Quel 30 novembre del 1516, alla certosa di san Martino

Dopo la morte il corpo di Bruno, venne seppellito dai suoi confratelli nell’Eremo di Santa Maria della Torre, dove aveva vissuto gli ultimi dieci anni della sua vita all’insegna della meditazione.
Nel medesimo luogo vennero sepolti negli anni successivi i primi certosini, compreso il beato Lanuino, il successore di Bruno alla guida della certosa. Ma come sapete, dal 1193 e fino al 1503 l’indirizzo monastico cambia, passando dalla regola eremitica dei certosini a quella cenobitica dei cistercensi. In questo lungo periodo scompaiono le tracce delle ossa dei primi certosini, poiché cadde in oblio il loro stesso ricordo!
Ma agli inizi del XVI secolo, accadde un evento inatteso e sorprendente che diede nuova linfa allo spirito certosino in Calabria. Intorno al 1505 Antonio de Sabinis, gentiluomo di Stilo nonché procuratore del monastero di Santo Stefano, in un sogno vide il luogo esatto dove sarebbe stato sepolto san Bruno. Svegliatosi ed intontito dallo stupore, si recò sul luogo esatto dove scavando trovò un urna con l’iscrizione in latino “Hac Sunt ossa magistri Brunonis”. Fu un evento straordinario, le reliquie furono portate in processione il martedì di Pentecoste 16 maggio del 1505, seguite da trentamila fedeli. A seguito di ciò papa Leone X, nel 1514 santificò Bruno (vivae vocis oracolo) e fece insediare nuovamente i certosini a Serra. Il 27 febbraio del 1514 i certosini rientrarono in possesso della certosa calabrese che assunse il nome di “Domus sanctorum Stephani et Brunonis”. La nuova comunità era composta da
Dom Costanzo de Rigetis proveniente dalla certosa di Montello nominato rettore
Dom Giacomo d’Aragona priore della certosa di S. Martino a Napoli
Dom Pietro de Riccardis priore della certosa di Chiaromonte
Dom Filippo Verolano padre della certosa di Trisulti
Dom Michele Praz padre della certosa di S. Martino a Napoli
Dom Giovanni de Stefanis padre della certosa di Capri
Dom Vincenzo Conte padre procuratore della certosa di Chiaromonte
Fra Girolamo Vicentino converso della certosa di Padula
Fra Michele Ferrarese converso della certosa di Chiaromonte
Qualche mese dopo, a seguito di una ricognizione sulle reliquie di san Bruno ogni priore di ciascuna certosa dell’Ordine certosino prelevò per la propria casa un frammento estratto dalle 52 ossa presenti del fondatore.
Onde preservare le sacre reliquie da questa spoliazione, nel 1516, Dom Pietro Riccardis decise di salvaguardare il cranio del santo portandolo alla certosa di san Martino a Napoli. assicurando che sarebbe ritornato in sede entro breve tempo. E come testualmente ci descrive Dom Benedetto Tromby, la comunità monastica napoletana, “ricevuto qual prezioso tesoro con tutta venerazione ed ossequio, collocato l’avea dentro un mezzo Busto d’argento, lavorato maravigliosamente al naturale” (Tromby 1779, IX: 352).Ma la promessa non venne mantenuta cosìcchè in occasione della Pentecoste la reliquia non potè essere esposta alla venerazione, suscitando tumulti e malcontenti in Calabria.
I monaci di san Martino, in effetti, avevano pensato di poter trattenere il cranio di san Bruno a Napoli per sempre e da un provetto argentiere avevano fatto fare un bel reliquario d’argento ad immagine del santo un mezzo busto a grandezza naturale, poggiato su una base decorata con volute e motivi ornamentali, che costò ben 700 ducati. I monaci di san Martino, accondiscesero alle perentorie richieste dei serresi a cui restituirono le reliquie del santo conservate nel prezioso busto argenteo, ma facendosi rimborsare il costo del reliquiario. L’ultimo saluto alle spoglie del fondatore dell’Ordine certosino, avvenne il 30 novembre del 1516, allorquando il priore Dom Giacomo d’Aragona, con una suggestiva e solenne funzione svoltasi nella cappella del Tesoro della certosa, effettuò una ricognizione da cui risultò che i resti mortali erano ridotti alla sola calotta cranica fino alle arcate orbitali. Rimessi a posto i resti del cranio nel prezioso reliquiario, esso fu inviato sull’altare della chiesa della certosa di Serra. Da allora le sacre reliquie sono contenute in quel magnifico busto argenteo, che viene esposto ai fedeli e portato in processione due volte l’anno, nella festività della Pentecoste ed in occasione della celebrazione del 6 ottobre dies natalis di san Bruno.

ossa dei primi certosini

busto reliquiario in argento

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