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Tre video per le vacanze

loc tre

Carissimi amici di Cartusialover, quest’anno ho deciso che in assenza di nuovi articoli nel periodo della pausa estiva, voglio offrirvi la riproposizione di due video sulla vocazione maschile certosina ed una novità… Un nuovo video sulle monache certosine!

Di esso vi avevo già parlato qualche mese fa in un precedente articolo, semplicemente annunciandolo, ma ora possiamo ammirarlo.

I tre video sulla vocazione di Padri, Fratelli e Monache sono stati realizzati su richiesta dell’Ordine dei Certosini tra il 2016 e il 2021, dal regista Marc Jeanson, già autore del film “Saint Bruno, Père des Chartreux”.

Sono stati girati presso la Grande Chartreuse, le certose di Portes, Serra San Bruno e nelle certose femminili di Reillanne e Nonenque, nel sud della Francia.
Questi eccellenti documenti video sono stati realizzati esclusivamente solo con le parole di monaci e monache. È quindi la prima volta nella loro storia che i monaci certosini, interrompono il loro amato silenzio, accettando di parlare apertamente della loro chiamata, della loro vocazione, di Dio e della loro vita eremitica, ciò conferisce a questi film un fascino emozionante ed eccezionale.

Vi auguro una buona visione!

titolo

Ho pensato di fare cosa gradita offrendoveli con sottotitoli in varie lingue.

I Padri certosini

               

I Fratelli certosini

                

Le monache certosine

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Buone vacanze 2022

vacan

Cari amici lettori, è giunto il momento di separarci per qualche settimana. In questa stagione estiva, come di consueto, questo blog si concede un po’ di vacanza, e quindi una breve pausa. Durante questo periodo, tutti avremo più tempo per contemplare le bellezze del Creato, vi lascio ad una breve e profonda preghiera di Dom Augustin Guillerand, auguro a tutti buone vacanze.

A presto!

mare

Preghiera di lode di Dom Augustin Guillerand

Mio Dio, tu sei la Bellezza che ha creato tutte le bellezze”

Mio Dio, tu sei la Bellezza che ha creato tutte le bellezze e in esse si è riprodotta. Sono bellezze solo per il riflesso di Te che sei in loro. Sono il modo che pronuncia le innumerevoli sillabe del tuo unico Nome; sono le sfaccettature iridescenti del tuo Raggio infinito. Tutte queste realtà che distinguo perché le conosco nello specchio rotto delle tue Opere, in Te, sono una: il tuo Essere… Tu sei in tutte le cose; con la loro voce ti dai lode.

Amen.

vaca

Tra due giorni vi offrirò una gradevole sorpresa….non mancate!!!

Certose storiche: Le Liget

Prosegue l’approfondimento sulle certose storiche, che hanno avuto un glorioso passato e delle quali oggi restano poche tracce. Oggi vi presento la certosa francese di Le Liget.

La certosa di Liget fu fondata nella seconda metà del XII secolo da Enrico II d’Inghilterra. Si narra che la costruzione di questo convento, sia stato un atto di penitenza imposto al re inglese per aver ucciso San Thomas Beckett nel 1170. Difatti per espiare la colpa, Enrico dovette costruire tre case religiose: Waltham e le certose di Witham in Inghilterra e Liget nei suoi possedimenti in Francia. I certosini vissero dignitosamente, anche grazie alle continue donazioni effettuate negli anni da notabili autorità, tra cui: Luigi IX, Luigi X, ma soprattutto re Carlo V ed i suoi due fratelli. Costoro con le loro elargizioni, consentirono la costruzione di nuove celle e l’ampliamento del complesso monastico. Le guerre di religione misero a dura prova Liget, difatti, il 18 maggio del 1562, gli ugonotti devastarono la certosa ed ammazzarono il priore Dom Guillaume Bretonneau, in seguito nel 1588 furono i calvinisti responsabili del saccheggio del monastero e della morte del priore Dom Fiacre Billard a seguito delle torture inflittegli. Alcuni anni dopo fu eletto Priore Dom Jean Michel de Vesly assurto all’incarico di priore Generale dell’Ordine nel 1594. Tra il 1605 ed il 1607, in questa certosa vi dimorò il giovane monaco Dom Alphonse Louis de Plessis (divenuto in seguito arcivescovo e poi cardinale), meglio noto come il fratello maggiore dell’illustre cardinale Richelieu. Nel XVIII secolo la struttura beneficiò di una ristrutturazione, che prevedeva l’aumento del numero delle celle che divennero diciotto, ma purtroppo nel 1791 a causa delle leggi rivoluzionarie la comunità certosina, composta da undici padri e fratelli, fu dispersa, mentre la biblioteca, contenente 6.900 tomi, insieme alle circa centocinquanta opere d’arte andarono disperse, l’intero complesso architettonico fu venduto. Oggi si possono ammirare, i ruderi della chiesa medievale e visitare, i sontuosi ambienti monastici appartenuti un tempo ai monaci. Una sequenza di foto ed un breve video ci farnno comprendere l’antico fasto.

Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 21)

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CAPITOLO 21

I malati

1 La malattia o la vecchiaia ci invitano a un nuovo atto di fede nel Padre, che attraverso queste prove ci rende più simili a Cristo. Siamo allora associati in modo speciale all’opera di redenzione, e la nostra unione con tutto il Corpo Mistico diventa più intima. (St 27.1)
2 La priora deve, in modo speciale, mostrare compassione piena di premura agli ammalati, alle sorelle anziane ed a coloro che sono nella prova. La stessa sollecitudine è raccomandata a tutti coloro che si prendono cura dei malati. Si procurerà loro caritatevolmente, secondo i mezzi della casa, tutto l’aiuto necessario o utile; anche i servizi più intimi che non sono in grado di rendere a se stessi saranno loro resi umilmente da altri, che si riterranno felici di aver ricevuto un tale ufficio. Le malattie nervose sono particolarmente pesanti da sopportare in solitudine: si cercherà ogni mezzo per sostenere coloro che ne soffrono, aiutandoli a comprendere che possono dare gloria a Dio, se dimenticano se stessi e guariscono con fiducia nella volontà di Colui che è il loro padre. (St 27.2)
3 Eppure, come dice san Benedetto, bisogna ricordare ai malati di stare molto attenti a non turbare le loro infermiere con richieste superflue o addirittura impossibili da soddisfare, o magari con mormorii. Né l’infermiera dovrebbe, con il pretesto della compassione, danneggiarli con sfrenata benevolenza. Il ricordo della vocazione che hanno abbracciato farà loro vedere che la differenza tra loro e gli uomini del mondo deve essere tanto grande nella malattia quanto nella salute. Dio non voglia che la malattia sia un’opportunità per loro di ritirarsi in se stessi, e che invano Dio sia venuto a visitarli. (St 27.3)
4 Sta dunque al malato meditare sulle sofferenze di Cristo, agli infermieri, ai suoi gesti di misericordia. Il primo sarà più forte nella prova, il secondo più disposto ad aiutare. Se tutti ricordano che è per amore di Cristo, alcuni che sono serviti, altri che servono, non ci sarà né arroganza da una parte, né negligenza dall’altra; ma ciascuno attenderà dallo stesso Signore la ricompensa del dovere compiuto, qui con la sofferenza, là con la compassione. (St 27.4)

