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Grangia di Talamanca de Jarama

01

L’approfondimento che oggi voglio proporvi è su di una importante grangia della certosa spagnola di El Paular. Conosciuta oggi, impropriamente, come Cartuja de Talamanca de Jarama essa è ubicata nella Comunidad de Madrid, al limite settentrionale dell’area urbana, i monaci certosini in progressiva espansione accumularono proprietà nella vallata e quindi decisero di realizzare questo complesso agricolo, motivati soprattutto dalle fertili condizioni del terreno della pianura del Jarama. I lavori di detto complesso dovettero iniziarono nel XVI secolo, modificando una preesistente enclave militare musulmana del IX secolo di cui si scorgono ancora le mura. Questa grangia si distingue per il suo grande valore storico e architettonico, oltre che per le sue notevoli dimensioni (18 mila mq)).
La sua importanza sta nell’aver conservato materiali, impianti e tecniche costruttive, utilizzate tra il XVI e il XVIII secolo, oltre a rispecchiare l’organizzazione economica delle certose, eminentemente agraria, basata sulla coltivazione dei campi e allevamento animale e, quindi, destinata allo stoccaggio di grano, vino, olio, aceto e diversi capi di bestiame.

Per tale motivo il 23 settembre del 1982, è stata dichiarata monumento storico artistico, dunque Bene di Interesse Culturale.
La proprietà è composta da vari fabbricati, attualmente tutti in cattivo stato di conservazione, è strutturata su due livelli ed è concepita intorno ad un chiostro a forma di elle, all’interno del quale troviamo diversi ambienti di interesse storico, come la cucina che ospita al piano interrato la cantina coperta da volte in mattoni, e la piccola ma deliziosa cappella, con bellissimi affreschi sul soffitto e sulle pareti.

A questi ambienti si aggiungono altre, costruzioni ausiliarie con strutture che mantengono solo una parte del loro perimetro in altezza muraria variabile e senza alcun tipo di copertura. In origine la grangia aveva dimensioni maggiori, ma quel che resta è sufficiente per comprenderne la grandezza e l’importanza che ebbe per quel territorio, non solo di rifornire la certosa di El Paular, ma vendere prodotti per una sana economia che ne garantisse la floridità economica.

Menzione a parte il suo caratteristico ed inconfondibile ingresso principale, che presenta un grande portone architravato con bugne, chiuso da due lamiere lignee con cassettoni e chiodi. Sull’apertura spicca un frontone curvilineo delimitato da una modanatura barocca e con lo stemma di Castilla y León.

La cantina, posta nei sotterranei della grangia, fu edificata nel 1703, secondo l’iscrizione posta nell’arco di accesso. È un quadrato lungo quattro sezioni per quattro di larghezza; ognuno di questi è coperto da volte a crociera in mattoni su pilastri quadrati. Lungo le sue pareti spiccano numerose grandi giare, la maggior parte delle quali incuneate con resti di reimpiego (capitelli e basi). L’edificio dispone anche di altri due magazzini.

Il fienile, risalente al 1799, posto al piano terra sopra la cantina e costituito da un vano di analoghe proporzioni, coperto con travi in legno e volta ad intonaco su pilastri.

La cucina, alla quale si accede attraverso un piccolo chiostrino porticato su montanti lignei con basamento.  Il pavimento della cucina è realizzato con macine in pietra.

La cappella, all’interno della quale vi sono ha dipinti murali sul soffitto e sulle pareti che rappresentano l’Immacolata Concezione, la Santissima Trinità, la Pentecoste e l’Agnello Mistico. Ai lati è presente un basamento in finto marmo su cui sono rappresentati Sant’Ugo, San Antelmo e la Maddalena, l’emblema della Casa dei Borbone e lo stemma certosino. Sull’altare vi è invece un bel dipinto raffigurante l’Immacolata Concezione.

Il definitivo abbandono di questa proprietà avvenne nel 1835 con il decreto di secolarizzazione e confisca emesso da Mendizabal, che costrinse la vendita di tutti i beni dei monaci e l’abbandono dell’area. La grangia di Attualmente di Talamanca de Jarama è di proprietà privata, pur conservando la sua utilità agricola e nota per essere stata utilizzata in numerose occasioni come set cinematografico.

