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Apertura Anno Giubilare per il Beato Oddone

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Cari amici, come vi avevo già annunciato, lo scorso sabato 14 gennaio, nella città di Tagliacozzo si è svolta la solenne celebrazione di apertura dell’Anno Giubilare, concesso da Papa Francesco con decreto della Penitenzieria Apostolica in occasione degli 825 anni dalla morte del Beato certosino Oddone da Novara, morto nella città marsicana il 14 gennaio del 1198 e sepolto dal 1139 nella chiesa Madre dei Ss. Cosma e Damiano. E come vi avevo promesso, voglio raccontarvi questa giornata memorabile presieduta da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Giovanni Massaro, Vescovo dei Marsi. Presenti alla cerimonia il Parroco don Ennio Grossi, a cui vanno i miei ringraziamenti per avermi offerto il materiale per realizzare questo articolo, e tra gli altri don Luigi Incerto, Parroco delle Comunità di Aielli, don Renato Ceccarelli, Parroco emerito della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano, la Rev.da Madre Abbadessa, Maria Donatella Di Marzio, insieme a tutta la Comunità monastica Benedettina, il Sindaco della Città, Vincenzo Giovagnorio.

In un’atmosfera suggestiva, alle ore 17:00, nel cortile monastico antistante la chiesa, il Vescovo ha presieduto il rito di apertura della porta. Dopo la lettura del decreto della Penitenzieria Apostolica da parte di don Luigi Incerto, la porta della chiesa è stata spalancata ed il Vescovo ha varcato la soglia della chiesa con l’Evangeliario. Quindi la processione ha fatto il suo ingresso nella chiesa alla presenza dei fedeli giunti per venerare il Beato Monaco Certosino.

Nell’omelia il Vescovo ha tratteggiato la figura del Servo presentato nella Liturgia della Parola della II domenica del Tempo Ordinario applicandola all’esempio di Vita del beato Oddone: “Dio ha fiducia nell’uomo e vi si affida – mio servo sei tu Israele sul quale manifesterò la mia gloria – Dio non costruisce la propria gloria da solo ma insieme all’uomo. Dio è colui che si fida dell’uomo e compito dell’uomo è quello di abbandonarsi alle mani di Dio. Ciò che ha caratterizzato la figura del beato Oddo da Novara è proprio il suo amore per Dio, il suo abbandono in Dio. Prima di morire le ultime parole del beato Monaco furono: ‘Aspettami Signore! Ecco io vengo a Te’. Il beato Oddo da Novara si è proprio distinto per questo atto di fiducia totale in Dio”.

Durante la Celebrazione, il Sindaco, Vincenzo Giovagnorio, ha rinnovato l’offerta del cero votivo che durante tutto l’anno arderà davanti alle spoglie del beato: “Reverendissimo Padre, i Cittadini di Tagliacozzo, seguendo l’esempio dei loro avi e volendo riprendere una significativa tradizione, in occasione della solennità liturgica del Beato Oddo da Novara, Sacerdote dell’Ordine dei Certosini e Compatrono di questa Città, offrono questo cero votivo che le chiedono di benedire affinché arda, presso l’urna che contiene le venerate Spoglie, come segno di fede e di speranza e riaccenda la carità dei cuori sull’esempio del santo Uomo di Dio”. La tradizione del cero nasce per ricordare che nel passato l’Amministrazione Comunale sosteneva per intero, il 14 gennaio di ogni anno, le spese dell’organizzazione della festa in onore del beato Oddo.

Prima della Benedizione finale il Parroco, ha ringraziato Mons. Massaro e un particolare ringraziamento alla Comunità Monastica Benedettina: “Se il beato Oddo da Novara è rimasto qui in questa nostra terra – ha detto don Ennio rivolgendosi ai presenti – è stato grazie alla lungimiranza e all’insistenza delle Monache che, sperimentando la santità di questo monaco, vollero che egli rimanesse come loro confessore e guida spirituale. Se questo culto è giunto fino a noi è stato grazie alle Monache che nei secoli fino ad oggi, con affetto e devozione grande lo hanno portato avanti e alimentato”.

Don Ennio ha poi dato Lettura del messaggio inviato dal Procuratore generale dell’Ordine Certosino, Rev.mo P. Jacques Dupont: “In quanto Procuratore Generale dell’Ordine dei Certosini presso la Santa Sede, mi rivolgo a voi per porvi il saluto dei monaci certosini e delle monache certosine, assicurando la loro vicinanza particolare in questo Anno Giubilare. Non smettiamo oggi di ricorrere alla preghiera di Oddone, in primo luogo voi cittadini e cittadine di Tagliacozzo, per poter affrontare le varie insidie che troviamo sul nostro cammino di vita e più ancora di fede. Guardiamo al Beato Oddone come esempio di santità, affinché impariamo da lui a dare a Dio il posto primordiale che deve avere in tutto ciò che facciamo. Sappiamo anche come lui rinunciare ai nostri progetti quando vengono contrariati, perché sempre ci dedichiamo al servizio degli altri, soprattutto dei più bisognosi. La preghiera dei monaci certosini e delle monache certosine vi accompagna in questo Anno Giubilare, affinché si moltiplichino i frutti di grazia in speranza, amore, pace”.

Per l’occasione l’antica tela settecentesca, raffigurante il beato, è stata ricollocata nel suo altare e sotto di essa è stata esposta l’urna contenente le sue spoglie mortali.

