Dagli Stati Uniti una esperienza in certosa

Voglio offrirvi una nuova testimonianza di una esperienza di vita certosina che ci giunge dagli Stati Uniti.
Essa ci arriva attraverso una lettera scritta da un tale W.R. (indico solo le iniziali per rispettarne la privacy) al Priore della certosa della Trasfigurazione, nella quale egli ricorda quel periodo, gli incontri fatti e le sue considerazioni al riguardo. Un racconto un po lungo, ma molto accattivante.
Premessa:
Sto divulgando questo racconto epistolare della mia esperienza certosina, in primo luogo come una speranza che sia un incentivo per i miei amici cristiani, ma in secondo luogo perché la risposta a questa lettera mi ha dato notizia che tutti i monaci elencati in questo racconto sono già morti. Quindi non c’è pericolo di esporre la loro privacy. Inoltre, molti dei miei amici di quel periodo (1979-1985) dimostravano di essere confusi dalla apparente incompatibilità di quella vita solitaria con il mio carattere estroverso e, dunque, non riuscivano a capire cosa mi attraeva lì. Ancora oggi considero questa mia esperienza certosina come la migliore formazione della mia vita: il miglior regalo di Dio a me. (Invio la lettera nella sua interezza: è piuttosto lunga).
Caro Padre Priore,
Il mio nome è W. R. Molti anni fa, molto prima della tua nomina (e forse anche prima della tua ordinazione) ho avuto il piacere di essere un candidato al Monastero della Trasfigurazione: tra gli anni 1976 e 1984 ho visitato il monastero 7 volte.
La mia prima visita è durata solo poche ore. Padre Marianus mi ha ricevuto (non dimenticherò mai i suoi passi larghi, il suo camminare goffo, il volto sorridente, ed il primo pensiero che mi venne in mente quando ha cominciato a parlare è stato: “Ecco un uomo senza finzione – io voglio essere come lui”). Dopo una breve conversazione con Padre Marianus, ho incontrato Padre Diamond, il suo predecessore stimato. Abbiamo parlato brevemente e poi sono ridisceso dalla montagna per andarmene. Nonostante la mia intenzione di rimanere per tutta la mia vita lì, non ho neanche avuto il permesso di pernottare. Questo perché mi sono presentato senza preavviso (partendo solamente da 3 giorni prima, con un bastone in mano e la decisione nel mio cuore di rinunciare al mondo per sempre – avevo trovato un passaggio da Detroit a Vermont) e avevo solo 17 anni. Durante la nostra conversazione mi ricordo Padre Diamond scuotendo la testa in sgomento mentre diceva che io ero “troppo giovane” per rimanere, anche se fosse solo per una notte.
L’estate seguente, avendo a portata di mano una lettera di raccomandazione dal mio consigliere spirituale (tra gli altri prerequisiti), sono tornato come candidato alla vita comunitaria.
Originariamente avevo programmato di rimanere solo per una settimana. Ma quando Padre Marianus si accorse che mi stavo adattando bene, ho ricevuto il permesso di soggiornare una settimana in più. E così, si è stabilito un patto: ogni estate sarei ritornato al monastero per un soggiorno di due o tre settimane.
Anche se una volta ho lavorato con il Fratello Charles (il cui cattivo umore ho provocato inavvertitamente – Padre Diamond mi consolò dicendo che il suo sangue irlandese / di Boston semplicemente correva un po’ veloce, per questo aveva una predisposizione ad esaltarsi, ma in realtà ciò non significava nulla), dopo di questo ho iniziato a lavorare come assistente del Fratello Michael, raccogliendo il legno per tutta la montagna nel suo vecchio camion grigio.
In un’occasione, durante quello che potrebbe essere stata la mia quarta visita, Padre Marianus mi ha informato che il chiostro era preso da un dilemma: “Chi è l’uomo più forte della montagna – Walter o il suo fratello Michael?” Da lì un piccolo gioco è nato: spesso, quando eravamo confrontati con un grande tronco di legno (uno che avrebbe richiesto la forza due di noi insieme) chiunque di noi che toccasse per primo il tronco e guardasse l’altro in attesa di un aiuto immediato avrebbe trovato l’altro con le braccia incrociate e un sorriso che diceva: “Vediamo se tu puoi fare questo da solo”. Lo sfidato poi avrebbe preso il tronco (con quei ganci grandi che usavamo), e, tutto d’un fiato, con una sorta di ‘ruggito’ di un sollevatore olimpico, l’avrebbe gettato sul camion. Dopo alcuni esperimenti abbiamo concluso che avevamo raggiunto un pareggio. Queste azioni e molti pomeriggi passati insieme ‘ruggendo’, sudando e silenziosamente raccogliendo il legno, oltre le nostre poche conversazioni (il suo modo goffo, ma pronto ad ascoltare, faceva le conversazioni speciali), il fratello Michael ed io siamo diventati intimi amici.
