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Una lieta notizia

 

1

Cari amici voglio iniziare questo mese di settembre con una bella notizia, seppur scarna di particolari ma di gran rilievo. Condivido con voi, la gioia di aver appreso che lo scorso 22 maggio nella piccola cappella esterna della certosa statunitense della Trasfigurazione, un giovane sacerdote è stato ordinato certosino.

Si tratta di Rob Kennedy, ex seminarista diocesano, il quale ha deciso di diventare un Padre certosino. Dom Maximus Marie Kennedy è il suo nuovo nome a seguito della intima cerimonia presieduta dal Vescovo Salvatore Matano di di Rochester.

L’unica preziosa immagine ci testimonia la sobrietà della funzione, al neo certosino giungano le nostre preghiere per il suo cammino monastico affinchè sia lungo e luminoso. Che San Bruno lo protegga!

s. bru

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Dom Marianus Marck, da principe a certosino

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Il monaco certosino che oggi intendo farvi conoscere ha una storia personale particolare, che mi preme raccontarvi.

Friedrich Alfred, principe di Sassonia-Meiningen, nacque il 5 aprile 1921 a Jena. Egli ha ha vissuto con la sua famiglia in Turingia, prima di frequentare un liceo classico a Stoccarda dal 1930, dove si è poi diplomato con un diploma militare. Fu arruolato come soldato nel 1939, ma a causa di una grave polmonite, fu presto in grado di lasciare l’esercito dopo un periodo trascorso in ospedale. Dal 1942 studia silvicoltura e filosofia a Friburgo, per poi studiare teologia nel 1947, a Bamberg. Dall’ottobre del 1947 all’ottobre 1950 lo troviamo all’Università dei Gesuiti di Innsbruck. Friedrich voleva diventare un prete. Il 31 luglio 1949 fu ordinato diacono. Il principe di Sassonia-Meiningen prese una nuova decisione, il 15 giugno 1950 entrò nell’abbazia benedettina di Niederaltaich. Fin dall’inizio ha portato il nome Marianus Marck.

Non voleva essere “il principe”. Solo il suo abate, infatti, conosceva le sue nobili origini!

Fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1950 dal responsabile locale Ordinarius, il vescovo di Passau, Konrad Landersdorfer. Il 1° novembre 1953, giorno di Ognissanti, scrisse una lettera di addio alla sua famiglia ed ai suoi amici. Due giorni dopo, il 3 novembre 1953, padre Marianus lasciò il suo monastero, l’abbazia benedettina di Niederaltaich. Il 18 novembre 1953 fu il giorno in cui Marianus Marck arrivò nella Grande Chartreuse. A 32 anni, durante il postulato padre Marianus indossava ancora l’abito monastico dei benedettini prima di essere vestito, trascorsi tre mesi, da novizio, .

Il giorno della Candelora, il 2 febbraio 1959, il monaco Marianus Marck emise i voti solenni, la professione perpetua, nella Grande Chartreuse. Nel 1962 Dom Marianus soggiorna per alcune settimane nella certosa svizzera di La Valsainte. Egli fu incaricato di sovrintendere ai preparativi per il trasferimento della certosa di Hain da Düsseldorf a Marienau in Allgäu. Si trattava di gestire le trattative immobiliari, i costi ed i piani di costruzione. I suoi superiori credevano che come nobile tedesco potesse avere maggiori facilità di rapportarsi con le autorità tedesche.

Durante questo periodo egli scrisse anche un memorandum dal titolo “La costruzione di una certosa”. Dom Marianus avrebbe gradito che la nuova certosa tedesca fosse stata posta sotto il patrocinio del Cuore di Maria. I superiori dell’ordine inviarono Dom Marianus alla certosa di Parkminster in Inghilterra nel settembre 1962. Qui averbbe dovuto dedicarsi alla contabilità. Dopo il suo ritorno alla Grande Chartreuse, quasi otto anni dopo, il 9 luglio 1970, fu nominato temporaneamente sacrestano. Subito dopo, dovette viaggiare di nuovo, poichè il il 23 agosto del 1972 fu inviato alla certosa della Trasfigurazione nel Vermont, negli Stati Uniti. Su richiesta del priore lì, gli viene affidata la carica di procuratore. Come tale, fu anche responsabile della formazione dei fratelli monaci fino al 1991. Fino al marzo 1994 è stato anche vicario del priore.

Ma purtroppo da quel momento divenne chiaro che Dom Marianus si stava ammalando, divenne smemorato e fragile. I medici diagnosticarono il morbo di Parkinson e la demenza di Alzheimer. Fu trasferito in una casa di cura, accompagnato da due suoi confratelli.

Dom Marianus Marck morì il 18 settembre 1997 ed il giorno successivo fu sepolto nel cimitero della certosa americana.
Il segreto del suo titolo nobiliare, fu tenuto fino alla sua morte, molti che lo conobbero hanno saputo solo dopo tanti anni, che Dom Marianus era un aristocratico di altissimo livello. Si è saputo che egli si trovava nella lista dei possibili candidati per sposare la principessa britannica Elisabetta, l’attuale regina del Regno Unito. L’unica condizione che fu posta al giovane principe di Sassonia-Meiningen Friedrich Alfred, fu quella di diventare protestante. Egli rifiutò categoricamente, e dopo poco decise di entrare in certosa. Sua sorella Regina Helene Elizabeth Margarete Prinzessin von Sachsen-Meiningen, era sposata con Otto von Habsburg, figlio del Beato Carlo, l’ultimo imperatore austro-ungarico.

Fin qui, vi ho narrato la storia di questo certosino dal passato nobile, che ha rinunciato a tutto per trovare Dio nel silenzio e nella solitudine della clausura certosina. In un prossimo articolo, vi proporrò il titolo funebre dedicatogli da Dom Andrè Poisson.

Dom Marianus Marck in USA

Dagli U.S.A. un messaggio per la pandemia

Certosa trasfigurazione veduta aerea

Certosa Trasfigurazione veduta aerea

Cari amici lettori, ho ricevuto pochi giorni fa una lettera da un caro amico dell’ IFSB, il quale mi ha voluto donare un delizioso messaggio ricevuto dalla certosa americana della Trasfigurazione. Un gesto amorevole che ho apprezzato molto, poichè mi ha offerto la possibilità di pubblicare il testo, e donarlo a tutti voi.

Il Padre Priore Lorenzo Maria T. De La Rosa Jr. della Certosa della Trasfigurazione, scrive con il cuore questo messaggio, che ritengo sia per noi tutti un autentico balsamo per il nostro spirito sofferente in questo terribile periodo di pandemia. Ringrazio infinitamente il mio amico ed Padre Priore.

padre priore

Il Padre Priore Lorenzo Maria T. De La Rosa Jr.