Diverse le iniziative che in questo anno si terranno: il 14 di ogni mese un momento celebrativo in comunione con il Monastero benedettino; una mostra dedicata alla vita e al culto del Monaco certosino e un oratorio musicale, sulla figura del beato, pensato dal Parroco, musicato dal maestro Luca Bischetti ed eseguito dai Cori della città.

Le immagini che seguono faranno rivivere a tutti noi l’emozionante rito dell’apertura di questo Anno Giubilare, facendoci partecipare con il cuore e la preghiera in pia devozione del Beato Oddone.

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PREGHIERA

Signore, concedi a tutti coloro che celebrano la festa del Beato Odone, che hanno fisso lo sguardo dell’anima nella contemplazione della tua gloria, e che ,dopo aver perseverato nella fede in questa vita, risplenda in noi la luce della tua presenza nella patria celeste

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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 32b)

Immagine

Statuti 32 b

Professione solenne


12 Per le cerimonie capitolari e la preparazione dell’altare, vedi sopra, n. 8. Durante la Messa celebrata dal vicario, dopo il Vangelo, o il Credo se è cantato, omessa la preghiera universale, professato il futuro (o il futuro professato) arriva al limite del santuario; fa un profondo inchino e canta il versetto: Accoglimi, Signore… La comunità, di fronte all’altare, risponde nello stesso modo e con lo stesso tono. Il verso è ripetuto tre volte su entrambi i lati; segui la Gloria al Padre… Kyrie – Christe – Kyrie; la comunità, incline alle misericordie della Gloria al Padre, prega in silenzio. All’inizio della seconda parte della dossologia, il futuro professo si mette a sedere e percorre il coro destro verso lo stallo della priora; si inginocchia e dice: Madre, prega per me. Lo stesso fa davanti a ciascuna delle suore del coro di destra, poi di quello di sinistra, dicendo: Sorella, prega per me. (St 36.13)
13 Dopo ciò, la comunità si raddrizza e si trova di fronte all’altare. Accompagnato dalla priora, il futuro professo si reca al santuario. In piedi in mezzo, davanti all’altare e rivolta verso di esso, mentre la priora sta alla sua destra, la monaca legge in modo chiaro e intelligibile la sua professione scritta su pergamena; poi bacia l’altare e offre la sua professione deponendo la pergamena sull’altare. Poi si prostrerà davanti al seggio del celebrante; mentre la comunità sta inchinata alle misericordie, riceve, ai piedi del vicario, la benedizione; il vicario canta la preghiera, la mano tesa sul professo. Se ce ne sono diversi, dice la preghiera al plurale. Quindi asperge la professa con acqua santa e lei torna al suo posto con la priora. Durante la Preghiera eucaristica si fa menzione della neoprofessa di voti solenni per meglio unire l’offerta che essa fa di sé al sacrificio del Salvatore. (St 36.14)
15 Quando una monaca non chiede la consacrazione delle vergini, dopo il rito in cui il futuro professo chiede la preghiera di ciascuna sorella, e prima dell’emissione della professione, avviene l’imposizione del velo nero, nonché la consegna oltre l’anello. La comunità si raddrizza e si pone di fronte all’altare. Accompagnata dalla priora, la futura professa torna ai margini del santuario e si inginocchia. La priora toglie il velo bianco e pone il futuro professato nel velo nero mentre il vicario recita una delle formule del rituale. Il celebrante poi consegna l’anello dicendo: Ricevi questo anello, segno della tua unione con Cristo. Mantieni la fedeltà indivisa al Signore Gesù. Egli un giorno vi introdurrà nella gioia dell’alleanza eterna.

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Donazione temporanea

16 La donazione temporanea si fa al Capitolo, prima dei Vespri, alla presenza di tutta la comunità. Il novizio, prostrato, chiede pietà. La priora, con indosso la stola bianca, invita la novizia ad alzarsi; poi ha detto: Chiedo, per amore di Dio, di essere ammessa alla donazione temporanea, come la più umile serva di tutte, se tu, mia madre, e la comunità lo ritieni buono. Poi, ascoltata l’esortazione della priora, mentre tutti stanno seduti, la novizia si fa avanti e si inginocchia. La priora si alza e, con l’aiuto della cellaria, toglie la cocolla alla novizia, dicendo: Il Signore ti spoglia del vecchio e delle sue opere, e la rivesta con la cocolla lunga senza fasce, dicendo: E che tu possa rivestirti dell’uomo nuovo, creato santo e giusto in verità ad immagine di Dio. Se ce ne sono diversi, ripete le stesse parole a ciascuno. Quindi la novizia legge la sua formula di donazione (13.3), scritta su un foglio che tiene in mano e consegna alla priora, una volta effettuata la donazione. La Priora accoglie la donazione con queste parole: Ed io, Suor N., ricevo la tua donazione, nel nome di Dio e dell’Ordine; Ti prometto…, a nome mio e di coloro che mi succederanno, di provvedere ai tuoi bisogni spirituali e temporali. Possa la benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, scendere su di te e rimanere lì per sempre. – . Amen. Dopo le parole ve lo prometto la priora aggiunge la durata della donazione, se si tratta di una donazione temporanea; oppure: fino alla fine della tua vita, se è un dono perpetuo. Tutti poi vanno al coro per i Vespri. (St 36.16)

17 Quando avviene il rinnovo della donazione temporanea per due anni (13.6), la donata legge la sua formula di donazione nel capitolo, alla presenza della comunità e davanti alla priora che non indossa la stola. Quando, ogni tre anni, avviene il rinnovo della donazione temporanea (13.7), la donata legge la sua formula di donazione o in capitolo alla presenza della comunità, oppure in privato davanti alla priora, alla subpriora e ad almeno due delle monache più anziane. Se la donazione temporanea deve essere rinnovata per altro motivo, il rinnovo sarà fatto in privato davanti alla priora, alla subpriora e ad almeno due delle suore più anziane. Nella formula della donazione e nell’accettazione della priora deve sempre essere espressa la durata della proroga. (St 36.17)

