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Scriptorium e certosini

guigo

« Ad scribendum vero, scriptorium, pennas, cretam, pumices duos, cornua duo, scalpellum unum …» Guigo

Ho deciso di realizzare questo articolo con l’intento di chiarire un dubbio, o meglio ancora, di stabilire a chi ancora incorre in errore il rapporto dei certosini con lo scriptorium. Innanzitutto, precisiamo di cosa parliamo, per scriptorium si intende letteralmente “luogo di scrittura”, e comunemente questo termine è usato per indicare la stanza dei monasteri medievali europei dedicata alla copiatura dei manoscritti degli amanuensi monastici, prima dell’introduzione della stampa. Uno scriptorium, dunque, era situato in un’area adiacente o annessa ad una biblioteca. In altre parole, la presenza di una biblioteca all’interno di un monastero implicava la vicina esistenza di uno scriptorium.

Ma non nelle certose!

I certosini, difatti, concepivano il loro lavoro di copiare testi religiosi come il loro lavoro missionario per valorizzare la Chiesa, ma la rigida solitudine dei certosini imponeva che il lavoro manuale dei monaci fosse praticato all’interno delle loro singole celle. Furono molti i confratelli certosini che si dedicarono a questo laborioso compito di trascrivere testi, ed anche rilegarli. Per poter svolgere questa mansione, ogni cella era attrezzata con una stanza dedicata a tale scopo, con pergamene, una penna, un calamaio e un righello. Basti pensare, che Guigo nella redazione delle “Consuetudines Domus Cartusiae”, indica con precisione la dotazione personale del monaco certosino in cella. « Ad scribendum vero, scriptorium, pennas, cretam, pumices duos, cornua duo, scalpellum unum …»

Guigo, inoltre, consigliava ai confratelli di stare attenti ai libri che ricevevano dalla biblioteca per copiare:

« Lasciate che i fratelli si prendano cura che i libri che ricevono dall’armadio non si sporchino di fumo o di sporcizia; i libri sono come il cibo eterno delle nostre anime; mi auguro che siano custoditi con la massima cura e realizzati con il massimo zelo»

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Una Risposta

  1. Ça me rappelle (lorsque j’étais trappiste) le soin avec lequel on consultait les livres du Scriptorium … un grand respect pour les maintenir en bon état.

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