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  • Memini, volat irreparabile tempus

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Consegnati a chi ci ama

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Ecco per voi un breve testo di un certosino, che gradisco condividere affinchè lo leggiate e meditate. Abbandoniamoci alle sue considerazioni.

Avendo brevemente evocato il volto delle tre virtù teologali vorrei dirti una parola su qualcosa che mi sembra essere una caratteristica completamente diversa della frase teologica. All’inizio di queste pagine ti dicevo che il suo obiettivo era quello di farci arrivare direttamente a Dio. Questo è ciò che vorrei precisare in maniera più rigorosa. La preghiera teologica ci mette in relazione personale con qualcuno e non con qualcosa: è un vero incontro tra te e il Padre o suo Figlio o il suo Spirito. Non si va più da loro attraverso la mediazione delle idee per quanto sublimi siano o con contemplazioni intellettuali del mistero. La parola di Gesù, che è il fondamento della nostra fede, ci conduce dritti al suo cuore senza alcun intermediario, come quello del Padre o del Consolatore, nella semplicità dell’unità divina.

Hai notato come durante il vangelo di San Giovanni il rimprovero che Gesù continuamente lancia ai Giudei, che non possono o non vogliono credere, è sempre lo stesso? Sono incapaci o diventano incapaci di accoglierlo. Ascoltano le stesse parole dei discepoli, assistono agli stessi segni, sono eredi delle stesse promesse ma stanno lontano da Gesù, non entrano in contatto con lui. Tutto quello che fanno è proiettare su di lui i loro pensieri e le loro teorie invece di vederlo e lasciarsi illuminare fino al profondo del loro cuore. Non credono. Vogliono mantenere una distanza tra le idee che credono di loro proprietà e la realtà del dono di Dio che li costringerebbe a spogliarsi di tutto e aprire i loro cuori alla persona del Figlio.

Questo è più o meno quello che stiamo vivendo anche noi nella misura in cui come gli ebrei ci leghiamo alle cose create che ci danno più sicurezza invece di consegnarci alla Persona divina che non può darci nulla se non a se stessa. E la preghiera teologale non è proprio questo dono di noi stessi, senza limiti né restrizioni, a chi ci ama?

Un certosino

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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 47)

coro

CAPITOLO 47
Il canto liturgico

1 Modo di cantare e salmodiare

Il nostro Ordine considera il canto gregoriano come elemento costitutivo della sua liturgia. Dobbiamo partecipare alla lode divina con purezza ed entusiasmo, e stare alla presenza del Signore con uguale gioia e riverenza, senza pigrizia o sonnolenza, senza risparmiare le nostre voci o far cadere metà delle parole, ma con tutto il nostro cuore, come dovrebbe essere pronunciare le parole dello Spirito Santo e sintonizzare i nostri sentimenti con esse. Semplicità e moderazione sono la regola nel canto perché sia imbevuto di dignità e mantenga fervore; dobbiamo davvero cantare e cantare al Signore sia con l’anima che con la voce. La perfezione consiste nell’entrare nei sentimenti di chi ha composto salmi e cantici. (St 52,1)
2 La salmodia non deve essere né lunga né affrettata.
Deve essere eseguito con voce piena, viva e chiara, in modo che tutti possano cantare con devozione e cantare con attenzione, senza slanci di voce, con anima e senza colpa. (St 52,2)
3 Ci prendiamo una buona pausa in mediana.
Iniziamo e finiamo insieme l’inizio, la metà e la fine di ogni verso. Nessuno dovrebbe permettersi di iniziare prima degli altri o di cantare più velocemente: cantiamo e facciamo delle pause insieme, ascoltandoci sempre. (St 52,3)
4 In tutti i testi: lezioni, salmodia o canto, si deve prestare attenzione all’accentuazione e al raggruppamento delle parole, per quanto possibile, perché la mente coglie e gusta di più il significato quando le parole le sono ben presentate. (St 52,4)
5 È molto importante dare ai novizi una solida formazione nel canto e lodiamo coloro che non trascurano mai questo studio dopo il noviziato. (St 52,5)
6 Nelle case dell’Ordine l’Ufficio è sempre celebrato in coro giorno e notte, quando siano presenti almeno sei monache di clausura in buona salute. (St 52,6)

I grandi cantori
12 I cantori che dirigono ciascun coro abbiano sufficiente istruzione e competenza per poter dirigere correttamente e tempestivamente la salmodia e il canto della comunità, secondo le norme sopra riportate, ma sempre sotto la direzione e l’autorità della priora. Spetta anche a loro accogliere con delicatezza coloro che cantano troppo lentamente o troppo velocemente, o diversamente da quanto prescritto; ma lo faranno preferibilmente fuori dal coro. (St 52,12)

13 I grandi cantori alzano o abbassano l’intonazione della salmodia nel proprio coro, come pure per il resto del canto dell’Ufficio, quando a loro sembra opportuno, affinché tutti possano cantare senza difficoltà. Alla presenza dei cantori nessun altro può correggere il coro, se non la priora o, in sua assenza, la sottopriora. (St 52,13)
25 Osserviamo dunque questo modo di cantare; cantiamo alla presenza della Santissima Trinità e degli Angeli, pieni di amore e infiammati di profondo desiderio. Eleviamo il nostro spirito attraverso il canto alla contemplazione delle realtà increate ed esprimiamo attraverso l’armonia delle nostre voci il nostro giubilo davanti a Dio nostro Padre. (St 52,25)

Silenzio certosino 7

Silence c

Il monaco

Il monaco è per definizione un essere unificato: monos, “solo”. La sua vita non deve più essere condivisa, ma semplice e raccolta nell’unità di un solo pensiero e di un solo amore. Deve quindi avvenire nella parte superiore della sua anima, dove regna l’unità, nel centro semplice che è il santuario dell’uno. Questo è il dilexit in finem. Il monaco deve rinunciare a tutto ciò che si dissipa, concentrarsi nell’unione con Colui che è Luce e Vita.

