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Dom Élisaire de Grimoard

per priori generali

Nell’articolo odierno, cari amici lettori, voglio farvi conoscere Dom Élisaire de Grimoard, Priore Generale dell’Ordine certosino dal 1361 al 1368.

Élisaire de Grimoard, che gli autori chiamano Elzéar Grimoaldi o Grimaldi, proveniva da un illustre casato originario della Francia. Suo padre, il barone de Grissac, aveva sposato la signora di Sabran, sorella di Saint Elzéar, e da questa unione nacque Dom Hélisaire. Ancora giovane si seppellì nella solitudine della Grande Chartreuse, vi fece la sua Professione, e più tardi quando papa Urbano V, suo zio, gli offrì la porpora cardinalizia, la rifiutò, preferendo la vita nascosta in Dio al prestigio degli onori. Quando, nel 1361, fu eletto Generale dell’Ordine, Dom Hélisaire governava la certosa di Bon-Pas, nella diocesi di Avignone. La vita del santo Priore non fu che una continua mortificazione. “Era”, dice il traduttore di Borland, “di tale austerità e grande astinenza, che non c’era eguale dopo Landuino, che alcuni dicevano superava i limiti della natura, ed era tuttavia così assorto nel suo Dio che spesso si univa alla preghiera notte e giorno. Era avvezzo in mezzo al più gran freddo dell’inverno a camminare scalzo e senza alcun copricapo, essendo così stranamente scaldato dal fuoco divino, che non sentiva gli altri fuochi e le astinenze, cagione per cui spesso lo vedevano i suoi fratelli, sia in mente e nel corpo, elevato in Dio, dove andava a partecipare ai più alti segreti del suo Signore, dal quale, ritornato in se stesso, sembrava essere pieno di tanta gioia e letizia spirituale, che era così dimentico di se stesso che superando gli altri nel canto, alzò straordinariamente la voce alle lodi del nostro Dio, da cui concepì in se stesso grande dolore e confusione, terminato l’ufficio. Un fatto raccontato da un antico cronista ci mostra che gli affari del mondo gli pesavano e che il suo unico desiderio era vivere sconosciuto. Il suo parente, il cardinale de Mende, gli scriveva spesso. Dom Hélisaire si accontentò di rispondere molto brevemente e ad intervalli rari su un pessimo pezzo di carta o pergamena. Il Cardinale ne fu offeso e disse al Generale dei Certosini che se avesse continuato a fare così, non gli avrebbe più scritto. ” è esattamente ciò che desidero”, rispose il venerabile Solitario. Quest’uomo, così austero per se stesso, aveva il cuore colmo della più tenera carità per gli altri; seppe simpatizzare con la debolezza dei suoi religiosi e si mostrò, per tutti, della più grande affabilità; era conosciuto come il Buon Padre. Avendo perso la vista, il secondo anno della sua elezione, usò questo pretesto per supplicare i suoi fratelli di accettare le sue dimissioni, ma il Capitolo Generale rifiutò di esaudire la sua volontà e lo tenne in carica fino al momento in cui Dio lo richiamò. Dom Hélisaire de Grimoard de Grissac morì l’11 giugno 1367, dopo aver governato l’Ordine per quasi sette anni. La Carta Capitolare, nell’annunciare questa morte, eccezionalmente ha lasciato da parte la formula ufficiale e ha ricordato il suo titolo di Buon Padre. Ha detto “Obiit bonus Pater\ Domnus Helisarius, priore Cartusiae”. Du Saussay pone il nome di questo Generale nel martirologio dei santi di Francia.

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Dom Raphaël Deparis

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Il personaggio di cui voglio oggi parlarvi e Emanuele Deparis, figlio di Emanuele e Marie Anne Sénès. Secondo di cinque fratelli maschi di cui tre diventeranno sacerdoti e quattro sorelle di cui tre diventeranno suore. Nacque il 18 gennaio del 1744 ed a seguito di una profonda educazione religiosa, decise di entrare nella certosa di Villeneuve-lès-Avignon, e di prendere il nome di Raphaël. Dopo aver effettuato la professione solenne, si distinse per le sue virtù e nel 1774 fu nominato Vicario, poi coadiutore nel 1778. Fu successivamente inviato alla certosa di Durbon dove fu nominato nel 1782 priore. Trascorsi alcuni anni, il primo ottobre del 1787, Dom Raphaël fu nominato priore della certosa di La Verne. Partecipò così all’Assemblea del Clero che si riunì il 31 marzo 1789 nella chiesa domenicana di Tolone per eleggere i delegati agli Stati Generali. Ma la rivoluzione che ne verrà fuori sequestrerà i beni del monastero: il 7 giugno 1790 gli ufficiali municipali di Collobrières effettuarono la necessaria perquisizione; il 10 giugno Dom Raphaël dichiarò di voler rimanere nell’Ordine dei Certosini, come la maggior parte dei sedici religiosi presenti, di cui undici padri e cinque fratelli conversi. Ben presto gli edifici ed i terreni della comunità sarebbero stati messi in vendita come beni nazionali ed i poveri monaci furono costretti alla fuga. Dom Raphaël fu uno dei primi a raggiungere l’Italia, dapprima a Pisa nel 1793, poi a Bologna la cui Certosa divenne Casa Generalizia dell’Ordine in sostituzione della Grande Chartreuse, e infine Roma dove fu nominato nel 1801 scrivano del Reverendo Padre Generale, Dom Antoine Vallet, incarico che mantenne fino al 1 giugno 1810. Tornato in Francia, si stabilì presso la famiglia a Marsiglia dove ricevette la dignità di canonico. Il “fascicolo Barthélémy”, nell’archivio diocesano di Fréjus-Toulon, racconta aneddoti edificanti, se non plausibili, sulla sua fine della vita di cui vi allego qualche stralcio.

