
Cari amici, lo scorso 29 aprile vi ho narrato la triste espulsione subita, nel 1903, dai monaci certosini dalla Grande Chartreuse, con il conseguenziale esilio della comunità monastica in Italia, a Farneta.
La certosa di Farneta diventava così la Casa Generalizia dell’Ordine.
Ebbene, dopo trentasette anni di esilio, nel 1940, i certosini poterono tornare in Francia grazie all’audacia del Padre Generale, Dom Ferdinand Vidal.
Ma chi era costui?
Dom Ferdinand Vidal
Clément Vidal nacque a Saint-Vincent-d´Olargues (Hérault) il 30 gennaio 1883. Dopo gli studi al seminario maggiore di Montpellier, fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1907. Decise di enrare nei certosini nel 1913, ed emise la professione alla certosa spagnola di Montalegre l’8 settembre 1914. Fu dapprima maestro dei novizi e poi Vicario di questa casa, fu poi fu inviato in Francia l’8 ottobre 1928, per presiedere alla riapertura della certosa di Sélignac.
Divenne poi assistente del superiore della certosa di Tarragona il 14 ottobre 1929 e poco dopo svolse il ruolo di procuratore della Grande Chartreuse (in esilio). È stato eletto priore della Grande Chartreuse (a Farneta) il 2 marzo 1938. Il 21 giugno 1940, durante la guerra mondiale, riuscì a venire in Francia ed a reinsediare, come vedremo, la comunità certosina alla Grande Chartreuse.
Il ritorno della comunità della Grande Chartreuse fu opera sua, è stato lui a progettarlo ed a realizzarlo. Ha avuto la grande gioia e la pesante responsabilità di riportare i certosini nella culla del loro Ordine.
Il Capitolo Generale del 1967 gli concesse, come vedremo, la misericordia. Dom Vidal morì alla Grande Chartreuse il 3 febbraio 1976.
Ma come si svolsero i fatti che consentirono il reintegro dei certosini?
Il 2 marzo 1938, la comunità di Chartreuse, con sede a Farneta, elesse come Generale dell’Ordine, il suo Procuratore, Dom Ferdinand Vidal.
Le popolazioni dei paesi de Delfinato non si erano mai rassegnate all’allontanamento coatto dei certosini, anzi al contrario mostrarono una toccante tenacia nel preparare e facilitare il loro ritorno.
Nel 1912, un giornalista di Grenoble, il signor Léon Poncet, attirò l’attenzione di tutta la Francia sulla situazione critica della Grande Chartreuse, i cui edifici abbandonati minacciavano la rovina. Questo appello fu raccolto da letterati, artisti, giornalisti, politici che risposero con eloquenti appelli a favore della conservazione del famoso monastero di Grenoble. Tutto questo clamore fece si che Léon Bérard, allora Sottosegretario di Stato per le Belle Arti, stabilì che la Grande Chartreuse e le sue dipendenze fossero classificate tra i monumenti storici. Anche il vescovo di Grenoble, monsignor Caillot, per evitare rigurgiti antireligiosi, contribuì incoraggiando il ritorno dei certosini nella culla del loro Ordine. Il 29 maggio del 1927, a seguito di una imponente campagna di propaganda che coinvolse l’opinione pubblica, si riunirono a Voiron circa cinquemila persone che chiedevano a gran voce la restituzione della “Chartreuse aux Chartreux!“.
Ma a questo movimento per il reintegro vi era l’opposizione politica dei fautori delle leggi antireligiose, che avevano anche previsto di trasformare il monastero in un “Centro universitario estivo”, ciò suscitò indignazione generale e forti proteste.
La rinascita della Grande Chartreuse come casa madre dei certosini divenne nell’opinione pubblica, un obiettivo da raggiungere a tutti i costi ed al più presto.
Gli eventi che fecero seguito ne accelerarono il ritorno, difatti quando scoppiò la guerra del 1939, ed i monaci erano ancora in esilio a Farneta, il governo italiano fece sapere attraverso il Vaticano che se l’Italia si fosse trovata coinvolta nel conflitto, il clero francese non si sarebbe dovuto preoccupare.
Nel maggio 1940 le cose andarono diversamente, sebbene Benito Mussolini avesse ufficialmente assicurato ai certosini francesi la sua personale protezione, se l’avessero richiesta, il Reverendo Padre Dom Vidal non ritenne opportuno ricorrere ad essa. Decise di lasciare l’Italia senza indugio. La Divina Provvidenza aveva creato l’occasione per far recuperare la propria culla all’Ordine!
Inoltre, anche i diplomatici francesi ne consigliarono la partenza.