Solitudine e solitudine

La tua formula è eccellente: “Ci sono anime che cercano la solitudine per ritrovare se stesse, e ci sono quelle che la cercano per donarsi”. Continua a viverlo!

Penetrando nelle profondità invece di correre in superficie

Guardando più a lungo, finiamo per vedere questo fondo identico; e ci accontentiamo di questo sguardo prolungato sulle stesse cose, invece di correre a scoprire novità. Devo essere molto invecchiato, perché il gusto per il nuovo mi fa dormire sonni tranquilli. Leggendo e rileggendo lo stesso libro, seguendo ogni giorno gli stessi sentieri, vedendo gli stessi volti, parlando alle stesse anime, ripetendo le stesse preghiere, scavando in ciò che conosco, penetrando nelle sue profondità invece di correre in superficie, mi sembra questo è sempre di più l’obiettivo dei miei sogni.

Mettiti di fronte all’oceano di gioia

No! Non aspettiamo più quello che per alcuni non arriva mai. Con le forze che abbiamo di giorno in giorno, facciamo ciò che il dovere di ogni momento richiede, senza preoccuparci del risultato. Il risultato dipende da Dio: dipende da noi lo sforzo. Questo sforzo ci darà gradualmente una forte volontà, una vita concentrata e fruttuosa. Continuiamo a pregare molto, qualunque siano le nostre disposizioni e qualunque siano le circostanze. Ciò che manca a tutti noi è vivere in stretto, intimo e vivo contatto con la fonte dell’unica vera Vita. La nostra tristezza viene da lì. La nostra impotenza ci scoraggia perché dimentichiamo l’Onnipotente che si offre per integrarli. La malizia degli uomini e la nostra, la tristezza dei tempi… tutto questo ci colpisce solo perché non sappiamo affrontare la bontà infinita e l’oceano della gioia. Non sappiamo vivere in conspectu Domini. Per fortuna il buon Dio ci attrae e ci vuole cogliere a tutti i costi. È la sua risposta ai nostri desideri segreti per lui. Questi desideri è Lui che li provoca, e poi è Lui che li esaudisce. È in questo senso che, nella vita spirituale delle anime di buona volontà, si può dire veramente che fa tutto. Ora, se la nostra volontà è debole, è chiaro che è buona, molto buona; è sempre stato, sempre lo sarà. Ci manca di più pensare che la benevolenza divina (che è il suo amore infinito) ci ha sempre avvolto e sempre ci avvolgerà. Non aspettarti di vedere scomparire né la tentazione né la debolezza perché avremo ricevuto i sacramenti. La vita dell’anima è una crescita lenta; continuiamo ad armarci di Dio, ad attingere alle fonti della forza divina, come un bambino che mangia e beve e che non si fa uomo in un giorno… e lasciamo che Colui che dirige la nostra vita e che è Lui stesso nostro vita.

Fate come le mie fragole

Vi raccomando soprattutto una volontà ben regolata, che si domini, che comandi ciò che sa essere buono, che abbia il coraggio di imporselo. È soprattutto per questo che si è qualcuno e che è importante la formazione del collegio. Fai come le mie fragole. Non assumono solo dimensioni, ma anche colore e profumo. Questo viene fatto molto lentamente, perché il calore e il raggio di sole vengono dati loro con parsimonia. Ma tu, tu ricevi tutto questo in abbondanza: queste sono le raccomandazioni che ti vengono rivolte da destra e da sinistra. Quindi cerca di maturare velocemente e bene, di assumere gusto e colore. Intanto prega bene il buon Dio, conserva la tua buona salute e la tua allegria, e sii certo che le prime fragole del mio orto saranno per te.

Testimonianza da Portacoeli

la certosa di Portacoeli

Cari amici, è ormai trascorso un anno da quando un giovane spagnolo di nome Kevin Perez ha fatto il suo ingresso nella certosa spagnola di Portacoeli per abbracciare la vita monastica certosina. Tra l’incredulità dei giovani d’oggi, un giovane del XXI secolo abbandona tutto alla ricerca di Dio tra le mura di una certosa.

Voglio offrirvi un video, in lingua spagnola, che da qualche settimana è presente in rete, nel quale il giovane ci spiega le motivazioni della sua vocazione. Ho tradotto per voi il testo, nel quale egli ci parla di lui e della vita claustrale che lo attendeva. Un gradevole appello ai giovani di quest’epoca in cerca di una via che conduca alla felicità.

Kevin Pérez, un giovane spagnolo, ha partecipato ad alcuni episodi di Catholic Stuff. Nel suo cammino di conversione a Cristo si è unito alle Serve del Focolare della Madre, ha studiato Chimica e Biochimica ed è stato un buon calciatore federato, che ha lasciato quando stava per diventare professionista, quando ha poi sentito la chiamata di Dio al sacerdozio. È entrato in Certosa il 25 marzo 2022, solennità dell’Annunciazione, dopo un intenso processo di discernimento che dettaglia nella sua testimonianza nel video di Catholic Stuff.