Dom Raphaël, fu Confessore Straordinario del Convento della Visitazione a Marsiglia. Un giorno ebbe l’ispirazione di andare a dire la Santa Messa nel convento dove si trovava una delle sue sorelle. Era una domenica; la monaca, che doveva recarsi alla santa mensa subito dopo suor Paris, fu assai sorpresa di sentire la santa religiosa che comunicava alla sorella in viatico: “accipe, soror, viaticum corporis”. Oh ! pensò, Dom Paris ha una distrazione. Terminata la messa e detto il ringraziamento, il superiore diede il segnale per il ritiro;tutte le suore obbedirono, solo una rimase al suo posto, nel dirle che era ora di uscire dal coro e andare in refettorio, scorsero un corpo inanimato: suor Paris godeva già della vista del suo Dio (…)

Purtroppo, Dom Paris non tardò a raggiungere la sua virtuosa sorella: gravemente malato, non potendo più alzarsi dal letto, era stato autorizzato dal vescovo de Mazenod, vescovo di Marsiglia, a far dire la messa nella sua stanza. Il sacerdote di Gémenos, suo fratello, aveva appena celebrato il divino sacrificio e dato la comunione al santo religioso certosino: era l’una dopo mezzanotte quando entrò il medico. Ero obbligato, disse quest’ultimo, ad alzarmi per vedere un cliente del quartiere e non volevo passare così vicino senza salutare Dom Paris. Il malato lo ringraziò molto per l’attenzione e le buone cure che gli aveva prestato, poi lo salutò e pregò il fratello di accompagnare il medico alla porta: un fedele fratello converso rimase solo accanto al malato. Non volevo, confessò allora il santo religioso, dare a mio fratello il dolore di vedermi morire: addio, frate Denis. Gli strinse la mano, baciò il suo crocifisso e si addormentò nel Signore. Quella stessa notte, suor Marie Aimée Fajon, della comunità di questo convento di Marsiglia, morta superiora a Grasse, sentì aprirsi una tenda e, svegliandosi di soprassalto, vide passare davanti a lei un certosino che la benedisse e le annunciò il suo addio. Raccontò ciò che le era successo aggiungendo: – In quel momento fui certa: Dom Paris deve essere morto. Questa notizia è stata presto confermata.»

Dom Raphaël, alias Emmanuel Paris morì a Marsiglia il 4 luglio 1819.

Dom Nicolas Albergati de Geoffroy

per priori generali

Cari amici di Cartusialover, prosegue l’approfondimento sui Priori Generali dell’Ordine certosino. Oggi vi parlerò di Dom Nicolas Albergati de Geoffroy, in carica dal 1791 al 1801.

