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Dionigi e le preghiere liberatorie

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Oggi voglio raccontarvi un aneddoto accaduto a Dionigi il certosino, un altra testimonianza del rapporto che egli ebbe con il Purgatorio. Si narra, che il doctor extaticus assistette ad un episodio prodigioso che ora vi racconto. Giovanni van Loewen, prevosto di San Vittore a Xanten, fu un uomo molto caritatevole ed aveva fatto grandi lasciti e doni alla certosa di Roermond, dove in quel tempo era Priore Dionigi. Giovanni era altresì un personaggio molto importante e potente, egli aveva accumulato molti privilegi e prebende. Alla sua morte avvenuta il 23 dicembre del 1438, egli fu sepolto secondo la sua espressa volontà nella certosa di Roermond, il suo intento era quello di continuare a godere della compagnia di quei santi monaci ed usufruire delle loro preghiere.
Ma la sua anima fu condannata ad una dolorossissima pena in Purgatorio, come Dionigi scoprì.
Infatti il giorno stesso del solenne funerale, svoltosi in certosa, il Priore certosino assistette ad un fenomeno prodigioso. Dal catafalco del prelato uscivano terribili lingue di fuoco! Sgomento Dionigi chiese ad un confratello se anche lui vedeva siffatto fenomeno, ma il giovane asserì di non vedere nulla. A quel punto Dionigi colpito per quella visione dedusse che il defunto era in preda a pene pesanti, gli assicurò continue preghiere per la salvezza dell’anima. Nel primo anniversario della morte di Giovanni van Loewen, durante il canto delle Lodi, giunti al ” Benedictus”, Dionigi vide levarsi dalla tomba flebili fiammelle che rivelavano quanto le pene si stessero riducendo, ma non erano terminate e pertanto le preghiere divennero assidue.
In occasione del secondo anniversario Dionigi, in assenza di quel fenomeno ebbe la rivelazione che la liberazione del defunto dal Purgatorio era ormai giunta.
Le preghiere avevano dunque assolto il compito di liberare quella anima tormentata.

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Il martirio di quattro monaci nella certosa di Roermond

Il martirio di quattro monaci nella certosa di RoermondMartirio di quattro monaci nella certosa di Roermond

Il dipinto di Vicente Carducho che oggi vi offro è l’ultimo riguardante il martirio subito dai certosini della certosa olandese di Roermond. Questa tela, continua idealmente la rappresentazione dell’assalto delle truppe protestanti al convento, al quale evento il pittore volle dedicare ben tre tele.

In questa scena, vengono raffigurati, quattro poveri certosini aggrediti dalla furia brutale degli aggressori i quali a colpi di sciabola ghermiscono per poi uccidere i religiosi. Le mani giunte e l’aria di serenità delle povere vittime è l’unica contrapposizione dei monaci alla violenza sanguinaria dei soldati. Sullo sfondo le fiamme bruciano la certosa, mentre al centro della scena dall’alto in uno squarcio di cielo appaiono quattro angeli, con corona e palma simboli del martirio. Un alternanza di luci ed ombre che aiutano a farci calare nell’atmosfera di quel terribile 23 luglio del 1572.

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preview80 pieceMartirio di quattro monaci nella certosa di Roermond

Il martirio di Roermond di Vincent van Herck e Jan van Loewen

Il Martirio di Roermond di Vincent van Herck e Jan van Loewen

Il Martirio di Roermond di Vincent van Herck e Jan van Loewen

Il secondo dei tre dipinti di Carducho dedicati al martirio dei certosini di Roermond, si riferisce a quanto accadde all’esterno del convento. La mattanza degli inermi monaci continuò anche oltre le mura claustrali, laddove Vincent van Herck e Jean van Loeewen furono aggrediti e sparati con inumana ferocia dagli assalitori. Nella scena si vedono i soldati protestanti a cavallo ed a piedi armati di archibugio ed intenti a sparare e colpire mortalmente i due certosini. Vincent van Herck esclamò “Oh mio Signore Dio, fa che sia degno di morire come i miei confratelli” e gli aggressori cercarono di esortarlo ad abbandonare la fede in cambio della vita ma egli rispose “Oh signore perdona loro perché non sanno quello che fanno!!” (Luca 23,34) dopo ciò fu sparato con l’archibugio ed  ucciso. Sullo sfondo si squarcia il cielo per consentire la discesa di due angeli recanti in mano la corona e la palma del martirio da porgere ai due monaci brutalmente assassinati.

