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Ricordando “Il cammino delle certose”

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Nell’articolo odierno, vorrei celebrare la regione in cui vivo, la Campania, che ha il privilegio di contare ben tre certose sul proprio territorio. In passato vi ho proposto la peculiarità della Toscana, come terra di certose proponendovi un video.

Le Certose di San Martino a Napoli, di San Giacomo a Capri e di San Lorenzo a Padula, sono stati emblemi di una civiltà plurisecolare che ha contribuito a formare l’identità della regione. Pertanto nel 2017, ha visto la luce una proposta turistico-culturale della Regione Campania insieme al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con la collaborazione scientifica del Polo Museale della Campania. Diversi eventi si sono svolti negli antichi ambienti monastici, oggi spazi museali, arte antica e moderna, musica e performance artistiche, in una gradevole miscellanea. Vi propongo un breve docufilm, realizzato per mostrare le strabilianti bellezze di queste tre perle incastonate nella regione Campania.

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Santa Messa in onore di San Bruno

busto in processione

Cari amici in occasione dei solenni festeggiamenti in onore di San Bruno, ho il piacere di condividere con tutti voi il video integrale della Santa Messa svoltasi stamattina alle ore 10:30 presso la Arcipretura Parrocchia di san Biagio V. e M. nonchè Chiesa Matrice di Serra San Bruno. La celebrazione eucaristica è stata presieduta da Sua Ecc. Mons. Vincenzo Bertolone (Arcivescovo Metropolita di Catanzaro Squillace) concelebrata da Dom Ignazio Iannizzotto (Padre Priore della certosa di Serra San Bruno) e dal Parroco Arciprete Mons. Leonardo Calabretta.

Preghiamo insieme San Bruno il cui busto reliquiario, è presente, eccezionalmente in questi giorni, sull’altare della Chiesa Matrice.

Augurandovi una buona festa del nostro amatissimo San Bruno, vi lascio al video della Santa Messa.

Messa

CLICCARE QUI PER IL VIDEO DELLA SANTA MESSA

LINK ALTERNATIVO

Devozione alla Mater Singularis Carthusiensis

La vergine dei certosini

A conclusione di questo mese mariano, mi piace ricordare che nessuno come l’Ordine certosino onora liturgicamente la nostra Beata Vergine. Oltre all’ufficio divino, i monaci certosini pregano quotidianamente l’intero piccolo ufficio della Beata Vergine Maria. In un opuscolo vocazionale dell’Ordine vi sono queste parole: “Maria svolge un ruolo primario nella vita solitaria di un monaco. Per quanto la fragilità umana lo consenta, la sua anima si sforza continuamente di avvicinarsi a Dio e rimanere fedele a questa alleanza sponsale di amore. Questo sforzo unisce il certosino in modo speciale con la Beata Vergine Maria, che siamo abituati a chiamare Mater Singularis Carthusiensis (la madre in particolare di tutti i certosini). La onoriamo con un affetto speciale recitando quotidianamente il suo piccolo ufficio e consacrando la nostra chiesa e comunità al suo Cuore Immacolato “.

In ogni certosa, si offre una messa quotidiana in onore della Madonna. Il sabato questa è una messa comunitaria, mentre in tutti gli altri giorni questa Messa viene celebrata privatamente dai Padri.

Alla fine dei Vespri ogni giorno, nell’Ufficio divino canonico, i monaci cantano la Salve Regina. L’ Angelus viene recitato quattro volte al giorno, uno in più rispetto ai tre tradizionali. I monaci pregano anche un’Ave Maria ogni volta che entrano nella loro cella individuale. Come sapete, il primo ambiente della cella viene appunto chiamato Ave Maria, poichè vi è sempre una immagine della Madonna al quale il monaco rivolge un saluto ogni qualvolta esce ed entra dalla cella.

l'Ave Maria

l’Ave Maria

È consuetudine recitare ogni ora dell’ufficio della Madonna prima dell’ora corrispondente dell’ufficio divino. L’unica eccezione è a Compieta dove la Preghiera notturna della Madonna segue Compieta dell’ufficio divino canonico. Così la giornata inizia con Mattutino della Madonna e termina con Compieta della Madonna; e così, l’intera giornata di preghiera è nell’abbraccio della nostra Beata Madre, confidando nel suo amore materno.