Dom Nicolas Albergati de Geoffroy ha lasciato il mondo, ancora giovane, per consacrarsi a Dio. Entrato nella Certosa di Villeneuve les-Avignon, vi emise la Professione ed edificò i suoi fratelli con la sua pietà e le sue virtù. I suoi Superiori, dopo averlo destinato a vari uffici che svolse con soddisfazione di tutti, lo nominarono Priore della Certosa di Saint-Julien, presso Rouen, e poco dopo Convisitatore, poi Visitatore della Provincia di Francia-sulla Senna. Alla morte di Dom Hilarion Robinet, gli elettori di Chartreuse, Currières e Chalais lo elessero generale all’unanimità il 10 maggio 1791. Nella terribile crisi che stava attraversando l’Ordine dei Certosini, l’onore che veniva fatto a Dom Nicolas era un fardello molto pesante; ma il nuovo Generale tuttavia l’accettò con coraggio, e seppe sempre mostrarsi all’altezza delle difficili circostanze in cui si trovava. Il 12 agosto dello stesso anno, Dom Nicolas Albergati pregò il Sommo Pontefice Pio VI di rinnovargli la facoltà già concessa al suo predecessore, di stabilirne la permanenza all’estero e di riunirvi il Capitolo Generale, che gli fu concesso. I possedimenti della Chartreuse erano stati messi in vendita come bene nazionale; l’obbedienza del deserto, dove talvolta i Generali si ritiravano a meditare in completa solitudine, era stata venduta il giorno stesso della morte del Reverendo Padre Dom Hilarion Robinet. Nello stesso anno 1791, in virtù del decreto del 20 marzo 1790 e della legge del 14 ottobre 1790, i Religiosi di Certosa furono interrogati due volte per sapere se fossero disposti ad avvalersi della libertà concessa loro dalla nazione. La risposta di tutti i religiosi è stata che il loro desiderio era di perseverare nella loro vocazione e di rimanere nel loro monastero. Nel mese di aprile 1792, Dom Albergati de Geoffroy ed i suoi monaci furono accusati di avere corrispondenza con i nemici della nazione e di fare preparativi per ricevere le truppe sarde che, si diceva, progettassero un’invasione attraverso i monti della Certosa. Con il pretesto di custodire questa frontiera, il convento fu presidiato. “La nostra Casa – scriveva un testimone oculare – era diventata una vera e propria caserma e la nostra posizione era così penosa che sarebbe stata insopportabile se Dio non ci avesse sostenuto con la sua grazia, a perseverare nel nostro stato”. Il successivo 21 maggio, i commissari si presentarono alla Grande Chartreuse, e comunicarono al Reverendo Padre e ai Religiosi l’ordine di sgomberare il Monastero che dicevano necessario per alloggiare le truppe. Assegnarono come nuova residenza, alla Comunità, la Certosa di Sylve-Bénite, presso il lago Paladru, e quella di Durbon, nei pressi di Gap. Dom Albergati, sgomento per questa notizia, mandò subito a Grenoble Dom Burdet e Dom Palluis, i quali riuscirono ad ottenere la revoca di quest’ordine. La posizione dei religiosi, in mezzo ai soldati che comandavano da padroni, era diventata intollerabile, quando l’Assemblea Nazionale decise, con decreto del 16 agosto 1792, che tutte le case religiose dovevano essere evacuate il 1° ottobre. Il distretto fece notificare questo decreto al Reverendo Padre il 13 settembre, ma l’esecuzione non ebbe luogo fino al 14 ottobre e nei giorni successivi; a quel tempo, la Comunità, compresi Currières e Chaláis, comprendeva trentotto Padri, diciotto Conversi e trentasei Donati. Nel Convento rimasero solo dodici Fratelli e gli Ufficiali della Casa: Dom Ambroise Burdet, Procuratore; Dom Sébastien Palluis, Procuratore dell’Obbedienza di Meylan; Dom Emmanuel Nivière, Coadiutore; e Dom Thaddée Forestier, Vicario. Questi Religiosi dovevano custodire la Casa e curare i fienili ei prati che, non potendo essere venduti, erano stati loro dati in affitto. Il Reverendo Padre Dom Nicolas Albergati de Geoffroy lasciò il Monastero mercoledì 17 ottobre 1792. La maggior parte dei suoi religiosi varcò il confine e chiese asilo ai confratelli in Germania e in Svizzera. Altri si diressero verso l’Italia, tra questi Dom Albergati che, dopo molte peripezie, riuscì a rifugiarsi a Bologna, dove giunse il 7 dicembre. Nel 1793 fu convocato in questa città, in tempi ordinari, il Capitolo Generale; vi si presentarono quattordici Priori. In questa assemblea fu risolta l’importante questione dell’elezione del Generale dell’Ordine. Il Capitolo ordinò che “se il Reverendo Padre dovesse morire nel corso dell’anno, al Padre Scriba sarebbe stato affidato il governo di tutto l’Ordine e godrebbe della stessa autorità del Reverendo Padre, fino al Capitolo Generale gli sarebbe richiesto convocare nel tempo ordinario. Se egli stesso morisse prima di aver potuto riunire un Capitolo, il Religioso scelto per Scriba avrebbe avuto la stessa autorità e gli stessi doveri”. Tale Ordinanza fu confermata dal Capitolo dell’anno successivo e approvata con breve di Pio VI, datato 14 luglio 1794. Dom Nicolas Albergati poté convocare nuovamente il Capitolo Generale nel 1795. la relazione del referendario Dom Ignace Tricot, Priore di Valbonne, il Capitolo tornò di nuovo sull’elezione del futuro Generale e dichiarò che, secondo il suo parere, l’elezione del Reverendo Padre dovesse spettare ai Capi del Capitolo, finché la Casa di Certosa sarebbe rimasta dispersa; inoltre determinò le formalità da espletare per l’elezione. Questa Ordinanza non fu mai applicata, non potendo riunirsi il Capitolo Generale durante la Rivoluzione e l’Impero. All’inizio dell’anno 1797, il Generale dei Certosini fu costretto a fuggire da Bologna, all’arrivo delle armate francesi nella provincia. Si rifugiò, col permesso del Sommo Pontefice, nella Certosa di Roma. Dom Nicolas Albergati de Geoffroy trascorse alcuni anni nella Città Eterna, e si preparò alla morte tra gli esercizi di penitenza. Si addormentò nella pace del Signore, il 22 dicembre 1801.