Mi sono finalmente iscritto alla Università Columbia e mi sono laureato (con il nostro stimato Presidente) nel 1983 con una laurea in Filosofia e Greco Antico. Durante quel periodo (ovviamente) leggevo Merton – altro di Columbia. E la vanagloria (dello stesso corso) è sorta nella mia mente immatura che sarei diventato “il Merton certosino”. Ma, oh, con grande sforzo il vecchio Marianus ha posto fine a quella sciocchezza!
Io: “I certosini scrivono?”
Lui: “Sì, certo. Scrivono cose in piccoli progetti (inserire significativa pausa) e li gettano nel fuoco.”
Il mio cuore immediatamente ha buttato dieci storie – quello suo sciocco accento di tedesco e sorriso birichino faceva risuonare tutto così perfettamente logico: come potrebbe essere differente? Noi apparteniamo a Dio solo e non abbiamo – nè vogliamo avere – niente altro.
In un’altra delle nostre conversazioni, ho citato, per caso, Merton. “Sì, ha scritto molto sulla solitudine”, è stata la pronta e sorridente risposta di Marianus. Il problema è che la solitudine di Merton contrastava con il fascino della sua fama, che forse quasi è mai riuscito di VIVERLA in realtà, almeno non tanto quanto un adoratore certosino dovrebbe!
L’anno dopo la mia laurea, ho lottato a discernere la volontà di Dio (gli insegnanti e il preside della Columbia erano costernati perché stavo considerando la possibilità di seguire la vita Certosina; anche se pensavo che la vita attiva sarebbe più adeguata a me; ed anche Padre Marianus ha dimostrato resistenza alla mia decisione di optare per la vita monastica: “Walter, se scegli cella, un giorno ci sarà un’esplosione!” Punteggiando questo avvertimento con un rapido colpo di mano (dimostrando una nube a forma di fungo, come formata dall’esplosione di una bomba atomica).
Durante il mio processo di discernimento ho visitato i Benedettini a Montreal (Padre John Maine) e Washington D.C. (St. Anselmo) e i Domenicani presso l’Università Cattolica a Providence, Rhode Island. Come culmine di questo processo ho trascorso le sei settimane dell’Avvento (1983) nella certosa – il mio soggiorno più lungo. Durante tale permanenza sono stato nominato, in un dato momento, a servire nella Messa per uno degli altri sacerdoti; in una visita nella mia cella alcuni giorni più tardi, Padre Diamond mi ha detto che secondo quel sacerdote gli ero apparso “distratto” durante la celebrazione. E infatti lo ero: i miei viaggi per tutta la costa Est, la mia ricerca della pace che speravo che venisse con una risposta chiara e giusta in relazione alla mia vocazione, mi hanno lasciato con più domande e bisognoso di pace. Infine mi costrinsi a una decisione: vorrei provare l’ingresso alla cella. Sono tornato in certosa in una rapida visita per discutere gli accordi finali (con visibile imbarazzo Padre Diamond ha concordato che l’ordine assumerebbe la responsabilità per il trasferimento del mio studente prestito di 12 mila dollari). Quella visita si è conclusa nei pressi o nella Festa del Battesimo del Signore.
Con le cose organizzate in Vermont, sono tornato prima a Detroit (per i saluti da familiari ed amici) e poi alla città di New York (per ritirare le mie poche cose e dire addio ai miei colleghi universitari).
Più o meno vicino all’inizio della Quaresima, sono finalmente tornato al monastero. La mia libreria è arrivata pochi giorni prima (io continuo ad essere fanatico per i libri) semplificata dalle vendite (disperata) sui marciapiedi di opere filosofiche e letterarie e ora consistente solo di opere teologiche – e alcuni testi letterari di Greco Antico in originale (per i momenti di rilassamento nella cella).
Quando mi ha salutato in cella, e guardando tutti i miei libri, Padre Diamond mi ha chiesto: “Non sono una distrazione”? Senza pensarci o esitare ho risposto: “No”. (Infatti, dopo aver attentamente organizzato i miei libri nella mia cella, volevo dire – almeno a me stesso – che la mia cella certosina d’ora in poi costituirà “La mia casa”).
