• Translate

  • Follow us

  • Memini, volat irreparabile tempus

    aprile: 2023
    L M M G V S D
     12
    3456789
    10111213141516
    17181920212223
    24252627282930
  • Guarda il film online

  • Articoli recenti

  • Pagine

  • Archivi

  • Visita di Benedetto XVI 9 /10 /2011

  • “I solitari di Dio” di Enzo Romeo

  • “Oltre il muro del silenzio”

  • “Mille anni di silenzio”

  • “La casa alla fine del mondo”

  • Live from Grande Chartreuse

  • Inserisci il tuo indirizzo email per seguire questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi e-mail.

    Unisciti a 659 altri iscritti
  • Disclaimer

    Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Rare immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.


Una lettera di Bernardo di Portes

Nell’articolo odierno voglio offrirvi il testo di una lettera inviata da Dom Bernardo di Portes, certosino dell’omonima certosa. Egli prese l’abito monastico nel 1125, e fu amico di san Bernardo di Chiaravalle, con il quale ebbe numerosi scambi epistolari. Questa amicizia condusse l’abate a visitare la certosa di Portes, dove potè apprezzare le virtù di questo pio anacoreta certosino, tanto da indurre san Bernardo a convincere Papa Eugenio ad elevarlo a dignità episcopale. Il certosino fu nominato vescovo di Belley nel 1136, e rimase in carica fino al 1146 allorquando egli ottenne dal Pontefice di poter ritornare alla vita monastica. Tornò alla certosa di Portes dove fu nominato Priore nel 1146, dove potè così vivere i suoi ultimi anni nel silenzio della vita claustrale fino al 16 dicembre del 1152, giorno della sua dipartita. La sua umiltà, la sua pietà e le sue virtù, furono di esempio per i suoi amati confratelli. Oltre a ricordare il suo spessore spirituale, vi offro una lettera che egli scrisse in risposta al recluso, in una cella di rigore, Raynaud de Saint Rambert, che gli chiedeva una retta regola di vita.

A voi il testo, alquanto lungo, ma che merita tanto.

“Mi chiedi di esporti per iscritto in qual modo tu debba vivere in presenza del Signore: una richiesta certamente onesta, ma tale che potrei ragionevolmente schermirmene. Per non darti tuttavia l’impressione che io manchi di carità, procurerò di rispondere alla tua richiesta non come, beninteso, sarebbe confacente al tema, ma come appunto me lo suggerisce la carità.

Voglio però avvertirti che io non intendo affatto disegnare per te una regola di vita fissa e stabile; voglio piuttosto indicarti brevemente le pratiche che mi sembrano adatte a te fra quelle che la vita eremitica ha l’abitudine di osservare. Se però avrò a prescriverti delle regole che ti sembreranno o troppo dure o troppo lievi, sarà tuo compito temperarle o renderle più severe, a seconda che il Signore te ne dia la volontà e la facoltà.

Osserva tuttavia sempre – questo ti raccomando sopra ogni cosa – la giusta misura che gioca un gran ruolo sia nei progressi sia nella possibilità di perseverare nella vita eremitica. Coloro infatti che cominciano – siamo soliti chiamarli novizi – dopo aver affrontato prove per lo più superiori alle loro forze – e ciò perché al loro fervore non si accompagna il senso della misura – vedono venir meno la perseveranza (e questo è deprecabile); ovvero, incorrendo in qualche grave malattia del corpo, e talora anche della mente, sono costretti a tornare a pratiche meno dure, e addirittura troppo facili, cui invece avrebbero dovuto rinunziare del tutto.

Parliamo anzitutto del silenzio. Mi sembra che tu debba assolutamente osservare il silenzio da Compieta a Prima durante l’estate, fino a Terza durante l’inverno.

Pur dovendo sempre, per quanto lo permettono le circostanze, aspirare al silenzio e cercarlo, soprattutto di notte non devi violarlo, tranne che una necessità impellente non ti costringa a farlo. Allora esprimiti con poche parole, proferite con modestia. Quanto alle parole oziose e di nessuna utilità, non solo non devi mai pronunciarle, ma nemmeno ascoltarle da alcuno.