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5 Come poveri di Cristo, ci accontentiamo del medico ordinario della casa, o, se necessario, di uno specialista della zona. Se una suora ha bisogno di consultare uno specialista oltre al medico abituale, la priora può permetterle di recarsi in uno dei paesi vicini designati dai Visitatori con l’approvazione del Capitolo Generale o del Reverendo Padre; ma deve tornare lo stesso giorno. Se il medico ritiene necessario il ricovero immediato, senza avere il tempo di chiedere il permesso al Reverendo Padre, ne sarà informato. Quando il medico visita un paziente, di solito rimane da solo per il consulto; può tuttavia richiedere la presenza della priora o di un’altra suora. (St 27,5)
6 I nostri pazienti, condannati alla solitudine, ricevono il più possibile le cure di cui hanno bisogno in cella. Se capita che certi medici, in modo sconsiderato, incoraggino uscite o indichino trattamenti contrari al nostro scopo, non dovremmo tenerne conto: noi soli, infatti, risponderemo davanti a Dio dei nostri desideri. Guardiamoci anche dall’abusare dei rimedi, a danno della perfezione, della nostra stessa salute e del bilancio familiare. (St 27.6)

7 In tutte queste occasioni, affidiamoci docilmente alla volontà di Dio, e non dimentichiamo che la prova della malattia ci prepara alle gioie dell’eternità. Diciamo allora con il salmista: mi sono rallegrato quando mi è stato detto: andremo alla casa del Signore. (St 27.7)

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Celebrando Santa Rosellina

Rosellina

Cari amici oggi si celebra la santa certosina Rosellina di Villeneuve. Una data che a molti sembrerà insolita, poichè cambiata di recente. In nove secoli di storia alcuni santi certosini sono stati celebrati in date diverse, a volte, a seconda del monastero. Questo è il motivo per cui esistevano diversi calendari certosini fino a tempi recenti. Solo 4 anni fa è stato approvato un calendario unificato per l’intero Ordine. Il calendario certosino (Calendarium ad usum Ordinis cartusiensis) è stato approvato il 30 novembre 2018 dal cardinale Robert Sarah, allora prefetto della Congregazione per il culto divino.

Santa Rosellina viene celebrata dalla Chiesa il 17 gennaio, e nell’Ordine certosino era celebrata il 20 ottobre, ma con l’entrata in vigore del “Calendarium ad usum Ordinis cartusiensis” questa celebrazione si è spostata al 6 luglio, data della sua ultima traslazione, avvenuta nel 1894.

Dopo aver fatto questa precisazione, vi allego il video della trasmissione “Parole dal silenzio” con la puntata dedicata alla santa certosina. A seguire Litanie ed una magnifica preghiera.

Litanie di Santa Rosellina

(approvate nel 1862)

Signore, abbi pietà.

O Cristo, abbi pietà.

Signore, abbi pietà.

Santa Rosellina, prega per noi.

Ornamento di nobiltà, prega per noi.

Staccato dalle ricchezze, prega per noi.

Sposa di Cristo, prega per noi.

Cura dei poveri, prega per noi.

Specchio della verginità, prega per noi.

Tempio dello Spirito Santo, prega per noi.

Vaso di fede, prega per noi.

Vaso di carità, prega per noi.

Colonna di speranza, prega per noi.

Rosa senza spine, prega per noi.

Leggi senza macchia, prega per noi.

Ricettacolo della modestia, prega per noi.

Discepola di San Bruno, prega per noi.

Modello dei Certosini, prega per noi.

Luce delle monache, prega per noi.

Esempio di umili, prega per noi.

Custode del silenzio, prega per noi.

Perla preziosa, prega per noi.

Compagna degli eremiti, prega per noi.

Insegnamento delle sorelle, prega per noi.

Amante della povertà, prega per noi.

Sostenitrice dei deboli, prega per noi.

Famiglia degli Angeli, prega per noi.

Operaia di miracoli, prega per noi.

Consolatrice degli afflitti, prega per noi.

Rimedio per i malati, prega per noi.

Fiore di perpetuo profumo, prega per noi.

Patrona di Les Arcs, prega per noi.

Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, perdonaci Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci Signore.

Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi Signore.

Preghiera

Preghiamo il Signore. Per amor tuo, Signore, santa Rosellina calpestò la dolcezza di un mondo che aveva per lei solo attrattive per appartenere a te sola; donaci, seguendo il suo esempio, di allontanarci dai beni terreni per essere ricchi, in Cielo, di gioie eterne. Per Gesù, il Cristo, nostro Signore.