Sono rimasto per tre giorni. Non che io non volessi rimanere; solo ho concluso che non sarei rimasto. Come una pietra pesante che non potevo sollevare, sono arrivato alla conclusione che non sarei mai stato in grado di domare i punti di vista veramente distratti di tutte le “grandi cose” che avrei potuto fare, le voci dei miei maestri, di TUTTI (anche il mio ultimo direttore spirituale nel mondo, il defunto Monsignor Burke di New York è stato perplesso per la mia attrazione! – Anche se invidiasse la stagione che ho trascorso in montagna, perché mi ha chiamato una volta con la richiesta di salire, ma gli è stato negato; infatti anche il Padre Diamond stesso, che avrei trovato in uno dei suoi giorni cattivi, una volta ha reagito alla mia ammirazione sulla bellezza della vita certosina dicendo: “Tu questa la chiami vita?”, una risposta facilmente comprensibile provenuta dalle labbra di un uomo a cui Dio ha chiamato da una vita di pianista al brutale silenzio della cella).
Sapevo che la vita certosina non sempre sembrerebbe bella e meravigliosa. Sapevo, con tutte queste voci a parlare, parlare, parlare del potenziale illimitato di Walterius Maximus (il mio titolo con il preside) e anche versetti biblici come “nessuno accende una lampada e la mette sotto il moggio,” non sarei mai in grado di rimanere in silenzio in una cella. Prostrato davanti al potere della mia immaginazione, queste voci – e la mia vanità – sempre pronti ad alimentare le loro scintille, la mia forza di volontà è crollata. Sono ahimè partito pochi giorni dopo.
(Insegnando le Confessioni di Sant’Agostino a pochi anni fa, mi sono reso conto per la prima volta la scena della dichiarazione di conversione: “L’unica condizione necessaria, che non significa solo andare, ma arrivare immediatamente, era di avere il desiderio di andare – se il desiderio fosse forte e semplice, non lasciando guidarsi da questo o quel cammino, da un desiderio tanto ferito che lotta tra forze opposte, che a volte ascendono a volte cadono” (VIII. VIII20). Quando ho spiegato questo ai miei studenti, ho riconosciuto la mia propria condizione di incessante ricerca di 25 anni e ancora una volta mi sono chiesto se avrei potuto fare questo).
Durante l’emozione di quei pochi giorni di tentativo di postulato, il ritmo e le regole di vita non mi hanno concesso l’opportunità di incontrare o anche vedere il fratello Michael – tranne come una figura nella penombra nel fondo della cappella (Padre Marianus ha commentato una volta come lui invidiava il privilegio dei fratelli che potevano sedersi al buio durante il coro. Hai già avuto questo pensiero?). Grazie a Dio il fratello Michael ha preso l’iniziativa, altrimenti sarei partito senza avere avuto l’opportunità di parlare con lui. Ma la Grazia l’ha ispirato: nella notte prima della mia partenza, ritornando dal compito notturno, si fermò in un angolo dove sarei dovuto passare sulla via del ritorno alla cella. Mentre camminavo lui sorse dall’ombra e disse – entusiasta e felice: “Sono così felice che tu sia qui; posso sentire la differenza”. Sono stato costretto a rispondere, purtroppo, in confessione disperata: “Sto partendo”. Quelle sono state le uniche parole che scambiammo. Pochi secondi che sono diventati l’inizio di molti mesi (potrei dire più precisamente ANNI) con il cuore spezzato mentre cercavo di recuperarmi dallo shock e sgomento conosciuti solo – si può immaginare – dalle spose abbandonate all’altare.
Quella fu l’ultima volta che ho visto il fratello Michael, e questo è il mio primo contatto con la certosa da allora. Anche se neppure è trascorso un giorno nella mia vita senza che io pensassi alla vita in certosa ed al mio vecchio amico Marianus, il mio iniziatore nei segreti della nostra Beata Madre (“Se vuoi davvero qualcosa, non chiedi a Gesù, Lui ti farà attendere”).
(Tuttavia, fino alla scorsa estate non avevo ancora deciso – a Budapest – sull’icona adeguata a sostituire l’equivalente provvisoria di una ‘Ave Maria’ sul muro accanto alla porta del mio appartamento. Il suo utilizzo, però, è stato invertito: ogni volta che esco, meno spesso quando entro, faccio una pausa).
Sono attualmente assistente professore di Classici, salendo la strada presso l’Università del Vermont. Ma lascerò il mio posto presto – in realtà prima di quanto mi aspettavo. L’anno scorso ho informato la Direzione che volevo essere rimosso dalla possibilità di sostituzione (la mia posizione non era permanente). Il mio piano al momento (“L’uomo propone e Dio dispone”!) è tornare agli studi per fare il Master in ‘Amministrazione di Scuola’, sollevare due milioni di dollari attraverso dei contatti che ho nel mondo degli assurdamenti ricchi (per quattro anni sono stato messaggero di gemme – preziosi minerali- in un negozio di gioielli esclusivo a Manhattan) per aprire una Scuola Monastica a Detroit (“Greco e Latino a Detroit” sarà il suo nome) e, infine, vedere che cosa posso fare lì per aiutare i bambini nel sistema pubblico di istruzione – che in questi giorni di disordine e follia è da qualche parte intorno di 350 milioni di dollari in debito. Vediamo cosa Dio farà con la mia idea. Infatti, è stato solo da questa decisione che mi sono finalmente riconciliato con il Signore per avermi guidato e poi avermi abbandonato all’altare; infine, e solo allora, credo che sono stato in grado di vedere che cosa Lui intendeva a me in quel tempo.