Nessuno osi riferirti pettegolezzi, scurrilità, e nemmeno notizie sugli avvenimenti esterni. Ascolta volentieri soltanto quelle cose per le quali tu possa ringraziare Dio, se sono benefici divini, o implorarlo, se sono notizie tristi e funeste.

Chiunque venga da te ascolti buone parole, o te ne dica. Se poi ti visitano uomini religiosi o eruditi, sii sempre più pronto ad ascoltare i loro buoni discorsi che a parlare.

Se ti sforzerai di osservare queste cose, i fantasmi delle vanità non ostacoleranno la devozione del tuo cuore nella salmodia e nella preghiera.

Continuiamo con le occupazioni spirituali o corporali. E’ noto che l’ozio è nemico dell’anima, e l’Apostolo dice: Chi non vuol lavorare, neppure mangi (2 Ts 3,10). E’ necessario dunque che il tentatore ti trovi occupato in qualche opera spirituale o corporale per tutto il tempo durante il quale veglierai.

Mi sembra anche conveniente che tu varii queste tue opere con ordine(1 Cor 14,40), secondo le parole dello stesso Apostolo. Dunque dedica agli esercizi spirituali le ore del mattino fino a Terza in inverno, e in estate fino a Prima. Chiamo opere spirituali la preghiera, la lettura di testi sacri, la meditazione e la salmodia.

Per il resto della giornata, fino a Vespro, sii occupato in qualche utile lavoro manuale, ma in maniera da interromperlo con brevi preghiere. Dopo Vespro, ricordati di dedicarti alle opere spirituali e di osservare anche allora, per quanto potrai, il silenzio. Dopo Compieta, non tardare a dar riposo alle membra.

Nei giorni festivi occupati soprattutto delle realtà spirituali, nella misura in cui il Signore vorrà concederti il fervore e la grazia di farlo.

Sappi che è meglio ricorrere, di tanto in tanto, a qualche lavoro manuale piuttosto che sonnecchiare su una lettura, e incorrere nel tedio per la sua prolissità; in modo tale che, dopo esserti dedicato a qualche lavoro, tu possa riprendere con più fervore, dopo questo gradito cambiamento, la preghiera o la lettura.

Ma allora attendi ad un lavoro che possa essere fatto in tranquillità e senza rumore, per non disturbare gli altri. Bada anche di non avere mai per l’attività manuale una sollecitudine che ti renda pigro o tiepido verso l’orazione, o verso le altre opere spirituali che devi compiere.

Non bisogna anteporre gli esercizi corporali a quelli spirituali, ma devi porre incomparabilmente più in alto quelli spirituali. I primi siano eseguiti a suo tempo con zelo e con energia. Ma a Dio non piaccia che la cura o la preoccupazione verso di essi siano di ostacolo al tuo fervore o alla tua pietà per le realtà dello spirito. L’Apostolo dice: Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti (Fil 4,6).

Fa’ senza sosta quello che insegna la Scrittura e che ti ho ricordato: Con ogni cura vigila sul cuore perché da esso sgorga la vita (Prv 4,23). L’animo umano è instabile e se non è tenuto, con l’aiuto del Signore, sempre impegnato in sante occupazioni, si distrae dietro pensieri vani e impuri, che il tentatore non cessa di suggerire e di evocare; così difficilmente uno riesce a raccogliersi nell’orazione e nella salmodia.

Accostati alla lettura con spirito devoto e pieno di desiderio, per attingere qualcosa da cui tu possa trarre esempio nella vita ovvero, se il Signore si degnerà concedertelo, per esser confortato dalla dolcezza delle parole e dei misteri divini.

Con questo zelo, con questa attenzione leggi successivamente tutte le Scritture che potrai avere, non per inorgoglirti del tuo sapere, ma per edificarti nella carità. Quei passi della Scrittura che non potrai penetrare con l’intelletto, rispettali umilmente come misteri divini, e rinviane piamente la comprensione, finché non entrerai nel santuario di Dio e ne intenderai le meraviglie.

Coloro che vivono in solitudine sogliono essere intimamente turbati e avere qualche nube di malinconia sotto l’istigazione del diavolo. Il nemico inveterato conosce diverse maniere di nuocere ai servi di Dio, per impedire che preghino e attendano alle loro sante occupazioni.