Dom Hilarion Robinet

per priori generali

Hilarion Robinet nasce a Parigi il 9 novembre del 1725. Tratto da Dio nella solitudine, entrò nella famosa certosa parigina di Vauvert dove fece il 9 ottobre 1750, la sua Professione. Il suo talento e la sua comprensione degli affari indussero presto i suoi Superiori a nominarlo nel 1761 Coadiutore e nel 1763 Procuratore del Convento. Mentre adempiva a questo incarico, fu inviato alla Grande Chartreuse per trattare, con il Generale, degli interessi riguardanti la Certosa di Parigi. Il Reverendo Padre Dom Biclet poté in questa circostanza ammirare la pietà e la grande scienza del Venerabile Religiosio e da allora in poi lo prese in tale stima che nel 1776 lo nominò Priore di Parigi. Dom Robinet ha ricoperto questa posizione per un periodo molto breve; sedette solo due volte come Priore, al Capitolo Generale. Appena tornato dalla Grande Chartreuse, dopo il Capitolo del 1778, seppe della morte del reverendo padre Dom Etienne Biclet e della sua elezione alla prima dignità dell’Ordine. Fu il quinto generale a uscire dalla Chartreuse de Paris. Eletto il 2 giugno, partì il 19 dello stesso mese per recarsi nel deserto della Certosa. Padre de Tracy, che aveva conosciuto Dom Robinet durante il suo soggiorno a Parigi, ci racconta che “coloro che avevano rapporti con lui lo rimpiangevano in questa grande città”. Più avanti aggiunge: “Non è dimenticato da coloro di cui si è guadagnato l’affetto e la stima nella capitale di questo regno, dalla sua onestà, dalla sua affabilità e dalle altre sue virtù“. Da parte sua, padre Mandar, dell’Oratorio, ha detto: “E’ un uomo di vero merito, che unisce il talento negli affari con la più amabile affabilità e tutte le virtù del chiostro“. Alla Grande Chartreuse, il cuore di Dom Hilarión era pieno di profondo dolore. Dal primo anno della sua nomina furono soppresse le Certose di Valsainte, nella diocesi di Losanna, e di Hildesheim, in Bassa Sassonia. Presto avrebbe assistito alla distruzione di una parte del suo Ordine. Giuseppe II che, alla morte di Maria Teresa d’Austria, sua madre, aveva assunto il governo di Austria, Ungheria, Boemia, Lombardia e Fiandre, si dichiarò apertamente contrario alla Chiesa e continuò la sua opera per la secolarizzazione dei Monasteri. Furono soppresse più di trecento Case Religiose. Questo principe filosofo, tuttavia, aveva ritenuto necessario incominciare dai Certosini, persuaso che lo spettacolo della loro vita austera sarebbe stato in contrasto troppo evidente con l’inevitabile risultato delle sue pretese riforme. Ventinove Certose furono soppresse nonostante le forti lamentele di papa Pio VI. Tutti i venerabili Religiosi di queste Case perseverarono nella loro santa vocazione e rimasero nella loro solitudine, fino al momento in cui furono costretti, con la forza, ad allontanarsi dal loro ritiro (1782 e 1783). Più o meno nello stesso periodo, sotto la pressione del governo, i certosini di Spagna furono costretti a separarsi dalla Casa Madre e cessarono di far parte della famiglia certosina che riconosceva l’autorità del reverendo Padre Hilarion. Un Breve strappato al Sommo Pontefice li rese indipendenti dalla Grande Certosa e li autorizzò ad avere un Superiore Nazionale (1784). In sei anni, Dom Robinet dovette deplorare la perdita di quarantaquattro Certose! Dio ha voluto mettere alla prova i suoi servi: in pochi anni, dei centoventidue monasteri cartusiani che esistevano ancora in diverse parti d’Europa, ben pochi ne resteranno. Quando la Rivoluzione francese iniziò la sua opera di distruzione e l’Assemblea Nazionale, con i suoi decreti del febbraio 1790, aveva abolito i voti monastici e soppresso gli ordini religiosi, Dom Hilarion Robinet aveva già preso le precauzioni necessarie in vista della dispersione del suo Ordine . Fin dall’inizio era stato autorizzato dalla Santa Sede a fondare la Casa Madre fuori della Francia, inoltre, il 14 maggio 1790, ricevette un Breve che gli consentì di convocare il Capitolo Generale nella Casa che avrebbe scelto come rifugio . In quest’anno 1790, le autorità rivoluzionarie vennero tre volte per fare l’inventario dei mobili della Grande Certosa e finirono per rimuovere le argenterie e gli arredi sacri. Il 31 ottobre un membro del circondario, accompagnato da gendarmi, costrinse il Padre Procuratore a consegnargli metà del denaro rimasto nelle casse del Convento; portò via la somma di 36.000 lire (livre francesi). Dom Hilarion era rimasto in mezzo ai suoi Religiosi, nel Monastero della Grande Certosa, ma le terribili disgrazie che travolsero il suo Ordine gli avevano spezzato le forze, e morì il 4 maggio 1791, all’età di sessant’anni.

Il reverendo padre Dom Hilarion Robinet – scriveva di recente un certosino – ha ceduto la sua anima a Dio, dopo aver visto cadere pietra su pietra questo edificio certosino, così grandioso qualche anno prima; contemplò tanti disastri, non avendo consolazione ma la più completa sottomissione alla volontà di Dio. Una gioia, tuttavia, lo attendeva sul letto di morte: quella di pensare che avrebbe riposato nel cimitero della Grande Chartreuse e che avrebbe mescolato le sue ceneri con quelle di una lunga generazione di santi e che avrebbe atteso la venuta del Sovrano Giudice in questa terra benedetta“.

Che Dio lo abbia in gloria eterna!

Dom Etienne Biclet

Etienne Biclet, originario di Lione, nacque il 5 marzo 1703. Dopo aver lasciato il mondo per consacrarsi a Dio, giunse nel deserto della Grande Chartreuse e vi fece la sua Professione. La sua conoscenza e comprensione degli affari portarono il Reverendo Padre Dom Michel de Larnage a sceglierlo come Scriba o Segretario dell’Ordine, nel 1748. Mantenne ancora questa posizione alla morte di Dom Michel, quando i voti dei Religiosi della Grande Chartreuse lo chiamarono a succedergli il 6 ottobre 1758. Padre de Tracy, parlando di Dom Etienne Biclet, dice che egli ci insegna che “la modestia, il buon esempio, la vigilanza si sono manifestati nella sua condotta, con la sottomissione alla Provvidenza nelle prove“. Infatti Dom Etienne dovette assistere impotente alla soppressione di tre importanti certose in Italia: Pavia, nel 1769, Padova e Vedana, nel 1770. Già l’imperatore Giuseppe II aveva cominciato a mettere in atto queste pericolose novità nei confronti dei possedimenti ecclesiastici e delle Case Religiose che voleva secolarizzare. La morte, però, doveva risparmiare al Venerabile Generale il dolore di vedere la soppressione delle molte Certose, stabilite negli Stati di questo filosofo Imperatore. Gli uomini più eminenti di questo periodo avevano in grande stima Dom Etienne Biclet. Dom Dorothée, Abbé de la Trappe de Sept-Fonts, che era venuto a trovarlo, mantenne sempre un’alta idea della sua pietà, della sua scienza e della sua modestia. Padre Mandar de l’Oratoire, che lo vide nel 1775, ci abbozzò il ritratto in poche righe: “Ho visto Dom Biclet, è un grande vecchio di settantacinque anni, di altissima virtù, di buon giudizio e di una dolce allegria nella conversazione; lo si vede per primo in tutti gli esercizi, per quanto glielo consentano i suoi affari“. Dom Etienne Biclet aveva appena presieduto il Capitolo generale del 1778, quando tre giorni dopo fu colpito da un attacco di apoplessia e, lo stesso giorno, cedette la sua anima a Dio, il 27 maggio, all’età di settanta cinque anni. Il necrologio della Grande Chartreuse ci ha trasmesso l’elogio di questo Priore Generale. “La Natura e la grazia, fu detto, hanno il piacere di riempirlo dei loro doni; durante i vent’anni che camminò al nostro vertice, la sua santa vita servì da modello a tutti noi, il suo comando fu così intriso di dolcezza che conquistò tutti i cuori. Un uomo sopra ogni lode, il più famoso tra coloro che ricoprirono l’ufficio di Scriba, si diceva di lui, quando c’era una questione difficile da chiarire: andiamo a consultare il Veggente, eamus ad Videntem; la sua memoria sarà sempre una benedizione tra noi.