Kevin Pérez: «Ho deciso di lasciare l’università, il calcio quando stavo per diventare un professionista e tutto il resto, come risposta all’amore di Dio che mi ha chiamato a essere un prete certosino»

«E poiché l’amore di Dio è tanto grande, anche la mia risposta deve essere la più grande possibile e sapevo che la mia dedizione doveva essere totale e quindi nella vita monastica, nella quale si dona assolutamente tutto. Dopo averci pregato, meditato e fatto varie esperienze in diversi monasteri, ho scoperto che Dio mi chiama alla Certosa, per essere un monaco certosino ordinato sacerdote per sua grazia. Il monaco certosino è un uomo che sacrifica la sua vita per la gloria di Dio e per la salvezza della sua anima e quella degli altri e, in ultima analisi, per il bene della Chiesa»


“Sono cresciuto in una famiglia cattolica in cui è stata mantenuta la pratica della fede, in particolare la preghiera, i sacramenti e la partecipazione alla vita della parrocchia. A 14 o 15 anni Dio mette nel mio cuore un certo desiderio di vita consacrata, di vita religiosa. Da quel momento non lo tengo più a mente nelle mie preghiere ed è una cosa che va piano piano, crescendo man mano che maturo, sia umanamente che spiritualmente” spiega Kevin Pérez.
All’età di 18 anni Kevin conobbe la Comunità delle Serve del Focolare della Madre che si trovavano in Navarra, dove viveva. Quell’estate fu invitato a un pellegrinaggio in Irlanda. “E sono stato felicissimo di andarci poiché ero desideroso soprattutto di sperimentare cosa fosse la vita religiosa. Poi sono andato alla casa del noviziato dei Servi. Attraverso di loro approfondisco il mio amore per la Beata Vergine, che è nostra Madre ed è mia Madre. Cresco anche nell’amore e nella devozione all’adorazione dell’Eucaristia. Insomma, condurre una vita di fede cattolica coerente.
Stavo finendo il liceo e ho iniziato a studiare una doppia laurea in chimica e biochimica all’Università di Navarra. Giocava anche a calcio in una squadra federata e proprio quell’anno avrebbe promosso alla categoria professionisti. Quando stavo per compiere 19 anni, nell’estate del 2015, in pellegrinaggio con le Serve del Focolare della Madre, ho scoperto la mia vocazione.
Con la voglia di darmi per vinta, ho deciso di lasciare sia l’università, il calcio e le cose che mi legavano un po’ al mondo, in modo che appena avessi scorto il luogo dove Dio mi chiamava, potessi entrare. Nel pellegrinaggio ricevo due Grazie specifiche e alla Santa Messa mi fanno vedere che tutte queste grazie che ho ricevuto negli anni mi mostrano il grande amore che Dio ha per me. E come naturale risposta a quell’amore che Dio ha avuto per me, mi ha e mi avrà, ho dato la mia vita a Lui.
“E io rinuncio alla mia vita perché l’amore di Dio è così grande, così infinito, l’amore che Dio ha avuto per me. Quello è stato il momento chiave in cui ho capito che dovevo dare la mia vita a Dio. E poiché l’amore di Dio è così grande, anche la mia risposta deve essere la più grande possibile e sapevo che la mia dedizione doveva essere totale e quindi nella vita monastica, in cui si dona assolutamente tutto.
Dopo averci pregato, meditato e fatto varie esperienze in diversi monasteri, ho scoperto che Dio mi chiama alla Certosa, per essere un monaco certosino ordinato sacerdote per sua grazia. Il monaco certosino è un uomo che sacrifica la sua vita per la gloria di Dio e per la salvezza della sua anima e quella degli altri e, in ultima analisi, per il bene della Chiesa. E questo nel silenzio e nella solitudine che il monastero offre nell’ambiente claustrale, precisamente la cella. Che come dicono molti autori certosini, cercare di vivere di Dio.
Allontanare assolutamente tutto, vivere senza la vicinanza di persone, affetti, pensieri, per dedicarmi completamente e continuamente alla ricerca di Dio, della perfezione, della sua volontà, della gloria di Dio. E questo in modo mistico, misterioso, che ci ritroveremo in paradiso se Dio vuole perché riguarda il resto della Chiesa”.

mon Portacoeli
“Ai giovani che sono nel momento del discernimento e delle decisioni importanti, direi che ciò a cui veramente Dio chiama tutti noi è la santità, è dargli Gloria, è fare la sua volontà. Il modo migliore per aiutare se stessi è fare la volontà di Dio e per questo sono essenziali la preghiera ei sacramenti, le due fonti di grazia che Dio ci dà attraverso la chiesa. È così che si scopre, poco a poco, qual è la volontà di Dio e la vocazione personale che può essere quella naturale nel matrimonio o soprannaturale nella vita consacrata o nel sacerdozio. Vi chiedo preghiere per la mia fedeltà. Cercherò anche di fare la volontà di Dio e che questo ricada su Grazie per tutti. Sappi che Dio ha un piano su di te per renderti felice”, conclude.