Per poter distogliere o trattenere l’animo dal suo santo ardore, il maligno si sforza di provocare ora tristezza ora un’ira irragionevole; ora l’orgoglio, ora il ricordo di qualche ingiuria; ora la vana memoria di quanto fu detto o fatto o che bisogna fare, ora pensieri impuri; ora la tepidezza dell’animo, ora il torpore del sonno.

E, se sente che non gli si resiste nelle cose più piccole, ci stringe nelle catene di tentazioni più forti. Preferisce disseminare delle trappole piuttosto che porre degli ostacoli. Tuttavia, non cessa di porre inciampi, per quanto è in suo potere, a coloro che non può far cadere nei suoi tranelli.

Però Dio è fedele-dice Paolo – e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla.(1 Cor 10,13). Armati della potenza della preghiera contro questi e contro tutti i generi di tentazione, e anche contro le illusioni notturne; afferra quello scudo del quale l’Apostolo dice: Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno (Ef E, 16). Il sincero amore e la fervida fede nella croce di Cristo rendono vane tutte le macchinazioni del nemico; e l’orazione accompagnata dalle lacrime respinge vittoriosa ogni genere di tentazione.

Sono queste le armi e questi i combattimenti spirituali che sostieni sotto gli occhi del Re, al cui seguito hai cominciato a prestare servizio. Devi sapere che tu hai chiuso in isolamento il tuo corpo e l’hai sottratto agli affanni esterni, perché il tuo cuore possa attendere liberamente a tale lotta.

Dagli uomini sei reputato grande, poiché ti si dirà solitario; ma agli occhi di Dio sarai grande solo eseguendo con ogni zelo e attenzione quanto ti ho esposto. Gli uomini considerano solo le apparenze; l’Altissimo giudicherà le disposizioni interiori.

E quando vedrai che non sei in grado di adempiere simili precetti, confessando umilmente la tua mancanza di generosità e la tua imperfezione davanti a Dio, chiedi con grande ardore l’aiuto della grazia a colui che dice: Senza di me non potete far nulla (Gv 15,5). Ti capiterà in effetti di scoprirti spesso torpido, spesso meno gagliardo; sappi che la grazia divina recede di tanto in tanto, perché tu debba confidare nel suo aiuto e non abbia eccessiva fiducia nella tua virtù.

Così il Padre buono sa guarire la superbia con l’umiltà. Se egli non ci diminuisse di tanto in tanto la sua grazia, la mente umana si inorgoglirebbe: credendosi capace di realizzare da sola la giustizia, cadrebbe più gravemente nella superbia. Ma se Dio ci abbandona nei momenti di orgoglio, lo fa per ritornare con grazia più clemente a chi si è umiliato; egli dorme nella tempesta in modo che, chiamato dalle preghiere, possa comandare ai venti e al mare, e ristabilire la tranquillità.

Quando avrai imparato da Cristo ad essere mite e umile di cuore, colui che resiste ai superbi ma concede la sua grazia agli umili, per mezzo dello Spirito Santo ti donerà, se la cerchi, la chiedi e la invochi, la carità: la grazia maggiore che Dio dona all’uomo in questa vita.

Appena la carità comincerà ad ardere nel tuo cuore, lo dilaterà al punto che tutto ciò che ti sembra duro o difficile nei precetti divini, ti diverrà semplicissimo. Dilaterà, dico, in tal modo il tuo cuore e renderà così dolce e lieve tutto ciò che ti sembra aspro o duro, che in verità dirai: Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore. E anche: Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia più che in ogni altro bene (Sal 118,32.14).

Sappi che questa carità non è nient’altro che l’amore verso Dio e verso il prossimo. Perché due sono i comandamenti, ma la verità è una. Quando il Signore parla dei due comandamenti dice: Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti (Mt 22,40). Quando l’Apostolo parla della carità, che è una, dice: Pieno compimento della legge è l’amore (Rm 13,10).

Due quindi sono i comandamenti, ma una è la carità che ci consente di porli in atto.