Dom Michel Brünier de Larnage

per priori generali

Cari amici lettori, prosegue l’approfondimento sui Priori Generali dell’Ordine certosino. Oggi vi parlerò di Dom Michel Brünier de Larnage, in carica dal 1737 al 1758.

Michel Brünier de Larnage, nacque a Vienne nel 1688, proveniva da una delle migliori famiglie del Delfinato. I suoi talenti e le sue potenti protezioni presagivano un brillante futuro per lui nel mondo; suo fratello Charles era influente a corte, governò la Martinica, per il re, in qualità di intendente generale. Egli sprezzante degli onori, volle donarsi interamente a Dio. Entrato nella Grande Chartreuse all’età di ventidue anni, Dom Michel vi emise la professione nel 1711. Alcuni anni dopo fu inviato alla Certosa di Prémol per ricoprire la carica di Procuratore; poi, il 12 gennaio 1732, il reverendo padre Dom Ambroise Crollet lo nominò priore di Val Saint-Hugon, in Savoia. Dom de Larnage doveva prendersi cura degli interessi materiali di questa certosa che soffriva. Si oppose alle usurpazioni e alle rapine degli abitanti della Chapelle du Bard, nel Delfinato, che devastarono l’intera foresta di Saint-Hugon. Animato da un vivo desiderio di conciliazione, Dom Michel fece grandi concessioni, dimostrò, con titoli inconfutabili, che andava ben oltre il diritto che doveva essere richiesto, e ottenne la promessa che avrebbero smesso di devastare la foresta fino a quando la giustizia non si fosse definitivamente pronunciata. Con il consenso del Reverendo Padre Dom Etienne Richard, non volle affidarsi a nessuno per la cura degli interessi della sua Casa, e partì per Parigi, nell’estate del 1736, per sottomettere il conflitto alle padronanze di acque. e foreste. Dopo aver sistemato gli affari del suo Convento, stava tornando a Saint Hugon, quando venne a sapere della morte del Reverendo Padre Dom Etienne Richard. Quando entrò nella Chartreuse de Sylve-Bénite, gli fu comunicata la notizia della sua elezione, avvenuta il 10 aprile 1737. Cedendo, nonostante la sua umiltà, alla volontà dei fratelli, invece di tornare a Saint-Hugon, si recò subito alla Grande Certosa. Dom Michel Brunier de Larnage era notevole per la nobiltà della sua mente e la bontà del suo cuore. Aveva una corporatura alta, lineamenti fortemente accentuati, uno sguardo benevolo, ma questa dolcezza, che aveva la sua fonte nella carità, non escludeva affatto la fermezza. Dopo aver governato santamente per ventuno anni, morì tra il dolore dei suoi Religiosi, il 1° ottobre 1758, all’età di settant’anni.

Dom Ambroise Crollet

per priori generali

Oggi voglio portarvi a conoscenza di Dom Ambroise Crollet il Priore Generale che fu in carica per un brevissimo periodo.

Dom Ambroise Crollet, originario di Bourg en Bresse, abbandonò il mondo all’età di ventidue anni ed andò a chiudersi nella solitudine della Grande Certosa dove emise la Professione nel 1886. Il Reverendo Padre Dom Antoine de Montgeffond, che seppe apprezzarne i meriti, lo chiamò, nel 1731, alla carica di scriba o segretario dell’Ordine. Dom Ambroise Crollet esercitava ancora questa funzione quando fu chiamato a succedere al generale defunto, il 6 giugno 1731. Il noto zelo di Dom Ambroise per la disciplina regolare dava l’impressione che avrebbe continuato con fermezza l’opera dei suoi predecessori, ma Dio lo chiamò a sé pochi mesi dopo. La morte del Reverendo Padre Dom Ambroise Crollet è registrata nella Necrologia della Grande Certosa il 21 gennaio 1732. Aveva sessantanove anni e ne aveva passati quarantasette nell’Ordine. Vadano a lui un ricordo ed una prece.

Dom Antoine Grillet de Montgeffond

per priori generali

Nell’articolo odierno, cari amici lettori, voglio farvi conoscere Dom Antoine Grillet de Montgeffond, Priore Generale dell’Ordine certosino dal 1703 al 1731, successore del grande Dom Innocent Le Masson.