Donazione perpetua

18 La donazione perpetua si fa alla presenza di tutta la comunità, prima dei Vespri. Innanzitutto la comunità si raduna in capitolo e la donata si prostra, per chiedere misericordia, davanti alla priora che è seduta, vestita della stola bianca. Su invito della priora, la donata si alza e dice: Chiedo, per amore di Dio, di essere ammesso alla donazione perpetua, come la più umile serva di tutte, se tu, mia madre, e la comunità lo ritieni buono. Dopo aver ascoltato l’esortazione della priora, tutta la comunità si reca in chiesa, la priora in testa, accompagnata dalle donate. Si inginocchia ai margini del santuario; la priora sta alla sua destra; le monache sono in piedi nei loro stalli, di fronte all’altare. Le donate poi leggono la formula di donazione; la priora accoglie la donazione come si diceva al n. 16. Poi, mentre la donata resta inginocchiata nello stesso luogo, la priora si reca all’ultimo stallo del coro destro, se la disposizione dei locali lo consente. La comunità, inginocchiata e appoggiata alle forme, canta il Sub tuum præsidium. Poi il cantore settimanale dice un versetto, e il vicario, indossando la cocolla ecclesiastica e la stola bianca, aggiunge una preghiera. Quindi la priora depone la stola e torna al suo stallo, così come la donata, e iniziano i Vespri, dopo che il vicario ha, da parte sua, deposto la cocolla ecclesiastica. (St 36.18)
19 Quando una monaca donata non chiede la consacrazione delle vergini, tutto avviene come al n° 18, ma prima della lettura della formula di donazione avviene l’imposizione del velo nero. Il vicario, vestito con la cocolla ecclesiastica e la stola bianca, avanza fino al margine del presbiterio dove è inginocchiata la donata. La priora toglie il velo bianco e riveste la donata del velo nero, mentre il vicario recita una delle formule indicate nel rituale. Se una comunità lo desidera, il velo può essere benedetto durante questo rito di donazione perpetua. In questo caso, prima di imporlo alla donata, il vicario lo asperge con acqua santa mentre pronuncia la benedizione prevista nel rito per la benedizione degli abiti.
20 Dopo la professione solenne o la donazione perpetua, le monache possono ricevere, secondo il nostro rito, la consacrazione delle vergini.

Dom Nicolas Albergati de Geoffroy

per priori generali

Cari amici di Cartusialover, prosegue l’approfondimento sui Priori Generali dell’Ordine certosino. Oggi vi parlerò di Dom Nicolas Albergati de Geoffroy, in carica dal 1791 al 1801.