I comandamenti sono nella legge, ma la carità, per mezzo della quale corriamo al loro adempimento, è nel nostro cuore. Senonché non può trovarsi nei nostri cuori generata da noi o per mezzo nostro. L’amore di Dio – dice l’Apostolo – è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato(Rm 5,5). Quest’amore tu chiedilo incessantemente con la più grande insistenza e devozione possibile a colui dal quale proviene ogni buon regalo e ogni dono perfetto (Gc 1, 17).

Un testo assolutamente edificante per consolidare certezze nel percorso monastico che il giovane Raynaud de Saint Rambert aveva intrapreso, ma  cedendo alle umane debolezze.

Un giorno di festa alla certosa di Portes

Un giorno di festa alla certosa di Portes

fratello Marijo2

Lo scorso 27 giugno, si è tenuta alla certosa di Portes una cerimonia per celebrare il 900° anniversario della sua fondazione. Una giornata speciale, di festa, nella quale si è svolta una funzione liturgica all’aperto, fuori le mura della certosa. Una rarità, visto che nei suoi novecento anni di storia ciò è accaduto solo tre volte,  nel 1978 in occasione dell’anniversario della morte di s. Antelmo, e nel 1984 per i novecento anni della fondazione dell’Ordine certosino.  E’ stata celebrata alle ore 15 una messa solenne presieduta dal Vescovo di Belley-Ars Pascal Roland, ed in questa occasione vi è stata anche la cerimonia di ordinazione sacerdotale di un nuovo fratello certosino.

Hanno assistito alla funzione migliaia di fedeli accorsi all’esterno della certosa per partecipare all’evento.

Una doppia occasione per festeggiare una giornata davvero speciale.

Ma chi è questo fratello certosino?

Maryo Szymkowiak, questo è il suo nome ed è un polacco di 42 anni, del quale già vi avevo parlato in occasione della sua ordinazione diaconale, ma  proverò oggi a raccontarvi la sua storia personale.

A soli 19 anni Maryo, proveniente da una solida famiglia cristiana molto praticante, si reca presso un convento di benedettini. La sua fede è basata sulla cultura, in un epoca in cui nel suo paese vi è ancora il regime comunista. Egli dice:” “la fede è più in linea con un fervore patriottico che ha permesso di rimanere saldi di fronte a una specie di fede senza persecuzioni … Con entusiasmo. ”

Viene accolto, ma dopo solo un anno non sentendosi particolarmente motivato a quel tipo di vita monastica decide di uscirne. Nei successivi cinque anni Maryo si riversa nella vita laica. Venderà scarpe, continuerà i suoi studi in scienze politiche ed economia frequenta amici ed incontra una ragazza con la quale flirta. “Ma io ho lavorato per la vocazione. In maniera inconscia, la mia anima potesse assaporare qualcosa, come se Dio mi aveva toccato profondamente dalla sua grazia. Non ero solo, non riuscivo a trovare un senso alla mia vita. Quando Dio passa da voi, non vi lascia in pace. Nessun altro rapporto può sopraffare. Anche la mia ragazza ha ritenuto che il mio cuore non era realmente per lei ” . “Dio non è una rivoluzione nell’anima”.

Trascorso questo periodo, Maryo, torna prima dai benedettini, ma poi si rende conto di avere bisogno di una vita più contemplativa e giunge ai Trappisti. Impara il francese abbandona la Polonia  e raggiunge l’abbazia di Tamie in Alta Savoia. La vita contemplativa, dice, “necessita di molta maturità: spirituale, umana, e  la salute psicologica deve essere robusta. ”  dai monaci di Tamie egli ha ricevuto molti insegnamenti, ma presto si rende conto che la sua vocazione è altro, e lascia l’abbazia. Ritorna a fare qualche lavoro, ma nella sua mente e nella sua anima, l’idea della solitudine è predominante. Nel 2001 entra in contatto con la comunità della certosa di Portes, e lentamente dopo un breve ritiro comunica al Priore di voler far parte della comunità chiedendo di essere accolto. Viene ammesso come postulante, ma dopo solo due mesi trascorsi in un rigido inverno e tante difficoltà Maryo su consiglio del suo padre spirituale decide di uscire dalla certosa.  Riprende la sua vita, ma tra mille tormenti e tra chi gli dice di non avere stabilità mentale, egli soffre. Lentamente la Provvidenza sta facendo maturare in lui il convincimento definitivo di una scelta apparentemente non idonea alla sua personalità.  Nel 2005 Maryo giunto ormai a 32 anni d’età, arriva nuovamente a Portes, dove viene accolto con amore, e dopo pochi giorni diventa sacerdote al servizio della comunità monastica certosina. Egli in quell’occasione parafrasando Giovanni (..ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre) esternerà la sua volontà:

“Voglio che Dio faccia la sua opera attraverso di me. E ‘un dono di sé, dell’amore assoluto. ”

Invito tutti voi cari amici a pregare per questo nuovo certosino, che corrobora la comunità di Portes nel giorno del novecentesimo anniversario. Concludo questo articolo dal contenuto gioioso con una affermazione del Priore di Portes:Noi qui ci troviamo nell’ essenziale. La vita monastica non è un ritiro, è un dono di sé, si deve dare in amore, dall’amore. Dico spesso che un buon monaco sarebbe diventato un buon marito ed un buon padre “

Auguriamo inoltre al fratello Maryo Szymkowiak una lunga vita monastica.

Intervista ad un certosino della certosa di Portes

Intervista ad un certosino della certosa di Portes

Un monaco percorre il corridoio

La certosa di Notre Dame di Portes è uno dei tre attuali monasteri maschili dell’Ordine dei certosini che esistono in Francia e quest’anno 2015 celebra (l’anno in cui la Chiesa lo dedica alla vita consacrata) 900 anni di fondazione. Una opportunità per una breve conversazione con un monaco certosino, un reportage dalla piccola, ma bella certosa di Portes. Lasciamoci sedurre dalle profonde risposte date dal certosino all’intervistatore.

Cosa ti ha fatto diventare un monaco?

Nel mio caso, è stata una chiamata ad una vita di preghiera, come un eremita e nessun’altra forma di vita, sacerdotale o consacrata, perché la chiamata di Dio è stata un appello intimo e personale ad un incontro con Lui nel deserto. È questa immagine di un vigile, di sorveglianza permanente, di una vita monastica di radicalità, che era nel cuore di quello che ho individuato nella Chiesa, e che è stata la mia vocazione alla vita monastica nella certosa. Credo che le persone, nel loro processo di discernimento vocazionale, possono passare attraverso diversi fasi. Ci sono persone che si sentono chiamati alla vita religiosa o sacerdotale. Però il mondo farà il suo lavoro, molti si allontaneranno o abbandoneranno completamente questa vocazione. Altri, invece, ritorneranno in qualche momento.

Questo è successo a te?

Sì. Ho sentito la chiamata molto presto, intorno all’età di 9 anni, e poi ho avuto un percorso di 20 anni per costruire la mia risposta E questa risposta è stata costruita su un cammino di formazione cristiana ed umana. La vita mi ha dimostrato di poter rispondere positivamente a questo invito, ho dovuto prepararmi in molte cose, ho dovuto purificarmi in una serie di situazioni nelle quali il mondo mi chiamava. Forse…ho dovuto fare un processo di crescita di acquisizione di maturità umana, prima di dare il salto a questo mondo strano e misterioso che la vita monastica in certosa può essere, ma se visto dall’esterno.

Sei un monaco certosino. Cosa è essere certosino?

Essere monaco è vivere nel cuore della Chiesa. È essere un discepolo di Cristo, è essere un battezzato che vuole fare parte del Corpo di Cristo. È anche uno che guarda al di là del rapporto intimo con Dio, che vuole vivere una spiritualità di incontro permanente con il Signore. E Lui è a disposizione di tutti i credenti. Tutti i battezzati sono invitati a seguire Cristo.

Ma così, tanto radicale?

C’è solo un tipo di radicalità nella sequela di Cristo e questo è comune a tutti i battezzati. Se ogni cristiano vuole veramente vivere il loro cristianesimo, allora si tratta di un “radicale”. Non siamo cristiani migliori o più “radicali” perché siamo monaci. Siamo cristiani che solamente assumono questa condizione di battezzati e seguono Gesù Cristo nel deserto. In che cosa siamo “radicali”? Perché abbandoniamo la futilità e le mode fugaci e mutevoli che il mondo ci offre? Siamo solo cristiani che, pazientemente, attendono la venuta del loro Signore.