Amen.

Dom Antoine Grillet de Montgeffond

per priori generali

Nell’articolo odierno, cari amici lettori, voglio farvi conoscere Dom Antoine Grillet de Montgeffond, Priore Generale dell’Ordine certosino dal 1703 al 1731, successore del grande Dom Innocent Le Masson.

Antoine Grillet de Montgeffond nasce il 2 novembre 1659 al castello di Montgef fond, in un piccolo villaggio del Giura, chiamato Vosbles. Cresciuto da una madre cristiana e pia, il giovane di Montgeffond ha voluto presto consacrarsi a Dio. All’età di diciannove anni, terminati gli studi, decise di ritirarsi nel deserto della Certosa e vi emise la Professione il 6 ottobre 1679. Ben presto i suoi superiori lo nominarono per ricoprire vari incarichi nella Casa e assolse le sue funzioni con generale soddisfazione. Dom Innocent Le Masson che seppe riconoscere gli uomini di merito, lo scelse come segretario e ricoprì tale incarico per dieci anni, quando alla morte dell’illustre Generale, il 12 maggio 1703 fu nominato a sostituirlo. Dom de Montgefford, cresciuto alla scuola del predecessore, governò con fermezza, ma seppe sempre coniugare la prudenza con l’energia. La sua gentilezza e mansuetudine gli valse l’affetto dei suoi religiosi, nonostante gli atti di rigore che dovette esercitare nelle difficili circostanze in cui si trovò. Appena nominato Generale, convocò eccezionalmente il Capitolo Generale per il 7 ottobre. A maggio i Priori dovettero lasciare la Grande Certosa senza potersi riunire in Capitolo a causa dell’imminente morte di Dom Le Masson. Questa circostanza permise, per la prima e unica volta, ai Priori delle diverse Case dell’Ordine di solennizzare insieme, alla Grande Certosa, la festa del loro beato fondatore. Il nuovo generale concentrò tutta la sua attenzione sul giansenismo, le cui dottrine sconvolsero tutte le menti in Francia. Nel 1710, a causa del libro di padre Quesnel, il Capitolo generale ordinò “di controllare i libri moderni, di esaminare attentamente se non fossero contaminati dal giansenismo. Prescrisse, regolamenti “per timore che quella buona semplicità e candore che sono la sorte abituale dei Solitari, venga esposta alle seduzioni dell’eresia”. « Dom Antoine, per rendersi conto dello stato d’animo, ordinò ai suoi Religiosi, nel 1710, di firmare il Modulo di Alessandro VII. Nessun certosino si rifiutò di farlo, e il Capitolo dell’anno successivo poté dire in tutta verità questo: fin qui il giansenismo non si è insinuato tra noi. Tuttavia, riteneva suo dovere, per prudenza, vietare di “ammettere ai voti chiunque non avesse precedentemente firmato il Modulo”. Alcuni anni dopo, nonostante le cure, le precauzioni e gli avvertimenti di Dom de Montgeffon, alcuni certosini sembrarono essersi lasciati sorprendere. Sarebbe potuto essere altrimenti, quando gli stessi vescovi prestarono le loro mani all’eresia e patrocinarono la setta? Quando nel 1713 apparve la Costituzione Unigenitus che condannava centouno proposizioni tratte dalle Riflessioni morali di padre Quesnel, dell’Oratorio, la Francia si trovò divisa in due campi. I giansenisti si appellarono prima dal Papa al Papa più informato e poi dal Papa al futuro Concilio. Avendo alcuni Certosini aderito alle dottrine censurate, il Capitolo Generale del 1723, sotto l’ispirazione del Reverendo Padre, emanò l’Ordinanza Quo/elo, [speciale per le sette Province della Francia. Vi si diceva: “nessun novizio sarà ammesso, nessun religioso riceverà gli Ordini Sacri e sarà chiamato a dirigere le anime, se non avrà prima sottoscritto la Forma di Alessandro VII e non sarà sottoposto con bocca e cuore alle Costituzioni dei Sommi Pontefici. Se un Priore – aggiunge la stessa decisione – un ufficiale, o un membro dell’Ordine osa attaccarli o appellarli, sarà trattato come un ribelle, un disturbatore della Chiesa e del riposo pubblico. L’anno successivo, il Capitolo confermò l’Ordinanza Quo/elo {eh, e la Carta reca: «Informiamo tutti che, non solo i Definitori, ma tutti i Priori e il Convento della Certosa, hanno aderito all’unanimità e senza qualsiasi reclamo. » Nel racconto di questi tristi avvenimenti prendiamo come guida l’autore de La Grande Chartreuse; questo studioso religioso riassume i fatti secondo le Ordinanze dei Capitoli Generali. «Tutti i certosini francesi – scriveva – furono messi in guardia per decidere a favore o contro la