15 aprile 2020

IV post Resurrectionem

Lodato sia Gesù Cristo! Grazie mille per le tue precedenti lettere, cartoline e auguri di Pasqua che di cuore ritorno fraternamente!

Vorrei in primo luogo dire ed esprimere la mia speranza e preghiera che tu e la tua famiglia stiate bene e al sicuro, ogni giorno diventando sempre più un giorno santo e grato del Signore per voi, sia che il sole sorga o scenda, sia che il vento soffi a nord o sud, est o ovest. La grazia indistruttibile della Pasqua mantiene intatta la sua forza e bellezza nel dolore e nella gioia, nella malattia e nella salute!

Ora, posso qui condividere con voi due storie di santità, una storia di risurrezione, direi, da due giovani di cui probabilmente avrete già sentito parlare: (1) uno è il nostro collega americano di nome Charles Untz, che era un Vermonter ma si trasferì più tardi nel Minnesota. È morto a 18 anni, solo venti anni fa, tragicamente colpito da un’auto. È il bambino che nella gioia del cuore ha servito ogni giorno alle 6:30 del mattino! Una notte, una mamma frenetica gli si avvicinò per controllare i ragazzi durante un accampamento estivo a causa di una tempesta piuttosto pesante, dicendo “e se qualcuno morisse!” La sua umile risposta fu calma e seria: “Non sei pronto?” Charles era sempre pronto, ogni giorno ogni sera quando la sorella morte arriva come un ladro! L’anno scorso, l’arcivescovo è stato aggiornato con la continua influenza spirituale di Charles, con trentotto favori attribuiti alla sua intercessione come: persone che ritornano in Chiesa, vocazione sacerdotale, guarigioni, purezza, una vita di preghiera rafforzata, consolazione alla morte, apertura alla vita e pace nei momenti difficili. (2) L’altro santo uomo si chiama Carlo Acutis, un italiano morto a 15 anni. Come Carlo, andava alla messa ogni giorno e non perdeva tempo in cose inutili. Aveva fame di paradiso dicendo: “Siamo sempre stati attesi in paradiso“. La sua primissima regola per diventare santi è questa: “Devi volerlo con tutto il tuo cuore!” Sì, la santità è possibile, un appello universale, in effetti, ma dobbiamo volerlo con tutta la nostra mente, cuore e anima! Papa Francesco ha approvato un miracolo che gli è stato attribuito quando un bambino brasiliano è stato guarito da una rara condizione del pancreas, aprendo così la strada alla sua beatificazione.La via della santità vissuta così magnificamente da questi santi adolescenti, persino da nostro padre San Bruno secoli fa, può sembrare diversa dalla strada attuale, desolante, che ci affronta oggi tutti: la pandemia di coronavirus e ciò che ci espone: anche troppa malattia e morte, troppa paura e panico, troppe cose sconosciute! L’incertezza è onnipresente! Eppure entrambi i percorsi possono convergere e raccontare la stessa storia di risurrezione perché lo stesso invito alla santità è presente senza neppure battere ciglio! In mezzo a questa malattia devastante, ci ricorda ciò che conta davvero, cosa pregare e focalizzare: il nostro rapporto con Dio, la nostra fede, la nostra mortalità, il nostro amore fraterno gli uni per gli altri! Di fronte a questa feroce pandemia, siamo sfidati a guardare nei nostri cuori, a rivalutare le nostre priorità e a fare una scelta: o cedere alla paura o confidare nella Provvidenza, concentrarci su ciò che muore o soffermarci sull’uno cosa necessaria ”, per chiedere in tutta onestà e sincerità“ Ho permesso a me stesso di andare alla deriva dal Signore e ho permesso di diventare noioso e debole le stesse cose che mi nutrivano e mi rendevano più fervente O sono rimasto saldo nella mia fede di fronte alle prove della vita che cercano di scuoterlo? ” In altre parole, questo momento di crisi e qualunque sfida affrontiamo in futuro, voi bravi laici in prima linea sul campo di battaglia con lo stendardo di Cristo e della sua Chiesa, e noi monaci nel chiostro uniti alle vostre mani in preghiera e cuori, mettiamoci faccia a faccia con la domanda cruciale e ultima: sceglierò di rendere questo momento di prova un momento per approfondire la mia intimità con Dio, un’opportunità per rendermi una persona migliore, un figlio e una figlia più premurosi e più santi di il padre celeste? Questo non sarà facile perché già vediamo come questa contagiosa pandemia mantiene alcune persone paralizzate fisicamente, emotivamente, economicamente, anche spiritualmente, permettendoci di cadere in preoccupazioni e ansie inutili e talvolta dannose, verso la disperazione e la mancanza di fiducia nella fiducia di Dio a volte incomprensibile ma sempre amorevole Provvidenza. Ciò che un santo ha detto è incoraggiante: “Qui cado e lì mi alzo. Quest’ultimo è ciò che conta. Quindi continua con quella lotta interiore, anche se vai al passo della tartaruga. Avanti! “Quindi, ci alziamo, andiamo avanti con O BONITAS sulle nostre labbra e nei nostri cuori anche prima dello spettacolo straziante di innumerevoli malattie e morti che questo coronavirus ha portato davanti ai nostri occhi lacrimanti. Questa pandemia ha fatto a pezzi i cuori umani, che ricorda “il sipario del santuario improvvisamente diviso in due, da cima a fondo” (Matt. 27:51) quando Gesù “ha rinunciato al suo Spirito” (ibid.). Il blocco globale come misura precauzionale ricorda il “blocco dei discepoli giù per le porte del luogo in cui erano per paura degli ebrei “(Gv 20, 19).La politica di coprifuoco e quarantena imposta dai paesi di tutto il mondo in cui la polizia si aggira e controlla le strade per assicurarsi che le persone non siano violate, ricordando ai capi sacerdoti e ai farisei che chiedono a Pilato di “emettere un ordine per tenere sotto controllo la tomba di Gesù fino al terzo giorno ”(Mat. 27:64).

