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La dieta certosina e la longevità

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Lo spunto, per l’articolo odierno, mi viene offerto dalla prossima celebrazione, il 16 p.v. della “Giornata mondiale dell’alimentazione. In oltre 150 paesi in tutto il mondo vi saranno celebrazioni volte all’opera di sensibilizzazione su tutti coloro che soffrono la fame e sulla necessita’ di garantire la sicurezza alimentare e soprattutto diete nutrienti per tutti.

Premesso ciò, vi starete chiedendo quale è il nesso con gli argomenti trattati da questo blog. La spiegazione è semplice. Di recente qualche lettore mi ha segnalato la presenza in rete di un interessantissimo video di animazione dal contenuto medico-scientifico, ma anche storico antropologico, una vera chicca. Il nesso con questo blog, sta nel fatto che in esso viene citato un monaco di cui vi ho parlato ben cinque anni orsono, e la cui vita ha qualcosa di incredibile. L’articolo da me creato riguardava appunto i motivi della “proverbiale longevità dei monaci certosini”, e pertanto fu d’obbligo parlare di Dom Aynard e della sua pluricentenaria esistenza. Ebbene il video che vi propongo, molto ben realizzato nel 2015, ispirandosi al mio articolo del 2011, ha per protagonista questo personaggio poco noto ma oggetto dell’approfondimento circa le cause, essenzialmente alimentari, della longevità dei monaci certosini.

anziani-arzilli-certosini

Prima di gustarvi il filmato, vi propongo il profilo biografico di Dom Aynard:

Occorre segnalare colui che forse è stato il più longevo tra i certosini, e ve ne voglio raccontare la sua interminabile vita. Aynard o Eynard è il suo nome, egli era nato nel 1064 ed apparteneva alla importante famiglia dei Monteynard. Questo giovane di ottima famiglia decise nel 1085 di aderire alla vita eremitica voluta da San Bruno ed i suoi primi sei seguaci aggregandosi a d essi. Conobbe quindi personalmente Maestro Bruno, e seppe raccoglierne i suoi insegnamenti. Furono da subito individuate in Aynard le sue ottime capacità, e fu inviato presso le comunità certosine che si stavano fondando affinché egli sovrintendesse sulle costituzioni e sui lavori di costruzione. Egli si recò in Spagna per avviare l’attività claustrale della prima certosa in Spagna, quella di Scala Dei nella Diocesi di Tarragona. Questa sua attività lo condusse a viaggiare incessantemente, ma la sua vita monastica la svolse alla Grande Chartreuse, dove lo ritroviamo nel 1174 protagonista di un episodio curioso. Nonostante la sua età avanzata, ovvero 110 anni, l’Ordine gli chiede di recarsi in Danimarca  per consolidare il pogetto per la realizzazione della certosa di Lund. Aynard a causa della sua età si rifiutò, e fu espulso dall’Ordine. Ma successivamente resosi conto della sua insubordinazione si pentì e chiese la riammissione, consapevole della penitenza che gli fu ascritta, e che piamente accettò. Egli fu inviato quindi in Inghilterra, nel 1177, per sovrintendere ai lavori per la creazione della prima certosa inglese, Witham. Il gagliardo Aynard. ed un piccolo gruppo di monaci tra cui Norberto, che ne diverrà il primo priore, danno vita, nel 1179, alla nuova certosa voluta da Enrico II. Inizialmente, l’insediamento fu molto problematico poiché la comunità era composta interamente da francesi che ebbero grossi problemi con la popolazione inglese. Fu quindi inviato Ugo di Lincoln, che grazie alla sua conoscenza del territorio riuscì a far decollare la nuova certosa. Ciò consentì l’incontro con Aynard, con il quale si conoscevano da tempo immemorabile, e poterono insieme collaborare per far radicare l’Ordine certosino in Inghilterra. Sentendo l’approssimarsi della fine dei suoi giorni, Aynard sempre arzillo e lucido di mente sarebbe voluto ritornare nel Delfinato, per morire nel suo luogo natio. Ugo diventato vescovo di Lincoln lo dissuase e lo convinse nel non intraprendere un così lungo viaggio. Nel 1190, l’immarcescibile Aynard si spense serenamente nella certosa di Witham, alla straordinaria età di 126 anni di cui 105 trascorsi con l’abito certosino, durante i quali la Provvidenza gli permise di realizzare innumerevoli progetti volti al consolidamento dell’Ordine certosino. La sua storia è a conferma della prodigiosa longevità certosina, che ha portato Aynard a compiere un lungo percorso condotto seguendo sia la dieta vegetariana sia le pratiche spirituali, consentendogli facoltà intellettive e forma fisica perfetta fino alla fine dei suoi giorni.