Antoine Grillet de Montgeffond nasce il 2 novembre 1659 al castello di Montgef fond, in un piccolo villaggio del Giura, chiamato Vosbles. Cresciuto da una madre cristiana e pia, il giovane di Montgeffond ha voluto presto consacrarsi a Dio. All’età di diciannove anni, terminati gli studi, decise di ritirarsi nel deserto della Certosa e vi emise la Professione il 6 ottobre 1679. Ben presto i suoi superiori lo nominarono per ricoprire vari incarichi nella Casa e assolse le sue funzioni con generale soddisfazione. Dom Innocent Le Masson che seppe riconoscere gli uomini di merito, lo scelse come segretario e ricoprì tale incarico per dieci anni, quando alla morte dell’illustre Generale, il 12 maggio 1703 fu nominato a sostituirlo. Dom de Montgefford, cresciuto alla scuola del predecessore, governò con fermezza, ma seppe sempre coniugare la prudenza con l’energia. La sua gentilezza e mansuetudine gli valse l’affetto dei suoi religiosi, nonostante gli atti di rigore che dovette esercitare nelle difficili circostanze in cui si trovò. Appena nominato Generale, convocò eccezionalmente il Capitolo Generale per il 7 ottobre. A maggio i Priori dovettero lasciare la Grande Certosa senza potersi riunire in Capitolo a causa dell’imminente morte di Dom Le Masson. Questa circostanza permise, per la prima e unica volta, ai Priori delle diverse Case dell’Ordine di solennizzare insieme, alla Grande Certosa, la festa del loro beato fondatore. Il nuovo generale concentrò tutta la sua attenzione sul giansenismo, le cui dottrine sconvolsero tutte le menti in Francia. Nel 1710, a causa del libro di padre Quesnel, il Capitolo generale ordinò “di controllare i libri moderni, di esaminare attentamente se non fossero contaminati dal giansenismo. Prescrisse, regolamenti “per timore che quella buona semplicità e candore che sono la sorte abituale dei Solitari, venga esposta alle seduzioni dell’eresia”. « Dom Antoine, per rendersi conto dello stato d’animo, ordinò ai suoi Religiosi, nel 1710, di firmare il Modulo di Alessandro VII. Nessun certosino si rifiutò di farlo, e il Capitolo dell’anno successivo poté dire in tutta verità questo: fin qui il giansenismo non si è insinuato tra noi. Tuttavia, riteneva suo dovere, per prudenza, vietare di “ammettere ai voti chiunque non avesse precedentemente firmato il Modulo”. Alcuni anni dopo, nonostante le cure, le precauzioni e gli avvertimenti di Dom de Montgeffon, alcuni certosini sembrarono essersi lasciati sorprendere. Sarebbe potuto essere altrimenti, quando gli stessi vescovi prestarono le loro mani all’eresia e patrocinarono la setta? Quando nel 1713 apparve la Costituzione Unigenitus che condannava centouno proposizioni tratte dalle Riflessioni morali di padre Quesnel, dell’Oratorio, la Francia si trovò divisa in due campi. I giansenisti si appellarono prima dal Papa al Papa più informato e poi dal Papa al futuro Concilio. Avendo alcuni Certosini aderito alle dottrine censurate, il Capitolo Generale del 1723, sotto l’ispirazione del Reverendo Padre, emanò l’Ordinanza Quo/elo, [speciale per le sette Province della Francia. Vi si diceva: “nessun novizio sarà ammesso, nessun religioso riceverà gli Ordini Sacri e sarà chiamato a dirigere le anime, se non avrà prima sottoscritto la Forma di Alessandro VII e non sarà sottoposto con bocca e cuore alle Costituzioni dei Sommi Pontefici. Se un Priore – aggiunge la stessa decisione – un ufficiale, o un membro dell’Ordine osa attaccarli o appellarli, sarà trattato come un ribelle, un disturbatore della Chiesa e del riposo pubblico. L’anno successivo, il Capitolo confermò l’Ordinanza Quo/elo {eh, e la Carta reca: «Informiamo tutti che, non solo i Definitori, ma tutti i Priori e il Convento della Certosa, hanno aderito all’unanimità e senza qualsiasi reclamo. » Nel racconto di questi tristi avvenimenti prendiamo come guida l’autore de La Grande Chartreuse; questo studioso religioso riassume i fatti secondo le Ordinanze dei Capitoli Generali. «Tutti i certosini francesi – scriveva – furono messi in guardia per decidere a favore o contro la costituzione Uni genitus. Piene di rispetto per la suprema autorità del Capitolo generale, sei Province hanno aderito al Modulo e hanno aderito pienamente o alla Bolla Vineam Domini o alla Costituzione di Clemente XI, non è stato così nella Provincia di Francia sulla Senna dove ha incontrato molti reclami, in una direzione o nell’altra; il teatro della lotta si circoscrive allora nettamente: c’è una sola provincia da affrontare. Questo fece si che il Reverendo Padre Dom Antoine de Montgeffond, come nel 1710, volle conoscere esattamente il vero pensiero di ciascuno, per questo a nome suo e in nome del Capitolo fece la seguente Ordinanza: In tutte le Case di Francia sulla Senna, nei giorni in cui, secondo lo Statuto, si legge la Carta del Capitolo Generale dopo nessuno, il Priore chiederà pubblicamente a ciascun Religioso se aderisce all’Ordinanza Quo di firmare le Bolle pontificie, ha dichiarato il Capitolo sospesi e interdetti, con minaccia di scomunica se non fossero giunti al pentimento; quattordici fecero ricorso a un appello scismatico, il Capitolo li scomunica per nome; dieci avevano anche ritirato la firma che avevano apposto al Modulo molto tempo prima, il Capitolo li colpisce con la scomunica nominale e li priva della società dei loro fratelli. Tuttavia, per punire solo all’ultima estremità, il Capitolo concesse a tutti tre mesi di riflessione; trascorso questo tempo, incorrerebbero ipso facto nella loro pena. “Per un certo numero di questi sfortunati, la riflessione non ha portato alcun cambiamento; trenta andarono in Olanda piuttosto che sottomettersi, e, sostenuti dai sussidi dei giansenisti di Francia, stabilirono vicino a Utrecht una specie di Certosa mitigata di cui abbiamo letto i regolamenti; la prima cura di questi monaci che, seguendo l’esempio di tutti i giansenisti, non cessarono di insorgere contro la moralità lassista, era stata di diminuire notevolmente le austerità della vita certosina! Il martedì successivo alla Settimana Santa dell’anno successivo, 16 aprile 1726, il reverendo padre Dom Antoine de Montgefford scrisse loro la lettera più commovente per riportarli, ma non ebbe alcun effetto; il Capitolo Generale pronunciò nuovamente la scomunica contro questi latitanti, concedendo loro un altro anno prima di separarli dall’Ordine; alcuni tornarono, la maggior parte ebbe la disgrazia di restare in Olanda; poi, nel 1727, il Capitolo li scomunicò definitivamente e ogni legame tra loro ei loro ex confratelli si ruppe per sempre. Queste energiche misure produssero così buoni risultati che quello stesso anno, 1727, il Capitolo permise alla Provincia di Francia sulla Senna di riaprire i suoi noviziati, saggiamente chiusi da diversi anni: Lo spirito della Provincia era abbastanza buono che non c’era nulla più da temere. «Per riassumere, c’erano in Francia, al tempo di cui parliamo, sessantotto Certose: che rappresentano un totale di ottocento Religiosi; di questo numero, cinquanta si lasciarono trasportare dagli errori di Giansenio, e una trentina si rifiutarono di sottomettersi; su seicento Conversi o Donati ci fu un solo giansenista, Dominique Blasel, e tra i nostri Religiosi non uno solo! ” Uno dei certosini refrattari in pensione a Utrecht, Dom Jean-Baptiste Cadri, pubblicò delle scuse per giustificare la loro rivolta e spiegare la loro fuga. “Volevano – dicevano – vivere in pensione, dormire sulla paglia, praticare il digiuno e l’astinenza. Ma, come fa giustamente notare il giornalista di Verdun che riporta questo fatto: Dom Antoine Grillet de Mongeffond morì il 31 maggio 1731, circondato dai rimpianti e dall’affetto dei suoi Religiosi. Durante la sua Casa Generalizia aveva mantenuto energicamente la regolarità monastica e il rispetto dovuto alla Santa Sede. Il suo governo era durato ventotto anni; aveva cinquantatré anni da certosino. La Necrologia della Grande Chartreuse elogia questo Generale, in questi termini: “Il reverendo padre Dom Antoine de Montgeffond era il più mite e amabile degli uomini: era amato da Dio e amato dai suoi fratelli. Ci ha governato con immancabile saggezza e prudenza religiosa, e con perfetta conoscenza del cuore umano; la sua gentilezza, la sua gentilezza erano veramente quelle di un padre; fu nostro Generale per ventotto anni, tra il grande applauso di coloro che lo conoscevano e che ancora lo riempiono di lodi. »

