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La vita di san Bruno: verso il deserto di Cartusia

La vita di san Bruno: verso il deserto di Cartusia

San Bruno, di Michele Capobianco 1904

Continuiamo a seguire attraverso le tele di Bayeu il racconto della vita di san Bruno. Eravamo rimasti al momento nel quale in compagnia di alcuni amici, Bruno si avvia verso l’eremitismo, siamo in una data compresa tra il  1081 ed il 1083.  In questo loro peregrinare si recheranno in località Sèche-Fontaine, nei pressi di Molesmes laddove da qualche tempo Roberto aveva riunito in spelonche nella foresta alcuni eremiti. Il quadro che vedremo, narra appunto dell’incontro di Bruno ed amici con uno di questi solitari.

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La scena è caratterizzata dalla raffigurazione di una grotta sulla destra, all’interno del quale vi è la figura di un anacoreta con barba incolta abito monastico, che è intento nel benedire i pellegrini. L’asceta sembra consigliare i pellegrini a perseguire i loro intendimenti, incoraggiandoli. Rispetto alla precisa biografia del santo di Colonia, vi è una leggera inesattezza, poichè  questo episodio sarebbe accaduto a Bruno quando era in compagnia di due soli seguaci, ovvero Pietro e Lamberto. Bayeu, invece raffigura già i classici sei amici, ossia Landuino, Stefano di Bourg en Bresse, Ugo, e Stefano di Diè con l’abito da canonici, ed i laici Andrea e Guarino. L’ambientazione della scena è molto eloquente, un luogo con scarsa vegetazione arido e molto remoto, ideale per la vita eremitica.

Ma questo passaggio e lo stile di vita presso Sèche-Fontaine, non soddisfa in pieno Bruno che dopo una breve permanenza decide di abbandonare quei luoghi e quel concetto di eremitismo per continuare il suo cammino. Su consiglio di uno dei suoi amici, Bruno si diresse verso Grenoble attratto dalla fama di santità del vescovo di quella città. Al principio di giugno del 1084 i sette pellegrini si recarono quindi al palazzo vescovile di Grenoble, dove furono accolti dal vescovo Ugo. Questi appena li vide e prima di ascoltare le loro richieste, rimase basito, poiché collegò la presenza di quei sette ospiti con il contenuto del sogno effettuato la notte precedente. Ugo infatti aveva sognato che sette stelle illuminavano i suoi territori e indicavano un luogo dove erigere una costruzione. Quando ascoltò la petizione di Bruno, il quale cercava un luogo remoto dove potersi ritirare per sviluppare il suo ideale di vita eremitico, il vescovo non potò che acconsentire alla richiesta facendo dono ai pii pellegrini del deserto di Cartusia. Di questi eventi come vedrete non vi mostro i quadri, essendo ahimè tra quelli andati distrutti.

Ritroviamo infatti nel quadro seguente Bruno ed i suoi sei amici, bizzarramente già in abito monastico, recarsi verso le vette innevate delle montagne del Delfinato alla ricerca dell’orrido e desertico luogo dove insediarsi. Vi è una peculiarità in questa tela, ai sei primi monaci si è aggiunto un altro con barba bianca e vestito da fratello converso, è la firma di Bayeu ovvero si autoritrae mettendosi anacronisticamente al centro della scena. Sullo sfondo i servitori del vescovo che hanno accompagnato gli anacoreti guidandoli ed indicandogli il cammino.

