calice dell’amarezza terrena. Ma poiché l’amicizia nutre la fiducia e tu, il mio unico amico in Cristo, mi sei sempre stato caro non appena ti ho conosciuto, ti consiglio, ti avverto, ti chiedo, poiché tu sii prudente, saggio, istruito e molto abile, per rimuovere dal mondo questo piccolo della tua età che non è ancora consumato e non tardare a bruciarlo per Dio, come un sacrificio serale, mettendolo sul fuoco di la carità. Quindi sarai te stesso, seguendo l’esempio di Cristo, sacerdote e anche vittima di un odore gradevole per Dio e per gli uomini. Ma affinché tu possa vedere meglio dove sta arrivando tutto lo slancio di questo discorso, indico brevemente alla saggezza del tuo giudizio qual è il desiderio della mia anima contemporaneamente al suo consiglio: quello in un uomo con un’anima generosa e nobile, ti impegni a seguire lo scopo del nostro ordine in vista della tua salvezza eterna e che, essendo diventata una nuova recluta di Cristo, guardi montando una guardia divina, nel campo dell’esercito celeste, dopo aver cinto l’anca la tua spada, a causa delle paure della notte. Poiché ciò di cui si tratta e ciò che ti chiedo è una cosa onesta nella sua impresa, facile nella sua realizzazione, favorevole al suo completamento, ti prego di portare a compimento un tale “affare” legittimo come molti lo zelo che il favore della grazia divina ti concederà. Per quanto riguarda sapere dove e quando dovresti farlo, lascio la scelta alla tua sagacia. Inoltre, non credo affatto che un ritardo o un ritardo sia vantaggioso per te. Ma su questo argomento non mi dilungherò ulteriormente, affinché questo discorso rozzo e non istruito ti offenda nell’uomo di palazzo e nella Curia. Lascia che questa lettera abbia una fine e una misura, ma la mia affettuosa carità per te non avrà mai né misura né fine.

3 Risposte

  1. Grazie per questo lettera di Guigo. Brava parole di sagezza, e prova la nostra conoscienza. Questa communicazione e simile del uno que San Bruno ha scritto a Raoul di Rheims. Grainne

  2. Vuol dire c’e un bel momento storico quando S. Malachi d’Irlanda fa morire nell braccio di S. Bernardo. Quindi, io vedo un fraternita providenziale in questa visita di S. Bernardo alla Grand Chartreuse…la presenza spirituale di S. Malachi.

  3. Je me demande si le bon cardinal a obtempéré à ce conseil de quitter le monde pour entrer en chartreuse?

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