Vi invito dunque a pregare per il cammino intrapreso da questo giovane, affinchè possa essere nuova linfa per il nostro amato Ordine certosino.

san Bruno (José Puchol 1743- 1797)

San Bruno a Portacoeli (José Puchol 1743- 1797)

Eventi da celebrare

Cari amici lettori, voglio condividere con voi in questo articolo odierno due momenti che mi riempiono di soddisfazione. Lo scorso 14 marzo, in occasione della celebrazione della “Giornata nazionale del Paesaggio”, ho ideato, realizzato e partecipato ad una particolare visita illustrata, svoltasi nella “mia” certosa di San Martino a Napoli, oggi Museo, dal titolo “Imago Vesevi”

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I lettori affezionati ricorderanno che nel settembre del 2020, da queste pagine del blog, vi feci conoscere la figura di Dom Severo Tarfaglione, un certosino napoletano testimone della terribile eruzione del Vesuvio del 16 dicembre del 1631. Ebbene, sin da quel momento la mia intenzione era di diffondere e divulgare la conoscenza del suo manoscritto inerente l’attività vulcanica osservata dalla cella della certosa partenopea, proponendo una visita illustrata il 16 dicembre del 2020, ma ahimè la pandemia interruppe bruscamente questa mia intenzione a causa delle restrizioni per la quarantena. Riuscìì soltanto a settembre del 2020, a presentare al pubblico la vita claustrale di Dom Severo in una visita che precedette le successive restrizioni.

A distanza di oltre due anni, sono riuscito a concretizzarla con immensa gioia! Un altro piccolo contributo per realizzare il mio obiettivo. Il video che segue vi coinvolgerà nell’atmosfera creatasi.

Il secondo motivo di compiacimento che nutro, scrivendo questo articolo, è che è il numero 2000! Ebbene si, un altro inaspettato obiettivo raggiunto grazie a voi, che da sempre mi seguite con passione e costantemente mi stimolate e avete reso possibile il raggiungimento di questo traguardo. Duemila volte grazieeeeee!!!!

2000 e logo

Per tale occasione uno di voi, dal Brasile, ha voluto pormi delle domande a cui ho risposto…

Un’intervista? No, una semplice chiacchierata tra cartusiafollowers!

Cosa cambieresti del tuo ultimo anno di blogging?

Non solo l’ultimo anno, anche il corrente o il prossimo, sono sempre alla ricerca di contenuti originali, da proporre in maniera accattivante per coinvolgere voi lettori sempre più.

Se il tuo blog venisse spazzato via, ricominceresti a bloggare da zero domani?

Beh, nonostante la passione, la tenacia, non credo, poichè necessita di tanto impegno lavoro ed energie. Viceversa, ipotizzo di poterlo trasformare in un libro, o qualcosa di simile. Attendo vostri suggerimenti…

Se il tuo blog chiudesse domani, per cosa vorresti essere ricordato?

Sicuramente per l’impegno profuso in anni di ricerca, studio e per aver dedicato del tempo della mia esistenza, ma non avendo mai avuto ambizioni personali, sarei appagato di essere ricordato semplicemente come “certosinologo“.

Ti ricordi il tuo post che ha generato più reazioni?

Si, senza dubbio i vari articoli che ho scritto circa la misteriosa scomparsa del fisico Ettore Majorana. Una miriade di interazioni e commenti, tra i quali quello di un lettore che anonimamente mi scrisse che egli era detentore della verità su questo caso, ma chiedeva riservatezza, che gli ho promesso e mantenuto.

Il migliore e peggiore evento che ti è mai capitato di gestire sul tuo blog

Il migliore? Sicuramente la visita di Sua Santità Benedetto XVI alla certosa di Serra San Bruno, quel giorno mi sentii un reporter, feci quattro articoli nel solo 9 ottobre 2011. Altro evento, triste stavolta, la chiusura della certosa portoghese di Santa Maria Scala Coeli ad Evora, con articoli dettagliati sulla partenza degli ultimi monaci. Quanta tristezza!

E quello più buffo?

Uno su tutti, sempre in occasione della visita del Pontefice ai certosini di Serra, furono scambiate mie considerazioni come asserzioni del Padre Priore Dom Jacques Dupont, diventandone inconsapevolmente…l‘alter ego.

Hanno mai aggregato uno o più articoli senza il tuo esplicito consenso? Se sì, come ti sei comportato?

Si, è capitato, anche una trasmissione televisiva! Ma non ho mai agito, poichè ritengo che divulgare la conoscenza di ciò che chiamo “universo certosino”, sia sempre la priorità…il fine giustifica i mezzi.

Hai mai scritto articoli a pagamento? Oppure hai tratto profitto dalla tua attività di blogger?

No mai! E’ stata una mia convinzione dal primo momento in cui ho realizzato anche il sito Cartusialover. Proposte ne ho avute, ma ho sempre rifiutato, poichè credo fermamente che la mia mission è di natura filantropica. Il riscontro mi è dato da migliaia di contatti che mi ringraziano per sostenere la propria anima ed il proprio benessere con i testi spirituali certosini. E’ questo il mio “profitto”.

Andamento e previsione successo articoli, insomma riesci a prevedere se un’articolo sarà più apprezzato di un altro?

Bella domanda. Spesso accade, ma quando credo che un determinato articolo sarà apprezzato da molte visite resto deluso, mentre viceversa resto stupito dalle tante visite su argomenti trattati che ritenevo fossero meno attraenti.

Articolo con più visite?

Corpus Domini in certosa, l’11 giugno del 2020 con 4391 visite in un giorno.