Dom Nicolas Albergati de Geoffroy ha lasciato il mondo, ancora giovane, per consacrarsi a Dio. Entrato nella Certosa di Villeneuve les-Avignon, vi emise la Professione ed edificò i suoi fratelli con la sua pietà e le sue virtù. I suoi Superiori, dopo averlo destinato a vari uffici che svolse con soddisfazione di tutti, lo nominarono Priore della Certosa di Saint-Julien, presso Rouen, e poco dopo Convisitatore, poi Visitatore della Provincia di Francia-sulla Senna. Alla morte di Dom Hilarion Robinet, gli elettori di Chartreuse, Currières e Chalais lo elessero generale all’unanimità il 10 maggio 1791. Nella terribile crisi che stava attraversando l’Ordine dei Certosini, l’onore che veniva fatto a Dom Nicolas era un fardello molto pesante; ma il nuovo Generale tuttavia l’accettò con coraggio, e seppe sempre mostrarsi all’altezza delle difficili circostanze in cui si trovava. Il 12 agosto dello stesso anno, Dom Nicolas Albergati pregò il Sommo Pontefice Pio VI di rinnovargli la facoltà già concessa al suo predecessore, di stabilirne la permanenza all’estero e di riunirvi il Capitolo Generale, che gli fu concesso. I possedimenti della Chartreuse erano stati messi in vendita come bene nazionale; l’obbedienza del deserto, dove talvolta i Generali si ritiravano a meditare in completa solitudine, era stata venduta il giorno stesso della morte del Reverendo Padre Dom Hilarion Robinet. Nello stesso anno 1791, in virtù del decreto del 20 marzo 1790 e della legge del 14 ottobre 1790, i Religiosi di Certosa furono interrogati due volte per sapere se fossero disposti ad avvalersi della libertà concessa loro dalla nazione. La risposta di tutti i religiosi è stata che il loro desiderio era di perseverare nella loro vocazione e di rimanere nel loro monastero. Nel mese di aprile 1792, Dom Albergati de Geoffroy ed i suoi monaci furono accusati di avere corrispondenza con i nemici della nazione e di fare preparativi per ricevere le truppe sarde che, si diceva, progettassero un’invasione attraverso i monti della Certosa. Con il pretesto di custodire questa frontiera, il convento fu presidiato. “La nostra Casa – scriveva un testimone oculare – era diventata una vera e propria caserma e la nostra posizione era così penosa che sarebbe stata insopportabile se Dio non ci avesse sostenuto con la sua grazia, a perseverare nel nostro stato”. Il successivo 21 maggio, i commissari si presentarono alla Grande Chartreuse, e comunicarono al Reverendo Padre e ai Religiosi l’ordine di sgomberare il Monastero che dicevano necessario per alloggiare le truppe. Assegnarono come nuova residenza, alla Comunità, la Certosa di Sylve-Bénite, presso il lago Paladru, e quella di Durbon, nei pressi di Gap. Dom Albergati, sgomento per questa notizia, mandò subito a Grenoble Dom Burdet e Dom Palluis, i quali riuscirono ad ottenere la revoca di quest’ordine. La posizione dei religiosi, in mezzo ai soldati che comandavano da padroni, era diventata intollerabile, quando l’Assemblea Nazionale decise, con decreto del 16 agosto 1792, che tutte le case religiose dovevano essere evacuate il 1° ottobre. Il distretto fece notificare questo decreto al Reverendo Padre il 13 settembre, ma l’esecuzione non ebbe luogo fino al 14 ottobre e nei giorni successivi; a quel tempo, la Comunità, compresi Currières e Chaláis, comprendeva trentotto Padri, diciotto Conversi e trentasei Donati. Nel Convento rimasero solo dodici Fratelli e gli Ufficiali della Casa: Dom Ambroise Burdet, Procuratore; Dom Sébastien Palluis, Procuratore dell’Obbedienza di Meylan; Dom Emmanuel Nivière, Coadiutore; e Dom Thaddée Forestier, Vicario. Questi Religiosi dovevano custodire la Casa e curare i fienili ei prati che, non potendo essere venduti, erano stati loro dati in affitto. Il Reverendo Padre Dom Nicolas Albergati de Geoffroy lasciò il Monastero mercoledì 17 ottobre 1792. La maggior parte dei suoi religiosi varcò il confine e chiese asilo ai confratelli in Germania e in Svizzera. Altri si diressero verso l’Italia, tra questi Dom Albergati che, dopo molte peripezie, riuscì a rifugiarsi a Bologna, dove giunse il 7 dicembre. Nel 1793 fu convocato in questa città, in tempi ordinari, il Capitolo Generale; vi si presentarono quattordici Priori. In questa assemblea fu risolta l’importante questione dell’elezione del Generale dell’Ordine. Il Capitolo ordinò che “se il Reverendo Padre dovesse morire nel corso dell’anno, al Padre Scriba sarebbe stato affidato il governo di tutto l’Ordine e godrebbe della stessa autorità del Reverendo Padre, fino al Capitolo Generale gli sarebbe richiesto convocare nel tempo ordinario. Se egli stesso morisse prima di aver potuto riunire un Capitolo, il Religioso scelto per Scriba avrebbe avuto la stessa autorità e gli stessi doveri”. Tale Ordinanza fu confermata dal Capitolo dell’anno successivo e approvata con breve di Pio VI, datato 14 luglio 1794. Dom Nicolas Albergati poté convocare nuovamente il Capitolo Generale nel 1795. la relazione del referendario Dom Ignace Tricot, Priore di Valbonne, il Capitolo tornò di nuovo sull’elezione del futuro Generale e dichiarò che, secondo il suo parere, l’elezione del Reverendo Padre dovesse spettare ai Capi del Capitolo, finché la Casa di Certosa sarebbe rimasta dispersa; inoltre determinò le formalità da espletare per l’elezione. Questa Ordinanza non fu mai applicata, non potendo riunirsi il Capitolo Generale durante la Rivoluzione e l’Impero. All’inizio dell’anno 1797, il Generale dei Certosini fu costretto a fuggire da Bologna, all’arrivo delle armate francesi nella provincia. Si rifugiò, col permesso del Sommo Pontefice, nella Certosa di Roma. Dom Nicolas Albergati de Geoffroy trascorse alcuni anni nella Città Eterna, e si preparò alla morte tra gli esercizi di penitenza. Si addormentò nella pace del Signore, il 22 dicembre 1801.

La Grangia di Boffalora

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Cari amici, voglio oggi proporvi un approfondimento su di una grangia certosina.

Etimologicamente la parola grangia deriverebbe dal francese arcaico “granche”, che a sua volta verrebbe dal latino volgare “granica”, ed indicherebbe il luogo dove si conserva il grano (granarium).

Furono vere e proprie tenute agricole in cui fratelli conversi e donati lavoravano sotto la direzione di un Magister Grangiae, essi oltre a lavorare in loco dormivano, mangiavano e pregavano. Si resero indispensabili quindi la costruzioni di un dormitorio, un refettorio ed una cappella (oratorio).

Questa volta vi parlerò della grangia di Boffalora, in Lombardia e di proprietà della certosa di Pavia.

L’origine di questa Grangia si deve all’atto di donazione, datato 15 aprile 1396 dei vasti possedimenti appartenenti a Gian Galeazzo Visconti a favore dei monaci certosini, quale rendita destinata alla fabbrica di un monastero ed alla relativa dotazione. Da questo atto nascerà la certosa delle Grazie, comunemente nota come certosa di Pavia. Contestualmente all’erezione della certosa, i monaci pavesi avviarono i lavori della grandiosa Grangia di Boffalora, iniziando dai fabbricati dei portici con eleganti volte a crociera con il classico mattone, appoggiate su pilastri di granito i cui capitelli delle colonne, ripropongono l’ordine architettonico di tipo scudato, in tutto simili a quelli della certosa. I monaci, si insediarono in questa struttura dedicandosi alla coltivazione dei fertili campi di loro proprietà, inoltre data la posizione particolare, ovvero sulle sponde del fiume Ticino, il borgo di Boffalora, grazie alla presenza monastica, divenne ben presto fiorente e molto attivo grazie al porto sul Ticino e al Naviglio, via abituale per tutte le merci da e per Milano, mentre il fiume serviva come via di collegamento con Pavia, da dove poi le merci erano dirette al mare. I certosini non solo si dedicarono alla coltivazione dei campi e alla produzione dei beni di prima necessità, ma favorirono anche la bonifica di terreni un tempo inutilizzati, attraverso un sofisticato sistema di irrigazione che garantì un miglior utilizzo del suolo. La produzione principale furono i cereali assieme al fieno che si ricavava dal taglio stagionale dei prati, vi era anche una sparuta presenza di vigneti. Evolvendosi l’insediamento dei certosini portò anche allo sviluppo di un’osteria con alloggio (divenuta poi stazione di posta) che nell’Ottocento venne utilizzata come dogana dal governo austriaco per il punto strategico di passaggio nei pressi del ponte sul Naviglio Grande.

