Proseguono le domande del certosino giornalista a San Bruno in questa immaginaria intervista. Apprezziamo la domanda e la risposta esaustiva.
Cosa possiamo fare per uscire dal nostro “marasma”?
CG – Padre, poiché con te non si deve avere paura o sfiducia, mi sia concessa questa fiducia filiale: perché a volte siamo così duri, così ingenerosi, così reticenti nel dono di noi stessi e nel vivere la nostra vocazione? Cosa dobbiamo fare per uscire da questo marasma? Parlo per me stesso.
SB – Poiché parli per te stesso, io risponderò a te e, in te, a tutti coloro che si sentono come te.
La prima cosa che devi fare è non perdere mai di vista la tua vocazione; cioè quell’amore di predilezione che essa suppone, da parte di Dio verso di te.
È vero che mentre rimanete in questo mondo terreno, voi uomini siete – così come eravamo e come saranno quelli a venire – fragili, incostanti, deboli…Tutti germi di corruzione che provengono dalla prima ferita. Eppure, è nel piano di Dio che rispondiamo al suo amore con tutto ciò che siamo e abbiamo. Nella nostra debolezza si manifesta la potenza della sua grazia. In effetti, è così che dovremmo vivere la nostra continua conversione; questo atteggiamento e disponibilità dell’anima verso la fedeltà costante, che gli antichi monaci chiamavano “conversione dei costumi”.
Sì, caro figlio, non pensare che siano i tanti anni trascorsi nella vita certosina, nella solitudine e nel silenzio, non pensare che siano loro a darci la soluzione del problema. No. Non sono gli anni trascorsi che coltivano la santità dell’anima, ma l’amore con cui si vivono quegli anni.
Ricorda che l’opzione preferenziale che è sorta nel tuo cuore, nei primi giorni della tua vocazione, esige subito il “tutto” del dono di te stesso. E la risposta deve venire dallo stesso luogo in cui è entrata la chiamata del Signore: dal profondo del tuo cuore, dal profondo del tuo amore. Sì, in lui deve regnare, dominare, imperare Dio, il suo amore, la sua gloria. Questa è stata la tua scelta monastica: essere tutto di Dio, con l’integrità del tuo amore, con la purezza del tuo cuore.
Hai notato l’insistenza con cui ho esortato Raul sulla necessità di rispondere a Dio con assoluta onestà, cioè di adempiere a quello che gli abbiamo promesso? E non ho esitato un attimo a ricordargli il fatto, come accadde nel giardino della casa di Adamo, dove lui e Fulco erano insieme a me: “Ardendo nell’amore divino, abbiamo promesso, abbiamo fatto voto di abbandonare il mondo fugace, e a ciò ci siamo disposti a catturare l’eterno e ricevere l’abito monastico. L’avremmo fatto subito…ma, con il ritardo, il coraggio si raffreddò e il fervore svanì (Lettera a Raul).
La tentazione di Raul, impegnato con Dio senza essere monaco, compare spesso anche – e non solo all’inizio – nella vita del monaco impegnato con Dio e già residente nel monastero. Il buon vino rischia sempre di perdere la sua qualità. Bisogna fare attenzione!
Filed under: intervista, Testi | Tagged: certosini, curiosità, Dialogo con san Bruno, domande, testo, un certosino |
Ahondar y buscar en la Ermita de mi vida al Señor siempre.pido su Gracia y Misericordia y ser pertenencia de Dios +Amen