Andamento visite negli anni?

E’ stato un percorso di crescita costante dal 2009, con il picco raggiunto l’anno della Pandemia, il 2020 quando ho contribuito a confortare gli animi di lettori da tutto il mondo che trovavano ristoro dell’anima con gli antichi testi spirituali certosini, preghiere, meditazioni, vera fonte inesauribile di quiete, e balsamo per lo spirito.

I numeri attuali, in questo articolo celebrativo?

L’ho già scritto prima, è questo l’articolo numero 2000 ed i visitatori dal primo giorno del blog sono circa 2.500.000. I cartusiafollowers sono ad oggi 675.

Vogliamo rivelare un’altra singolare coincidenza in questa data di oggi 21 marzo 2023?

Beh si, oggi è il mio sessantesimo genetliaco. Per me un gradito regalo per questo traguardo di vita importante.

Auguri Roberto a te ed a Cartusialover.

Grazie di vero cuore. Vi abbraccio tutti.

Silenzio certosino 6

Silence c

Un ritorno alla calma

Ore di crisi come queste di solito non sono tempi di azione decisiva; non vediamo abbastanza chiaramente; non sappiamo domani, e difficilmente sappiamo cosa sia esattamente oggi. Quindi aspettati la calma e la luce che porta con sé. È uno sforzo imposto al nostro ardore, che annovera sempre tra i nemici più temibili dell’attività soprannaturale. Dio e la sua gloria trovano sempre lì il loro conto… Questo terreno pratico dove tutto diventa chiaro e semplice, è Gesù stesso, non solo la sua dottrina, il suo Vangelo, la sua Chiesa, la sua opera, ma la sua persona, questo insieme divino e umano così perfettamente pieno, perfetto e armonioso dove tutte le perfezioni sono così felicemente fuse insieme che non si vedono più, dove la grandezza è così semplice e la semplicità così grande, dove ci sono così tante prospettive e orizzonti che più si guarda, più avanziamo, più scopriamo di ammirare, amare, imitare, o finalmente troviamo qualcuno che ci ama, si dona, diventa padre, madre, fratello, sorella, amico, marito… (è lui che lo dice), e molto di più, perché le nostre parole rimangono a una distanza illimitata da questa realtà senza fondo.

La base di tutto è l’amore

Il futuro non ci appartiene. La vita non è ciò che la facciamo; Dio solo ne dirige il corso. Tutto ciò che possiamo fare è accettare con fiducia questa direzione traboccante di amore. Non vediamo veramente cosa sono gli uomini, né le cose, né gli eventi. La vista è così spesso scoraggiante. Guardiamo a Colui che sovranamente regola tutti questi movimenti e che li fa contribuire ad un disegno infinito d’amore. Affondiamo sempre più in profondità in queste visioni di fede, le sole che sono intelligenti e vere. Queste sono le opinioni stesse di Dio. In tutto ciò che fa o permette, vede e vuole solo il suo amore. Facciamo come Lui. Ovviamente le apparenze sono sconcertanti. Il mondo è pieno di male e odio. Come vedere l’amore in manifestazioni così opposte? Non lo vediamo; noi ci crediamo. Credere è vedere alla luce di Dio; è affidarsi a Colui che ci dice: “I tuoi occhi corporali, la tua ragione vedono il male. Ma queste opinioni sono superficiali. La base di tutto è l’amore: credetemi, ve lo affermo. Vediamo che la fede richiede un sacrificio molto pesante; ma vediamo anche che ci dà una sicurezza e una pace che si potrebbero chiamare infinite, poiché poggiano sulla parola stessa di Dio. Abbiamo il segreto profondo della tranquillità cristiana in mezzo agli avvenimenti peggiori. Gli eventi sono temporanei; la parola di Dio è eterna.

Le altezze su cui vedere e amare sono una cosa sola.

Mi congratulo comunque con voi per amare la verità e per rivendicare ai vostri amanti un posto appartato nel regno del vero Dio, del Pater luminum. Mi congratulo in modo particolare con te per aver guardato le altezze dove vedere e amare sono una cosa sola.

Il cartusianesimo si basa su uno sfondo di silenzio

Il cartusianesimo si basa su uno sfondo di silenzio che tu conosci e ami. È in questa profondità che nasce per ciascuno di noi Colui che è il Verbo eterno. Tutta la nostra vocazione è lì: ascoltare Colui che genera questa Parola e vivere di essa. La Parola procede dal silenzio e noi ci sforziamo di raggiungerla nel suo principio. È perché il silenzio in questione non è un vuoto e un nulla, è al contrario l’Essere nella sua feconda pienezza. Per questo genera… ed è per questo che tacciamo. Lo capisci e lo pratichi. Hai prodotto nel silenzio e dal silenzio, e più le tue opere nascono dal silenzio, più sono vive e vivificanti. Non so dove ho letto che i libri valgono più per quello che non dicono che per quello che dicono. Il lettore è come chi scruta un orizzonte: cerca al di là delle linee che vede prospettive che appena riesce a intuire e che lo attraggono proprio per il loro mistero solo previsto. I libri che amiamo sono i libri che ti fanno pensare. Cerchiamo il silenzio da cui sono nate queste parole. Questo silenzio è la profondità dell’anima che le parole non possono trasmettere perché sono più grandi di loro; è ciò che è immenso, eterno e divino in noi. Qui è dove dovremmo vivere noi certosini, e questo è certamente quello che ti piace di noi.