Qui nella Certosa, dobbiamo ringraziare moltissimo Dio e così poco di cui essere veramente ansiosi a meno che noi stessi non creiamo una moltitudine delle nostre preoccupazioni che non fanno altro che caricarci e rendere il nostro viaggio spirituale pesante, lento e faticoso quando dovrebbe essere leggero e mai preoccupante! Tu, nell’isolamento e nella sicurezza della tua casa, e soprattutto, con la tua fede viva e attiva “ti isola” tu e la tua cara famiglia dal contagio di disperazione e paura e vi tiene separati e tuttavia in un modo che ancora vi mantiene ” insieme ”e forma legami fraterni con coloro che soffrono e non hanno fede perché“ a parte tutto, a tutti noi siamo uniti ed è nel nome dell’intero universo che stiamo davanti al Dio vivente ”(Statuti 34.2)! Non possiamo permetterci di “essere infettati” dal “virus” dell’ansia e della paura che porterà inequivocabilmente via la pace e l’amore di Dio in noi e lo diffonderà agli altri! Il coronavirus va e viene; ma quel legame fraterno forgiato dalla fede, dalla speranza e dall’amore permane! Perché siamo persone di fede, mentre stiamo facendo del nostro meglio per prenderci cura della sicurezza del nostro corpo senza eccessi, scegliamo di andare oltre concentrando deliberatamente la nostra mente e il nostro cuore su Colui che da solo ci assicura: “Non lasciare che il tuo i cuori sono turbati. Abbi fede in Dio e fede in Me. ” (Giovanni 14: 1).Il Dio che cura il corpo e calma la mente e il cuore è molto generoso nel donare se stesso DOVE TROVA UNO SPAZIO, una stanza che non ha nulla al suo interno se non i mobili umili e poveri della nostra disponibilità a Lui. Non chiede niente di più, niente di meno! La nostra capacità di tenere aperto quello spazio è testata sia dall’epidemia di coronavirus che dall’epidemia di paura. Quando quello spazio allunga le sue braccia e dice “Signore, sono disposto ad andare oltre con te, ovunque, qualunque cosa, qualunque cosa tu voglia fare”, allora arriva istantaneamente con la velocità di un razzo per riempirci e portarci alle altezze noi stessi non so nemmeno che siamo in grado di raggiungere! Ma la domanda centrale rimane sempre la stessa ogni miglio del volo: siamo disposti a essere portati al limite stesso in cui non possiamo più sentire la nostra forza di credere, per continuare a credere dalla pura forza di Dio? Se la nostra fede rivolge il SÌ MARIANO a quella domanda, quindi, sia che si tratti della pandemia della paura o della pandemia del coronavirus, indica e viaggia senza deviare verso la risurrezione perché la stabilità della fede ci assicura che da questo crogiolo emergerà un nuovo la vita, una nuova creazione! “Noi che viviamo”, dice San Paolo, “siamo continuamente abbandonati alla morte per amore di Gesù, così che la vita di Gesù possa manifestarsi nella nostra carne mortale” (2Cor. 4:11).

Dal tramonto che si è profilato ieri, l’alba della Resurrezione di oggi si avvicina infinitamente ancora di più! Sono bastati tre giorni brevi perché la morte si spezzasse e si spezzasse vittoriosa nella vita! I cuori che ieri erano tristi e abbattuti ora “bruciano dentro di noi” (Lc 24, 32) mentre qui facciamo la nostra passeggiata verso l’Emmaus del Monte. Equinozio e le delicate strisce di luce penetrano anche nelle spesse pareti di granito del nostro monastero per diffondere il suo splendore nel chiostro della nostra Certosa e dei nostri cuori! E tu, niente di meno: nella montagna di casa tua e nel calore della tua cara famiglia, e nel chiostro dei tuoi buoni cuori! Il coronavirus, la malattia e la morte che ha portato e la paura che continua a provocare ha in qualche modo “trasformato il sole in oscurità e la luna in sangue” (Atti 2:20) e ci ha portato a una seria meditazione su “memento mori “Cioè, un promemoria della nostra stessa morte! Ma oggi, sì, oggi, in questa bellissima Pasqua e “glorioso giorno del Signore” (ibid.), Questo è stato sconfitto e sconfitto definitivamente nell’arena dei nostri cuori in un modo invisibile ma molto reale e molto profondo anche se continuiamo ad essere sul campo della battaglia spirituale per la nostra santificazione e la salvezza delle anime! Laddove questa doppia pandemia porta solo il messaggio di oscurità e morte, io (e credo anche a te) voglio credere, e credo con tutto il cuore che il nostro Signore appena risorto sta dicendo a ciascuno di noi personalmente, anche ora, nel mezzo di questo virale processo e pur vivendo con gratitudine la nostra vita terrena e la nostra rispettiva vocazione, ciò che ha detto al buon ladro di molto tempo fa e che cosa nel Vangelo di Giovanni ci ha assicurato molto paterno, come ha fatto nelle giovani vite dei due Carlo ( qui ricordiamo anche un terzo Carlo, il nostro caro fratello Charles nella nostra stessa famiglia, che ha effettuato una cura miracolosa del dito nero (cancrena?), malato e mai curativo di uno dei nostri monaci qui, nonché un priore in un altro monastero che ha anche invocato l’intercessione di fratello Carlo!), Che ora in cielo tutti e tre condividono la sua gloriosa risurrezione: “Nella casa di mio Padre, ci sono molti luoghi di abitazione .. e io preparerò un posto per te … e tornerò a prendere tu con Me, quello dove sono io anche tu b e!” (14: 1-3). Dal Golgota (Gv. 19:17) del Venerdì Santo e dal silenzio assordante della tomba vuota (Lc. 24: 3) del Sabato Santo, “piangiamo, piangiamo e piangiamo per un po ‘” (Gv. 16:20) , ma oggi l’alba di luce rilassante, l’attesa pausa del giorno ha finalmente dissipato l’oscura “ora di mezzogiorno” (Gv. 19:14)! Il giorno che il Signore ha fatto è arrivato! Il nostro “dolore si trasforma in gioia … e i nostri cuori si rallegrano di una gioia che nessuno – sì, nessuno – può toglierci” (ibid.)! Resurrexit Dominus Vere!

Davvero il Signore è risorto! Alleluia! Amen!

Che noi possiamo vivere le nostre vite ogni giorno come un giorno di risurrezione e quindi sperimentare il paradiso in terra ogni giorno!

Affido te e tutti i tuoi cari alla cura materna di Maria e alla sollecitudine paterna del suo gentile sposo, Giuseppe!

O Bonitas!

Dedicato a Gesù Risorto, con Maria, Giuseppe e San Bruno,

br. Lorenzo Maria T. De La Rosa Jr.

Un certosino norvegese

Un certosino norvegese:

Dom Filippo Dahl

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Il personaggio oggetto dell’articolo odierno, e un monaco certosino proveniente da un paese inusuale, la Norvegia.