Godetevi amici questo gradevole e didattico video animato intitolato

Aynard Keys, il certosino scienziato

Il contenuto di questo articolo spero possa sensibilizzare, e suggerire una corretta disciplina alimentare, che integrata ad un sano stile di vita sapientemente integrato da una auspicabile crescita spirituale, possa regalare al genere umano  una migliore qualità di vita.

Il coro monumentale della certosa di Buxheim

Il coro monumentale della certosa di Buxheim

il coro monumentale di Buxheim

Dopo avervi illustrato, in un precedente articolo, la monumentale certosa di Buxheim, come vi avevo promesso, oggi vi offrirò una dettagliata analisi del coro ligneo presente nella chiesa.

L’opera d’arte di cui vi parlerò fu concepita tra il 1687 ed il 1691, ed è costituita da 31 stalli, in legno di quercia, finemente intagliati dall’ebanista tirolese Ignaz Waibl. La commissione di questa pregevole realizzazione lignea fu opera del priore  Johannes Bilstein, che in qualità di Visitatore dell’Ordine aveva avuto modo di visionare pregevoli cori in altre certose. Egli ispiratosi in giro per l’Europa, volle far realizzare questo splendido coro, rispettando un rigido concetto teologico e sviluppandolo secondo uno schema preordinato. Waibl e le sue maestranze, per la realizzazione, furono dunque invitati a rispettare un preciso programma iconografico. Ma vediamo come, e quale.

I lavori iniziarono nell’autunno del 1687, e furono necessarie ben duecento querce precedentemente tagliate e fatte stagionare da anni nei magazzini della certosa. Il coro originariamente era costituito da 36 stalli disposti a ferro di cavallo. L’intera struttura presenta uno sviluppo su tre livelli, nel primo, presente sui pannelli inferiori,vi sono scolpiti mascheroni antropomorfi simboleggianti i poteri demoniaci, le malattie, le tentazioni, il male nella sua interezza. Nel secondo ordine, invece, la parte mediana dei dossali, che si apre con due monaci prostrati scolpiti con le mani giunte in atto di sottomissione alla volontà divina, e che aprono alle statuette finemente scolpite raffiguranti i fondatori di tutte le congregazioni ed ordini religiosi consacrati alla devozione divina. La identificazione di essi è  talvolta controversa laddove manca il cartiglio sottostante, ma la loro disposizione rispetta rigorosamente il criterio della cronologia. Su tutte queste figure spiccano le statue in piedi della Vergine, di Elia e di Giovanni il Battista. La simbolica soluzione per sfuggire al potere demoniaco viene espressa dai testimoni della Fede, grazie ai quali il bene trionfa sul male. Il terzo livello simbolico si evince dalle figure poste nella sezione superiore, ovvero i dodici apostoli e le figure di Gesù e di Maria, senza dei quali non vi sarebbe stato il cristianesimo e quindi nessun tipo di vita monastica. Nella parte centrale dell’ordine superiore incontriamo, sul portone d’ingresso, la scultura raffigurante l’arcangelo Michele in lotta vittoriosa contro Lucifero, vi è una iscrizione che recita “Quies ut Deus” (chi è come Dio), e due angeli che reggono un cartiglio su cui vi è scritto “Dio solo è santo”. A seguire le figure di Mosè con le tavole della legge, David effigiato con l’arpa, Aronne il fratello di Mosè simboleggiante il sacerdozio e Melchisedec l’antesignano di Cristo. La descrizione è solo parziale, poiché è impossibile descrivervi ed enumerarvi tutte le colonnine, i cherubini, i motivi fitomorfi e gli altri elementi decorativi, che rendono questo coro un capolavoro assoluto. Come avrete capito, e soprattutto come era in uso in quel periodo, nei manufatti all’interno delle certose, essi dovevano risultare una sorta di libro perenne con funzione didattica  per i monaci che si formavano alla disciplina certosina attraverso le immagini, a scapito della parola nel rispetto del rigoroso silenzio.