Ogni sera all’interno delle certose di tutto il mondo viene cantato l’inno Ave Maris Stella durante i Vespri della Madonna. In quell’inno la Madonna viene individuata come Felix Coeli Porta. Quelle parole parlano implicitamente del potere della sua intercessione, dell’amorevole Madre che Gesù non può rifiutare, della porta che conduce all’eterna visione beatifica, è la porta attraverso la quale Dio stesso è entrato nel mondo.

Nell’ultima preghiera del giorno, Compieta della Madonna, la nostra santa Madre conforta i suoi figli con queste parole che la Chiesa mette sulle sue labbra e viene letta ogni sera, tranne durante l’Avvento. Queste parole traducono dalla Vulgata latina come: “Sono la Madre del giusto amore, della paura, della conoscenza e della santa speranza“(Ecclesiasto 24:24) . Tale sentimento consolatorio dà la fiducia di pregare il Nunc Dimittis che segue: “ Nunc dimittis servum Tuum, Domine, secundum verbum Tuum in pace…- Ora allontana il tuo servitore, o Signore, in pace, secondo la tua parola. . “. (Luca 2:29).La combinazione di quei due passaggi della Sacra Scrittura e dell’ufficio della Madonna rende una bella serenità mentre si riposa per la notte.

A conclusione di questo articolo ecco per voi una considerazione di Dom Lanspergio

Maria non ci ha scelti come suoi servitori, ma come suoi figli e figlie. Figli e figlie che non è soddisfatta di proteggere e difendere, ma che desidera nutrire nel suo cuore, nutrire con squisita tenerezza. Da parte nostra, non permettiamoci di attaccarci al suo servizio come servi ma come suoi figli più affettuosi; lei stessa non ha posto limiti alla sua materna sollecitudine per noi. La onoriamo e la amiamo con affetto veramente filiale, meditando costantemente sulla sua vita e sulle sue virtù ”(Ioannes Lanspergius, Opera Omnia, vol. IV).

Mentre i certosini pregano l’ufficio della Madonna, uniamoci in preghiera anche noi:

Maria, Mater gratiæ, Mater misericordæ, tu nos ab hoste protege, et hora mortis suscipe” “Maria, Madre della grazia, Madre della misericordia, proteggici dal nemico e ricevi le nostre anime nell’ora della morte.”

Come accennato in precedenza, i certosini cantano la Salve Regina dopo i vespri canonici. Ecco un video che contiene questa deliziosa preghiera cantata dai monaci certosini.

Da Dom Antão Lopes un messaggio per la pandemia

stat vs covid

Negli ultimi mesi dello scorso anno, vi ho raccontato e testimoniato con interviste, testi audio, e video, la chiusura della certosa portoghese di Santa Maria Scala Coeli di Evora. Una storia che ci ha rattristato tanto.

Ma da quel 3 novembre scorso, giorno del trasferimento degli ultimi quattro certosini non vi ho più parlato di loro. Ebbene, un giornalista della rivista portoghese “Expresso“, ha provato a scrivere una missiva a Dom Antao Lopes, l’ex Priore della soppressa certosa chiedendogli le sue condizioni in questo terribile periodo di pandemia. Inaspettatamente, ha ricevuto una risposta che è stata pubblicata sulla rivista per cui lavora, e che io oggi vi propongo, tradotta dal portoghese.

Dom Antao Lopes

Facciamoci confortare dalle sagge parole dell’anziano certosino.