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Il dipinto che segue ci cala nell’atmosfera del primo insediamento a Cartusia, e ci mostra in primo piano Bruno inginocchiato in posizione ascetica e con mani giunte, quasi a ringraziare il cielo per aver soddisfatto il suo desiderio. Sui lati e sullo sfondo, vengono effigiati gli altri eremiti posti in spelonche o anfratti ed intenti alla vita meditativa ed alla penitenza. In dissolvenza un  fratello converso che vigila sulla gola impervia affinché non vi siano intrusioni di estranei. Il paesaggio istoriato rende l’idea dei luoghi inaccessibili e immersi in boschi incontaminati e reconditi. Sulla destra si scorge una costruzione in muratura, un chiaro riferimento alla chiesa di Notre Dame de Casalibus eretta il 2 settembre 1085, l’unica costruzione in pietra.  A primigenia culla certosina dove vi è tuttora l’iscrizione “Hic incipit Ordo Cartusiensis anno domini Millesimo Octogesimo Quarto”.

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S. Ugo vescovo di Grenoble

S. Ugo vescovo di Grenoble

(1053 – 1132)

Oggi la chiesa celebra S. Ugo vescovo di Grenoble, voglio ricordare la sua santa figura, poichè tra l’altro è stato colui che dette l’opportunità a Maestro Bruno di poter avviare la vita eremitica e cenobitica. Come tutti sappiamo, Ugo è il protagonista del sogno premonitore delle “sette stelle”, che apparvero l’indomani mattina come pellegrini in cerca del luogo idoneo dove poter esercitare la loro missione. Il caritatevole vescovo, non esitò ad indicare a Bruno ed i suoi sei amici il luogo donatogli dove stabilirsi per poter cominciare la nuova esperienza: il deserto di Cartusia L’amicizia con Bruno ed il desiderio di poter vivere nell’ascesi, nel silenzio, per incontrare Dio, lo portarono a chiedere ripetutamente di essere dispensato dalle funzioni vescovili. Purtroppo la sua richiesta non venne mai accolta, ed egli si limitò a vivere certosinamente, ed a frequentare Bruno ed i suoi seguaci. Ugo essendo attratto dalla loro vita solitaria, si recava spesso a trovarli, e si narra che era sua consuetudine trattenersi con i monaci più del previsto e che talvolta Maestro Bruno doveva ricordargli:: “Ite ad oves vostras ovvero lo esortava a ritornare in sede a curare il suo gregge. Tale è la vicinanza con i certosini, che nella sua iconografia, è quasi sempre raffigurato con il pastorale e la mitria vescovile, ma vestito da certosino, pur non essendolo mai diventato, e contornato dalle leggendarie sette stelle!!!

Questo bellissimo dipinto dello spagnolo Francisco de Zurbaran, ci mostra appunto il  vecchio vescovo nel refettorio dei certosini. Ma è lo spunto per narrarvi del miracolo in esso raffigurato. Si narra che Ugo inizialmente, era colui che portava, generosamente, il cibo a i primi sette eremiti. La  domenica prima del mercoledì delle ceneri, il vescovo di Grenoble inviò loro della carne, alimento che essi non consumavano, ma ciò stimolò in loro una discussione circa la pratica della ferrea astinenza. La leggenda vuole che mentre essi discutevano caddero in un sonno profondo, che durò  quarantacinque giorni, ovvero per tutta la Quaresima. Ugo impegnato nell’attività episcopale, si recò a far visita ai sette anacoreti solo il mercoledì santo, scorgendoli a tavola ma intenti a svegliarsi dal sonno ed increduli sul tempo trascorso. Il vescovo potè scorgere, con stupore, che la carne da lui inviata che era nei piatti, si era trasformata in cenere, questo prodigio confermò l’approvazione Divina della pratica dell’astinenza dalla carne da parte dei pii eremiti. Questo miracolo occorso ai primi sette certosini è dunque all’origine della ancora attuale pratica della loro astinenza perpetua della carne. La scena è egregiamente raffigurata dal pittore spagnolo Francisco de Zurbaran, che realizzò questo dipinto tra il 1630 ed il 1635 per la Sagrestia della certosa di Siviglia. Oggi l’opera è invece esposta al Museo Provinciale di Belle Arti di Siviglia.

Riporto il video che ci ricorda la sua santa esistenza