Dom Jean Pégon

per priori generali

Oggi voglio portarvi a conoscenza di Dom Jean Pegon il Priore Generale che fu in carica dal 1649 al 1675 e che precedette Dom Innocent Le Masson.

Chi era costui?

Jean Pégon appartenente ad una onorevole famiglia dell’Alvernia, nacque in una piccola frazione del comune di Langeac nel 1590. Da giovanissimo, diede addio al mondo volendosi ritirarsi nella solitudine di un chiostro,

Dopo essersi presentato, nel 1611, alla Grande Chartreuse il Reverendo Padre Dom Bruno d’Affringues, pur sapendo apprezzare gli uomini con vocazione, dopo averlo esaminato, ritenne prudente opporsi alla sua ammissione, perché non lo trovò né sufficientemente istruito, né abbastanza robusto. Tuttavia, mosso dal dolore manifestato dal giovane postulante Jean , e commosso dal suo ardente desiderio di consacrare la sua vita a Dio, tra i figli di san Bruno, gli disse: “Potresti, forse, avere qualcosa”.se ti rechi alla Chartreuse de Beaune; “Essa è stata assalita dai protestanti, e sette dei” suoi religiosi sono stati massacrati, la Certosa è appena emersa dalle sue rovine ed è priva di soggetti, “Non sarà difficile… Vai a vedere.» Così licenziato Jean Pégon si presentò e fu accolto in questo monastero. Trentotto anni dopo, dopo aver occupato i più importanti incarichi dell’Ordine, e lasciata ovunque la fama di amministratore fuori dal comune l’ex Postulante, licenziato dalla Grande Chartreuse perché poco capace, vi tornò con il titolo di Generale. A Beaune, egli fece la professione solenne l’11 giugno del 1612, fu poi sacrista e poi procuratore nel 1619. Pochi anni dopo, Dom Pégon fu nominato Priore di questa Casa, che diresse per qualche tempo con la massima saggezza; ma, nonostante il suo desiderio di rimanere in questo monastero dove stava facendo del bene, dovette sottomettersi alla volontà dei suoi superiori. Il Capitolo Generale, che aveva bisogno di amministratori prudenti e di personaggi di riconosciuta santità, per far fiorire la disciplina in alcuni monasteri, lo mandò a dirigere successivamente le Certose di Troyes prima come rettore, nel 1629, e poi come priore nel 1630, priore a Val-Saint Pierre nel 1632, e priore a Digione nel 1639, lo nominò poi Visitatore delle Province di Francia e Piccardia. Alla morte del Reverendo Padre Dom Léon Tixier, i Religiosi della Grande Chartreuse, pieni di stima per i suoi meriti e le sue virtù, lo scelsero come Generale dell’Ordine, verso la fine dell’anno 1649. Dom Jean Pégon seppe con la bontà e la sua dolcezza conquistare l’affetto dei suoi Religiosi. Dedito al bene spirituale del suo Ordine, riuscì a ristabilire la disciplina certosina in un certo numero di Case che sembravano abbandonarsi al rilassamento. Il suo ideale era la perfezione religiosa. Amico delle belle lettere, ha unito una vasta erudizione con una purezza e un’eleganza di stile che hanno dato un valore reale ai suoi discorsi ed ai suoi scritti, fu noto per la sua eloquenza. A lui si deve la magnifica Mappa dei Generali dell’Ordine, incisa nel 1649.