Nel corso dei secoli, più precisamente nel 1709, la struttura ha subito modifiche, con ritocchi e risistemazioni in epoca barocca. Poi a causa della secolarizzazione che causò l’allontanamento dei monaci da Buxheim, lo stesso coro ha subito alterne vicende ed addirittura uno spostamento. Successivamente, grazie al perfetto restauro effettuato dal 1980 al 1994, oggi è possibile poter ammirare ogni piccolo particolare finemente intagliato e assemblato da Waibl. La bellezza delle figure scolpite e la visione  nell’insieme, risulta essere abbacinante.

Con l’ausilio delle immagini proviamo ad addentrarci in questo splendido coro, provando a leggerlo ed ammirarlo con la chiave di lettura simbolica che vi ho offerto.  Dopo una slide, segue uno schema con i santi fondatori.  Buona visione…

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Per visualizzare le immagini cliccate sulle relative icone.

Filippo Neri
XVI secolo
Fondatore Oratoriani
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten33.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten01.JPG Teresa di Avila
XVI secolo
Riformatrice del Carmelo
Ignazio di Loyola
XV /XVI secolo
Fondatore dei Gesuiti
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten32.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten02.JPG Giovanni di Dio (?)
XV/XVI secolo
Modello per i Fratelli della Carità
Gaetano da Thiene
XV/XVI secolo
Fondatore dei Teatini
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten31.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten04.JPG Francesco d’Assisi (?)
XII/XIII secolo
Fondatore dei Francescani
Brigitta di Svezia (?)
XIV secolo
Fondatrice delle Brigidine
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten29.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten05.JPG Pietro da Morrone
XIII secolo
Fondatore dei celestini eremiti
Pietro Nolasco
XII/XII secolo
Cofondatore dei Mercedari
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten28.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten06.JPG Filippo Benizi
XIII secolo
Priore Generale dei servi di Maria
Francesco di Paola (?)
XV/XVI secolo
Fondatore dei Minimi
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten27.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten07.JPG Domenico di Guzman
XII/XII secolo
Fondatore dei Domenicani
Giovanni de Matha
XII/XIII secolo
Cofondatore dei Trinitari
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten26.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten08.JPG Guido di Montpellier
XII/XIII secoloFondatore dell’Ordine dello Spirito Santo
Stefano di Muret (?)
XI/XII secolo
Fondatore di Grandmont
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten25.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten09.JPG Norberto di Xanten
11./12. Jh.
Modello per i Premonstratensi
Guglielmo di Malavalle
XII secolo
Modello per i Guglielmiti
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten24.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten10.JPG Roberto di Molesme (?)
XI/XII secolo
Cofondatore dei Cistercensi
Bruno di Colonia
XI/XII secolo
Fondatore dei Certosini
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten23.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten11.JPG Romualdo di Camaldoli (?)
X/XI secolo
Fondatore dei Camaldolesi
Oddone di Cluny
IX/X secolo
Abate benedettino (riformatore)
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten22.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten12.JPG Benedetto da Norcia
V/VI secolo
Fondatore dei Benedettini
Agostino (?)
IV/V secolo
Autore della regola degli Agostiniani
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten21.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten13.JPG Girolamo
IV/V secolo
Eremita e Dottore della Chiesa
Basilio il Grande
IV secolo
Padre del monachesimo orientale
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten20.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten14.JPG Antonio il Grande
III/IV secoloPadre del monachesimo occidentale
Paolo di Tebe (mancante)
III/ IV secolo
Primo eremita e modello per i Paolini
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten19.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten15.JPG Giovanni il Battista (mancante)
I secolo
Modello per gli eremiti
Elia
IX secolo a.C.
Considerato dai carmelitani come “fondatore”
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten18.JPG
KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten16.JPG Maria Gesù Cristo KarthauseBuxheimChorgestuehlHlFigurenUnten17.JPG

Fra Miguel il certosino pittore

Fra Miguel il certosino pittore

Fra Miguel (autoritratto)

Fra Miguel
(autoritratto)

Sappiamo che nel corso dei secoli molti monaci certosini si sono distinti come valenti artisti, pittori, scrittori, botanici, astronomi ecc. Il personaggio di cui oggi vi parlerò è Sergio Augusto Barros Guedes de Sousa, che nacque a Lisbona in Portogallo il 15 luglio del 1897, in una agiata famiglia. Di questa faceva parte una zia, sposata con un pittore il quale influenzerà le scelte del piccolo Sergio, il quale cominciò a studiare pittura alla Scuola Nazionale di Belle Arti di Lisbona. Egli studiò anche poesia e musica, e giovane e ricco cominciò a viaggiare per studio in  tutta l’Europa.