Jacob Dahl, nacque il 4 settembre del 1935 ad Oslo, in Norvegia, da una famiglia luterana ma, in seguito, studiando presso l’Università di Vienna in Austria si convertì abbracciando la religione cattolica nel settembre del 1955. Nel biennio successivo Jacob ha studiato presso l’Università di Parigi mentre assisteva ad una sua crescente vocazione religiosa. Fu affascinato dalla vita monastica e decise di entrare nella certosa di Selignac nel 1958, dove fece la professione il 26 maggio del 1960, scegliendo il nome di Filippo e successivamente ordinato sacerdote il 29 giugno 1965. Qualche anno dopo, fu incaricato dall’Ordine di partire, il 18 agosto del 1970, alla volta degli Stati Uniti d’America, fu infatti tra i primi monaci che curarono la nuova fondazione della Trasfigurazione. Negli anni che seguirono egli ricoprì vari ruoli da bibliotecario a maestro dei novizi, nonchè sacrestano nel 1982. Assunse il ruolo di procuratore nel marzo del 1992, ma all’inizio del 1996 egli fece ritorno a Selignac all’indomani della chiusura di questa certosa, infine, il 14 luglio del 2001 ripartì per raggiungere nuovamente la certosa statunitense, dove tuttora vive.

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la comunità certosina della Trasfigurazione

Il fratello minore di Dom Filippo, Hans Friedrik Dahl essendo un insigne professore ha voluto scrivere un libro che ne raccontasse la vita monastica iniziando, dal suo ingresso in certosa, a 23 anni ed i successivi 56 anni di permanenza tra le mura certosine. Vi propongo di seguito qualche stralcio:

Tra le mura claustrali

Esteriormente non c’è molto da raccontare. Dom Filippo ha servito la sua comunità in diversi compiti come sagrestano, procuratore, maestro dei novizi e responsabile dello sviluppo spirituale dei frati. In certosa è la separazione tra i preti consacrati monaci e fratelli che di solito fanno il lavoro pratico, ma la maggior parte in modo chiaro. Ma per tutto vero “Ora et labora” – preghiera e lavoro, giorno e notte. Con l’eccezione di servizi di Comunità nella Chiesa, anche i momenti di preghiera nella solitudine della cella vengono eseguiti. Ci sono per i certosini, ma non solo la vita di preghiera, ma anche la visualizzazione, la riflessione e l’apprendimento, come per ogni altro essere umano.”Attraverso la preghiera siamo purificati, leggendo la Scrittura che apprendiamo. Se lo facciamo entrambi, è buono. Non possiamo fare entrambe le cose, è meglio pregare che leggere “, dice il Padre della Chiesa Isidoro. La lettura della Sacra Scrittura è di importanza centrale per la maggior parte dei monaci, “Ogni progresso arriva con la lettura e la meditazione”, dice Isidoro.”Quello che non sapevamo prima, si apprende dalla lettura, e ciò che abbiamo imparato, è meglio tenere a mente meditando su un testo.”

Sulla meditazione

Meditando su un testo significa spesso di scrivere un testo. Il monaco scrive per se stesso; “Distillando” da annotare che la conoscenza della propria lingua, le proprie formulazioni. Se questi passaggi propria meditazione sia in forma scritta, si può anche passare l’altro, come un documento o di una base per le lezioni orali. La meditazione o riflessione contribuisce in questo modo fuori dalla cella del monastero e li condivide con gli altri.

Dom Filippo condivide i suoi pensieri per l’esecuzione di una relativamente ampio lavoro scritto al suo PC nella cella. I suoi discorsi e conferenze per i fratelli del monastero si svolgono di solito in un manoscritto; così come le lezioni di teologia e storia della Chiesa, che appartengono alle sue funzioni.Tutti i suoi manoscritti sono ormai ben integrati come libri della biblioteca del monastero, dove si possono trovare molti volumi di tale serie di conferenze, ad esempio: “Ascoltiamo i profeti” “Padri della Chiesa Trough the Ages” o “Alcuni recenti Theologicans”.

“Fanne ciò che vuoi!”

Ma non tutto è destinato esclusivamente per uso interno o la comunità. Due anni fa ho mostrato a Dom Filippo (si la famiglia una volta all’anno, la possibilità di una visita di due giorni al monastero) una traduzione, che non poteva essere determinato per la Comunità nel Vermont, perché potrebbe essere chiamato in norvegese.Aveva un testo latino tradotto nella loro lingua madre per comunicare con l’inglese, il francese e tedesco, i fratelli non dimenticano la propria lingua inel corso degli anni anni. Il testo che aveva scelto per questo esercizio è stata: “Dialogorum De Vita et miraculis patrum Italicarum libri quattuor” di Gregorio Magno (* 540 a Roma; +12.3.604 a Roma).

Questa traduzione di circa 200 pagine belle che mi ha dato in quel momento con le parole: «Qui si va, fanne quello che vuoi!” L’ho portato in Norvegia con l’intenzione di condividere con gli altri. E in effetti, Aschehougs-Verlag – biblioteca cultura Dipartimento Thorleif -Dahls era interessato; Gregory Dialoghi, tradotti in norvegese e con note di Dom Phillip Dahl O.Cart., Si è rivelato un progetto per un libro che, l’editore felice, voleva pubblicare.

Un certosino

Ma può un monaco certosino presentarsi in questo modo sul mercato letterario?

Nel corso degli anni sono venuto a conoscenza con grande rispetto dei principi contemplativi severidell’Ordine certosino. Questi hanno una lunga tradizione. Se un membro dell’Ordine è dietro un titolo del libro, è di solito chiamato “Da un certosino”. Il ruolo della scrittura e la traduzione è quindi anonimi, in modo da forse il più famoso di tutti Kartäuserschriften “Amour et Silence” – un certosino scritto nel 1930.

Questa volta desideravo, tuttavia, di pubblicare il libro con il suo nome completo. Ecco perché ho scritto al Generale dell’Ordine, il priore del monastero fondato “La Grande Chartreuse” in Francia e ho chiesto per la sua approvazione.Il percorso del Padre Generale è stato livellato dalla mia amicizia con le contemplative Suore Domenicane di Monastero Lunden a Oslo e la loro sorella Priora Anne-Lise Ström, che ha fatto una campagna fortemente per la pubblicazione di questo libro. La risposta che ho ricevuto è stato cordiale e positivo. Dom Marcellin, il generale dell’Ordine, è stata una buona idea che un lavoro così importante dovrebbe apparire nella lingua norvegese, con il nome del traduttore.