costituzione Uni genitus. Piene di rispetto per la suprema autorità del Capitolo generale, sei Province hanno aderito al Modulo e hanno aderito pienamente o alla Bolla Vineam Domini o alla Costituzione di Clemente XI, non è stato così nella Provincia di Francia sulla Senna dove ha incontrato molti reclami, in una direzione o nell’altra; il teatro della lotta si circoscrive allora nettamente: c’è una sola provincia da affrontare. Questo fece si che il Reverendo Padre Dom Antoine de Montgeffond, come nel 1710, volle conoscere esattamente il vero pensiero di ciascuno, per questo a nome suo e in nome del Capitolo fece la seguente Ordinanza: In tutte le Case di Francia sulla Senna, nei giorni in cui, secondo lo Statuto, si legge la Carta del Capitolo Generale dopo nessuno, il Priore chiederà pubblicamente a ciascun Religioso se aderisce all’Ordinanza Quo di firmare le Bolle pontificie, ha dichiarato il Capitolo sospesi e interdetti, con minaccia di scomunica se non fossero giunti al pentimento; quattordici fecero ricorso a un appello scismatico, il Capitolo li scomunica per nome; dieci avevano anche ritirato la firma che avevano apposto al Modulo molto tempo prima, il Capitolo li colpisce con la scomunica nominale e li priva della società dei loro fratelli. Tuttavia, per punire solo all’ultima estremità, il Capitolo concesse a tutti tre mesi di riflessione; trascorso questo tempo, incorrerebbero ipso facto nella loro pena. “Per un certo numero di questi sfortunati, la riflessione non ha portato alcun cambiamento; trenta andarono in Olanda piuttosto che sottomettersi, e, sostenuti dai sussidi dei giansenisti di Francia, stabilirono vicino a Utrecht una specie di Certosa mitigata di cui abbiamo letto i regolamenti; la prima cura di questi monaci che, seguendo l’esempio di tutti i giansenisti, non cessarono di insorgere contro la moralità lassista, era stata di diminuire notevolmente le austerità della vita certosina! Il martedì successivo alla Settimana Santa dell’anno successivo, 16 aprile 1726, il reverendo padre Dom Antoine de Montgefford scrisse loro la lettera più commovente per riportarli, ma non ebbe alcun effetto; il Capitolo Generale pronunciò nuovamente la scomunica contro questi latitanti, concedendo loro un altro anno prima di separarli dall’Ordine; alcuni tornarono, la maggior parte ebbe la disgrazia di restare in Olanda; poi, nel 1727, il Capitolo li scomunicò definitivamente e ogni legame tra loro ei loro ex confratelli si ruppe per sempre. Queste energiche misure produssero così buoni risultati che quello stesso anno, 1727, il Capitolo permise alla Provincia di Francia sulla Senna di riaprire i suoi noviziati, saggiamente chiusi da diversi anni: Lo spirito della Provincia era abbastanza buono che non c’era nulla più da temere. «Per riassumere, c’erano in Francia, al tempo di cui parliamo, sessantotto Certose: che rappresentano un totale di ottocento Religiosi; di questo numero, cinquanta si lasciarono trasportare dagli errori di Giansenio, e una trentina si rifiutarono di sottomettersi; su seicento Conversi o Donati ci fu un solo giansenista, Dominique Blasel, e tra i nostri Religiosi non uno solo! ” Uno dei certosini refrattari in pensione a Utrecht, Dom Jean-Baptiste Cadri, pubblicò delle scuse per giustificare la loro rivolta e spiegare la loro fuga. “Volevano – dicevano – vivere in pensione, dormire sulla paglia, praticare il digiuno e l’astinenza. Ma, come fa giustamente notare il giornalista di Verdun che riporta questo fatto: Dom Antoine Grillet de Mongeffond morì il 31 maggio 1731, circondato dai rimpianti e dall’affetto dei suoi Religiosi. Durante la sua Casa Generalizia aveva mantenuto energicamente la regolarità monastica e il rispetto dovuto alla Santa Sede. Il suo governo era durato ventotto anni; aveva cinquantatré anni da certosino. La Necrologia della Grande Chartreuse elogia questo Generale, in questi termini: “Il reverendo padre Dom Antoine de Montgeffond era il più mite e amabile degli uomini: era amato da Dio e amato dai suoi fratelli. Ci ha governato con immancabile saggezza e prudenza religiosa, e con perfetta conoscenza del cuore umano; la sua gentilezza, la sua gentilezza erano veramente quelle di un padre; fu nostro Generale per ventotto anni, tra il grande applauso di coloro che lo conoscevano e che ancora lo riempiono di lodi. »