Che cosa significa essere un monaco nel mondo di oggi?

Si tratta di un essere inutile alla società attuale! Un essere senza successo, che nulla porta alla società. In una società in cui tutto deve essere utile, dove tutto deve portare qualcosa. Ma mi fa molto comodo nel dire che io sono un inutile agli occhi della società attuale. Ma ancora, nonostante tutto in questo mondo così materiale, non credi la quantità di persone che vengono qui, bussano alla nostra porta e come sono segnati dalla presenza di questi uomini che vivono una vita di rinuncia del materialismo imperante, una vita di preghiera, solitudine e silenzio. Direi … toccati dalla fede di questi uomini. Forse la vita monastica, anche se ha un apparente inutilità, può rivelare il cuore dell’umanità. Nonostante la nostra vita nascosta e lontana dei riflettori del mondo, arrivano a noi tante lettere, testimonianze di persone o gruppi parrocchiali, segnati con la testimonianza della nostra vita. E noto…noi non facciamo nessun apostolato, ma riceviamo questo ‘feedback’, che ci sorprende. Forse Dio vuole tornare all’umanità attraverso di noi. Siamo strumenti molto (evanescenti) pallidi! Non facciamo nessun ‘show’ neanche nel teatro dal palcoscenico del mondo esterno. Qui solo proviamo di vivere le nostre vite consacrate.

Gioiosa notizia dalla certosa di Portes

Gioiosa notizia dalla certosa di Portes

comunità Portes

La gioiosa comunità di Portes  

Ancora una bella notizia per l’ordine certosino, testimoniata dal reportage fotografico che vedrete in seguito.

Il 28 settembre scorso un 41 enne di nazionalità polacca di nome Maryio, è stato ordinato diacono e nel prossimo mese di giugno diventerà sacerdote certosino. Egli è entrato nella certosa francese di Portes nel 2006, lo scorso anno ha emesso la professione solenne a seguito del percorso classico, ovvero pochi mesi di Postulato, 5 anni di Noviziato e 2 anni di preparazione alla professione solenne. Questa ordinazione è motivo di orgoglio per la comunità di Portes, che quest’anno compie novecento anni di storia (1115-2015), e per tutta la comunità cristiana. La scelta di appartenere ad un ordine religioso eremitico, caratterizzato dalla severa disciplina e l’abbandono di tutto, dimostra come nel XXI secolo l’espressione degli Statuti “separati da tutto, siamo uniti a tutti: e così, in nome di tutto ciò che ci troviamo in presenza del Dio vivente.”sia di grande attualità. Le immagini che seguono testimoniano la celebrazione dell’ordinazione, svoltasi all’interno della chiesa della certosa, alla presenza del vescovo Mons. Guy-Marie Bagnard, della diocesi di Belley-Ars.La certosa di Portes dimostra il suo florido momento, con la presenza di sei giovani nel Noviziato (due candidati e due giovani che hanno fatto la professione temporanea) la comunità conta attualmente 17 monaci a fronte della capienza massima di 20. Un bel viatico per festeggiare i novecento anni di storia.

professione 1

professione 2

professione 3

Conosciamo Dom Dysmas de Lassus

Conosciamo Dom Dysmas de Lassus

Dom Dysmas de Lassus

Dom Dysmas de Lassus

Voglio proporvi una breve biografia del nuovo priore della Grande Chartreuse Dom Dysmas de Lassus (alla nascita Michel de Lassus) il nuovo “reverendo padre” dell’ordine, eletto recentemente.

Proviamo a conoscerlo meglio a due mesi dalla sua elezione.