Ora, i “Dialoghi” non è l’unica pista pubblico che Dom Filippo lascia nel mondo. Ed è colpa mia se lui qua e là un po ‘ “visibile” è stato nel corso degli anni.Una selezione delle sue conferenze per i suoi fratelli era al suo 60 ° compleanno pubblicato in una piccola edizione con il titolo “Charthusian Notes”. Il libro “per mettere a tacere nominato – Mio fratello Dom Filippo” è venuto nel 2005 nella pubblicazione Solum sotto il mio nome. C’è stato un grande interesse in Norvegia ed è stato spesso citato dai media. In questo libro sulla vita di mio fratello ho stampato fuori molti dei suoi messaggi, a partire da un saggio dai suoi giorni di scuola “Un avvio racconto la sua storia” per un breve trattato sul Vangelo di Giovanni.

Nel Festschrift, che è stato pubblicato in occasione del mio 70 ° compleanno nel 2009 da alcuni dei miei amici in Pax-Verlag, anche Dom Filippo ha contribuito con un articolo. Con la traduzione di “Dialogorum libri Quattuor” non è quindi la prima volta che sono apparsi.

Posso solo dire che io, la pubblicazione di “Dialogorum libri Quattuor * in Norvegia personalmente sono molto felice. Con questo lavoro, il nostro certosino norvegese aiutato il fatto che una delle grandi opere classiche della nostra Chiesa, 1400 anni dopo che è stato scritta, può essere trovato in un linguaggio nuovo e contemporaneo in scaffali norvegesi, tradotto da un monaco certosino, della sua vita strettamente vissuta secondo le regole del suo ordine, ma con questo libro ha ottenuto l’opportunità di arricchire i suoi contemporanei norvegesi e la loro fede e la cultura.

(Prof. em. Hans Fredrik Dahl.St. Ansgar Yearbook 2014)

Dagli Stati Uniti una esperienza in certosa

Dagli Stati Uniti una esperienza in certosa

Voglio offrirvi una nuova testimonianza di una esperienza di vita certosina che ci giunge dagli Stati Uniti.

Essa ci arriva attraverso una lettera scritta da un tale W.R. (indico solo le iniziali per rispettarne la privacy) al Priore della certosa della Trasfigurazione, nella quale egli ricorda quel periodo, gli incontri fatti e le sue considerazioni al riguardo. Un racconto un po lungo, ma molto accattivante.

Premessa:

Sto divulgando questo racconto epistolare della mia esperienza certosina, in primo luogo come una speranza che sia un incentivo per i miei amici cristiani, ma in secondo luogo perché la risposta a questa lettera mi ha dato notizia che tutti i monaci elencati in questo racconto sono già morti. Quindi non c’è pericolo di esporre la loro privacy. Inoltre, molti dei miei amici di quel periodo (1979-1985) dimostravano di essere confusi dalla apparente incompatibilità di quella vita solitaria con il mio carattere estroverso e, dunque, non riuscivano a capire cosa mi attraeva lì. Ancora oggi considero questa mia esperienza certosina come la migliore formazione della mia vita: il miglior regalo di Dio a me. (Invio la lettera nella sua interezza: è piuttosto lunga).

Caro Padre Priore,

Il mio nome è W. R. Molti anni fa, molto prima della tua nomina (e forse anche prima della tua ordinazione) ho avuto il piacere di essere un candidato al Monastero della Trasfigurazione: tra gli anni 1976 e 1984 ho visitato il monastero 7 volte.

La mia prima visita è durata solo poche ore. Padre Marianus mi ha ricevuto (non dimenticherò mai i suoi passi larghi, il suo camminare goffo, il volto sorridente, ed il primo pensiero che mi venne in mente quando ha cominciato a parlare è stato: “Ecco un uomo senza finzione – io voglio essere come lui”). Dopo una breve conversazione con Padre Marianus, ho incontrato Padre Diamond, il suo predecessore stimato. Abbiamo parlato brevemente e poi sono ridisceso dalla montagna per andarmene. Nonostante la mia intenzione di rimanere per tutta la mia vita lì, non ho neanche avuto il permesso di pernottare. Questo perché mi sono presentato senza preavviso (partendo solamente da 3 giorni prima, con un bastone in mano e la decisione nel mio cuore di rinunciare al mondo per sempre – avevo trovato un passaggio da Detroit a Vermont) e avevo solo 17 anni. Durante la nostra conversazione mi ricordo Padre Diamond scuotendo la testa in sgomento mentre diceva che io ero “troppo giovane” per rimanere, anche se fosse solo per una notte.

L’estate seguente, avendo a portata di mano una lettera di raccomandazione dal mio consigliere spirituale (tra gli altri prerequisiti), sono tornato come candidato alla vita comunitaria.

Originariamente avevo programmato di rimanere solo per una settimana. Ma quando Padre Marianus si accorse che mi stavo adattando bene, ho ricevuto il permesso di soggiornare una settimana in più. E così, si è stabilito un patto: ogni estate sarei ritornato al monastero per un soggiorno di due o tre settimane.

Anche se una volta ho lavorato con il Fratello Charles (il cui cattivo umore ho provocato inavvertitamente – Padre Diamond mi consolò dicendo che il suo sangue irlandese / di Boston semplicemente correva un po’ veloce, per questo aveva una predisposizione ad esaltarsi, ma in realtà ciò non significava nulla), dopo di questo ho iniziato a lavorare come assistente del Fratello Michael, raccogliendo il legno per tutta la montagna nel suo vecchio camion grigio.

In un’occasione, durante quello che potrebbe essere stata la mia quarta visita, Padre Marianus mi ha informato che il chiostro era preso da un dilemma: “Chi è l’uomo più forte della montagna – Walter o il suo fratello Michael?” Da lì un piccolo gioco è nato: spesso, quando eravamo confrontati con un grande tronco di legno (uno che avrebbe richiesto la forza due di noi insieme) chiunque di noi che toccasse per primo il tronco e guardasse l’altro in attesa di un aiuto immediato avrebbe trovato l’altro con le braccia incrociate e un sorriso che diceva: “Vediamo se tu puoi fare questo da solo”. Lo sfidato poi avrebbe preso il tronco (con quei ganci grandi che usavamo), e, tutto d’un fiato, con una sorta di ‘ruggito’ di un sollevatore olimpico, l’avrebbe gettato sul camion. Dopo alcuni esperimenti abbiamo concluso che avevamo raggiunto un pareggio. Queste azioni e molti pomeriggi passati insieme ‘ruggendo’, sudando e silenziosamente raccogliendo il legno, oltre le nostre poche conversazioni (il suo modo goffo, ma pronto ad ascoltare, faceva le conversazioni speciali), il fratello Michael ed io siamo diventati intimi amici.