Per averti!

Margherita d' Oyngt (certosaCalci)

Oggi per voi, voglio pubblicare una delle meditazioni scritte in latino dalla beata certosina Margherita d’Oyngt. Il testo Pagina meditationum fu realizzato nle 1286, ed è l’opera teologicamente più rilevante della monaca certosina. Quello che segue è un breve testo che somiglia molto anche ad una preghiera. In esso traspare il suo totale abbandono a Dio.

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Signore, dolce Gesù, non sarò mai in pace. Finché non saprò amarti con tutto il mio cuore; Non c’è niente al mondo che desidero più di questo. Dolce Signore, ho lasciato padre, madre, fratelli e tutte le cose di questo mondo, per il tuo amore; ma questo è ben poco, perché le ricchezze di questo mondo non sono altro che spine acuminate, e chi ne possiede di più è più sfortunato. Ecco perché non credo di aver lasciato altro che miseria e povertà. Ma tu sai, o Signore, che se possedessi mille mondi e potessi disporne a mio piacere, abbandonerei tutto per tuo amore; E se anche tu mi dessi tutto ciò che possiedi in cielo e in terra, non mi riterrei soddisfatto finché non avessi te, perché tu sei la mia vita, e non voglio avere un padre o una madre fuori di te.

Dialogo con San Bruno 10

6 dialogo

Continuano le domande del GC (il giornalista certosino) poste al nostro amato San Bruno, in questa fantasiosa intervista edita nel libro “Dialogo con San Bruno

Gli ostacoli ed i vantaggi della conversione.

CG – Padre, in Dio tu sai, con assoluta certezza, tutto ciò che riguarda i tuoi figli. Quindi, vorresti indicarmi alcuni di questi ostacoli?

SB – Ogni anima ha i suoi ostacoli personali; tuttavia, ecco alcuni di quelli che tendono ad essere comuni: un amor proprio nascosto che ti acceca e ti fa vedere tutto dal tuo punto di vista; questo ostacolo genera un attaccamento disorganizzato al proprio punto di vista ed è causa di innumerevoli discussioni. E poi anche un certo attaccamento alle creature e l’eccessiva attenzione ad esse riservata. Tutti questi ostacoli si oppongono all’amore del Padre; a quell’amore totale e sincero che Dio esige dal tuo cuore consacrato. È quindi necessario rinunciare a tutto per poter diventare discepolo della Divina Sapienza. Perché solo lei può farti vedere i tuoi errori, scoprire il tuo egoismo e darti la forza per vincere la tua codardia. Sì, sono tante le volte in cui conti sulle tue luci, quando ti affidi alle tue risorse, quando pensi di poter camminare con le tue forze, quando vuoi volare con le tue ali, quando già capisci cosa è la perfezione… Ma La Divina Sapienza dice il contrario: “Devi rinunciare a tutto ciò che credi di avere se vuoi rimanere alla sua scuola per imparare, sotto la guida dello Spirito, la filosofia di Dio, l’unica che dà la vera felicità” (Lettera a Raul). E questa Sapienza richiede, da parte tua, un cuore che si lascia istruire, che vuole ascoltare, che gli sta vicino. Così, il lavoro che presuppone lo sforzo, la rinuncia, la sofferenza, l’abnegazione accettata per la conversione all’amore, diventa fonte di utilità e di dolcezza, di bellezza e di fiducia.

Perciò, caro figlio, è necessario che tu ricominci ogni giorno; che ravvivi quel fuoco iniziale che ti ha spinto nel deserto all’inizio della tua conversione vocazionale. Non stupitevi della mia insistenza, perché è assolutamente necessario riattivare la forza di quegli impegni contratti con Dio, come se ogni giorno fosse il primo e l’ultimo che offri a Dio. Gli anni trascorsi devono essere come una preparazione al nunc coepi, da adesso comincio, perché ogni giorno diventi urgente per camminare verso il Signore e rimanere intimamente uniti a Lui nell’amore.

CG – Che vantaggio ha questo modo di vivere la nostra conversione?

SB – Ecco la principale: porsi in un atteggiamento permanente di dialogo intimo ed esperienziale con Dio. Infatti, ti ha chiamato e ti chiama, e tu rispondi; Egli si è impegnato con te e tu con lui; Lui ti illumina e tu vivi in quella luce; Ti dà la forza, e con essa cammini verso la conversione; Egli ti assiste, e tu progredisci nella purezza del cuore e fai fruttificare il primo dono. È una dipendenza totale che ha voluto instaurare con i suoi figli.

CG – Qual è il ruolo dell’amore in questo compito?

SB – Se qualche volta il motore dell’amore non funziona correttamente, allora devi far funzionare il motore del santo timore di Dio. È stato questo avvertimento che ho rivolto anche al mio amico Raul. Perché, vivendo da figli di Dio ed essendo a Lui consacrato per tutta la vita, la distanza infinita che intercorre tra Lui e te, tra la donazione che gli ha fato e ciò che per indolenza o per incoscienza non riesci a fare, devi muoverti e entrare in te stesso e incoraggiarti ad essere più fedele all’amore promesso. Sì, essere amato da Dio ed essere a Lui consacrato e contare per tutto sulla sua provvidenza deve essere per te uno stimolo potente ad essere generoso nell’amore. Sì, l’amore è la cosa più preziosa che l’uomo abbia. Agli occhi di Dio, questo amore è un tesoro di valore infinito, perché è la risposta che l’Amore infinito dà a se stesso in ognuno di noi. Solo alla luce dell’eternità possiamo comprendere tutta la grandezza di questo amore. Tuttavia, è già lì, nel mondo, che inizia questa comprensione. E il primo grado di questa comprensione è ammettere che vivere d’amore è darsi senza misura e che l’amore esige contraccambio, poiché il miglior corrispettivo dell’amore consiste nel poter amare l’Infinito, il Bene supremo. “Io stesso sarò la tua ricompensa, più grande di quanto si possa calcolare” (Genesi 15,1), disse il Signore ad Abramo.

