
Torno in questo articolo a parlarvi della certosa parigina di Vauvert, dopo avervi raccontato la storia della sua genesi e la cruenta fine del suo ultimo priore, voglio raccontarvi una sua peculiarità, che dà ancora i suoi frutti ai giorni nostri.
Vi ho già detto che all’atto della donazione dell’area per la costruzione della certosa re Lugi IX donò una vastità di terreni, che grazie alla cura meticolosa dei monaci certosini furono resi fertili per varie colture. Inizialmente i monaci si dedicarono alla coltivazione delle erbe utili al proprio fabbisogno alimentare ed alla ricerca di piante medicinali da utilizzare nella propria spezieria. Tutto cambia intorno al 1650, allorquando entra in certosa come converso Fratello Alexis, originario di Vitry, un villaggio dove tradizionalmente si praticava l’arte della riproduzione e della coltivazione di alberi da frutto. Egli, pertanto viene incaricato dal Priore di sviluppare un vivaio di alberi da frutto nella loro tenuta di 40 ettari per il proprio consumo e per la commercializzazione. Grazie al suo talento, la reputazione del vivaio dei certosini crebbe parallelamente alla sua notevole produzione, si narra che nel 1712 erano più di 14.000 gli alberi da frutta prodotti ogni anno nelle tenute monastiche. Successero a Fratello Alexis, i confratelli François Le Gentil e Philippe che degnamente ereditarono le tecniche di coltivazione e contribuirono a far crescere il successo di questo vivaio. Durante il XVIII° secolo i certosini di Vauvert gestivano quello che era senza dubbio il più grande vivaio d’Europa e rifornivano i frutteti di tutto il continente con le migliori varietà di frutta, talvolta esportate anche negli Stati Uniti!

Le Jardinier solitaire
Fratello François Le Gentil, fu colui che diresse i vivai in certosa per 30 anni, fino alla sua morte avvenuta nel 1726, nel 1704 egli pubblicò anche un piccolo trattato sul giardinaggio intitolato “Le Jardinier solitaire“, dialogo tra curiosi e un giardiniere solitario contenente il metodo di fare e coltivare un orto e diverse nuove tecniche. Successivamente, nel 1750, alla morte di Fratello Philippe erede di Fratello Le Gentil, nessun converso fu in grado di assicurare la successione, e quindi i certosini furono costretti a rivolgersi ad un abile e rinomato arboricoltore, Christophe Hervy. Quest’uomo gestirà il vivaio di Vauvert per 46 anni salvaguardandone la reputazione europea. Egli, pubblicherà tra il 1756 ed il 1786, i “Catalogues des Pépinières des Chartreux“, opuscoli di poche pagine che ripercorrono le varietà presenti nelle coltivazione dei certosini. Purtroppo, la Rivoluzione metterà fine al lavoro intrapreso 140 anni prima. Il 2 novembre 1789 l’Assemblea Nazionale pose definitivamente fine allo splendore del vivaio certosino decretando la nazionalizzazione dei beni del clero. L’anno successivo il comune di Parigi acquisì dallo Stato il dominio dei certosini, e gran parte degli alberi del vivaio vennero venduti. Fortunatamente Hervy e suo figlio donarono al “Jardin des Plantes” due alberi di ogni genere, specie e varietà. Durante l’inverno del 1795 Hervys ricevette l’ordine di trasportare nell’ex dominio reale di Sceaux il resto del vivaio. Quest’ultimo appariva completamente distrutto e le coltivazioni gravemente danneggiate, la storia sarebbe potuta finire qui, ma grazie al Ministero dell’Interno un illuminato protettore delle arti e delle scienze, Jean Antoine Chaptal, il quale volle mostrare a tutta l’Europa il valore dell’agricoltura francese, impegnandosi a reinstallare la raccolta della frutta proprio nei luoghi un tempo occupati dai certosini. Durante l’inverno 1801-02, gli alberi furono piantati dividendo il terreno in due parti: gli alberi ritornarono da Sceaux, un singola pianta di ogni specie o varietà per poter ricostituire la collezione.

Dal 1804 il vivaio nazionale dei certosini divenne molto popolare, si contavano 80.000 alberi su 8 ettari ad esso fu affiancata da una scuola di orticoltura. Il catalogo del 1804, redatto da Michel-Christophe Hervy, ci offre una panoramica dell’estrema diversità di specie e varietà di frutta raccolte nel vivaio in quel momento: fichi (10 varietà), gelsi ( 3 varietà), rovi (4 varietà), lamponi (8 varietà), rose da frutto (2 varietà), corbezzolo (2 varietà), ribes (20 varietà), crespino (7 varietà), cachi (3 varietà), cornioli (3 varietà), mandorli (16 varietà), albicocchi (15 varietà), ciliegi (46 varietà), susini (68 varietà), meli (87 varietà), meli da sidro (32 varietà), peri (137 varietà), peri in umido (14 varietà) ), peri perry (38 varietà), mele cotogne (3 varietà), cormi (1 varietà), aliz (1 varietà), nespole (4 varietà), faggio (1 varietà), noci (13 varietà), nocciole (8 varietà), pini (2 varietà), pesca (39 varietà), nettarine (5 varietà), nettarine (1 varietà),viti (135 varietà a grana nera e 36 varietà a grana bianca).

Il frutteto conta oggi 330 varietà di mele e 230 varietà di pere su 1.100 alberi distribuiti su 2.200 m2. Ogni albero è elencato in un database, identificato nel giardino tramite un’etichetta incisa indicante tutti i dati di riferimento, oltre ad un grazioso pittogramma con un monaco certosino. Esso permette di ricordare le origini monastiche di queste colture, e di come i monaci certosini con le loro conoscenze riuscirono a realizzare un vivaio stimabile in tutta la Francia ed in tutto il mondo occidentale, un patrimonio che permane nel XXI° secolo nelle collezioni dei Giardini del Lussemburgo.


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