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Lo sviluppo economico della zona si deve alla alacre attività dei monaci, che nel 1778 richiesero la costruzione di una tra le prime filande impiantate in Lombardia.

Nel 1782 l’imperatore Giuseppe II decreta la soppressione di conventi e monasteri, tra cui la certosa di Pavia, incamerandone tutti i beni. A Boffalora i monaci pavesi possedevano 2000 pertiche di terreni, le due osterie con relative camere adibite a Stazione di Posta, la casa di propria abitazione (Ospizio), un prestino con forno, due case con quattro botteghe ciascuna, quattro case da massaro, una folla di carta (cartiera), un mulino e una pila di riso (opificio per la pulitura del riso).

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Tutti gli ambienti della Grangia certosina di Boffalora, oggi corrispondono all’attuale struttura del Municipio e collegati, i quali vennero ristrutturati negli anni ‘60 del novecento. Prima della ristrutturazione vi erano significativi elementi caratteristici della presenza della Grangia. Sul portale d’ingresso, situato allora sul fronte del Naviglio, e sulla pavimentazione di un ampio porticato sorretto da colonne, che sostenevano un loggiato con elegante parapetto in legno, era scolpita a grandi lettere la famosa sigla della certosa di Pavia: GRA-CAR (Gratiarum Cartusia – Certosa delle Grazie) quasi a ricordare l’origine di Boffalora e il legame vitale con la certosa pavese.

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Dialogo con San Bruno 9

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Ancora domanda e risposta tra GC (il giornalista certosino) ed il nostro amato San Bruno (SB), nella originale intervista edita nel libro “Dialogo con San Bruno

Riferimento all’amore che ci incombe.

CG – Padre, vuoi indicarmi dei punti di riferimento di questo amore personale che ci incombe?

SB – Non è raro che, all’inizio della nostra conversione, sentiamo il nostro cuore ardere di un fuoco insolito e sconosciuto, che ci spinge a prendere sul serio la chiamata di Dio, la nostra rinuncia al mondo e il nostro ingresso in monastero per donarci interamente al Signore. Ma capita anche spesso che l’ideale contemplato come meta della vita e verso la cui conquista il monaco si gettò con tutto l’ardore di un nuovo amore si offuschi, si nasconda e ci sembri lontanissimo. Questo è causato dalla realtà di ogni giorno, così uguale, così monotona, così poco importante per i sensi che sono sempre desiderosi di “novità”, di stimoli. È chiaro che, di fronte a questa realtà concreta e ordinaria della vita monastica, può sorgere sulla superficie dell’anima un certo disordine, che prima i recessi profondi del cuore nascondevano sotto forma di amore per il mondo, di attaccamento a certe creature su cui abbiamo fatto affidamento, di inquietudine, insoddisfazione, stanchezza…

È la prova, figlio mio, che l’amore per il Padre non regna ancora in te con dominio indiscutibile e indisturbato; è una manifestazione di uno spirito fuorviato o di uno stato di spirito degenerato; è segno che il tuo amore non è completamente purificato dalle creature; è una dimostrazione che la radice del male non è stata estirpata, in quanto non è stata ancora individuata. Non ignoro che questa situazione può darti tensioni, dolore, sofferenza, scoraggiamento. Cosa fare? Ti dico ciò che ho detto anche a Raul, e con maggior ragione che a lui: «Seguite il consiglio divino, credete nella verità che non può ingannare e che manda a tutti questo salutare invito: «”Venite a Me, voi tutti che siete stanchi e oppressi ed io vi darò riposo”» (Mt 11. 26. Lettera a Raul).

Sì, figlio caro, questa è la migliore risposta e il miglior consiglio per quando ti senti “stanco di lottare durante la notte” della tua conversione e non ne vedi i frutti immediati, senti la fatica del compito e, di fronte a esso, hai l’esperienza della tua impotenza o della tua debolezza. Perché, di fronte alle esigenze della tua conversione, non si tratta più di ogni persona che si purifichi, ma di andare a Gesù, sorgente di ogni purezza, perché ci ama, perché ha promesso di aiutarci e vuole rendere il nostro lavoro più leggero. Se il tuo fardello è pesante per te, vai da Lui e metti il tuo fardello nelle sue mani con la semplicità di un cuore di bambino, di un cuore filiale. Se lo fai, avrai l’esperienza di sentire la tenerezza del suo amore e della sua attenzione su di te. Siate novizi, giovani, anziani che hanno imbiancato il capo al servizio del Signore Gesù, solo da Gesù può venire la vostra salvezza. Di questo Gesù che, nonostante tutti i dolori che ti affliggono, continua a vivere in te e ti spinge verso la fine, di questo Gesù che ti incoraggia nella tua resa e cammina con te, portando il tuo peso. Solo con questo aiuto potrai uscire incolume e vittorioso da questa tentazione, da questo turbine di onde impetuose che cercano di impedirti di raggiungere “il porto nascosto, sicuro e pacifico” che ti aspetta.

