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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 47)

coro

CAPITOLO 47
Il canto liturgico

1 Modo di cantare e salmodiare

Il nostro Ordine considera il canto gregoriano come elemento costitutivo della sua liturgia. Dobbiamo partecipare alla lode divina con purezza ed entusiasmo, e stare alla presenza del Signore con uguale gioia e riverenza, senza pigrizia o sonnolenza, senza risparmiare le nostre voci o far cadere metà delle parole, ma con tutto il nostro cuore, come dovrebbe essere pronunciare le parole dello Spirito Santo e sintonizzare i nostri sentimenti con esse. Semplicità e moderazione sono la regola nel canto perché sia imbevuto di dignità e mantenga fervore; dobbiamo davvero cantare e cantare al Signore sia con l’anima che con la voce. La perfezione consiste nell’entrare nei sentimenti di chi ha composto salmi e cantici. (St 52,1)
2 La salmodia non deve essere né lunga né affrettata.
Deve essere eseguito con voce piena, viva e chiara, in modo che tutti possano cantare con devozione e cantare con attenzione, senza slanci di voce, con anima e senza colpa. (St 52,2)
3 Ci prendiamo una buona pausa in mediana.
Iniziamo e finiamo insieme l’inizio, la metà e la fine di ogni verso. Nessuno dovrebbe permettersi di iniziare prima degli altri o di cantare più velocemente: cantiamo e facciamo delle pause insieme, ascoltandoci sempre. (St 52,3)
4 In tutti i testi: lezioni, salmodia o canto, si deve prestare attenzione all’accentuazione e al raggruppamento delle parole, per quanto possibile, perché la mente coglie e gusta di più il significato quando le parole le sono ben presentate. (St 52,4)
5 È molto importante dare ai novizi una solida formazione nel canto e lodiamo coloro che non trascurano mai questo studio dopo il noviziato. (St 52,5)
6 Nelle case dell’Ordine l’Ufficio è sempre celebrato in coro giorno e notte, quando siano presenti almeno sei monache di clausura in buona salute. (St 52,6)

I grandi cantori
12 I cantori che dirigono ciascun coro abbiano sufficiente istruzione e competenza per poter dirigere correttamente e tempestivamente la salmodia e il canto della comunità, secondo le norme sopra riportate, ma sempre sotto la direzione e l’autorità della priora. Spetta anche a loro accogliere con delicatezza coloro che cantano troppo lentamente o troppo velocemente, o diversamente da quanto prescritto; ma lo faranno preferibilmente fuori dal coro. (St 52,12)

13 I grandi cantori alzano o abbassano l’intonazione della salmodia nel proprio coro, come pure per il resto del canto dell’Ufficio, quando a loro sembra opportuno, affinché tutti possano cantare senza difficoltà. Alla presenza dei cantori nessun altro può correggere il coro, se non la priora o, in sua assenza, la sottopriora. (St 52,13)
25 Osserviamo dunque questo modo di cantare; cantiamo alla presenza della Santissima Trinità e degli Angeli, pieni di amore e infiammati di profondo desiderio. Eleviamo il nostro spirito attraverso il canto alla contemplazione delle realtà increate ed esprimiamo attraverso l’armonia delle nostre voci il nostro giubilo davanti a Dio nostro Padre. (St 52,25)

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