Il 23 maggio il Reverendo Padre ha inviato al Sig. Georges Mandel, allora Ministro dell’Interno, un telegramma con questo testo lapidario: “Invitato a lasciare l’Italia, con la comunità francese, chiedo a Vostra Eccellenza di mettere a nostra disposizione il monastero della Grande Chartreuse”. Il 29 maggio, Dom Vidal affrontando i rischi di questo esodo, arrivò a Grenoble con un piccolo gruppo di confratelli francesi, e si stabilì vicino a Voiron, a Orgeoise, nella piccola residenza dei Fratelli conversi responsabili della fabbricazione del famigerato liquore.
La risposta a quel telegramma non arrivò direttamente, ma a seguito di varie intermediazioni, vi fu una intenzione verbale che consentì il rocambolesco ritorno.
Essendo l’esercito tedesco giunto a Bourgoin, l’indomito Dom Vidal essendo intenzionato a tornare al monastero prima del loro arrivo, decise di farlo informando il governo della sua decisione e dei motivi che l’avevano motivata.
La sera del 20 giugno, con Dom Bernard e Dom Michel, il Reverendo Padre Dom Vidal arrivarono in automobile a Saint-Pierre-de-Chartreuse, dopo aver attraversato i posti di blocco preparati per fermare i tedeschi in avvicinamento.
Fu così che venerdì 21 giugno, i tre Padri, dopo aver celebrato la Santa Messa nella chiesa di Saint-Pierre-de-Chartreuse, si sono presentati alla porta principale del monastero, accompagnati dal signor Villard, sindaco di Saint-Pierre e consigliere generale di Isère. Su richiesta del sindaco, le guardie hanno aperto, e finalmente i poveri certosini varcarono la soglia del loro convento. Essi si recarono dapprima al cimitero, dove i Padri e Fratelli defunti, sotto la loro croce, attendevano il ritorno e la preghiera dei vivi.
La pia catena fu ripresa dopo trentasette anni di silenzio ed esilio. I Padri si recarono poi nelle loro celle, più povere di quanto non fossero mai state, per riprendere la preghiera che era stata interrotta per troppo tempo in questi luoghi. Il 22, la Messa è stata celebrata nella chiesa del monastero da un commosso ed emozionato Reverendo Padre Generale. Poco dopo, il 6 agosto, a seguito di un accordo sommario, il gruppetto in attesa a Voiron venne ad occupare le poche celle abitabili. La vita regolare riprese presto nella sua integrità, in particolare l’ufficio divino cantato giorno e notte, prima nella Cappella dei Morti, poi, poco dopo, nella chiesa conventuale. Dopo trentasette anni, il deserto è tornato in vita.
Trentasette anni: una breve pausa nei nove secoli di storia della Grande Chartreuse!
Alla fine dell’ottobre 1940 il ministro dell’Interno, per “regolarizzare una situazione di fatto” che considerava “moralmente lesiva della dignità dello Stato”, insistette affinché i certosini presentassero domanda di autorizzazione. I Padri potevano rispondere solo chiedendo il riconoscimento legale, che era stato loro concesso da una legge speciale (21 febbraio 1941). Un accordo (11 marzo 1941) giunse a precisare i “termini di concessione all’Ordine dei Certosini di edifici dipendenti dal demanio noto come Grande Chartreuse”.
Essendo il monastero e gli annessi classificati come monumenti storici nel 1912, la suddetta convenzione ha determinato in particolare le condizioni in cui si sarebbero svolti i lavori di riabilitazione e manutenzione degli edifici, salvaguardando la solitudine e il silenzio dei monaci.
Padre Dom Ferdinand si occupò attivamente di risollevare la certosa dalle sue rovine, prima nel pieno della guerra mondiale, poi attraverso le molteplici difficoltà del dopoguerra. Fu fatto un lavoro considerevole grazie alla competenza ed alla comprensione dell’amministrazione delle Belle Arti.
Nel 1947 il Reverendo Padre poté finalmente convocare regolarmente il Capitolo Generale presso la Casa Madre, l’ultimo si era tenuto, nella Certosa di Farneta, nel 1938.
Nel 1967, giunto ad una veneranda età a padre Dom Ferdinand, il Capitolo Generale gli concesse la grazia di poter concludere i suoi giorni nel ritiro della cella. Accettando la sua richiesta di dimissioni, di incarico generalizio che si ricorda per essere è stata una dei più lunghi nella storia dell’Ordine, il Capitolo ha voluto esprimergli la sua gratitudine a nome di tutti i certosini: “Vogliamo mostrare la nostra gratitudine al nostro Reverendo Padre Dom Ferdinando, raccomandandolo alle preghiere di tutti e invocando su di lui le benedizioni del Signore. Per ventinove anni rimase a capo dell’Ordine. Per grazia di Dio, ha restaurato l’antica dimora della casa di Chartreuse; e soprattutto ha dato a tutti noi l’esempio di fedeltà, di gentilezza sempre paterna e di ammirevole pazienza ”.
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