Al termine di questo mese di giugno dedicato alla devozione del Sacro Cuore, voglio offrirvi questo testo meraviglioso di un certosino di Erfurt del XIII° secolo, che ci illustra l’importanza ed il senso di tale adorazione.
Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore;
Osea 11:4
“videte manus meas et pedes (Luca 24: 39) et latus (San Giovanni 24: 39)…… –Guardate le mie mani i miei piedi ed il costato”, aggiunge San Giovanni Apostolo.
Ma perché parlare di questa ferita al costato visto che nostro Signore non l’ha ricevuta se non dopo la sua morte e di conseguenza non ha sentito alcun dolore? A questo possiamo rispondere, in primo luogo, che la Beata Vergine e San Giovanni alla vista di questo atto di inutile crudeltà provarono un profondo dolore, il che spiega perché l’Apostolo è l’unico a farci una menzione molto speciale di questa ferita, la solo uno per entrare in questo dettaglio che sangue e acqua scorrevano dal costato di Gesù. In secondo luogo, dirò che questo pregiudizio aveva la sua ragion d’essere; è dal lato di Gesù che i sacramenti ricevono la loro efficacia; È dal costato di Gesù che dorme il sonno della morte sulla Croce, che la Chiesa si è formata come Eva si era formata da una costola di Adamo immersa in un sonno misterioso, farò notare, in terzo luogo, che Gesù sapeva chiaramente prima della sua morte la ferita che avrebbe ricevuto dopo la sua morte; questa consapevolezza gli fece soffrire un dolore atteso altrettanto grande come se, in quel momento, qualcuno gli avesse trafitto il fianco. Il solo pensiero delle sofferenze della sua Passione non gli faceva provare, nel Jardin des Olives, un tale sentimento di amarezza da versare un sudore di sangue? Guarda le mie mani, i miei piedi e il mio fianco, cioè guarda le profonde ferite che ci sono. – Questo invito contiene una grande lezione e questo è ciò che ci insegna. Se amiamo freddamente nostro Signore Gesù Cristo, guardiamo il suo costato trafitto e aperto per noi, e all’improvviso il fuoco della carità riaccenderà le nostre anime, perché necessariamente un Cuore aperto deve accendere in esso il fuoco dell’amore. Anima che lo contempla. Se ci manca il coraggio quando si tratta di mettere mano all’opera, guardiamo le mani trafitte di Gesù; se ci sentiamo deboli quando si tratta di sopportare le avversità, contempliamo i piedi di Gesù, quei piedi trafitti, inondati di sangue; sì, guardiamo questi piedi poiché sono quelli che sostengono tutto il corpo.
Per questo motivo lo Spirito Santo ci dice nel Cantico: “Vieni, o mia colomba, nelle fessure delle rocce” (Cantico dei Cantici 2: 13,14), entrare nelle piaghe di Gesù Cristo. Ci si può riposare senza paura, per nessun nemico oserà portare avanti voi in questo ritiro. Prendiamo rifugio presso lo stesso motivo nelle piaghe di Gesù Cristo nell’ora della nostra morte. Niente potrebbe essere più vantaggioso per noi. Lasciate che le piaghe di Gesù siano la nostra dimora. Segniamo la soglia e gli stipiti della porta con il sangue del vero Agnello pasquale e l’Angelo sterminatore, alla vista di questo sangue divino, non verrà a colpirci.
Un certosino di Erfurt XII° secolo
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