Ma ecco sopraggiungere l’intervento della Provvidenza, che trasforma la vita di questo giovane artista. Egli si imbattè nella lettura di “O deserto”, opera di Manuel Ribeiro sulla spiritualità dei monaci certosini, ne rimase rapito è ciò lo porterà a prendere la decisione di avvicinarsi alla vita monastica. Fu così che il 24 luglio 1925, entra nella certosa di Miraflores prendendo l’abito certosino come donato, egli divenne Fra Miguel prendendo i voti l’8 settembre del 1935. In questa certosa ricoprì le mansioni di sarto e di portinaio, non smettendo mai di dedicare del tempo al suo grande amore, la pittura. Nel 1949 Fra Miguel fu inviato a Jerez per seguire la ricostruzione della certosa della Defension, laddove eserciterà la funzione di sarto che coniugherà con l’arte del dipingere. Nel settembre del 1960, viene incaricato di seguire una nuova ricostruzione, quella della certosa di Scala Coeli ad Evora nel suo Portogallo. In essa, fu uno dei sette monaci che curarono la rifondazione, si dedicherà principalmente alla realizzazione di numerosi dipinti, la cui vendita sarà sostentamento essenziale per le certose da lui abitate. La sua esistenza si spense a seguito di una broncopolmonite, il 29 gennaio del 1985 all’età di ottantasette anni. Nel corso della sua vita egli realizzò circa seicento opere, le quali oggi sono oggetto di varie esposizioni e mostre in Portogallo.

Di esse ve ne mostrerò alcune nella slide che seguirà, con l’intento di commemorare la figura di questo giovane portoghese, che seppe coniugare la vita monastica a quella artistica egregiamente.

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Fray Miguel Guedes de Sousa

“San Bruno Wiewing Center”

“San Bruno Wiewing Center”

targa

Nei pressi della certosa americana della Trasfigurazione, da pochi mesi è stato inaugurato una meravigliosa struttura chiamata “Saint Bruno Viewing Center”, ma vediamo di cosa si tratta.

Data la stretta clausura dei monaci certosini che non consente l’ingresso al pubblico, è sorto questo centro sulla cima del Monte Equinox, nei territori di proprietà monastica al fine di rendere visibile dall’alto l’intero complesso conventuale. Su di una spettacolare piattaforma situata a quota 3800 metri, che domina la zona circostante, è possibile avere una visione panoramica scenografica e suggestiva. Inoltre la struttura prevede la presenza di un negozio di articoli da regalo e souvenirs, oltre ad interessanti filmati ed immagini esplicative sulla vita dei monaci nella certosa della Trasfigurazione. Il giorno sabato 8 settembre dello scorso anno, con una solenne manifestazione si è svolta l’inaugurazione ufficiale, con una messa di benedizione alla presenza di Salvatore Matano,Vescovo di Burlington, del Vescovo ausiliario del New Jersey, Manuel Cruz e del Padre Priore Lorenzo Maria T. De La Rosa Jr. della certosa della Trasfigurazione. Vi allego delle splendide immagini di questo evento, e del discorso pronunciato dal Padre Priore certosino in lingua inglese. Tutti coloro che vorranno visitare questo splendido luogo, saranno sicuri di non violare la quiete ed il silenzio della vita monastica certosina oltre a godere dei sentieri escursionistici e delle vaste aree destinate al picnic, per poter ritemprare il fisico e lo spirito. Vi segnalo che, parallelamente a questa iniziativa, i registi Sandi e Scott Switzer hanno realizzato un film documentario dal titolo “And They Kept Silence”, girato, previo permesso dei monaci, all’interno della certosa di Arlington, allo scopo di testimoniare la vita quotidiana della comunità monastica certosina. Qui potrete vedere un breve trailer ed una intervista rilasciata dai registi, che descrivono questa esperienza particolare

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Dossier certose attive: Aula Dei

Dossier certose attive: Aula Dei (chiusa nel 2011)