Egli  è nato il 30 marzo 1956, a Versailles (Francia) è il quarto di sette figli, inoltre ha una sorella anch’essa religiosa in un ordine contemplativo, è infatti una suora Carmelitana.
E ‘ stato per caso, e durante il processo di discernimento vocazionale, che a 19 anni, il giovane Michel ha scoperto l’ordine di san Bruno. Dopo l’incontro con un certosino, nell’agosto 1977, gli fu permesso di fare un ritiro in Grande-Chartreuse. Dopo questa esperienza, si radicò in lui  la  ferma decisione di entrare nell’ordine, egli aveva ormai capito di aver trovato il piano che Dio aveva riservato alla  la sua vita

Michel aveva 21 anni.  L’unica preoccupazione che lo affliggeva era la vita attiva che aveva condotto fino ad allora. La nuova vita sembrava essere un po ‘contro la sua natura di giovane impegnato in tante occupazioni. Nel 1978, entrò nel noviziato e il 25 marzo 1980, ha fatto la  professione semplice e cinque anni dopo, ha ricevuto i voti solenni. Nel 1986, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale.
A Natale del 1990, fu nominato Maestro dei novizi e prefetto degli studi presso la Grande-Chartreuse. Per 22 anni, è stato responsabile per l’istruzione e la formazione dei giovani monaci nel monastero dell’ordine, fino a quando fu eletto priore della Certosa di Portes in Francia, succedendo a Dom François-Marie Velut eletto Priore Generale. Solo due anni (2012-2014) è rimasto in carica, poichè seguendo le orme del suo predecessore è stato eletto Reverendo Padre, dapprima dai confratelli della Grand Chartreuse e confermato poi dall’Assemblea dei Priori di tutte le certose in  data 7 novembre 2014.

Dom Dysmas ha riferito che, quando lasciò l’ufficio di Maestro dei novizi allla Grande-Chartreuse nel 2012, ha avuto la responsabilità di giovani aspiranti certosini, 650 in 22 anni che ha speso come un maestro dei novizi, dei quali solo 63 è venuto essere accettato al postulato. E di questi, solo dodici sono venuto alla professione solenne. Nel suo ultimo anno come maestro dei novizi (2012) era in Grande-Chartreuse tre postulanti (26-44 anni) e 8 novizi e professi semplici.

” Una cosa è voler essere un certosino, ma altro è avere la volontà di raggiungere questo obiettivo”.

(Dom Dysmas de Lassus)

La Comunità di monaci certosini di Portes nel 2012 (quando lui è divenuto Priore) aveva quattro fratelli professi, tre novizi professavano monaci e vi erano 8 postulanti. Il più giovane aveva 26 anni, i più anziano 87 anni. L’ultima ordinazione è stata nel 2004. Poco tempo fa, il 28 settembre 2014, è stato ordinato monaco a Portes al diaconato un giovane della Polonia che si prepara ora a ricevere l’ordinazione sacerdotale nel prossimo anno.

Lo affidiamo alle benedizioni di Dio e di san Bruno,

augurandogli

in questo nuovo compito
la sapienza e la forza!

 

STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS!

 

Il padre Bernardo prega nella certosa di Portes

Il padre Bernardo prega nella certosa di Portes

Il padre Bernardo prega nella certosa di Portes

Il dipinto di Carducho che oggi analizzeremo, ci porta alla conoscenza di un monaco certosino della certosa di Portes. Il soggetto in questione è Bernardo di Portes, appartenuto ad una importante famiglia del luogo, di lui si sa che divenne certosino nel 1125. Strinse una forte amicizia con Bernardo di Chiaravalle, con il quale mantenne un rapporto epistolare. Nel 1136, per le sue doti fu eletto vescovo della città di Belley, durante il suo episcopato mantenne nel cuore la vita certosina. Fu dimissionario nel 1146, e pochi anni dopo, esattamente il 16 dicembre del 1152 morì in fama di santità.

Per questo motivo, Carducho raffigura al centro della scena il certosino Bernardo, genuflesso davanti ad un altare con il crocefisso nella certosa di Portes. Egli con le mani giunte e con espressione estatica sembra chiedere protezione per il mandato di vescovo, che lo raggiunse mentre svolgeva la vita claustrale con estrema devozione. Sullo sfondo, notiamo invece la rappresentazione degli episodi che avvennero dopo la sua morte. Un gruppo di pellegrini, mendicanti, storpi e donne con bambini che chiedono l’intercessione del santo certosino per una guarigione. Sulla sua tomba accorrevano in tanti per ricevere grazie, essendosi diffusa la fama della sua santità. Anche in questo caso sembra che il pittore voglia far rilevare il contrasto dei due momenti, raffigurati sapientemente, ovvero il donarsi al Signore per poi poter donare grazie.