Noi, i quattro certosini di Scala Coeli, restiamo così giovani o così vecchi come quando eravamo a Évora. Due spagnoli (ed il portoghese), nonagenari, si trovano alla Certosa di Montalegre, vicino a Barcellona. Così ben curati e, quindi, così sani, come in Évora. Ed io, con più di ottant’anni, sono tornato alla mia certosa a Burgos, che avevo lasciato 66 anni fa. Ugualmente ben conservato… Noi siamo capaci di “durare”. Un mio co-novizio spera di compiere 100 anni questo novembre, se il virus non lo trova: vive nascosto nella cella. In Spagna ci sono circa ottocento conventi di clausura. Di loro, solo quattro (tre delle Clarisse, uno dei Carmelitani) hanno lasciato entrare il virus. La domenica delle Palme non c’era ancora nessun defunto. Vantaggi della clausura! Questo ci rassicura.

Hanno trascorso alcuni giorni di “ritiro” con noi. Abbiamo sempre rifiutato, in modo da non perdere il nostro ritiro. Lo dico perché molte persone ci invidiano. Certo, una settimana è facile. Ma hanno trascorso molte settimane. Ancora meglio! Iniziare costa, come mi è costato il noviziato. Ma con il passare del tempo, ci abituiamo a tutto. Penso, quindi, che per molte persone questa esperienza sarà una scoperta positiva. È già troppo se scoprono se stessi, sostenendosi più di prima.

Posso dirvi il nostro segreto, ciò che ci rende non solo rassegnati, ma anche felici nella nostra solitudine, nelle nostre celle. Direi che ci sono due consigli, uno esterno e l’altro interno. Innanzitutto, essere sempre occupato. Il monaco deve spazzare la sua cella, lavare i suoi vestiti, riparare, segare il legno che brucia; (abbiamo provato, secoli fa, a cucinare ognuno, ma per alcuni questo era un pericolo di morte, per fame o avvelenamento). Tuttavia, quando parlo di occupazione, mi riferisco alla preghiera e alla lettura. Dedichiamo un terzo della giornata al lavoro ed un altro terzo alla vita spirituale.

Alcuni suppongono ciò che intendo, altri non sospettano nemmeno. Il certosino non è solo, non vive da solo. Né è sufficiente la fede nell’esistenza di un Dio. È necessario ricordare la presenza di Dio. Ora, quando ci si pensa, la solitudine cambia, la solitudine cambia da deserto a paradiso. Dio basta, con Lui non abbiamo bisogno di nessun altro.

Commenterò una delle notizie che stiamo ricevendo: il divieto o l’impossibilità della liturgia eucaristica per il popolo di Dio. Ora noi, i certosini, non abbiamo Gesù Sacramento nelle nostre celle (come alcuni parroci nelle loro case), perché viviamo dalla fede nella presenza di Dio nelle nostre anime. E quella presenza ci rende felici. I cristiani cercano di vivere nella grazia di Dio e Lo sentiranno in loro, nei loro cuori. Forse dirò una barbarie, ma non è mia, è una citazione letteraria: ‘Non mi sono mai sentito più solo di quando ero con gli uomini.’

Soluzione al problema della solitudine…Al contrario, credere e sapere che Dio è in me, nella mia anima, è un’idea che non fallisce. Ovviamente, funziona meglio quando abbiamo la coscienza pulita. Ma anche quando dubitiamo di noi stessi, leggiamo nella Scrittura che “anche se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore”. Significa che, in compagnia di Dio, non siamo soli e con Lui siamo felici.

Quando ci hai scritto, hai ripreso il nostro motto che “il mondo continua a girare, ma la croce rimane” e hai detto che ora anche il mondo si è fermato. Questa tua idea è originale. Altri scrittori hanno confrontato la clausura dei monaci con l’attuale confinamento di tutti. La tua allusione all’arresto, ci fa pensare ad un altro aspetto della crisi, che può essere utile. Per me, che sono spagnolo, l’idea è più chiara, perché ciò che in Portogallo si chiama “disoccupazione”, la tragedia temuta per ora, qui si chiama “paro obrero” (interruzione del lavoro). La disoccupazione riceverà un aiuto economico statale. Il “paro” non ha medicina vitali per gli umani, necessaria per la salute psicologica. Anche con i sussidi, il “paro” sarà un dramma per molti, specialmente per i giovani, tanto o più di questo confinamento forzato, con cui hanno imitato la libera clausura dei certosini.

