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  • Memini, volat irreparabile tempus

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La Nube della non-conoscenza 73

NUBE

CAPITOLO 73

A somiglianza di Mosè, Bezaleel e Aronne, che si occuparono dell’Arca dell’Alleanza, simbolo della contemplazione, noi arriviamo in tre maniere diverse a questa grazia della contemplazione.

Secondo l’Antico Testamento, i tre uomini che più si occuparono dell’Arca furono Mosè, Bezaleel e Aronne. Mosè imparò da nostro Signore, là sul monte, come doveva essere fatta. Bezaleel la realizzò e la costruì nella valle, seguendo il modello che era stato mostrato sul monte. Aronne, infine, ebbe il compito di custodirla nel tempio, e poteva vederla e toccarla tutte le volte che lo voleva. Questi tre esempi ci indicano le tre diverse maniere con cui giungiamo alla grazia della contemplazione. A volte vi arriviamo solo per grazia, e allora siamo simili a Mosè, il quale, nonostante la difficile salita e il duro lavoro sul monte, non poteva vedere l’Arca se non raramente, solo quando a nostro Signore piaceva mostrargliela, e non come ricompensa per tutto il suo lavoro. Altre volte vi arriviamo in forza della nostra stessa penetrazione spirituale, con l’aiuto e l’assistenza della grazia, e allora siamo simili a Bezaleel, il quale non era in grado di vedere l’Arca prima ancora di averla fatta con le sue stesse mani, seguendo il modello mostrato a Mosè sul monte. Infine, noi vi arriviamo grazie all’insegnamento di qualcun altro, e allora siamo simili ad Aronne, il quale aveva l’incarico di custodire l’Arca che Bezaleel aveva precedentemente realizzato e costruito con le sue stesse mani; egli aveva altresì la facoltà di vederla e toccarla tutte le volte che lo voleva. Vedi, amico spirituale, per quanto il linguaggio sia infantile e improprio, in questo lavoro io faccio la parte di Bezaleel, anche se sono una creatura miserabile e assolutamente indegna di insegnare agli altri: ecco quindi che io costruisco e depongo in qualche modo nelle tue mani questa specie di arca spirituale. Ma se vuoi diventare un Aronne, devi lavorare ancor meglio di me, e in maniera più eccelsa; ciò significa che non devi mai smettere un momento di attendere alla contemplazione, per il tuo bene e anche per il mio. Fa’ come ti dico, te ne prego, per l’amore di Dio onnipotente. E dal momento che siamo tutt’e due chiamati da Dio a diventare contemplativi, ti scongiuro, per l’amore di Dio, di colmare da parte tua quel che manca in me.

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