Mi sono finalmente iscritto alla Università Columbia e mi sono laureato (con il nostro stimato Presidente) nel 1983 con una laurea in Filosofia e Greco Antico. Durante quel periodo (ovviamente) leggevo Merton – altro di Columbia. E la vanagloria (dello stesso corso) è sorta nella mia mente immatura che sarei diventato “il Merton certosino”. Ma, oh, con grande sforzo il vecchio Marianus ha posto fine a quella sciocchezza!

Io: “I certosini scrivono?”

Lui: “Sì, certo. Scrivono cose in piccoli progetti (inserire significativa pausa) e li gettano nel fuoco.”

Il mio cuore immediatamente ha buttato dieci storie – quello suo sciocco accento di tedesco e sorriso birichino faceva risuonare tutto così perfettamente logico: come potrebbe essere differente? Noi apparteniamo a Dio solo e non abbiamo – nè vogliamo avere – niente altro.

In un’altra delle nostre conversazioni, ho citato, per caso, Merton. “Sì, ha scritto molto sulla solitudine”, è stata la pronta e sorridente risposta di Marianus. Il problema è che la solitudine di Merton contrastava con il fascino della sua fama, che forse quasi è mai riuscito di VIVERLA in realtà, almeno non tanto quanto un adoratore certosino dovrebbe!

L’anno dopo la mia laurea, ho lottato a discernere la volontà di Dio (gli insegnanti e il preside della Columbia erano costernati perché stavo considerando la possibilità di seguire la vita Certosina; anche se pensavo che la vita attiva sarebbe più adeguata a me; ed anche Padre Marianus ha dimostrato resistenza alla mia decisione di optare per la vita monastica: “Walter, se scegli cella, un giorno ci sarà un’esplosione!” Punteggiando questo avvertimento con un rapido colpo di mano (dimostrando una nube a forma di fungo, come formata dall’esplosione di una bomba atomica).

Durante il mio processo di discernimento ho visitato i Benedettini a Montreal (Padre John Maine) e Washington D.C. (St. Anselmo) e i Domenicani presso l’Università Cattolica a Providence, Rhode Island. Come culmine di questo processo ho trascorso le sei settimane dell’Avvento (1983) nella certosa – il mio soggiorno più lungo. Durante tale permanenza sono stato nominato, in un dato momento, a servire nella Messa per uno degli altri sacerdoti; in una visita nella  mia cella alcuni giorni più tardi, Padre Diamond mi ha detto che secondo quel sacerdote gli ero apparso “distratto” durante la celebrazione. E infatti lo ero: i miei viaggi per tutta la costa Est, la mia ricerca della pace che speravo che venisse con una risposta chiara e giusta in relazione alla mia vocazione, mi hanno lasciato con più domande e bisognoso di pace. Infine mi costrinsi a una decisione: vorrei provare l’ingresso alla cella. Sono tornato in certosa in una rapida visita per discutere gli accordi finali (con visibile imbarazzo Padre Diamond ha concordato che l’ordine assumerebbe la responsabilità per il trasferimento del mio studente prestito di 12 mila dollari). Quella visita si è conclusa nei pressi o nella Festa del Battesimo del Signore.

Con le cose organizzate in Vermont, sono tornato prima a Detroit (per i saluti da familiari ed amici) e poi alla città di New York (per ritirare le mie poche cose e dire addio ai miei colleghi universitari).

Più o meno vicino all’inizio della Quaresima, sono finalmente tornato al monastero. La mia libreria è arrivata pochi giorni prima (io continuo ad essere fanatico per i libri) semplificata dalle vendite (disperata) sui marciapiedi di opere filosofiche e letterarie e ora consistente solo di opere teologiche – e alcuni testi letterari di Greco Antico in originale (per i momenti di rilassamento nella cella).

Quando mi ha salutato in cella, e guardando tutti i miei libri, Padre Diamond mi ha chiesto: “Non sono una distrazione”? Senza pensarci o esitare ho risposto: “No”. (Infatti, dopo aver attentamente organizzato i miei libri nella mia cella, volevo dire – almeno a me stesso – che la mia cella certosina d’ora in poi costituirà “La mia casa”).

Sono rimasto per tre giorni. Non che io non volessi rimanere; solo ho concluso che non sarei rimasto. Come una pietra pesante che non potevo sollevare, sono arrivato alla conclusione che non sarei mai stato in grado di domare i punti di vista veramente distratti di tutte le “grandi cose” che avrei potuto fare, le voci dei miei maestri, di TUTTI (anche il mio ultimo direttore spirituale nel mondo, il defunto Monsignor Burke di New York è stato perplesso per la mia attrazione! – Anche se invidiasse la stagione che ho trascorso in montagna, perché mi ha chiamato una volta con la richiesta di salire, ma gli è stato negato; infatti anche il Padre Diamond stesso, che avrei trovato in uno dei suoi giorni cattivi, una volta ha reagito alla mia ammirazione sulla bellezza della vita certosina dicendo: “Tu questa la chiami vita?”, una risposta facilmente comprensibile provenuta dalle labbra di un uomo a cui Dio ha chiamato da una vita di pianista al brutale silenzio della cella).

Sapevo che la vita certosina non sempre sembrerebbe bella e meravigliosa. Sapevo, con tutte queste voci a parlare, parlare, parlare del potenziale illimitato di Walterius Maximus (il mio titolo con il preside) e anche versetti biblici come “nessuno accende una lampada e la mette sotto il moggio,” non sarei mai in grado di rimanere in silenzio in una cella. Prostrato davanti al potere della mia immaginazione, queste voci – e la mia vanità – sempre pronti ad alimentare le loro scintille, la mia forza di volontà è crollata. Sono ahimè partito pochi giorni dopo.

(Insegnando le Confessioni di Sant’Agostino a pochi anni fa, mi sono reso conto per la prima volta la scena della dichiarazione di conversione: “L’unica condizione necessaria, che non significa solo andare, ma arrivare immediatamente, era di avere il desiderio di andare – se il desiderio fosse forte e semplice, non lasciando guidarsi da questo o quel cammino, da un desiderio tanto ferito che lotta tra forze opposte, che a volte ascendono a volte cadono” (VIII. VIII20). Quando ho spiegato questo ai miei studenti, ho riconosciuto la mia propria condizione di incessante ricerca di 25 anni e ancora una volta mi sono chiesto se avrei potuto fare questo).