Il paesaggio sullo sfondo ed i volti degli aggressori e delle due vittime, sono realizzati con un impressionante realismo per farci calare nell’atmosfera cupa di quel 23 luglio 1572.

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preview80 pieceIl Martirio di Roermond di Vincent van Herck e Jan van Loewen

Il martirio dei certosini di Roermond

Il martirio dei certosini di Roermond

Il martirio dei certosini di Roermond

Il dipinto, del ciclo di Vicente Carducho, che oggi sottoporrò ala vostra attenzione ricorda il martirio dei certosini di Roermond. Esso fa parte di una delle tre ultime opere di questo ciclo pittorico, essendo l’avvenimento più vicino all’epoca del pittore spagnolo. L’episodio descritto e narrato attraverso le immagini, rievoca l’assalto delle truppe protestanti alla certosa olandese di Roermond sita nel vecchio ducato di Gelderland, all’epoca territorio spagnolo. L’accanimento e la ferocia degli assalitori si abbatterono sugli inermi monaci, come vi ho descritto analiticamente in un precedente articolo. Fedele alla ricostruzione storica degli accadimenti terribili di quel 23 luglio 1572, Carducho comincia in questa prima tela a mostrarci cosa accadde all’ingresso della certosa. Il fratello converso, con le mansioni di portiere, Stefano van Roermond, fu il primo ad essere aggredito, e nonostante sotto la minaccia delle armi consegnò le chiavi del convento ai soldati, per evitare spargimenti di sangue, ebbe la testa fracassata, per poi essere mutilato ed ammazzato. In primo piano si evidenzia la truce e vile aggressione al povero religioso che ha vicino a se le chiavi ed il rosario. Sullo sfondo si vede invece l’uccisione di altri due fratelli conversi, uno dei quali, Johannes van Sittard, con le mansioni di fornaio come ci testimonia la cesta piena di pezzi di pane nell’angolo in basso a destra. I corpi trafitti da sciabole e l’abito monastico imbrattato di sangue rende alla perfezione la mattanza che commisero i violenti soldati protestanti contro gli indifesi monaci certosini.

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preview72 pieceIl martirio dei certosini di Roermond

Le reliquie dei martiri di Roermond

Le reliquie dei martiri di Roermond

Dopo avervi descritto nel precedente articolo, i particolari della tragedia del martirio dei certosini di Roermond, voglio descrivervi come anticipatovi la attuale collocazione delle loro sante reliquie.

Dopo l’eccidio, i corpi dei poveri martiri, orribilmente mutilati e straziati, furono dapprima esposti in piazza e vilipesi, poi interrati nel frutteto del complesso monastico. Solo tre anni dopo, le loro reliquie furono traslate in una cappella della chiesa, con un epitaffio voluto dal vescovo di Roermond Guglielmo Lindano. In una cappella della chiesa della certosa di Roermond, abbandonata dai monaci nel 1793, riposano ancora oggi le spoglie dei poveri monaci trucidati. A tal proposito voglio segnalarvi un dato davvero singolare,  riguardante tele collocazione. Nel 1926, a seguito di lavori di consolidamento, sotto uno spesso strato di intonaco è venuto alla luce un affresco risalente al 1500, ovvero ad una data antecedente il saccheggio ed il martirio. L’affresco accuratamente restaurato pochi anni fa, raffigura “Il Giudizio Universale”, con la rappresentazione dei demoni e dell’inferno e con la figura di Cristo su di un arcobaleno che sovrasta la scena. Appare curioso tutto ciò, e sembra una bizzarra profezia sulla sorte futura dei poveri certosini. Il culto ed il ricordo dei martiri di Roermond, di recente è stato commemorato nella “Caroluskapel”, come oggi si chiama questa parte del complesso certosino. In occasione della ricorrenza del 23 luglio, si svolge una messa solenne di requiem ed una processione, a cui fa seguito una particolare benedizione con acqua santa ed incenso, negli armadi contenenti delle scatole di legno con le  sacre spoglie, al fine di commemorare e rendere vivo il ricordo del sacrificio dei poveri certosini vittima della violenza protestante. Tali iniziative sono volte a far crescere il culto che potrebbe portare alla beatificazione mai avvenuta dei monaci brutalmente uccisi, ma anche come monito per i posteri affinché l’odio religioso non produca violenze inaudite come quelle che vi ho descritto.