La seconda vita

Per i suoi suggestivi ambienti, la Grangia di Talamanca de Jarama dopo esser diventata di proprietà privata è stata scelta, negli ultimi cinquanta anni, da produttori e registi come quinta scenica per rappresentare ambientazioni riguardanti il seicento spagnolo. Questa location ha visto Marlon Brando, Sigourney Weaver, Arnold Schwarzenegger, Viggo Mortensen, Natalie Portman tra i principali attori che hanno recitato in ruoli storici. Molte sono state infatti le riprese cinematografiche di film, serie televisive e spot pubblicitari, che hanno visto protagonista l’antica grangia certosina come sfondo per la spettacolarità di questo set. Alatriste, Conan il Barbaro, I fantasmi di Goya, I quattro moschettieri, Santa Teresa di Gesù, Farinelli, Capitan Alatriste, Curro Jiménez, Águila Roja, Los Gozos y las sombras, La Celestina, Cervantes, La Cocinera de Castamar, El Ministerio del Tiempo. Sono questi i titoli delle principali pellicole, come ricorda una didascalia all’ingresso del complesso. Nel 2003 e nata Talamanca de Cine, con lo scopo di utilizzare il cinema come risorsa turistica, e in questo modo preservare e diffondere l’ampio percorso storico-cinematografico di questa città. Vi è anche celebrato annualmente, nel mese di giugno, il TALAMANCA FILM FESTIVAL.

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A seguire, due brevi video che ci faranno apprezzare la bellezza e l’importanza di questo sito, antica proprietà certosina, ed oggi importante luogo per realizzazioni cinematografiche.

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San Bruno a Madrid

San Bruno a Madrid

statua di san Bruno (M.Pereira)

L’aneddoto che vi racconto in questo articolo, prende spunto da una splendida statua raffigurante san Bruno. La scultura in pietra, a grandezza naturale (misura infatti 169 x 70 x 60 cm)  fu realizzata dall’ artista portoghese Manuel Pereira nel 1652 per i certosini che gliela commissionarono, ha una storia poco nota. Essa infatti fu concepita per essere collocata in una nicchia esterna all’Hospederia , ovvero la foresteria che i certosini della certosa di Santa Maria di el Paular avevano come proprietà a Madrid. Difatti nella famosa calle de Alcalà, al numero civico 40 vi era un piccolo immobile, utile ai monaci per le loro permanenze nella capitale, allorquando si recavano a corte. La costruzione priva di chiesa, ma con una piccola cappella al suo interno, presentava una piccola facciata, recante nella parte superiore una nicchia,  all’interno della quale fu posizionata la statua di san Bruno. Il santo scolpito da Pereira in maniera magistrale, esprime in pieno il suo carisma nello sguardo che rivolge al teschio che sorregge nella mano sinistra. E’ impressionante come l’artista realizza le pieghe dell’abito, i tendini delle mani e la struttura del teschio, in quest’opera monocromatica. La meditazione sulla morte ricalca la tipica iconografia del fondatore dell’Ordine certosino, ma è da notare come risulta gradevole ed estremamente realista ed espressiva l’imponente figura del santo. Essa è ritenuta da molti studiosi, come la migliore scultura fatta a Madrid nel XVI secolo. I cronisti dell’epoca narrano che il re Filippo IV, quando usciva in carrozza pretendeva di passare per la calle de Alcalà al fine di guardare con ammirazione la statua di san Bruno, rimanendone sempre estasiato.

Tra i madrileni che poterono ammirare quest’opera di Pereira, si diffuse comunemente la considerazione che la statua non parlava, ma solo per rispettare il silenzio imposto dalla regola certosina. Dopo circa due secoli, quando scomparve l’hospederia nel 1836, la statua fu rimossa e trasferita nel Museo dell’Accademia Reale delle Belle Arti di San Ferdinando, sito in Madrid nella stessa calle  de Alcalà al civico 13. Attualmente, quindi la statua di Pereira è collocata nella sala tredici di questo museo, situato casualmente a pochi metri dalla sua collocazione originaria.