Silenzio certosino 5

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Genio e santità

Tu credi che la conoscenza, che è frutto dello sforzo umano (anche dettato dall’amore più puro), condizioni l’amore, e quindi la santità. Tuttavia, non lo è. Perché questa conoscenza è frutto del genio, che nulla ha a che fare con la classificazione celeste. L’amore che spingeva il grande spirito di sant’Agostino a penetrare in Dio, oggetto amato, e l’amore che animava il Curato d’Ars verso la stessa meta non si differenziano per il risultato della penetrazione intellettuale a cui sono giunti, ma per un certo slancio iniziale che era il movimento dello Spirito Santo in loro. Ora, in chi questo movimento era il più forte? Non lo sappiamo: dipende dal divino motore, lo stesso spirito santo. In altre parole, la santità non sta nel risultato dell’intelligenza che dipende dai doni intellettuali ricevuti, ma nell’unione con la Verità che spinge interiormente le anime a conoscerla. E questa unione con la Verità è il fatto dell’amore, non della conoscenza. Anche la tua formula: “Tra due santi è quello che più sa, che ama di più e che è il più santo” dovrebbe essere ribaltata. Si dovrebbe dire: “Tra due santi, è quello che ama di più quello che sa di più”. Ma questa conoscenza non è quella del genio, è quella dello spirito santo. Sono due conoscenze diverse. Del resto non ho difficoltà ad ammettere che sant’Agostino le possedeva entrambe in misura eminente.

Il nostro silenzio non è vuoto e morte

Il nostro silenzio non è vuoto e morte; al contrario, deve avvicinarsi e avvicinarci alla vita piena. Rimaniamo in silenzio perché le parole con cui le nostre anime desiderano vivere non sono espresse in parole della terra. Ed è anche il segreto dell’intima sofferenza che senti dentro di te e che ti lega a noi. La tua sofferenza è buona; conservalo preziosamente. Dice al buon Dio molto meglio delle parole il bisogno che la tua anima ha di Lui. Soffri della sproporzione che vedi tra ciò che sei e ciò che è lui. Un cuore che non ne soffre è molto piccolo. Ma questa sofferenza attenua la sproporzione. È lo sforzo che tende verso di Lui e verso di Lui ci eleva. A questo sforzo è promessa la grazia: Humiliabus dat gratiam. È alla vera umiltà; e questa è la ragione di tutte le grazie che hai ricevuto, che sono molto più grandi di quanto pensi. L’umiltà riconosce queste grazie; è vero solo se li riconosce: Quid habes quod non accepisti? (“Che cosa hai che non hai ricevuto”). San Paolo non dimentica l’habes, noi non dobbiamo dimenticarlo mai. Ma ricorda che questa ricchezza si riceve: accepisti. Ciò che hai ricevuto è pegno di ciò che riceverai. Alla tua miseria, che è bello vedere, aggiungi sempre la misericordia (miseria et cor) che si china verso di essa per sollevarla.

La vita profonda, una pace fondata sulla fede nell’amore

Se! Se! Abbiamo trovato la nostra vera vita profonda e dobbiamo attenerci ad essa. Questa vita profonda è una pace immensa basata sulla fede nell’amore. Crediamo che l’amore infinito (notiamo e scaviamo in questa parola “infinito”, senza limiti) ci ha visti da tutta l’eternità, ci ha amati, ci ha voluti, ci ha dato l’essere e la vita, ce li conserva, dirige tutti i nostri passi , ci avvolge costantemente e ovunque con la vigilanza del padre e della madre, ci offre in ogni momento tutti i mezzi più sicuri per unirci a Lui. Crediamo che le nostre debolezze, le nostre miserie spirituali, i nostri ostacoli e le nostre difficoltà non possono impedire questa unione, ma, al contrario, se ne serve Lui stesso per la realizzazione dei suoi disegni di tenerezza. Questa è la verità che deve essere luce della nostra vita e cammino di unione: Ego sum Via, Veritas et Vita. E poi, se un giorno Egli verrà a bussare alla porta della nostra anima così disposta, improvvisamente, in forza di questa disposizione abituale, risponderemo: Ecce ego (“Eccomi!”) e ci metteremo in cammino. Qualsiasi preoccupazione prima di quel momento non è necessaria e diminuisce il nostro slancio. Togliamo dunque spietatamente i dubbi dal cammino della nostra vita, e sostituiamoli subito non appena si presentano, con l’atto della fede nell’amore. Si noti che questo atto di fede non è il sentimento della fede. La fede e il sentimento della fede sono due cose distinte: la prima è essenziale e dipende da noi oltre che dalla grazia. Il secondo (sentimento) è un dono di Dio, indipendente dalla nostra volontà. Quando lo concede, rallegriamoci e lo ringraziamo. Quando lo rifiuta, non preoccupiamoci: chi rifiuta è pur sempre amore, e solo la sua tenerezza detta questo rifiuto. Credici e avremo la pace, anche quando non sentiamo di averla.

