Capitolo 16
La priora
1 La priora, sull’esempio di Cristo, è tra le sue sorelle colei che serve; li guida secondo lo spirito del Vangelo e secondo la tradizione dell’Ordine che lei stessa ha ricevuto. Si sforza di essere utile a tutti con la sua parola e con la sua vita. In particolare, sarà esempio di pace contemplativa, stabilità, solitudine e fedeltà alle osservanze della nostra vocazione. (St 23,5)
2 In ogni luogo, i paramenti della priora, come il suo seggio, non sono distinti da alcun segno di dignità o di lusso; non indossa nulla da cui sembri essere la priora. (St 23.6)
L’elezione della priora
3 Può eleggere la sua priora qualsiasi casa dell’Ordine in cui vi siano almeno sei professe abilitate ad eleggere. L’elezione deve essere fatta entro quaranta giorni; trascorso tale termine, il Reverendo Padre o il Capitolo generale nomina la nuova priora. Hanno voce attiva per l’elezione tutti i professi di voti solenni che risiedono nella casa, a norma del capitolo 34 n° 2. (St 23,1)
La priora al servizio delle sorelle
7 La priora dovrebbe mostrare la sollecitudine di una madre per tutti. Le visiterà, di tanto in tanto, nella cella e nelle loro obbedienze. Se qualcuno verrà a trovarla, la sua accoglienza sarà piena di carità; tutti la troveranno sempre disposta ad ascoltare. Sarà tale che le sue monache, specie nei momenti di prova, possano ricorrere a lei, come a una madre di cuore buonissimo, e, se lo desiderano, aprirle l’anima spontaneamente e in piena libertà. Non si arrenderà alle visioni umane, ma si sforzerà con le sue monache di ascoltare lo Spirito in una comune ricerca della volontà di Dio, di cui ha ricevuto la missione di essere interprete per le sue sorelle. (St 23.8)
8 La priora non deve permettere, per farsi amare, un allentamento della disciplina regolare: ciò non sarebbe costruire la casa di Dio, ma distruggerla. Al contrario, governi le sue monache come figlie di Dio, cercando di sviluppare in loro un atteggiamento di libera e amorosa sottomissione che le renda più pienamente conformi, nella loro solitudine, al Cristo obbediente. (St 23.9)
9 Le monache, a loro volta, ameranno la loro priora in Cristo e la rispetteranno, mostrando sempre la sua umile e deferente obbedienza. Avranno fede in colei che, nel Signore, ha ricevuto la custodia delle loro anime; e poiché dobbiamo credere che ella tiene per noi il posto di Cristo, lasceranno ogni preoccupazione nelle sue mani. Lungi dall’essere sagge ai propri occhi e fare affidamento sul proprio giudizio, volgeranno il loro cuore alla verità e ascolteranno gli avvertimenti della madre. (St 23.10)
10 Le giovani monache di clausura, all’inizio del loro soggiorno tra i professi di voti solenni, le converse subito dopo la professione perpetua, e le donate che hanno appena lasciato la direzione della padrona, non devono essere lasciati a se stessi e a i capricci della propria volontà; ci penserà la priora, perché secondo l’esperienza questi anni sono decisivi per una vocazione e da essa dipende tutto il futuro. Durante colloqui molto semplici, potrà aiutare queste suore come una madre, e anche come una sorella. Infine, avrà cura, per quanto possibile, di non incaricare nessuno troppo presto, soprattutto se si tratta di farne una economa. (St 23.11)
11 La priora assicurerà che le monache ricevano una solida formazione dottrinale, spirituale, biblica e liturgica adeguata alle loro necessità spirituali. Ella farà anche in modo che ciascuno sappia trovare nella lettura dei nostri Statuti lo spirito che deve permeare tutta la loro vita.
12 Poiché i libri sono il nutrimento perpetuo delle nostre anime, la priora volentieri li fornirà alle sue monache. Il cibo che fa per loro è soprattutto la Sacra Scrittura, i Padri della Chiesa, i provati autori monastici. La priora fornirà anche altre opere solide, scelte con cura e adattate alle esigenze di ciascuna. Nella solitudine, non leggiamo per aggiornarci con tutte le nuove idee, ma per nutrire la nostra fede nella pace, e mantenere la preghiera. La priora potrebbe anche, se necessario, vietare un’opera alle sue monache. (St 23.15)
13 La sua sollecitudine sarà particolarmente attenta verso le malate, e verso coloro che soffrono tentazioni o altri dolori: perché sa per esperienza come talvolta la nostra solitudine possa essere gravata di prove. (St 23.13)
18 La priora, prima di affrontare una questione importante concernente l’obbedienza di un’officiante ascolterà quest’ultimo e si sforzerà di prendere una decisione di comune accordo con lei. Le officianti accetteranno sempre le sue disposizioni con filiale deferenza. Avrà l’affetto di una madre per conoscerli con le loro difficoltà, per aiutarli, per sostenere la loro autorità davanti a tutti e, se necessario, per correggerli con carità. Eviterà di apparire preoccupata solo del buon ordine esterno, ma obbedendo lei stessa allo Spirito, manifesterà a tutti l’amore di Cristo. Perché la pace e l’armonia nella casa dipendono in larga misura dall’unità di vedute e dalla comunione esistente tra le officianti e la priora. (St 23.19)
21 Quando la vecchiaia o la malattia impediscono ad una priora di vegliare sul suo gregge e di dargli l’esempio di una vita regolare, lo riconoscerà umilmente e, senza attendere il Capitolo generale, chiederà pietà al Reverendo Padre. Esortiamo i definitori a non mantenere le priore sopraffatte dall’età o dalle infermità. (St 23.23)
22 L’ufficio di priora richiede un sacrificio di sé non comune: ella applicherà a sé le parole di Guigo: Dio ti ha fatto serva dei tuoi figli. Quindi non cercare di fargli fare ciò che ti piace, ma ciò che è bene per loro. Tuo dovere è prestarti ai loro bisogni e non piegarli alla tua volontà, perché ti sono stati affidati per metterti, non al di sopra di loro, ma al loro servizio. (St 23.25)
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