Permettimi infine di ricordarti una cosa che conosci molto bene, ma che non dovresti mai dimenticare: l’opera di conversione, l’esperienza del tuo amore, il raggiungimento di quella purezza di cuore di cui abbiamo parlato, è opera di Dio, certo sì, ma è anche, allo stesso tempo, opera tua.

CG – Cosa intendi con questo?

SB – Semplicemente che devi impegnarti il più possibile, non risparmiarti gli sforzi per superare gli ostacoli che ti mettono in pericolo e superare tutti gli ostacoli che ti fanno inciampare. La parte di Dio non viene mai meno! Possa non essere la tua parte che fallisce.

Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 32a)

in chiesa

Statuti 32 a

Ricezione di una conversa o di una novizia o donata

6 La postulante, al termine della sua prova, viene presentata alla comunità nel giorno stabilito (cfr 11,9). Preliminarmente compila e firma un questionario relativo al suo ricovero (vedi n° 2). (cfr St 36,6)

7 Il giorno della sua accoglienza, la postulante, prostrata in capitolo davanti a tutta la comunità, chiede misericordia. La priora, con indosso la stola bianca, lo invita ad alzarsi; poi la postulante chiede, per amore di Dio, di essere ammesso alla libertà vigilata sotto l’abito monastico, come il più umile servitore di tutti. La priora, dopo aver fatto un’esortazione, le spiega che, durante il noviziato, potrà ritirarsi liberamente e che, da parte nostra, manterremo la libertà e il diritto di dimetterla se, dopo aver esaminato la questione davanti a Dio, non lo riteniamo adatto al nostro modo di vivere. Se la postulante dà il suo assenso, si inginocchia ai piedi della priora e pone le mani giunte nelle sue; la priora, in nome di Dio e dell’Ordine, in nome proprio e in quello delle sorelle, l’accoglie nella comunione dell’Ordine. Quindi la candidata viene vestita con la cocolla della novizia (in questo momento si può anche rimettere il velo bianco) ed è ammessa a ricevere il bacio della pace, prima dalla priora, poi da tutte le altre monache. La novizia viene quindi condotta dal capitolo alla chiesa, mentre la comunità canta il Salmo 83. La priora cammina prima, accompagnata dalla novizia; poi arriva la comunità, la più anziana in testa. Giunta alla chiesa, la priora prende per mano la novizia e la conduce al margine del presbiterio; la novizia vi si prostra e prega. La priora si collocherà nell’ultimo stallo del coro di destra, se la disposizione dei locali lo consente. Tutti si inginocchiano nelle forme, in coro, e cantano la strofa: Veni, Sancte Spiritus; finito ciò, tutta la comunità si inchina alla misericordia; il vicario, con indosso la cocolla ecclesiastica e la stola bianca, dice un versetto e aggiunge una preghiera. Dopodiché, la novizia si alza, fa un profondo inchino e va al suo posto nel coro. (St 36.7)

Professione di voti semplici

8 Il giorno prima del giorno in cui la novizia deve emettere i voti, semplici o solenni, prima dei Vespri, oppure la mattina dello stesso giorno, va al capitolo per chiedere misericordia, prostrata alla presenza di tutta la comunità; quando la priora le dice: Alzati, si alza e chiede di essere accolta nella professione come la più umile serva di tutte. Poi, sempre in piedi, ascolta l’esortazione della priora. Nel giorno della professione, le reliquie dei santi vengono esposte sull’altare. (St 36.8)
9 Quando si tratta della professione temporanea, prima di Terza la maestra delle novizie pone la nuova cocolla sui moduli davanti ai futuri professi. Dopo il Vangelo, o il Credo se cantato, omessa la preghiera universale, il futuro professato, portando nelle sue mani la nuova cocolla, avanza fino al bordo del santuario; dopo un profondo inchino, vi depone la cocolla e resta eretta. Il vicario, che celebra, si avvicina e recita le preghiere indicate nel rito. Poi, stendendo la mano, benedice la cocolla posta davanti alla futura professa, mentre recita l’opportuna preghiera. Finita la benedizione, asperge la ciotola con acqua santa. Poi, il futuro professo si inginocchia e recita con voce intelligibile (se sono più di loro, recitano insieme) Salmo 15: Guardami, fino al versetto: Signore, la mia parte, non compreso. La priora, aiutata dalla maestra delle novizie, toglie poi la cocolla della novizia mentre il vicario dice: Il Signore ti spogli del vecchio e delle sue opere. La priora la riveste della lunga cocolla, e il vicario continua: E che vi rivesta dell’uomo nuovo creato, santo e giusto in verità ad immagine di Dio. Se ci sono più novizi, il vicario ripete queste parole per ciascuno. Quindi la novizia legge la formula della professione (12.4) scritta su un foglio che tiene in mano. Se ce ne sono diversi, la formula deve essere letta da ciascuno separatamente. Fatti i voti, la professa lascia la sua formula nelle mani della priora e riprende il salmo, dal versetto: Signore, mia parte, a Gloria al Padre… Amen. Poi fa un profondo inchino contemporaneamente alla Priora e alla Maestra delle Novizie e tornano ai loro posti. (St 36.9)

Memoria liturgica di Santa Rosellina

santa Rosellina (Padula)

Cari amici di Cartusialover, spero siate stati in tanti a recitare la Novena per Santa Rosellina, di cui oggi ricorre la memoria liturgica per la Chiesa, voglio celebrarla con voi mostrandovi una curiosità.

