Carissimi amici lettori, per l’articolo di oggi dobbiamo ringraziare un cartusiafollower speciale, che ha avuto nella sua famiglia uno zio che ha indossato l’abito certosino per oltre 40 anni. Egli ha voluto inviarmi delle notizie, delle foto e delle curiosità sul suo rapporto con la certosa per tutte le volte che è andato a trovare suo zio, Fratel Tomas Maria, alla cui memoria questo articolo è dedicato. Tanti sono gli aneddoti, che egli ha voluto narrarmi, e che ho raccolto in due articoli. Leggiamo questo appassionante racconto, composto da ricordi che riaffiorano dopo tanti anni.
Il viaggio
Mio zio Vicente (Fratel Tomas), è una persona molto molto speciale per me. Ricordo quel viaggio in primis con mio nonno, i miei genitori e mia sorella e mia zia (la sorella) passaporto in mano che arrivava alla dogana di Badajoz dopo un lunghissimo viaggio per quelle strade nazionali degli anni 70. Ricordo di aver passato la notte a l’Hotel Rio a Badajoz e una volta nell’entroterra del Portogallo, nella regione dell’Alentejo per dormire a Estremoz, a Borba o se eravamo fortunati vicino ad Evora. Erano tanti anni che la famiglia si separava e noi uomini dormivamo in quella locanda dove San Bruno era il protagonista della decorazione, io scherzavo sempre con mio zio Felice con il quadro della morte di San Bruno, perdonatemi, ma guardarlo mi faceva venire i brividi ed io chiudevo velocemente gli occhi per addormentarmi il prima possibile.
L’incontro
Quando siamo arrivati alla Certosa, abbiamo aspettato Fratel Tomás, o mi è sempre parso così. Uscì Fratello Antonio, che svolgeva le funzioni di portiere, un uomo molto alto che ci accoglieva sempre con il sorriso e che veniva dal Mozambico, con una carriera degna di un atleta, si precipitò ad avvertire nostro zio. Fratello Tomás ha sempre tenuto un ordine nel saluto: fino alla morte del padre, il primo, è sempre stato lui (mio nonno Marcelino) Non ho conosciuto mia nonna, si dice a Consuegra che sia morta di dolore quando ha saputo che Vicente, il suo secondogenito, decise di ritirarsi in certosa, in realtà, morì appena un anno dopo che suo figlio entrò in convento a causa di una trombosi. Poi salutò sua sorella Felisa, poi suo fratello José (mio padre), poi suo fratello Félix, seguita da mia madre (sua cognata), che la salutava sempre porgendole la mano, mai con un bacio e poi a noi (i nipoti) Se baciava mia sorella, era per la sua età (era una bambina) anche se credo di ricordare che le ultime visite quando era più grande, le ha dato anche due baci.
Racconti di famiglia
Vicente, il secondo di quattro fratelli, è nato in una famiglia di contadini, ma non una famiglia tipica. Mio nonno aveva un notevole capitale fondiario e una cantina. Mio zio Félix, il più giovane dei quattro, fin da giovanissimo diceva che Vicente dava la paghetta settimanale che mio nonno assegnava a una famiglia molto bisognosa del quartiere dove abitava. Durante i lavori agricoli si dice che cantasse benissimo le canzoni dell’epoca e si facesse applaudire. Aveva anche una ragazza.
Io sono nato nel 1969 e prima ancora che fossi un progetto, José, che sarebbe diventato mio padre e mio zio Vicente, incoraggiato dai Padri Francescani di Consuegra che venivano ad ascoltare la Messa domenicale, venivano esortati a fare gli esercizi spirituali a Toledo, fu in quel momento che si destò la sua vocazione religiosa, mio padre disse “quegli esercizi hanno cambiato mio fratello“. Vicente non volle mai confessare quella sollecitudine spirituale che manifestava, si interessò segretamente alla vita contemplativa, tanto segretamente da utilizzare il confessionale della Chiesa dei Padri Francescani per scambiare lettere con il Priore della Certosa di Miraflores in colui che gli mandò prove che dovette superare per corroborare la durezza e le esigenze dell’ordine certosino. Mio zio Felix, quando dormiva nella sua stessa stanza, mi ha detto che si è svegliato con le lenzuola insanguinate e con un “shhshhh!!” gli ha chiesto per favore di mantenere quel segreto, l’uso del cilicio, lavandole lui stesso. Come ho già detto, la gentilezza di Vicente ha raggiunto limiti insospettabili, alzandosi alle 3 del mattino per aiutare un camionista che era stato fermato nel fiume Amarguillo che attraversa Consuegra (resta un mistero di chi l’abbia avvertito in quel momento!). Non saprò mai se la sua ragazza Victoria (deceduta di recente), è riuscita a dirgli addio, quello che so è che è sempre stata molto coinvolta nel lavoro in chiesa e che ha cantato bene o meglio di lui. Non si è mai sposata. Mi dicono (non posso assicurarlo) che la parrucca dai capelli lunghi che mostra l’immagine del Cristo di Veracruz, patrono di Consuegra, sono i suoi capelli naturali, come posso dire non posso assicurarlo, ma mi ha stupito quando me ne hanno parlato.
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Pregate per la mia famiglia grazie di cuore ANNA DI RIMINI.