Vorrei dare un consiglio: impegnatevi ad aiutare gli altri. C’è il volontariato, c’è la Caritas. Forse il mondo bloccato, ma impegnato ad aiutare, può portare meglio la Croce che, come noi, i certosini, ricordiamo, Dio ha messo sopra il mondo.

Stat Crux Cartusialover

 

Emergenza Covid-19.Un messaggio dalla certosa

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Cari amici lettori del blog, in maniera del tutto inaspettata, a causa dell’ imperversare del maledettamente noto Coronavirus, pubblico questo articolo straordinario. Ma credo, che il suo contenuto possa provare a lenire le preoccupazioni e le sofferenze legate a questa emergenza. Si tratta del testo di un messaggio diffuso poche ore fa da Padre Priore della certosa di Serra San Bruno, Dom Ignazio Iannizzotto. Non aggiungo altro, vi lascio alle sue parole.

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Cari fratelli e care sorelle,                                                              10 marzo 2020

non avremmo mai pensato di trovarci in una situazione tale che si dovesse sospendere la celebrazione della Santa Messa per il pubblico, non solo nella cappella esterna della nostra Certosa, ma anche in tutte le chiese. Tuttavia dobbiamo attenerci alle indicazioni che le autorità hanno stabilito, nella consapevolezza che la responsabilità di tutti sarà l’unica via per superare questo momento di emergenza.

In questi giorni sono arrivate in Certosa molte telefonate di persone che volevano esprimere il loro dolore e la loro costernazione per la privazione della Messa e dell’Eucaristia. Vi siamo vicini con tutto il cuore e offriremo ogni giorno la vostra sofferenza sull’altare.

Noi certosini da sempre celebriamo l’Eucaristia in clausura separati da tutti, ma la nostra Eucaristia è stata sempre celebrata per tutti e in comunione con tutti. Adesso la straordinaria circostanza in cui ci troviamo ci chiama a vivere ancora di più questa speciale comunione: noi continueremo ogni giorno, come sempre, la solenne celebrazione comunitaria del Santo Sacrificio e lo faremo insieme a tutti voi, offrendo la nostra comunione soprattutto per coloro che in questo momento sono privati della partecipazione all’Eucaristia.

In questa situazione non bisogna lasciarsi andare spiritualmente, diventando apatici nei confronti della vita spirituale, ma piuttosto intensificare l’unione col Signore con la preghiera, offrendo a Dio la nostra impotenza, la nostra sorpresa, il nostro timore.

Ogni giorno, i monaci certosini, andando alla Messa conventuale delle 08.00, pregheranno in modo speciale per tutti coloro che non possono parteciparvi, vi invitiamo quindi ad unirvi alla nostra preghiera e alla consacrazione che farà il sacerdote sull’altare. Così come vi chiediamo di unirvi a noi anche per i Vespri, che vengono celebrati ogni giorno alle 17.00, alla fine dei quali faremo una preghiera speciale per l’epidemia.

Possa l’intercessione della Vergine Maria e di San Bruno nostro Padre liberarci da questo male e ridarci la gioia della fraternità.

Un caro abbraccio a tutti, in comunione di preghiera.

Fr. Ignazio

Priore della Certosa

 

Jean-François Ducis alla Grande Chartreuse

Jean-François Ducis e Grande Chartreuse

Jean-François Ducis alla Grande Chartreuse

Cari amici in precedenti articoli vi ho illustrato la visita di personaggi illustri alla Grande Chartreuse e le loro esternazioni a seguito di quella toccante esperienza. Cronin, Ippolito Pindemonte, ed oggi vi parlerò del poeta e drammaturgo francese Jean-François Ducis nominato per la sua fama membro dell’Académie Française nel 1779.