Durante l’emozione di quei pochi giorni di tentativo di postulato, il ritmo e le regole di vita non mi hanno concesso l’opportunità di incontrare o anche vedere il fratello Michael – tranne come una figura nella penombra nel fondo della cappella (Padre Marianus ha commentato una volta come lui invidiava il privilegio dei fratelli che potevano sedersi al buio durante il coro. Hai già avuto questo pensiero?). Grazie a Dio il fratello Michael ha preso l’iniziativa, altrimenti sarei partito senza avere avuto l’opportunità di parlare con lui. Ma la Grazia l’ha ispirato: nella notte prima della mia partenza, ritornando dal compito notturno, si fermò in un angolo dove sarei dovuto passare sulla via del ritorno alla cella. Mentre camminavo lui sorse dall’ombra e disse – entusiasta e felice: “Sono così felice che tu sia qui; posso sentire la differenza”. Sono stato costretto a rispondere, purtroppo, in confessione disperata: “Sto partendo”. Quelle sono state le uniche parole che scambiammo. Pochi secondi che sono diventati l’inizio di molti mesi (potrei dire più precisamente ANNI) con il cuore spezzato mentre cercavo di recuperarmi dallo shock e sgomento conosciuti solo – si può immaginare – dalle spose abbandonate all’altare.

Quella fu l’ultima volta che ho visto il fratello Michael, e questo è il mio primo contatto con la certosa da allora. Anche se neppure è trascorso un giorno nella mia vita senza che io pensassi alla vita in certosa ed al mio vecchio amico Marianus, il mio iniziatore nei segreti della nostra Beata Madre (“Se vuoi davvero qualcosa, non chiedi a Gesù, Lui ti farà attendere”).

(Tuttavia, fino alla scorsa estate non avevo ancora deciso – a Budapest – sull’icona adeguata a sostituire l’equivalente provvisoria di una ‘Ave Maria’ sul muro accanto alla porta del mio appartamento. Il suo utilizzo, però, è stato invertito: ogni volta che esco, meno spesso quando entro, faccio una pausa).

Sono attualmente assistente professore di Classici, salendo la strada presso l’Università del Vermont. Ma lascerò il mio posto presto – in realtà prima di quanto mi aspettavo. L’anno scorso ho informato la Direzione che volevo essere rimosso dalla possibilità di sostituzione (la mia posizione non era permanente). Il mio piano al momento (“L’uomo propone e Dio dispone”!) è tornare agli studi per fare il Master in ‘Amministrazione di Scuola’, sollevare due milioni di dollari attraverso dei contatti che ho nel mondo degli assurdamenti ricchi (per quattro anni sono stato messaggero di gemme – preziosi minerali- in un negozio di gioielli esclusivo a Manhattan) per aprire una Scuola Monastica a Detroit (“Greco e Latino a Detroit” sarà il suo nome) e, infine, vedere che cosa posso fare lì per aiutare i bambini nel sistema pubblico di istruzione – che in questi giorni di disordine e follia è da qualche parte intorno di 350 milioni di dollari in debito. Vediamo cosa Dio farà con la mia idea. Infatti, è stato solo da questa decisione che mi sono finalmente riconciliato con il Signore per avermi guidato e poi avermi abbandonato all’altare; infine, e solo allora, credo che sono stato in grado di vedere che cosa Lui intendeva a me in quel tempo.

(Forse un giorno io possa raggiungere da Dio chiedendo una donazione – da quando ottengo la registrazione di senza scopo di lucro e così; ma non è questo il motivo per cui sto scrivendo oggi.)

Tuttavia, tutto ciò cosa potrebbe significare? – i miei piani per tornare a Detroit, stabilire la mia scuola monastica, essere eletto al Ministero della Istruzione a Detroit, mi diventare il Sindaco di Detroit, il Governatore del Michigan (migliorare lo stato), e allora perché non il Presidente? Una volta, in un momento molto divertente, mentre parlavo con il Padre Diamond in cella e discorrevo su, penso che su cosa avrei potuto forse fare nel mondo, io devo aver detto qualcosa come servire la Chiesa usando il Rosso del Cardinale, lui ha risposto: “Perché non il Bianco?” Confuso per un secondo, ma presto ho compreso e mi sono unito al suo scherzo, ho lanciato indietro: “Perché no”? Ed entrambi abbiamo riso molto della mia immaginazione e mia vanagloria senza limiti. Sì, allora, ho anche immaginato che un giorno avrei potuto avere il tuo posto. In verità, è stato Padre Marianus che per primo ha messo questo pensiero in mia testa – ha detto che riusciva di vedermi come tale. Ad alta velocità la mia immaginazione ha cominciato il disegno come l’Ordine potrebbe prosperare sotto la mia guida (augurio Domino, ovvio) che avremmo bisogno di una nuova Fondazione americana – nelle Montagne Rocciose!

E, infatti, nella vita reale attraverso le mie avventure ho conosciuto un luogo perfetto per questo, anche se forse sia troppo freddo in inverno per voi certosini – 27 gradi sotto lo zero, non sono infrequenti. Da anni ho stabilito un rapporto duraturo con la piccola comunità di Polebridge, Montana, molto vicino, ad ovest del ‘Parco Nazionale Glaciale’! Vedi l’immaginazione che non avrebbe mai permesso che io sia in una cella! Ma già basta; ho già preso molto il tuo tempo.

Oggi scrivo semplicemente per chiederti se posso avere il permesso di visitare il fratello Michael prima di lasciare lo Stato. Ho sempre voluto inviargli un augurio di Natale o qualcosa del genere, ma ho sempre rinviato, pensando che sarebbe stato meglio lasciare tutti nella loro solitudine (ma sentite libero, se lo ritieni opportuno, condividi questa lettera con i fratelli o i sacerdoti che possono godere delle storie dei loro predecessori). Un anno fa ero in quella zona e ho fatto un giro nostalgico sul lago Madelaine. Mi sono incontrato per caso con uno dei collaboratori laici. Mi ha detto che il Padre Diamond era morto. Non sapeva sul Padre Marianus. Suppongo che era morto anche lui. Mi chiedo se Padre Bruno è tornato della Grande Chartreuse – dove era stabilito quando sono partito. Noi diventiamo anche in qualche modo vicini (in modo caratteristico una volta ha detto: “Uno studioso di Greco e Filosofia tra i fratelli… che considerazione”!). Bene, questa è la mia richiesta. Mi piacerebbe vedere o almeno avere il permesso di scrivere al mio vecchio amico per l’ultima volta, se lo ritiene opportuno o possibile. (So che solo i membri della famiglia sono ufficialmente accettati per le visite, ma ricordo che il fratello Michael non aveva famiglia e questo probabilmente ha contribuito al nostro approccio, perché anch’io non ero molto legato alla mia famiglia in quel momento). Qualunque sia il caso, le notizie dei vecchi soldati saranno sempre benvenute – Dom Rafael, Dom Phillip, Dom Jean Paul- sono già morti? Credo di sì.