Quando ho concepito questo lungo viaggio virtuale delle certose in attività, la certosa spagnola di Aula Dei ancora lo era. Purtroppo dal giugno del 2011, come vi ho già segnalato in un precedente articolo, è sopravvenuta la decisione della chiusura. Quindi l’obiettivodi questo post, alla luce di questa novità, è quello di un vero e proprio tributo a questa certosa, ed alla sua comunità presente dal 1563 al 2011. Da questa data, e per volontà dell’allora Priore Generale Dom Marcellin Theeuwes, gli ambienti del monastero certosino sono stati donati alla Comunità di Chemin Neuf, per consentire di rimanere al servizio della Chiesa come centro internazionale di formazione. I monaci di Aula Dei si sono trasferiti nella certosa di PortaCoeli e si sono integrati ai loro confratelli, tranne Padre Macario ovvero il Procuratore, che si tratterà e curerà il passaggio ai nuovi ospiti. Difatti la Comunità di Chemin Neuf, è diventata ufficialmente responsabile dell’antico complesso monastico, solo a partire dal primo settembre scorso. Saranno quindi loro d’ora in avanti a custodire il prezioso scrigno di ricchezze artistiche presenti nella monumentale certosa. Ora vi offro un breve filmato, che omaggia la presenza certosina ad Aula Dei, ed a seguire le consuete foto degli ambienti e della comunità monastica nelle sue attività. Concludo con alcune immagini recenti che vedono i certosini consegnare la loro cittadella monastica ai loro successori, i quali speriamo sapranno custodirla.

BUONA VISIONE

Dossier certose attive: Portacoeli

Dossier certose attive: Portacoeli

La certosa di Portacoeli, meta de nostro approfondimento odierno fu il terzo insediamento certosino in territorio spagnolo. Questo complesso monastico è situato su di una piccola collina ai piedi della sierra di Nàquera, nei pressi di Sagunto, ed a soli 31 chilometri da Valencia. La sua storia comincia nel 1272, per proseguire ininterrottamente fino al 1835 quando la comunità certosina fu allontanata a causa della legge di desamortización de Mendizábal. Nel 1898 gli ambienti monastici furono convertiti in un sanatorio per malati di tubercolosi a causa della sua posizione in un luogo incontaminato ed idoneo per la cura di questa malattia. Poi finalmente il 25 maggio del 1943 fu stabilito il ritorno alla sua antica funzione e nel 1944, l’Ordine certosino dopo interventi di restauro decise di reintegrarvi un gruppo di monaci provenienti dalla certosa di Miraflores, i quali poterono così riavviare l’attività claustrale. Da allora e fino ad oggi l’attività conventuale è ripresa e continua serenamente.  Da sottolineare, che di recente la comunità certosina di Aula Dei, per la recente chiusura, è confluita a Portacoeli. Nel corso di questa storia secolare a Portacoeli hanno vissuto figure di grande spessore, e protagonisti della storia dell’Ordine e non solo. Tra i tanti voglio ricordarvi i priori e Generali Dom Bonifacio Ferreri (1402-1410), Dom Francisco Maresme (1437-1463) oltre a  Francesco Aranda e Juan de Nea, costoro hanno contribuito in vario modo ad aumentare la fama di questo convento valenciano, attraverso i loro interventi finalizzati ad incrementare la prosperità materiale ma soprattutto quella spirituale. Le immagini che vi offro, hanno lo scopo di farci calare nelle atmosfere di questo luogo, oasi di quiete nonché ricco di ricchezze storiche ed architettoniche. A seguire un breve filmato che documenta la quotidiana attività monastica, che si svolge immutata da secoli in questa certosa.

Per contatti ed informazioni

BUONA VISIONE

Dossier certose attive: Serra san Bruno

 Dossier certose attive: Serra san Bruno

Il nostro viaggio per certose italiane prosegue, dopo aver conosciuto meglio Farneta, è la volta della seconda certosa voluta da Bruno, il primo convento certosino in Italia e il secondo di tutto l’Ordine,  ovvero dove egli morì ed oggi se ne conservano le reliquie. Non volendo in questa sede fare un excursus storico delle vicende che hanno interessato la certosa dei Santi Stefano e Bruno, in nove secoli di storia, gradisco segnalarvi la gradevole ubicazione di questo eremo, tra fitti boschi e natura incontaminata. Dell’originario complesso monastico rimangono resti di straordinaria bellezza, tra i quali la cinquecentesca cinta muraria a pianta quadrilatera, con torrioni cilindrici angolari; la parte inferiore della facciata di ordine dorico; parte del chiostro rettangolare del XVII secolo con al centro una fontana monumentale. Poi ancora il vecchio cimitero dei padri certosini, e soprattutto la bella e imponente facciata in stile rinascimentale della seconda chiesa edificata nel XVI secolo.