Egli visitò la casa madre dell’ordine certosino nel giugno del 1785, ed a seguito di quella visita ebbe a dire che : “Il mondo non ha un’idea di tale pace; è quella un’altra terra, un’altra natura; si sente ma non si può definirla, codesta serenità che vi entra nel cuore. … Beati voi, Certosini, che vivendo con Dio morrete in questi eremi.’ Beato chi viene a vedervi in questo posto che voi abitate, ma cento volte più felice chi non ne esce più.'”. Durante tutta la vita il monaco tenta di penetrare nel cuore di Dio mediante la fede e la carità e, con la preghiera assidua, la lettura spirituale, la meditazione e lo studio, cerca di crescere sempre più nell’amore e nella conoscenza di Lui “.

Come da tradizione, un ospite illustre prima di lasciare la certosa scriveva il proprio nome ed un breve commento, qualche verso o qualche massima a testimonianza del proprio rispetto e riconoscimento verso la comunità monastica certosina.

Il registro alla data 4 giugno 1785 annota quanto segue….

Che calma! che deserto! In profonda pace,

Non sento più ruggire le tempeste del mondo.

Il mondo è scomparso, il tempo si è fermato …

Inizi per me, terribile eternità?

Ah! Sento già che, in questo augusto recinto,

Un Dio confortante si degna di placare la mia paura ..

Lo so, è un padre, che ama gli umani. Perché avrebbe dovuto interrompere il lavoro con le sue mani? È quello che mi ha formato nel grembo di mia madre; vuole il mio pentimento, ma vuole che io speri. O tu che, su queste montagne imbiancate dagli inverni, venni a cercare gelate, una tomba, deserti, e che, volando più in alto, con il tuo amore estremo, sembravo, vicino al cielo, vivendo nel cielo stesso, che amo per vedere le tue impronte in questi luoghi santi. La culla del tuo Ordine è nascosta nei cieli. È lì che, dal Signore che ripete le lodi, la voce dei tuoi figli è salita al coro degli angeli. Lì, dai suoi falsi piaceri, attraverso il secolo perduto, il viaggiatore riflessivo sospirava spesso. Queste rocce, questi abeti, questo torrente solitario, tutto parla, tutto mi istruisce a disprezzare la terra, la terra, dove la felicità è un frutto estraneo, che sempre alcuni vermi in segreto vengono a rosicchiare. Durante tutto il dolore ho trovato lì le immagini. L’amore ha i suoi tormenti, l’amicizia i suoi oltraggi. Che desideri ingannati, lavoro superfluo! Tu che, vivendo per Dio, muori in questi ritiri, beato chi viene a trovarti nel porto dove sei, ma cento volte più felice di chi non lo lascia mai più!

Parole che testimoniano quanto la visita in certosa ebbe un forte impatto sul noto drammaturgo. Una poesia ed una lettera su questa esperienza vi proporrò ancora, per cogliere al meglio le emozioni profonde provate da Jean-François Ducis.

 

Il mio amore non è degno del tuo

Le Masson, Innocent

Oggi voglio proporvi un breve testo di Dom Innocent Le Masson, una riflessione sulla Eucaristia, che ci invita a meditare.

Il mio amore non è degno del tuo

Gesù mio, il dolce invito che fai a coloro che sono oppressi dai dolori e dalle fatiche di questa vita, di ricorrere a te per essere consolati, mi da coraggio di venire a te. È vero che non sono stato fedele alle tue parole, dimostrando che il mio amore non è affatto degno del tuo; ma appunto per questo ho più bisogno che mai di accostarmi al mistero del tuo amore, con il quale e per mezzo del quale posso osservare la tua parola. O sorgente d’amore, supplisci con la tua fiamma e con la tua pienezza a quello che mi manca; mutami, consumami, annientami, affinché non sia più io che viva, ma sia tu a vivere in me.
Gesù mio, vorrei poterti ringraziare infinitamente per la grazia che mi hai fatto di venire ad abitare nel mio cuore così misero. Vieni col Padre e con lo Spirito Santo e, benché io non vi ami che indegnamente, accettate di abitare nell’anima mia!