Invito anche voi a celebrare i “dodici martiri di Roermond”, con la recita di questa umile preghiera:

Preghiera

Signore nostro Dio,

Nella vita e la morte dei martiri di Roermond
Tu ci hai dato un esempio
di intensa preghiera contemplativa e apostolica.

La loro dedizione e sacrificio
hanno aiutato le nostre regioni
per proclamare e conservare la fede cattolica
nei momenti difficili di apostasia e di persecuzione.

Preghiamo:
Il sangue di questi martiri
di essere fecondo anche ai nostri giorni.

Che anche noi siamo impegnati a sacrificare
per la proclamazione di fede
e approfondire la vita spirituale.

Vediamo attraverso la nostra preghiera e di apostolato
contribuire alla rinascita della fede nei nostri territori,
trovando il modo per riconquistare tuo Figlio
in unione con la sua Chiesa.

Che chiediamo
Per Cristo nostro Signore.

AMEN

I Dodici martiri di Roermond

I Dodici martiri di Roermond

Dopo circa quaranta anni dal massacro dei diciotto certosini avvenuto in Inghilterra nel 1535, un’altra vicenda storica coinvolse violentemente una comunità certosina, stavolta nei Paesi Bassi.

Gli avvenimenti che sto per raccontarvi necessitano di un antefatto storico. La certosa olandese di Roermond fu al centro della cruenta Guerra degli ottant’anni (1568-1648) che porterà l’indipendenza dei Paesi Bassi dagli spagnoli. Per effetto di tale conflitto, le truppe protestanti di Guglielmo I d’Orange, provenienti dalla Germania,  conquistarono la cittadina di Roermond, situata nel Limburgo, che venne brutalmente saccheggiata. La rabbia dei soldati protestanti si concentrò in particolare sulle chiese cattoliche ed i conventi, mietendo ventisei vittime tra sacerdoti e religiosi.

Ma il massacro che oggi rievocherò, interessò la certosa di Roermond ed i suoi monaci, che furono per più della metà brutalmente torturati dalla spietata violenza degli aggressori. La mattina di mercoledì 23 luglio 1572, la quiete claustrale venne sconvolta dalla violenta intrusione dei soldati di Guglielmo d’Orange al grido”Gelt!, Gelt!”, ovvero danaro!, argento!. La furia degli spietati mercenari protestanti, si abbatté sulla certosa  poiché nutriti da un odio verso i religiosi, ed alla ricerca di beni materiali come bottino delle loro scorribande. Al momento dell’irruzione, la comunità certosina impegnata nelle varie attività claustrali, fu sorpresa dalla inaudita violenza diventando, in momenti e luoghi diversi, le vittime sacrificali della brutale aggressione.

Proviamo ora a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti, iniziando con l’elencare i nomi dei dodici certosini che persero la vita, rispettando l’ordine e le modalità con le quali vennero uccisi:

Nella parte del monastero riservata ai Fratelli conversi morirono:

  •    Stefano van Roermond, il converso con le mansioni di portiere, che fu il primo ad essere aggredito, nonostante, sotto la minaccia delle armi, consegnò le chiavi del convento ai soldati, per evitare spargimenti di sangue egli ebbe la testa fracassata, venne mutilato ed ammazzato.
  •    Albertus van Winsen, fu il secondo certosino che i soldati incontrarono, egli era un anziano converso ex cuoco, ma ormai vecchio e malato perciò immobilizzato a letto da un ictus, fu ucciso selvaggiamente nel proprio letto senza pietà.
  •  Johannes van Sittard, converso, ricopriva le mansioni di fornaio, egli tentò di nascondersi sotto della legna accatastata, ma fu scoperto e ucciso.

All’interno della chiesa negli ambienti del coro, trovarono la morte

  • Erasmus van Maastricht, sacerdote, molto anziano, e con grossi problemi di deambulazione fu ucciso mentre era seduto su di uno sgabello situato all’ingresso della chiesa.
  • Matthias van Keulen, sacerdote, anch’egli anzianissimo e quasi deficiente, fu ammazzato sulla soglia della propria cella senza ritegno.