 

 Puzzle

preview72 pieceIl padre Bernardo prega nella certosa di Portes

Eletto il nuovo Priore Generale dell’Ordine certosino

Eletto il nuovo Priore Generale dell’Ordine certosino

Dopo avervi diramato la notizia dell’ inizio delle votazioni per eleggere il nuovo Priore Generale dell’Ordine certosino, oggi con grande gioia sono lieto di annunciarvi la avvenuta elezione. A causa dei suoi problemi di salute da ricondurre ad un delicato intervento chirurgico subìto mesi orsono, il  Reverendo Padre Dom Marcellin Theeuwes, ha richiesto ed ottenuto “misericordia”, accettata e concessagli da Benedetto XVI il 22 agosto scorso, lasciando vacante il posto insediato quindici anni fa nel giugno del 1997.

Dom Marcellin Theeuwes

Dopo le rituali operazioni di voto, posso finalmente rivelarvi il nome del suo successore, ovvero il settantatreesimo Priore Generale, che risponde al nome di Dom François-Marie Velut eletto a pieni voti stamane alle ore 10. Provo a tracciare un suo breve profilo biografico. Michel Velut nasce il 30 dicembre del 1948, ed è stato inizialmente membro dei  Piccoli Fratelli del Sacro Cuore, dal 1970 al 1989, con il nome di Frate Michel della Santa Trinità. Poi la decisione di diventare certosino entrando alla Grande Chartreuse nel dicembre del 1989, ha fatto la solenne professione il 25 dicembre del 1991. Successivamente è stato nominato procuratore ed in seguito scriba. E’ stato poi eletto priore e maestro dei novizi della certosa di Portes il 1 giugno del 2001, fino ad oggi quando la Provvidenza ha voluto per lui un nuovo cammino. La figura di quest’uomo di grande personalità e spiccata spiritualità lo rende amato e benvoluto da tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo.

Dom Francois Marie Velut

Ringraziando Dom Marcellin per aver assicurato l’unità della famiglia certosina, ed augurandogli una salute migliore estendo i miei auguri al suo successore il nuovo Ministro Generale Dom François affinché possa essere il suo cammino benedetto da san Bruno, ed illuminato dalla grazia di Dio.

Invito tutti a pregare per san Bruno, per l’Ordine e per tutti i monaci certosini.

“Anche se c’è una grande austerità,questa libertà ci dà la sensazione di essere in vacanza tutta la vita! “

 

                                                      Dom François Marie Velut

Dossier certose attive: Portes

Certosa di Notre Dame de Portes

Veduta della certosa di Portes

Eccoci a trattare la  certosa di Portes, seconda tappa del nostro viaggio tra le certose in cui è ancora attiva la vita monastica. Portes, fondata nel 1115 è stata la seconda certosa edificata in territorio francese, e la terza certosa in assoluto in ordine cronologico, essa è situata nel comune di Benonces, nel dipartimento dell’Ain. Questa certosa è altrimenti nota come la “Chartreuse des Saints”, poiché nel corso dei secoli vissero al suo interno S.Ayraldo, S.Antelmo, S.Artoldo e S. Stefano di Chatillon, personaggi di spicco dell’ordine cartusiano. Questo piccolo monastero, è composto da solo undici celle, pertanto molto raccolto e poco noto. Ciononostante è stato oggetto di un interessante documentario, girato al suo interno nel 1985, da una troupe televisiva francese Ciné Art Loisir. Un film di Jean Claude Guerguy, che quasi come un antesignano del regista tedesco Philip Gröning e del suo «Il grande silenzio», realizzato nel 2005 all’interno della Grande Chartreuse, è riuscito a carpire i momenti salienti della vita in certosa. Oltre ad una carrellata di foto, voglio offrirvi un estratto di quel documentario del 1985. Questi documenti ci consentiranno di conoscere meglio gli ambienti monastici di Notre Dame de Portes. Seguirà un reportage realizzato nel 2008 riguardante sia la Grande Chartreuse che Portes, “Au dela du silence”.

Info e contatti

Questo slideshow richiede JavaScript.

Video estratto dal film del 1985

“La certosa di Notre Dame de Portes”

Au-delà du silence; ‘Grande Charteuse’ et ‘Chartreuse de Portes’-2008