FAQ 4

Cartusialover Faq monk
La forma del vostro abito ha un significato particolare?
Il nostro abito si compone di una tunica serrata da una cintura di cuoio bianca, e un lungo scapolare (da noi chiamato cocolla) fornito di un cappuccio. Le parti posteriore ed anteriore della cocolla sono unite da due bande laterali, segno della nostra professione che ci lega al servizio di Dio. Queste bande danno alla nostra cocolla una certa somiglianza alla croce di Cristo.
Ci sono tra voi personaggi importanti?
No. Comunque ognuno di noi è importante agli occhi di Dio Padre.
Qualora lo decideste potete lasciare la vita monastica?
Siamo entrati liberamente in certosa e rimaniamo anche liberamente. Nell’ambito morale, tuttavia, dopo essersi consacrato a Dio per sempre con la professione solenne, ci deve essere una ragione veramente grave per lasciare la vita monastica. Il monaco non offre a Dio un perfetto sacrificio di se stesso se non è costante nel perseverare per tutta la vita nella sua vocazione, cosa che promette di fare liberamente con la professione solenne. Siamo qui per una nostra libera risposta ad una chiamata divina e il Signore, con la chiamata, ci dona anche la sua grazia per poter rispondere con generosità. La professione solenne è irrevocabile, comunque ci sono casi di confratelli che ci lasciano anche dopo i loro voti perpetui, ma sono una eccezione. Loro vengono accompagnati con tutto l’affetto della nostra carità fraterna e della nostra preghiera anche perchè ciò comporta un dolore per chi lascia e per la comunità. Il novizio può andarsene liberamente prima della professione.
Quante certose attive ci sono nel mondo? (dati aggiornati ad oggi)
Sedici certose maschili e cinque femminili.
In Europa ci sono tre certose in Francia (Grande Chartreuse, Montrieux e Portes) e tre in Spagna, (Miraflores, Porta Coeli e Montalegre) due in Italia, farneta e Serra san Bruno) una in Svizzera, (La Valsainte) una in Germania, (Marienau) Slovenia (Pleterje) e una in Inghilterra (Parkminster). Come saprete, anche gli Stati Uniti hanno una certosa, (Trasfigurazione) così come il Brasile (Medianeira) e l’Argentina (San Josè) e Corea del sud (Notre Dame) Per quanto concerne il ramo femminile, vi sono attualmente cinque certose di cui due in Francia, (Nonenque e Reillanne), una in Italia (Dego), Spagna (Benifaca) e Corea del Sud (Annunciazione).
Sono collegate tra loro?
Si, già i priori dell’Ordine, nel XII secolo, stabilirono di comune accordo che nella Grande Chartreuse presso Grenoble (Francia) fosse tenuto un Capitolo Generale al quale tutti affidarono le loro case per ottenere correzione e custodia, promettendo al medesimo Capitolo obbedienza in nome proprio e delle rispettive case. Il Capitolo Generale viene celebrato ogni due anni. Il priore della Grande Chartreuse è il Ministro Generale di tutto l’Ordine.

Da oggi l’intera sezione FAQ, è disponibile in una pagina statica situata sulla sidebar di sinistra.