Dom Romuald Moissonnier

per priori generali

Dom Romuald Moissonnier, che aveva ricevuto al battesimo il nome di Jean-Louis, nacque a Lione il 31 dicembre 1742. Nato, ancora giovane, alla vocazione alla vita religiosa, si presentò al Convento della Grande Chartreuse, qui fece il noviziato e pronunciò i voti il 15 agosto 1762. Pochi anni dopo, nel 1772 fu ospite della certosa di Lione e nel 1775, fu inviato come sacrista alla Certosa di Pomiers. Vi rimase per breve tempo e fu successivamente, nel 1779, nominato Vicario al Reposoir, Coadiutore a Chalais nel 1782, Procuratore a Sylve-Bénite nel 1784, e nel 1789 Priore di quest’ultima certosa. Optò l’anno successivo per la vita comune e rimase superiore della sua casa fino alla fine. Espulso alla sua chiusura il 1° ottobre 1792, lasciò la Francia ed emigrò in Italia, e per una strana coincidenza, giunse alla Certosa di Bologna lo stesso giorno del Reverendo Padre Dom Nicolas Albergati de Geoffroy e di Dom Antoine Vallet, Scrivano dell’Ordine. Era nelle mani di questi tre monaci che riposava l’autorità suprema durante la Rivoluzione e l’Impero. Costretto a lasciare Bologna per sfuggire ai vittoriosi francesi che minacciavano la città, Dom Romualdo soggiornò per qualche tempo presso la Certosa di Ferrara, poi si rifugiò nel Monastero di Trieste e in quello di Firenze. Visse in quest’ultima Certosa fino a quando il Reverendo P. Vicario Generale lo nominò Priore di La Part-Dieu, in Svizzera. Nel 1810, il Vicario Generale, Dom Antoine Vallet, che qualche anno prima aveva affidato l’incarico di Scriba a Dom Raphaël Paris, pensò di dover sostituire questo Religioso e nominò Dom Romuald Moissonnier. A tal fine gli inviò l’obbedienza di Scriba che fu confermata dal Nunzio Apostolico a Lucerna il 20 luglio 1813. Alla morte di Dom Antoine Vallet, Dom Romuald Moissonnier, in virtù dell’Ordinanza del Capitolo Generale del 1793, divenne Vicario Generale. Il suo titolo ed i suoi poteri furono confermati dalla Santa Sede. Questo venerabile monaco fece gli sforzi più onorevoli, nel 1814 e nel 1815, per ottenere dal governo francese il restauro della Grande Chartreuse. «Niente – diceva un certosino coetaneo niente gli stava più a cuore, e la speranza che se ne era sempre ritenuta parve essere in questo buon monaco come un’ispirazione che gli servì di incoraggiamento per giungere al fine dei suoi desideri. Dom Romuald entrò in contatto con alcuni certosini residenti in Francia, in particolare con Dom Emmanuel du Creux, cappellano dell’Hôtel-Dieu de Rouen, già priore della Certosa di Gaillon, e Dom Ephrem Coutarel, parroco di Villette vicino a Saint -Laurent- du Pont. Dio benedisse gli sforzi di Dom Moissonnier e il 27 aprile 1816 un’ordinanza reale autorizzò il ritorno dei figli di San Bruno al loro Convento del Deserto di Chartreuse. Per un attimo il venerato Vicario Generale pensò che non gli sarebbe stato dato di rivedere la Grande Chartreuse, si era appena ammalato gravemente, ma Dio, volendo dare questa consolazione al suo servo, lo restituì alla salute. Da quel momento in poi, all’apice dei suoi desideri, Dom Moissonnier affrettò la partenza. “Il 25 giugno, non badando né alla sua grande età né al suo stato di infermità, senza prendere altra precauzione che quella di viaggiare in lettiga e nei giorni brevi, sebbene fosse ancora convalescente, lasciò la Part-Dieu, a rischio di morire per strada, ha attraversato il cantone di Vaud, Ginevra, Savoia ed è arrivato a Grenoble giovedì 4 luglio. Dom Romuald prese possesso della Grande Chartreuse l’8 luglio 1816, accolto con il massimo entusiasmo da tutte le popolazioni vicine, felici di rivedere i loro antichi benefattori. «Così – dice uno degli storici della Grande Chartreuse – il venerato Vicario Generale che era stato lo strumento della Provvidenza per la restaurazione del suo Ordine in Francia, nel luogo stesso dove san Bruno l’aveva fondato, ritornò al Convento dove era nato alla vita religiosa, come un esule ritorna alla casa dei suoi padri. Il giorno dopo fu cantata una messa di ringraziamento nella cappella dei morti, l’unica dove si potevano celebrare con decenza i santi misteri: vi parteciparono da otto a dieci monaci. Nulla mancava alla felicità di Dom Romuald Moissonnier; si trovò nella culla del suo Ordine, in questa terra santificata dal suo illustre fondatore. Undici giorni dopo il suo arrivo, il 19 luglio 1816, il Reverendo Padre morì senza soffrire, all’età di settantaquattro anni, dopo aver vissuto nell’Ordine per cinquantaquattro anni. La Divina Provvidenza aveva compiuto la sua opera.