Le foto che seguono ci mostrano i particolari dell’opera.

espressione estatica

lo sguardo sul teschio

il volto espressivo

Frà Juan Sánchez Cotán, il pittore certosino

Frà Juan Sánchez Cotán

il pittore certosino

Prendendo spunto da una notizia diffusa di recente, riguardante il restauro di diciotto famosi dipinti realizzati per la certosa di Granada dai pittori Vicente Carducho e Juan Sánchez Cotán, ho intenzione di narrarvi la storia di quest’ultimo. Juan Sánchez Cotán, nacque ad Orgaz, vicino Toledo, il 25 giugno 1560  da una famiglia benestante, egli dopo gli studi si dedicò inizialmente all’attività artistica sotto la direzione del manierista Blas del Prado, che lo formò pittoricamente. Cominciò dedicando la sua pittura, inizialmente, a soggetti religiosi, in linea con la pittura dell’epoca. Ben presto però egli dedicò la sua attenzione su altri soggetti, difatti, i dipinti che lo caratterizzeranno saranno soprattutto le sue nature morte, conosciute anche come “bodegones”, perché quasi sempre ambientate in taverne o cucine popolari. Per circa venti anni, fu considerevole  il successo della sua bottega, che raccolse enormi consensi tra la borghesia di Toledo. Ma all’improvviso nella vita di quest’uomo vi fu una svolta radicale, ed inspiegabile, voluta probabilmente dalla Providenza!!!  Juan Sánchez Cotán, a quarantatre anni, decise di chiudere la avviata bottega, rinunciare al successo ed alla fama per ritirarsi in un convento. Egli redasse in data 10 agosto del 1603, una sorta di testamento contenente un inventario di tutte le sue opere, circa sessanta dipinti, la metà dei quali di tema religioso, tredici ritratti, e soprattutto i nove famosi “bodegones”. Dopo aver trascorso un breve periodo presso gli agostiniani per prepararsi alla ben più austera vita monastica certosina, egli fece ingresso alla certosa di Granada, dove fece la sua professione come converso l’8 settembre del 1604. All’interno della clausura, egli ha continuato la sua attività pittorica sapendola ben conciliare con l’attività monastica della severa regola certosina. Due anni dopo, al termine del periodo di noviziato fu mandato a Sègovia, alla certosa di Santa Maria de El Paular, dove vi rimase fino al 1612, anno in cui fece ritorno a Granada. Fu in questa certosa, che  tra il 1615 ed il 1625, realizzò un apprezzato ciclo pittorico di otto quadri, di grandi dimensioni, per abbellire le pareti interne del chiostro, riguardante la storia dell’Ordine di San Bruno. La sua fama di pittore, riuscì  sempre a coniugarla con quella che gli attribuirono i suoi confratelli, per la sua caritatevole disponibilità verso tutti. Il “santo fra Juan”, come amorevolmente fu soprannominato dalla sua comunità, non rinunciava mai a sacrificarsi anche nei lavori più umili. Egli si spense, in odore di santità, e tra l’amore dei suoi confratelli l’ 8 settembre del 1627, lo stesso in cui egli fece la sua professione, il giorno dedicato alla Natività della Beata Vergine Maria. Le sue opere oggi hanno un valore enorme, e sono la testimonianza di uno dei principali interpreti del barocco spagnolo, egli seppe infondere nelle sue opere una austerità tipicamente religiosa, anche e soprattutto nelle nature morte. Pur avendole realizzate principalmente prima della sua decisione di diventare certosino, egli dipinge infatti frutta, verdura, ortaggi, uccelli e pesci, che come sappiamo rappresentano l’essenza dell’austero cibo monastico.  Realismo e misticismo si sposano brillantemente in tutte le sue pregevoli realizzazioni pittoriche. Nell’attesa di poter vedere risplendere le opere recentemente restaurate, vi offro una carrellata di immagini dei principali dipinti di Frà  Juan Sánchez Cotán.

“Bodegones”

Soggetti religiosi


La storia dell’Ordine certosino

Questo è un particolare del dipinto precedente, nel quale notiamo il primo certosino dalla destra  che è l’autoritratto di Frà Juan Sánchez Cotán.