Il certosino morto per una donna

1 monaco sul chiostro

E da molti anni che custodisco nel mio archivio una notizia di un fatto curioso accaduto ormai venticinque anni orsono. Un episodio che all’epoca scatenò polemiche e clamore. Siamo nella certosa di Farneta, in provincia di Lucca, la sera del 20 marzo 1995, nella sua cella l’ottantenne Dom Giacomo Del Rio, un nobile spagnolo che dopo aver combattuto come ufficiale franchista nella guerra civile spagnola aveva deciso di abbracciare la vita monastica certosina, era infatti dal 1940 diventato monaco certosino e dal 1975 viveva nella certosa toscana, si appresta ad uscire dalla cella per recarsi in chiesa. Nel silenzio e nell’isolamento della sua cella egli viene colto da un malore, un infarto pare stroncare il povero monaco, che si accascia a terra. Il Padre priore dell’epoca Dom Giovanni Battista Briglio( 1988-2001), resosi conto della assenza in chiesa del confratello che non tardava mai ad uscire dalla cella per il Mattutino, decise di verificare i motivi del ritardo. Dopo aver bussato alla cella e non aver ottenuto risposta decise di aprirla e, accortosi del malore occorso a Dom Giacomo provvide a chiamare i soccorsi. Dopo pochi minuti sopraggiunse un’ambulanza con i soccorritori, ma grande fu lo stupore della dottoressa rianimatrice, che alla sua vista le impedì di varcare la soglia della certosa poichè di sesso femminile. Il Priore tenne a rassicurare la dottoressa dicendo che il confratello era già morto e che pertanto il suo intervento sarebbe stato vano. Successivamente, dopo quei concitati momenti e l’incredulità dei soccorritori, sopraggiunse un altro staff medico con un dottore maschio, che entrando nella cella di Dom Giacomo Del Rio ne constatò il decesso.

Clamore e polemiche si alimentarono nei giorni successivi, ma Dom Giovanni Battista Briglio tranquilizzò tutti asserendo che il confratello era già deceduto tra la chiamata e l’arrivo dei soccorritori, ma che comunque la regola del divieto di ingresso di una donna in certosa è assolutamente ferrea.

Priore Dom Giovan Battista Briglio

Priore Dom Giovan Battista Briglio

Non si saprà mai come questa vicenda andò realmente, ma il certosino Del Rio seppellito nel cimitero della certosa di Farneta non avrebbe mai immaginato tanto clamore intorno alla sua morte. Una prece a lui ed al suo priore, protagonisti involontari di questa clamorosa vicenda.

cimitero-certosa-farneta

FAQ 3

Cartusialover Faq monk

Si può assistere a qualche momento della vostra liturgia?

Salvo casi eccezionali non si può partecipare alla nostra liturgia perchè noi ci asteniamo da qualsiasi ministero pastorale, pur nell’urgente necessità d’apostolato attivo, per adempiere nel Corpo mistico di Cristo la nostra funzione specifica nel silenzio e nella solitudine.

Perchè pregate in latino?

La liturgia conventuale è sempre cantata. Parte antica e stabile del patrimonio dei certosini è il canto gregoriano; esso favorisce l’interiorità e la sobrietà spirituale. Il canto gregoriano è stato scritto circa mille anni fa per mettere in valore i testi biblici in latino. La bellezza eccezionale di questo canto deriva dall’armonia perfetta tra le melodie e le parole. Ma non cantiamo tutto in latino: di fatto i salmi e le orazioni li cantiamo nella lingua del territorio ove è sita la certosa. Le letture sono pure tutte nella lingua ove è sita la certosa. (francese per la Grande Chartreuse, italiano per Serra san Bruno etc.)

Come si diviene superiore della certosa?

Essere superiore, da noi chiamato Priore, è un servizio per certo non ambito tra noi. Si diviene priore per volontà divina espressa nel voto dei membri della comunità. Non ci sono, ovviamente, nè candidature, nè campagne elettorali. Ogni professo solenne ha il diritto di votare. Il voto è segreto. E’ necessario che il futuro priore ottenga un numero tale di voti che superi la metà dei suffragi espressi.

Che tipo di alimentazione seguite?

La nostra alimentazione è variata e adatta alla nostra vita. Mangiamo di tutto tranne la carne. Durante i periodi penitenziali di quaresima ed avvento ci asteniamo pure dai latticini, salvo infermità. Il pesce e le uova, invece, li mangiamo tutto l’anno.

Perchè non mangiate la carne?

Quest’astinenza è una caratteristica dell’Ordine e segno dell’austerità eremitica nella quale, con la grazia di dio, intendiamo perseverare. L’esperienza c’insegna la saggezza di questa pratica introdotta dai nostri primi padri e incessantemente custodita con singolare impegno giacchè un’alimentazione vegetariana aiuta ad una certa calma interiore favorevole alla preghiera. Infine, mediante la penitenza partecipiamo all’opera salvifica di Cristo.