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La Nube della non-conoscenza 66

NUBE

CAPITOLO 66

L’altra facoltà secondaria è la sensibilità; il suo operato e la sua obbedienza alla volontà, prima e dopo il peccato.

La sensibilità è la facoltà dell’anima che concerne e governa i sensi, attraverso i quali conosciamo e sentiamo materialmente tutte le creature corporee, piacevoli o fastidiose che siano. Essa ha due funzioni: una si occupa delle esigenze del corpo, e l’altra soddisfa le bramosie dei sensi. È questa stessa facoltà che si lamenta quando il nostro corpo viene a mancare del necessario, e che ci spinge, nel rispondere ai nostri bisogni, a prendere più del necessario per alimentare e incoraggiare le nostre voglie. Si lamenta della mancanza di cose o creature piacevoli, ed è tutta felice e appagata della loro presenza. Si lamenta della presenza di cose o creature fastidiose, e si compiace vivamente della loro assenza: Sia questa facoltà che l’oggetto su cui opera, sono entrambi contenuti nella memoria. Prima che l’uomo peccasse, la sensibilità era così obbediente alla volontà, di cui è in certo senso la serva, che non le forniva mai piaceri o dispiaceri disordinati verso creature materiali, né contraffazioni spirituali di piaceri o dispiaceri, prodotti nei sensi da qualche nemico spirituale. Ma ora non è così. Se non è ricondotta dalla grazia a obbedire alla volontà, così da soffrire con umiltà e moderazione la pena del peccato originale — avvertita nell’assenza dei piaceri necessari e nella presenza dei dispiaceri così salutari per lei —; se non è quindi in grado di dominare le sue voglie alla presenza dei piaceri, e il suo avido godimento in assenza dei dispiaceri, allora la sensibilità andrà ad avvoltolarsi, misera e lasciva, come un porco nel fango, nelle ricchezze di questo mondo e nella corruzione della carne, tanto che tutta la nostra vita sarà bestiale e carnale, piuttosto che umana o spirituale.