A dimostrazione della diffusa devozione verso questa santa monaca certosina, vi parlerò oggi di una Parrocchia a lei dedicata nel centro della cittadina francese di Tolone. Vi ho narrato da questo blog, la venerazione dei fedeli, che spinse a costruire la Cappella Santa Rosellina, dove si conservano le sue spoglie mortali, e dovi vi è un’affresco realizzato nel 1975 da Marc Chagall, voglio altresì sottolineare la straordinarietà di questa devozione data dall’essersi tramandata immutata nei secoli.

Vi ho testimoniato, seppur non numerose, diverse Parrocchie nel mondo dedicate a San Bruno, ma una fede viva verso una monaca certosina provenzale vissuta nel XIV secolo, lascia davvero entusiasti!

Nelle immagini che seguono, potrete ammirare il monumentale affresco, alto più di sette metri, realizzato sull’altare maggiore di questa chiesa costruita circa ottanta anni fà, che raffigura fedelmente le tappe della vita di Rosellina. La statua in marmo sulla facciata esterna della chiesa e le vetrate che richiamano episodi della vita della certosina. La Parrocchia inoltre conserva alcune reliquie, venerate dai fedeli. In fondo alla pagina il link della Parrocchia, dove sarà possibile vedere la Santa Messa online!

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Novena a Santa Rosellina IX° giorno

Locandina Novena Santa Rosellina

Novena a Santa Rosellina

IX° GIORNO:

Rosellina ottiene per noi le grazie richieste

Parola di Dio :
“Chiedi e ti sarà dato; cerca, troverai; bussa, ti sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto» (Mt 7,7-8).
Esempio dalla sua vita:
Quante volte l’ammirevole Rosellina è stata condotta dal marito Gesù nella segreta cantina delle grazie! Tra tutti, uno rimarrà per sempre attaccato a lei. Mentre in pieno inverno imperversava una grande carestia, e anche all’interno della sua famiglia c’era una pericolosa carenza di pane, la giovane Rosellina si impegnava tuttavia, come fa ogni sera, ad uscire e distribuire tutto il pane rimasto ai poveri e Affamato. Il padre, vedendola fare, le chiese semplicemente: “Figlia mia, cosa indossi ancora nel grembiule?” “Padre”, rispose la Vergine, “rose in fiore”. Infatti, al posto dei pani, erano sbocciate le rose. Le grazie che Dio gli ha concesso erano visibili a tutti.
Preghiamo:
O santa Rosellina, tu che hai ricevuto tante grazie dal divino Re Gesù, intercedi per me; concedimi le grazie che ti depongo e trasforma questi pani di favori umilmente richiesti in rose fiorite! Santa Rosellina, che ottieni grazie, prega Dio per me!

Litanie di Santa Rosellina

(approvate nel 1862)

Signore, abbi pietà.

O Cristo, abbi pietà.

Signore, abbi pietà.

Santa Rosellina, prega per noi.

Ornamento di nobiltà, prega per noi.

Staccato dalle ricchezze, prega per noi.

Sposa di Cristo, prega per noi.

Cura dei poveri, prega per noi.

Specchio della verginità, prega per noi.

Tempio dello Spirito Santo, prega per noi.

Vaso di fede, prega per noi.

Vaso di carità, prega per noi.

Colonna di speranza, prega per noi.

Rosa senza spine, prega per noi.

Leggi senza macchia, prega per noi.

Ricettacolo della modestia, prega per noi.

Discepola di San Bruno, prega per noi.

Modello dei Certosini, prega per noi.

Luce delle monache, prega per noi.

Esempio di umili, prega per noi.

Custode del silenzio, prega per noi.

Perla preziosa, prega per noi.

Compagna degli eremiti, prega per noi.

Insegnamento delle sorelle, prega per noi.

Amante della povertà, prega per noi.

Sostenitrice dei deboli, prega per noi.

Famiglia degli Angeli, prega per noi.

Operaia di miracoli, prega per noi.

Consolatrice degli afflitti, prega per noi.

Rimedio per i malati, prega per noi.

Fiore di perpetuo profumo, prega per noi.

Patrona di Les Arcs, prega per noi.

Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, perdonaci Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci Signore.

Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi Signore.

Preghiera

Preghiamo il Signore. Per amor tuo, Signore, santa Rosellina calpestò la dolcezza di un mondo che aveva per lei solo attrattive per appartenere a te sola; donaci, seguendo il suo esempio, di allontanarci dai beni terreni per essere ricchi, in Cielo, di gioie eterne. Per Gesù, il Cristo, nostro Signore.

Amen.

Novena a Santa Rosellina VIII° giorno

Locandina Novena Santa Rosellina

Novena a Santa Rosellina

VIII° GIORNO:

Rosellina ci dà speranza in tempi di oscurità

Parola di Dio :
“Gesù disse loro: Fiducia, sono io; non avere paura ! Poi salì con loro sulla barca e il vento si calmò» (Mc 6, 50-51)
Esempio dalla sua vita:
Proprio alla fine della sua vita, nel momento del passaggio da questo mondo all’altro, la morente Rosellina scambiò qualche consiglio con le sue sorelle, che erano un anno più grandi di lei, ea cui era molto legata. Mentre in seguito diventerà un cavaliere nell’Ordine Militare di Saint-Jean-de-Jérusalem, rimarranno per tutta la vita in una grande comunione di anima e spirito.
Preghiamo:
O santa Rosellina, tu che sei riuscita a donare te stessa, a lasciarti e a rinunciare a te stessa per seguire Gesù, aiutami ad acquisire la tua stessa determinazione affinché la mia vita sia conforme alla volontà di Dio, nel seguire suo figlio Gesù ovunque lui chiami me. Santa Rosellina, sposa di Cristo, prega Dio per me!

