In occasione della Festività dell’Epifania, eccovi una splendida omelia di un priore certosino e rivolto alla sua comunità. Leggiamola e meditiamo su queste sagge parole.
Oggi vorrei approfondire con voi un argomento che interessa tutti coloro che vivono da soli: la lotta alle ossessioni.
Si chiama ossessione un’idea o un’immagine che occupa un posto considerevole nel nostro pensiero, quando, per la sua importanza, dovrebbe limitarsi ad occupare un posto modesto o nemmeno eseguirne alcun ruolo. Queste sono le ossessioni che più spesso si trovano nella coscienza di un religioso: pensarsi detestato e perseguitato, essere geloso, ribellarsi alla superiorità reale o immaginaria di un fratello, avere paure schiaccianti sulla propria salute, ricchezza o vita morale della famiglia, essere agitati o indignati per le imperfezioni degli altri, essere angosciati dalla preoccupazione di agire sulle persone non sono soggetti né alla loro giurisdizione né alla loro autorità. . . Ecco alcuni esempi di tendenze o rappresentazioni che possono ossessionarci, ma la varietà è infinita. Il mezzo per reprimere questi disturbi consisterà nel ripristinare il diritto al pensiero che gli manca. L’ossessione, infatti, è dovuta in gran parte, se non totalmente, al fatto che non vediamo le cose per come sono. È falsa nozione che si impone per caso, e che interrompe il normale corso di pensiero. Riconoscere la falsità dell’idea ed eliminarla proprio per questo sarebbe il rimedio più efficace. Sfortunatamente, quando la facoltà di giudizio è difettosa in qualcuno di noi, non esiste un modo naturale per migliorarla. Tuttavia, ripristinando la calma, prendendosi il tempo necessario per una serena riflessione e, soprattutto, ritirandosi alla presenza di Dio, possiamo creare condizioni più favorevoli per il suo esercizio.
Inoltre, c’è una virtù nemica della stupidità: è l’umiltà. In effetti, chiunque sia umile è ragionevole in sostanza, perché sa mettersi al suo posto. E quando sappiamo come occupare il nostro posto, che è l’ultimo: in novissimo loco (Luc., XIV, 10), vediamo le cose nel loro vero valore.
Un’anima con poca lucidità naturale, che ne fosse consapevole e si arrendesse alla direzione degli altri (anche se il Direttore non superasse la sensibilità media), sarebbe quindi libera da tanti scrupoli, da stupidi pensieri che ne tormentano un altro. Siamo modesti, aperti e docili, che sono questi grandi rimedi contro false idee la cui insistenza rischia di rischiare infelicemente la vita dell’uomo solo e di fargli perdere la sua nobiltà. Inoltre, nella scelta dei candidati alla vita certosina, uno spirito chiaroveggente, un solido buon senso dovrebbero essere considerati qualità indispensabili: alcune persone sono stupite da questa esigenza. Non c’è bisogno di un così grande buon senso per lasciare tutto – dicono – ma è un errore. Per liberarci e disconnetterci dalle cose, dobbiamo vederle nella loro vera natura, soppesarne il valore, inquadrarle al loro posto. La saggezza è così necessaria e ancor più necessaria per la rinuncia ai beni del. mondo che per il loro possesso molte volte, tuttavia, sembra che non sia sufficiente fare un giusto giudizio per sbarazzarsi dell’ossessione. In primo luogo, questo potrebbe avere un fondamento reale: potrei esserlo ostacolato da una malattia o persecuzione immaginaria; ma può succedere che io sia effettivamente malato o essere inseguito. Quindi l’idea tirannica non è esattamente falsa, ma forse è falsa l’importanza che assume nella nostra vita interiore. In tanti casi; sappiamo più o meno chiaramente che, alla luce di Cristo, ciò la cui immagine o pensiero ci insegue ha poco valore, ma non è per questo che siamo liberati dall’ossessione; Dobbiamo quindi convenire che la volontà del cristiano è necessaria per sostenere il suo ragionamento e per completarlo: deve imporre certezze spirituali all’immaginazione e alla sensibilità. Quando conosciamo certe verità, dobbiamo ancora ammetterle fino in fondo all’anima, il che richiede uno sforzo continuo per ritirarci e moderarci, uno degli elementi essenziali di tutta la vita cristiana. ‘Questa lotta non può essere evitata; ciò che si può ottenere attraverso l’esperienza è riconoscere meglio la strategia.
In primo luogo, ci sono condizioni fisiche che lo rendono inefficace.
Per ora, dobbiamo sapere come prenderci. Ma qui vogliamo solo parlare di mezzi spirituali. Ora, da questo punto di vista, tutte le ossessioni sono dovute a una certa resistenza all’amor proprio; non vogliamo accettare la nostra arte nella sofferenza e nell’umiliazione. Bisognerebbe acconsentire all’esclusione: abbandono. La nostra infelicità è appesa solo a un filo, e questo filo è lo stesso che teniamo noi: non vogliamo essere liberi. Cedere a Dio in quello che chiede, totalmente, radicalmente, di pronunciare un Amen senza riserve, sarebbe liberazione. C’è un proverbio che dice: dove non c’è niente, il re perde i suoi diritti. Allo stesso modo, il Principe di questo mondo non ha potere su chi acconsente a essere ridotto a niente; i demoni dell’orgoglio, dell’impazienza, della gelosia non ti circonderanno più, perché hai già abbandonato tutto ciò che questi poteri potevano desiderare. Spesso, per secondi, sembra di aver raggiunto questo stato, ma presto l’idea crudele riacquista il suo potere: la nostra volontà è debole e incostante. Solo la grazia può aiutarci a volere, solo i doni dello Spirito Santo, doni di intelligenza e sapienza, possono sanare il nostro ragionamento, la cui rettitudine soprannaturale è un elemento determinante. Questo dono di saggezza deve essere chiesto a Dio in una preghiera umile e perseverante; preghiera che funzionerà tanto meglio quanto più è contemplativa. Perché la perfezione del ragionamento dipende soprattutto dallo sguardo interiore: se l’anima è abitualmente rivolta a Dio, se è contemplata di fronte, entrerà nel segreto di quella felice dimenticanza di tutto ciò che non è il suo amore. È qui che sta certamente il punto critico; ecco dove le cose si uniscono come all’inizio e alla fine; lì si ristabilisce la vera armonia e l’equilibrio dell’intero essere umano. Maria, madre e modello delle anime contemplative, ottenga da noi il suo divin Figlio, nella presente festa della sua manifestazione, questa liberazione interiore e il suo eterno frutto.
Un certosino
(brano tratto da libro “Silencio com Deus”)
Presepe allestito sull’altare dai monaci certosini di Serra San Bruno
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