(Forse un giorno io possa raggiungere da Dio chiedendo una donazione – da quando ottengo la registrazione di senza scopo di lucro e così; ma non è questo il motivo per cui sto scrivendo oggi.)
Tuttavia, tutto ciò cosa potrebbe significare? – i miei piani per tornare a Detroit, stabilire la mia scuola monastica, essere eletto al Ministero della Istruzione a Detroit, mi diventare il Sindaco di Detroit, il Governatore del Michigan (migliorare lo stato), e allora perché non il Presidente? Una volta, in un momento molto divertente, mentre parlavo con il Padre Diamond in cella e discorrevo su, penso che su cosa avrei potuto forse fare nel mondo, io devo aver detto qualcosa come servire la Chiesa usando il Rosso del Cardinale, lui ha risposto: “Perché non il Bianco?” Confuso per un secondo, ma presto ho compreso e mi sono unito al suo scherzo, ho lanciato indietro: “Perché no”? Ed entrambi abbiamo riso molto della mia immaginazione e mia vanagloria senza limiti. Sì, allora, ho anche immaginato che un giorno avrei potuto avere il tuo posto. In verità, è stato Padre Marianus che per primo ha messo questo pensiero in mia testa – ha detto che riusciva di vedermi come tale. Ad alta velocità la mia immaginazione ha cominciato il disegno come l’Ordine potrebbe prosperare sotto la mia guida (augurio Domino, ovvio) che avremmo bisogno di una nuova Fondazione americana – nelle Montagne Rocciose!
E, infatti, nella vita reale attraverso le mie avventure ho conosciuto un luogo perfetto per questo, anche se forse sia troppo freddo in inverno per voi certosini – 27 gradi sotto lo zero, non sono infrequenti. Da anni ho stabilito un rapporto duraturo con la piccola comunità di Polebridge, Montana, molto vicino, ad ovest del ‘Parco Nazionale Glaciale’! Vedi l’immaginazione che non avrebbe mai permesso che io sia in una cella! Ma già basta; ho già preso molto il tuo tempo.
Oggi scrivo semplicemente per chiederti se posso avere il permesso di visitare il fratello Michael prima di lasciare lo Stato. Ho sempre voluto inviargli un augurio di Natale o qualcosa del genere, ma ho sempre rinviato, pensando che sarebbe stato meglio lasciare tutti nella loro solitudine (ma sentite libero, se lo ritieni opportuno, condividi questa lettera con i fratelli o i sacerdoti che possono godere delle storie dei loro predecessori). Un anno fa ero in quella zona e ho fatto un giro nostalgico sul lago Madelaine. Mi sono incontrato per caso con uno dei collaboratori laici. Mi ha detto che il Padre Diamond era morto. Non sapeva sul Padre Marianus. Suppongo che era morto anche lui. Mi chiedo se Padre Bruno è tornato della Grande Chartreuse – dove era stabilito quando sono partito. Noi diventiamo anche in qualche modo vicini (in modo caratteristico una volta ha detto: “Uno studioso di Greco e Filosofia tra i fratelli… che considerazione”!). Bene, questa è la mia richiesta. Mi piacerebbe vedere o almeno avere il permesso di scrivere al mio vecchio amico per l’ultima volta, se lo ritiene opportuno o possibile. (So che solo i membri della famiglia sono ufficialmente accettati per le visite, ma ricordo che il fratello Michael non aveva famiglia e questo probabilmente ha contribuito al nostro approccio, perché anch’io non ero molto legato alla mia famiglia in quel momento). Qualunque sia il caso, le notizie dei vecchi soldati saranno sempre benvenute – Dom Rafael, Dom Phillip, Dom Jean Paul- sono già morti? Credo di sì.
Per favore, inviami qualche notizia, se puoi. Attendo con ansia la vostra risposta. Il signore e tutti gli altri sacerdoti e fratelli sono e rimarranno per sempre nelle mie preghiere.
Omnia in Eo, omnia per Eum, omnia ad Eum, omnia cum Eo!
In Domino 6 novembre 2011
W.R.
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