Dialogo con San Bruno 6

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Proseguono le domande del certosino giornalista a san Bruno in questa immaginaria intervista. Apprezziamo la domanda e la risposta esaustiva.

La nostra realizzazione ‘come certosini’

CG – Padre, in questo nostro mondo si parla molto, attualmente, e la gente cerca tutti i mezzi per la “realizzazione personale”. Tutti vogliono “realizzarsi” e raggiungere ciò che vogliono essere…E anche noi, tuoi certosini, abbiamo avuto qualcosa di questa mentalità e di questo linguaggio: vogliamo anche realizzarci come certosini.

SB – Sii sicuro: quello spirito combattivo e quella gioia generosa vi aiuteranno nella vostra “realizzazione”.

È vero, con questo gioioso coraggio si riesce a penetrare nel più profondo, nel più essenziale di questo dono divino della solitudine come luogo privilegiato, per noi, del nostro incontro con Dio.

Quando, nella Lettera a Raul, cantavo le delizie della solitudine, cantavo la migliore esperienza della mia vita solitaria; Cantavo, come direste voi oggi, “la mia realizzazione personale”.

Non sorprenderti quindi quando ti dico che sei chiamato a vivere la stessa gioia, perché tutti i miei figli sono chiamati a sviluppare nella loro vita la grazia vocazionale della solitudine.

Il punto è, nel corso delle diverse fasi della propria esistenza, non stancarti o perdere il coraggio.

È un dono di Dio che devi ricevere e vivere con la gioia dell’amore, perché questo dono contiene in sé:

la parte migliore, concessa a Maria;

la bellezza di Rachele, che è stata preferita alla fecondità di Lia;

il fuoco del puro amore che, come il fuoco della sunamite, ravviva e riscalda il cuore del Re.

Te l’ho detto prima che a volte la solitudine è dura e oscura, è vero. Ma, d’altra parte, questa oscurità è anche luminosa e, inoltre, anche nel dolore genera una felicità profonda.

Ricorda, , a questo proposito, le parole del Salmista: “nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno” (Sl 139, 11), o come dice un’altra versione, “in lei trovo le mie delizie”.

E giustamente la solitudine è il luogo del nostro incontro con Dio, e anche quando quell’incontro avviene nelle tenebre, è anche segno della presenza divina. E nonostante le tenebre, Dio non cessa di essere Luce. Quella Luce è Vita e in quella Luce vedremo la Luce (Sal 36, 10).

6 copertina tonda