Negli ambienti interni della certosa furono aggrediti mortalmente

  • Henricus Wellen, diacono, fu accoltellato e si accasciò sull’altare.
  • Johannes van Luik, sacerdote, fu ucciso con un colpo di pistola alla testa.
  • Johannes Leeuwis, sacerdote, fu prima ferito ad una spalla e poi ucciso con una coltellata al cuore, si accasciò su di un altare
  • Johannes Gressenich, diacono, fu accoltellato vilmente alle spalle e gli fu trapassato un polmone, sopravvisse inizialmente al massacro ma mori qualche giorno dopo al monastero di Maes.
  • Severus van Koblenz, sacerdote, questi era ospite e proveniente dalla certosa di Coblenza, fu colpito fortemente alla testa ed il sangue che sgorgò dalla ferita schizzò violentemente a cinque metri d’altezza impregnando le pareti della chiesa . Il giorno dopo fu trovato il suo corpo in cucina, spogliato, lacero perché scorticato da vivo con acqua bollente!

Nel giardino morì

  • Paolo di Waelwijck, sacerdote, l’unico non certosino e segretario del vescovo di Roermond, Guglielmo Lindano, fu gravemente aggredito e brutalmente ucciso nel frutteto del monastero. Egli era ospite da pochi giorni dei certosini, nel tentativo di cercare un rifugio sicuro per sottrarsi alla ferocia dei protestanti.

 

Al di fuori del convento:

  • Wilhelmus Wellen, sacerdote, il procuratore del convento, ferito da un colpo di pistola ed ucciso in strada da un colpo di spada alla testa.
  • Vincent Van Herck, sacerdote, sagrestano, in strada fu orribilmente mutilato, venne deriso e schernito. Si narra che egli esclamò “Oh mio Signore Dio, fa che sia degno di morire come i miei confratelli” e gli aggressori cercarono di esortarlo ad abbandonare la fede in cambio della vita ma egli rispose “Oh signore perdona loro perché non sanno quello che fanno!!” (Luca 23,34) dopo ciò fu sparato con l’archibugio ed  ucciso.

Per la precisione vi menzionerò anche coloro che pur coinvolti nella indicibile mattanza, non persero la vita  quel giorno

I superstiti:

  • Dom Joachim Thoenjerloe Finora non ho menzionato la sorte del priore della certosa, il quale subito dopo l’assedio dei violenti soldati provò invano a fermare la loro furia sanguinaria, accresciuta dopo la rinuncia del priore alla folle richiesta della somma di 2000 fiorini. Il povero priore che provò a difendere e proteggere  la sua comunità, fu pestato e cacciato violentemente, nonché sparato da un archibugio che lo ferì gravemente ma non lo uccise Egli messo in fuga riuscì a raggiungere la certosa di Colonia dove per le gravi ferite riportate morì sei settimane dopo quel tremendo giorno.
  • Nikolaus Gangelt  un giovane certosino che ebbe spezzate entrambe le mani, che aveva giunte in orazione, svenne e tramortito ebbe la vita salva
  • Leonardo, diacono, il quale torturato non morì subito ma rimase  ferito e morirà  nella certosa di Vogrelsang
  • William Wellen, il cugino di Henry Wellen, che fu cacciato dal monastero  dopo avergli conficcato una spada nella testa.

Dopo l’eccidio, i corpi dei poveri martiri, orribilmente mutilati e straziati, furono interrati nel frutteto del complesso monastico, solo tre anni dopo, le loro reliquie furono traslate in una cappella della chiesa  e con un epitaffio voluto dal vescovo di Roermond Guglielmo Lindano. In un successivo articolo illustrerò l’attuale luogo di sepoltura. I fatti tragici che vi ho raccontato, furono descritti analiticamente nel 1608 dal certosino Dom Arnold Havensius, in“Historica relativo duodecim Martyrum Cartusianorum”, scritto in latino e quindi ciò non consentì una vasta divulgazione della storia di Roermond.

Viceversa, all’interno delle certose la memoria dei martiri è rimasta sempre viva e la diffusione fu consentita grazie alle opere pittoriche commissionate a diversi artisti, i quali immortalarono le cruente scene di quell’episodio. Esse sono oggi, una valida testimonianza di ciò che accadde. Spero, che attraverso questa narrazione possa contribuire alla divulgazione del culto di questi poco conosciuti martiri certosini, che anche se in condizioni diverse dei più noti martiri inglesi, morirono tragicamente per difendere strenuamente la propria Fede.

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Per la certosa di Granada, Frà Juan Sánchez Cotán, volle dipingere alcuni protagonisti di quella triste vicenda.

Anche Vicente Carducho dipinse nel 1632 il martirio di Padre Vincent Herck e di Jean Leeuwis (Lodieux) esposto attualmente al Louvre.