Litanie di Santa Rosellina

(approvate nel 1862)

Signore, abbi pietà.

O Cristo, abbi pietà.

Signore, abbi pietà.

Santa Rosellina, prega per noi.

Ornamento di nobiltà, prega per noi.

Staccato dalle ricchezze, prega per noi.

Sposa di Cristo, prega per noi.

Cura dei poveri, prega per noi.

Specchio della verginità, prega per noi.

Tempio dello Spirito Santo, prega per noi.

Vaso di fede, prega per noi.

Vaso di carità, prega per noi.

Colonna di speranza, prega per noi.

Rosa senza spine, prega per noi.

Leggi senza macchia, prega per noi.

Ricettacolo della modestia, prega per noi.

Discepola di San Bruno, prega per noi.

Modello dei Certosini, prega per noi.

Luce delle monache, prega per noi.

Esempio di umili, prega per noi.

Custode del silenzio, prega per noi.

Perla preziosa, prega per noi.

Compagna degli eremiti, prega per noi.

Insegnamento delle sorelle, prega per noi.

Amante della povertà, prega per noi.

Sostenitrice dei deboli, prega per noi.

Famiglia degli Angeli, prega per noi.

Operaia di miracoli, prega per noi.

Consolatrice degli afflitti, prega per noi.

Rimedio per i malati, prega per noi.

Fiore di perpetuo profumo, prega per noi.

Patrona di Les Arcs, prega per noi.

Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, perdonaci Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci Signore.

Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi Signore.

Preghiera

Preghiamo il Signore. Per amor tuo, Signore, santa Rosellina calpestò la dolcezza di un mondo che aveva per lei solo attrattive per appartenere a te sola; donaci, seguendo il suo esempio, di allontanarci dai beni terreni per essere ricchi, in Cielo, di gioie eterne. Per Gesù, il Cristo, nostro Signore.

Amen.

Novena a Santa Rosellina VII° giorno

Locandina Novena Santa Rosellina

Novena a Santa Rosellina

VII° GIORNO:

Rosellina ci consola nelle afflizioni

Parola di Dio :
“Beati quelli che piangono, perché saranno consolati” (Mt 5,4)
Esempio dalla sua vita:
Come in passato al castello dei suoi genitori o vicino al suo monastero in Provenza, Rosellina ebbe una corte sempre più fervente, sempre più numerosa: quella degli indigenti, degli sventurati, dei poveri. Tutti volevano Rosellina; la sua mano aveva il dono della guarigione e il suo sorriso aggraziato leniva il dolore. Questa grazia di alleviare, questo dono di calmare il dolore e di asciugare le lacrime non è del tutto scomparsa oggi. Perché nessuno è venuto a venerare le sue reliquie e si è ritirato dalla sua tomba “dove il suo corpo è rimasto in uno stato di incorruttibilità per secoli”, senza sentire che una virtù segreta ne sfuggiva ancora.
Preghiamo:
O Santa Rosellina, voi che vi siete spesi senza contare il costo per guarire cuori feriti o disperati. Ogni volta, pazientemente, li riscaldavi con il tuo sorriso, il tuo sguardo, un gesto o una parola. Ora sussurra le tue parole di gentilezza nel profondo del mio cuore addolorato, posa il tuo sguardo dolce e riparatore sulla mia anima stanca e ricordale tutte le parole di Gesù Salvatore, che consola nei momenti di tristezza. Santa Rosellina, consolatrice degli afflitti, prega Dio per me!

Litanie di Santa Rosellina

(approvate nel 1862)

Signore, abbi pietà.

O Cristo, abbi pietà.

Signore, abbi pietà.

Santa Rosellina, prega per noi.

Ornamento di nobiltà, prega per noi.

Staccato dalle ricchezze, prega per noi.

Sposa di Cristo, prega per noi.

Cura dei poveri, prega per noi.

Specchio della verginità, prega per noi.

Tempio dello Spirito Santo, prega per noi.

Vaso di fede, prega per noi.

Vaso di carità, prega per noi.

Colonna di speranza, prega per noi.

Rosa senza spine, prega per noi.

Leggi senza macchia, prega per noi.

Ricettacolo della modestia, prega per noi.

Discepola di San Bruno, prega per noi.

Modello dei Certosini, prega per noi.

Luce delle monache, prega per noi.

Esempio di umili, prega per noi.

Custode del silenzio, prega per noi.

Perla preziosa, prega per noi.

Compagna degli eremiti, prega per noi.

Insegnamento delle sorelle, prega per noi.

Amante della povertà, prega per noi.

Sostenitrice dei deboli, prega per noi.

Famiglia degli Angeli, prega per noi.

Operaia di miracoli, prega per noi.

Consolatrice degli afflitti, prega per noi.

Rimedio per i malati, prega per noi.

Fiore di perpetuo profumo, prega per noi.

Patrona di Les Arcs, prega per noi.

Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, perdonaci Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci Signore.

Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi Signore.

Preghiera

Preghiamo il Signore. Per amor tuo, Signore, santa Rosellina calpestò la dolcezza di un mondo che aveva per lei solo attrattive per appartenere a te sola; donaci, seguendo il suo esempio, di allontanarci dai beni terreni per essere ricchi, in Cielo, di gioie eterne. Per Gesù, il Cristo, nostro Signore.

Amen.