Dopo varie traversie, finalmente dal 1856 ad oggi la vita monastica scorre nella quiete dell’isolamento monastico, quest’ultimo agevolato di recente dalla istituzione di un gradevole museo, nelle adiacenze del convento e volto ai turisti che vorrebbero valicare le soglie della clausura per conoscere meglio il fascino della vita certosina, ed attratti dall’atmosfera mistica e suggestiva di questi luoghi. Grazie ad una pregevole ricostruzione di sale che riproducono la chiesa e gli ambienti claustrali, ed una ricostruzione storica con esplicativi pannelli didattici, pellegrini e turisti hanno la sensazione di sfiorare l’aura della vita svolta in certosa. L’ approfondimento che posso realizzare pertanto in questa sede per far conoscere meglio la certosa di Serra a chi non ha il piacere di averla mai vista, lo effettuerò grazie all’ausilio delle consuete immagini fotografiche che seguiranno, ma anche da un contributo filmato interessantissimo, che apprezzerete nel prossimo articolo. A tal proposito, vi ricordo che recentemente, come segnalatovi in un precedente post, è andato in onda nella trasmissione televisiva della Rai “ A sua Immagine”, un esaustivo servizio filmato realizzato tra le mura della certosa calabrese, che ha contribuito a svelarcela. Vi propongo ora una sequenza di immagini, che spero siano sufficientemente accattivanti.

Per contatti ed informazioni

Dossier certose attive: Farneta

Dossier certose attive: Farneta

In questo mese di ottobre ci soffermeremo sulle certose italiane maschili, e cominceremo con la certosa lucchese di Farneta. Questo complesso monastico fu ideato già nel 1329 dal fondatore ser Gardo di Bartolomeo Aldibrandi, il quale volle fin dalla sua progettazione che fosse una certosa “decorosa e bella”, essa fu dedicata fin da allora allo Spirito Santo. La vita claustrale all’interno di questo eremo certosino si è svolta ininterrotta e senza grossi turbamenti fino al 1806, allorquando tutti gli ordini religiosi dello stato lucchese furono soppressi , ed anche i certosini di Farneta furono costretti ad abbandonare il monastero. Dopo molti anni, nel 1903 l’Ordine decise di riacquistare Farneta, nel frattempo diventata proprietà privata, grazie all’interessamento del Priore Generale Dom Alfred Baglin. Fu così che il 10 novembre dello stesso anno i monaci della Grand Chartreuse che erano stati espulsi dalla Francia si trasferirono “in esilio” a Farneta. La certosa di Farneta diventava così la Casa Generalizia dell’Ordine ed in essa vi furono trasportati, tra l’altro l’importante archivio e la grande biblioteca provenienti dalla Grande Chartreuse. Nel 1940 però la comunità poté rientrare in Francia, fatto che fu accelerato anche per l’ingresso in guerra dell’Italia contro la Francia. Con decreto della Santa Sede del 3 agosto 1940, la certosa toscana  fu così costituita Casa regolare con proprio noviziato, ricordo che durante il conflitto mondiale fu tristemente  protagonista con la sua comunità dell’eccidio nazista del 2 settembre del 1944. Attualmente si svolge regolare attività claustrale, e mi preme proporvi una corposa carrellata di immagini antiche e nuove, che credo riusciranno a farci calare nell’atmosfera di alta spiritualità che al suo interno si respira.

Per contatti ed informazioni

Dossier certose attive: Dego

Dossier certose attive: Dego

La certosa della Trinità situata nei pressi di Dego in provincia di Savona, è stata costruita per poter ospitare una comunità di monache certosine provenienti dalle certose di Giaveno e di Vedana. Dal 25 marzo del 1994, i due gruppi di monache fecero il loro ingresso in questo nuovo complesso monastico, appositamente concepito e confacente alle esigenze dettate dalla regola. Da subito è cominciata l’attività claustrale, seguita dalla consacrazione ufficiale della certosa avvenuta il 27 aprile del 1996, e continua indisturbata ed ininterrotta ancora oggi. La certosa di Dego è situata in un luogo remoto e di difficile accesso, immersa nel verde di una natura incontaminata, e la sua estensione è di circa un ettaro e mezzo. In questa certosa vi sono monache di diverse nazionalità, francesi, nigeriane, belghe, spagnole, e sono assistite per le funzioni sacerdotali, celebrazione dell’Eucaristia e ministero della Confessione, da uno o due padri certosini. Essi in compagnia di uno o due fratelli conversi che si occupano dei lavori di cui le monache non possono occuparsi, risiedono in una parte distaccata del convento. Di questa certosa eretta nel XX secolo, e non avente una storia alle spalle possiamo saziarci, con alcune immagini della struttura e della comunità che vi risiede.