Per favore, inviami qualche notizia, se puoi. Attendo con ansia la vostra risposta. Il signore e tutti gli altri sacerdoti e fratelli sono e rimarranno per sempre nelle mie preghiere.

Omnia in Eo, omnia per Eum, omnia ad Eum, omnia cum Eo!

In Domino                                                                                                                                        6 novembre 2011

W.R.

“San Bruno Wiewing Center”

“San Bruno Wiewing Center”

targa

Nei pressi della certosa americana della Trasfigurazione, da pochi mesi è stato inaugurato una meravigliosa struttura chiamata “Saint Bruno Viewing Center”, ma vediamo di cosa si tratta.

Data la stretta clausura dei monaci certosini che non consente l’ingresso al pubblico, è sorto questo centro sulla cima del Monte Equinox, nei territori di proprietà monastica al fine di rendere visibile dall’alto l’intero complesso conventuale. Su di una spettacolare piattaforma situata a quota 3800 metri, che domina la zona circostante, è possibile avere una visione panoramica scenografica e suggestiva. Inoltre la struttura prevede la presenza di un negozio di articoli da regalo e souvenirs, oltre ad interessanti filmati ed immagini esplicative sulla vita dei monaci nella certosa della Trasfigurazione. Il giorno sabato 8 settembre dello scorso anno, con una solenne manifestazione si è svolta l’inaugurazione ufficiale, con una messa di benedizione alla presenza di Salvatore Matano,Vescovo di Burlington, del Vescovo ausiliario del New Jersey, Manuel Cruz e del Padre Priore Lorenzo Maria T. De La Rosa Jr. della certosa della Trasfigurazione. Vi allego delle splendide immagini di questo evento, e del discorso pronunciato dal Padre Priore certosino in lingua inglese. Tutti coloro che vorranno visitare questo splendido luogo, saranno sicuri di non violare la quiete ed il silenzio della vita monastica certosina oltre a godere dei sentieri escursionistici e delle vaste aree destinate al picnic, per poter ritemprare il fisico e lo spirito. Vi segnalo che, parallelamente a questa iniziativa, i registi Sandi e Scott Switzer hanno realizzato un film documentario dal titolo “And They Kept Silence”, girato, previo permesso dei monaci, all’interno della certosa di Arlington, allo scopo di testimoniare la vita quotidiana della comunità monastica certosina. Qui potrete vedere un breve trailer ed una intervista rilasciata dai registi, che descrivono questa esperienza particolare

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Dossier certose attive: Trasfigurazione

Dossier certose attive: Trasfigurazione

Per l’approfondimento delle certose attualmente attive, con l’articolo di oggi cambiamo continente per raggiungere il primo monastero certosino in America. La certosa della Trasfigurazione è stata concepita nel XX° secolo per soddisfare le richieste di molti giovani americani, i quali volendo abbracciare la vita certosina erano costretti a raggiungere l’Europa. La storia di questa certosa ha inizio nel novembre del 1951, allorquando il Capitolo Generale dell’Ordine ha inviato due monaci con l’intento di avviare la realizzazione di un complesso monastico. Uno di questi era Padre Thomas Verner Moore (α1877-Ω1969),  noto psichiatra e religioso benedettino fino al 1947, anno in cui decise di diventare certosino presso la certosa spagnola di Miraflores. Egli riuscì grazie al suo personale impegno ed alla munificenza dei donatori suoi amici ad intercedere presso le autorità ecclesiastiche che acconsentirono dopo lunghe trattative all’insediamento certosino negli Stati Uniti d’America. Dom Paul fu il suo nome religioso, egli partecipò al lento sviluppo della comunità fino all’estate del 1960, quando all’età di ottantadue anni per motivi di salute fece ritorno alla certosa di Miraflores, dove morì nove anni dopo, un anno prima del completamento della certosa della Trasfigurazione. Prossimamente dedicherò un articolo interamente dedicato a questo eminente personaggio, primo cittadino americano ad indossare l’abito certosino.

 Padre Thomas Verner Moore

Ma ritorniamo al primo insediamento in America, inizialmente uno sparuto gruppo di padri e fratelli ha vissuto in un luogo nei pressi di Whitingham (Sky Farm, Charterhouse of Our Lady of Bethlehem), donato da un benefattore, ma non idoneo allo svolgersi della vita certosina. Molti furono i sacrifici dei primi certosini in America alle prese con tante difficoltà, come la precarietà della struttura e la morsa del gelo con temperature che scesero fino a -30!! Ma la Provvidenza seppe ricompensare questi decennali sforzi. Difatti provvidenziale fu l’incontro con il miliardario Mr. Joseph George Davidson (α 1892- Ω 1969), chimico e accademico di fama internazionale, che nel 1960 decise di cedere ai certosini un ampio territorio di sua proprietà. Nel  1960, la comunità si trasferì nei pressi di Arlington, sempre  nel Vermont in una valle del Monte Equinox, vicino alla frontiera con il Canada, in un luogo quasi inaccessibile dove tuttora si svolge regolare attività claustrale. Su di un area di 28 chilometri quadrati si costruì una certosa in un luogo montagnoso aspro  e desertico, circondato da fitti boschi che si estendono per cinquanta chilometri, nei cui pressi vi è il solo Lago Madeleine. La certosa venne concepita da architetti che usarono per la costruzione blocchi di granito del Vermont, la scelta di questo materiale assume anche una connotazione fortemente simbolica. Difatti gli enormi blocchi monolitici, 3 metri di larghezza per 9 metri di altezza e 18-pollici di spessore, ci rammentano i forti ideali alla base della vita certosina, la solidità, la semplicità e la inalterabilità nel tempo. L’apparente freddezza ed essenzialità della struttura tradisce il forte calore che viene espresso all’interno della certosa nei momenti comunitari, ed alla fervente spiritualità che ogni singolo monaco sviluppa nel nascondimento della propria cella. Le immagini che ho raccolto ci daranno la possibilità di conoscere meglio questa moderna certosa.

Per informazioni e contatti

Buona visione