Il mantenimento e la prosperità della Grande Chartreuse furono, per il nuovo Generale, oggetto di cure speciali. Un testimone oculare, in appunti manoscritti sull’origine e la situazione delle Case dell’Ordine, ci dice che “dopo tante disgrazie, la Grande Chartreuse è ora in così buone condizioni che solo il ricordo delle sue perdite rimane senza alcun segno dei suoi incendi e gli incidenti del passato, soprattutto per le belle riparazioni che il Reverendo Padre Dom Jean Pégon, ora saggiamente e felicemente governando l’Ordine, ha fatto lì e si preoccupa ogni giorno di aumentare, avendo adornato la chiesa con il quadro che vediamo lì e comprò i quattro grandi candelieri che stanno davanti all’altare maggiore. Fece realizzare anche i ricchi abbellimenti all’ingresso del cancello del cimitero; infine in parecchi altri luoghi lascia ai posteri testimonianze storiche della sublimità del suo genio e dello zelo che ha e per il bene universale dell’Ordine e per l’utilità di questa Casa di Certosa; Dio lo preserva e gli dà gli anni che merita. Dom Pégon amava molto la solitudine; per questo, nel desiderio di ottenere di volta in volta qualche giorno di ritiro, fece costruire, intorno al 1660, nella solitaria valle di Tenaison, una cappella in onore di San Giovanni Battista e una casetta dove si ritirava ogni anno per trascorrere alcuni giorni in preghiera e meditazione. Là dimenticò le tante faccende dell’Ordine e pensò solo a Dio e alla salvezza della sua anima. Nonostante la sua veneranda età, Dom Jean Pégon ha sempre voluto essere vincolato dalle austerità della Regola e dagli obblighi del suo ufficio. Il giorno prima di morire scriveva ancora la sua corrispondenza da solo e non depose la penna, per così dire, finché non spirò. Morì, rimpianto dai suoi religiosi, il 15 ottobre nell’anno 1675. La Carta del Capitolo Generale del 1676 traccia in poche righe il ritratto di questo eminente Generale. “Abbiamo appena perso il reverendo padre Dom Jean Pégon, priore di Chartreuse; sempre colmo del più tenero amore per Nostro Signore, visse sessantacinque anni in mezzo a noi, famoso per le sue virtù di ogni genere, soprattutto per la sua notevole prudenza e dolcezza; caro, al di là di ogni espressione a Dio ed a chiunque lo abbia conosciuto: per ventisette anni ha sostenuto il mondo certosino con le sue instancabili opere; infine, dopo una serie di punizioni subite per il suo Ordine, tenendo, come un altro Mose, gli occhi alzati al cielo per due ore, morì all’età di ottantacinque anni, il più anziano di tutti i certosini di questo tempo”.

Dom Anselme Marie Bruniaux

R.P._Anselme-Marie_Bruniaux

Oggi voglio farvi conoscere Dom Anselme Marie Bruniaux, diventato nel 1879 il 65° Priore Generale dell’Ordine certosino.

Anselme Hubert Bruniaux, nacque a Saint-Martin-sur-Ecaillon (Nord) il 7 luglio 1823. Egli fu ordinato sacerdote nel 1847 della diocesi di Cambrai, e fu professore al Petit Séminaire di Cambrai, poi Direttore dell’Institution Notre-Dame des Victoires a Roubaix. Decise poi di entrare il 3 ottobre del 1859 alla Grande Chartreuse, dove fece la professione solenne il giorno di Ognissanti, 1 novembre del 1860. Fu incaricato come Maestro dei novizi, e successivamente andò alla certosa svizzera di La Valsainte per fare il Vicario. Nel 1869 fu nominato priore della certosa di Valbonne, e convisitatore di una Provincia francese, ma dopo dieci anni, il 1 marzo del 1879, fu eletto Priore della Grande Chartreuse e quindi Generale dell’Ordine. Il suo generalato fu contraddistinto da una enorme devozione al Sacro Cuore. Egli morì in carica l’8 ottobre del 1892 ed il Vescovo di Grenoble Amand-Joseph Fava, pronunciò una sentita orazione funebre.

Questo 65° Priore Generale è ricordato tra l’altro per aver donato al Pontefice Leone XIII° la Villa San Bruno a Roma, di proprietà certosina, al fine di fondare l’Istituto Pio IX dei piccoli artigiani di san Giuseppe il quale si dedicava all’educazione in particolare alla formazione professionale ed ai giovani lavoratori.

Inoltre Dom Bruniaux, nel 1892 contribuì alla fondazione dell’ospedale di Saint Laurent du Pont nei pressi della Grande Chartreuse.