Dossier certose attive: Vedana ( chiusa dal 2015)

Dossier certose attive: Vedana

In questo mese di settembre, inizierò a trattare le certose italiane, cominciando con quelle femminili. La prima del nostro approfondimento è la certosa di San Marco, situata in località Vedana nel comune di Sospirolo in provincia di Belluno. Fin dal 1155 esisteva l’Ospizio di San Marco di Vedana, trasformato in certosa nel 1456, ed ampliata negli anni per le esigenze della comunità. La vita monastica scorse via nei secoli senza grossi problemi, eccezion fatta per un incendio scoppiato fortuitamente, nella cella del procuratore, nel febbraio del 1695 che danneggiò parzialmente le strutture in legno. Poi nel 1768, con i decreti della Serenissima che prevedevano la chiusura dei conventi poco popolati, la certosa venne dismessa, dall’ l’8 settembre del 1769, cessò a Vedana l’attività monastica certosina  ed i monaci si spostarono nella certosa del Montello. Gli edifici  i beni terrieri vennero venduti ai privati, che trasformarono il convento in fattoria, affidandolo alla famiglia Segato. Non posso non riferirvi un singolare episodio accaduto nel periodo in cui non vi erano i monaci, ovvero che nella ex cella del procuratore, già teatro dell’incendio citato, il 13 giugno 1792, nacque Girolamo Segato, divenuto poi cartografo naturalista ed insigne egittologo. Dal 1882, la certosa fu quindi recuperata dall’Ordine e nel 1886 la chiesa venne nuovamente consacrata e venne istituito un importante noviziato. Nonostante la posizione geograficamente strategica, e le insidie derivanti dalle due guerre mondiali del novecento, la Provvidenza  salvaguardò la quiete monastica da eventi tragici pur non risparmiando i monaci da apprensioni e minacce continue.

L’architettura della struttura risulta essenziale ed in linea alla severa regola certosina, eccezion fatta per la monumentale scala d’onore e la soprastante galleria realizzata in pietra di Trento, ed il cui disegno è stato attribuito al Palladio. Dal punto di vista artistico, va segnalata la presenza di due tele di Sebastiano Ricci, “Il battesimo di Gesù” e “Madonna col Bambino tra San Bruno e San Ugo”, opere di notevole valore e armoniosa composizione, poste sugli altari nella chiesa.

Mi piace inoltre ricordare, in occasione della ricorrenza del centesimo anniversario della nascita del pontefice Giovanni Paolo I, ovvero Albino Luciani, il suo forte legame con i certosini di Vedana tra i quali aveva scelto il suo confessore. Si narra che da vescovo spesso vi si recava per trascorrere alcune ore nella quiete del chiostro, per ritemprarsi l’animo.

Va precisato che dalla sua fondazione e fino al 1977 la certosa di Vedana ha ospitato una comunità di monaci certosini, allontanatisi per consentire al convento lavori di ristrutturazione. Nell’ottobre del 1977, alcune monache della certosa di San Francesco presso Giaveno in provincia di Torino, nell’attesa che fosse costruita a Dego una nuova certosa si insediarono a Vedana rimanendovi fino al marzo del 1994, dando avvio alla presenza femminile nel complesso monastico. Successivamente il 7 maggio del 1998, dodici monache certosine provenienti da Riva di Pinerolo trovarono in questa affascinante certosa bellunese la loro collocazione definitiva. Tuttora in questo luogo caratterizzato da un paesaggio incantevole, tra vette altissime, asperità rocciose e natura incontaminata, che si confà all’austera vita eremitica si eleva il soave canto liturgico delle dodici monache certosine, che sembra superare le cime dolomitiche alla ricerca dell’infinito. Alle immagini che seguono la facoltà di sedurci. Tra la fine del 2014 e l’nizio del 2015, a causa della veneranda età delle ultime consorelle rimaste, è stata purtroppo decisa la chiusura di questa certosa.

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