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I Priori Generali sepolti in Italia

Nell’articolo di oggi voglio parlarvi della inconsueta sepoltura di tre Priori Generali dell’Ordine certosino. Difatti, contrariamente al solito, ovvero che colui che ricopre l’incarico di Priore della Grande Chartreuse è allo stesso tempo Priore Generale, e quindi alla fine dei suoi giorni è seppellito nel cimitero con le croci di pietra ad essi dedicato (nella foto).

Ma cosa ha impedito questa consuetudine?

A seguito della ignobile espulsione subita dai certosini della Grande Chartreuse il 29 aprile del 1903, frutto di odiose leggi anticlericali andate in vigore in Francia a seguito della Rivoluzione e che si concluderanno con la definitiva separazione tra Stato e Chiesa avvenuta nel 1905, la comunità espulsa trovò rifugio nella certosa di Farneta.

Fu così che il 10 novembre del 1903 l’Ordine certosino dovette riacquistare la certosa di Farneta, nel frattempo diventata proprietà privata. Difatti, l’eremo certosino toscano nel1806 a sua volta era stato soppresso, come tutti gli ordini religiosi dello stato lucchese, ed anche i certosini di Farneta furono così costretti ad abbandonare il monastero.

I monaci della Grande Chartreuse espulsi dalla Francia poterono così trasferirsi “in esilio” a Farneta. La certosa di Farneta diventava così la Casa Generalizia dell’Ordine ed in essa vi furono trasportati, tra l’altro l’importante archivio e la grande biblioteca provenienti dalla Grande Chartreuse..

Ma la piccola certosa, in disuso da un secolo, non era pronta per tornare alla sua antica destinazione. Si rese necessario l’ampliamento della casa per poter accogliere i Priori del Capitolo Generale e per ospitare la comunità della Grande Chartreuse. Un lavoro considerevole fu intrapreso e svolto con rapidità, nonostante le numerose difficoltà La vecchia struttura della certosa fu completamente rispettata e restaurata ed il numero delle celle fu triplicato, l’intero chiostro prese la graziosa forma di un immenso colonnato rettangolare, la cui profondità ricorda in qualche modo il chiostro della Grande Chartreuse. Sul fronte furono costruiti due grandi edifici, uno per gli ospiti e per i Priori ospiti del Capitolo Generale, l’altro per i Fratelli e per le obbedienze.

Nel 1903 e nel 1904, non potendo convocare il Capitolo Generale a Farneta, il Reverendo Padre ottenne dalla Santa Sede l’autorizzazione a riunirlo presso la Certosa di La Valsainte, in Svizzera. Fu lì che si tenne effettivamente l’incontro del 1904. Fu stabilito che il governo dell’Ordine, con il Reverendo Padre ed il Capitolo Generale, avrebbe avuto come sede Farneta.

Nel 1905, per la prima volta, si riunì a Farneta il Capitolo Generale.

Rara immagine del Capitolo generale del 1905 alla certosa di Farneta

Rara immagine del Capitolo generale del 1905 alla certosa di Farneta

I tre Priori Generali a Farneta dal 1903 al 1940

Tre quindi furono i Priori Generali che si susseguirono in questo periodo, e che quindi morirono e non furono sepolti nel cimitero delle croci di pietra della Grande Chartreuse.

  • 1892-1905 : Michele Baglin
  • 1905-1911 : Renato Herbault
  • 1911-1938 : Giacomo Maria Mayaud

Dom Michel Baglin

Alfred – Louis Baglin, nacque a Château-Gonthier (Mayenne), il 15 novembre del 1839. Egli fece la professione solenne nella certosa di Notre Dame de Pres a Montreuil il 3 giugno del 1883. Fu eletto priore di Valbonne, e successivamente, nel 1892 fu incaricato come Priore Generale alla Grande Chartreuse. Ebbe il compito di organizzare le case rifugio, durante l’espulsione subita nel 1901. Rimase in tale incarico fino al 1905, quando decise per motivi di salute di ritirarsi, ottenendo misericordia, gli fu restituita così la pace, il silenzio, la felicità nascosta e raccolta della vita di un semplice religioso, interamente consacrato a cercate solo Dio. Scelse di ritirarsi alla certosa di Calci, Si narra che un anno dopo, alcuni Priori, venuti al Capitolo Generale e di passaggio a Pisa, si fermarono per alcune ore nella certosa dove si era ritirato Dom Michel, volendo salutare di passaggio il loro ex Generale. Era l’ora del lavoro manuale e lo trovarono nel suo giardino, con un grembiule da lavoro, la vanga in mano, calzato con zoccoli terrosi e copiosamente sudato! La vita certosina ha questi contrasti e questa semplicità…

A Calci terminò i suoi giorni terreni il 20 gennaio del 1922 dove fu sepolto.

Dom Renè Herbault

René-Marie Augustin Herbault nacque a Fontevrault, nella diocesi di Angers, il 2 febbraio del 1844. Entrò nella Grande Chartreuse e fece la professione il 22 gennaio del 1868. Successivamente fu nominato Procuratore Generale a Roma, fu dunque eletto il 3 maggio 1905 Priore Generale della Grande Chartreuse esiliata a Farneta, come successore di Dom Baglin. Nessun fatto esterno molto saliente contraddistinse il suo generalato, egli è ricordato come un padre pieno di gentilezza. Religioso esemplare, con una modestia pari solo alla sua pietà, Dom René non ebbe la fortuna di vedere riaprire la Grande Chartreuse. Morì in carica il 14 dicembre 1911, dopo una brevissima malattia, e fu seppellito nel cimitero di Farneta.

Dom Jacques Mayaud

Pochi giorni dopo la morte di Dom René Herbault, si elesse Priore e Generale dell’Ordine Dom Jacques-Marie Mayaud, nato a Saumur, nella diocesi di Angers, il 28 novembre del 1855, e professo a Valbonne il 21 novembre 1887. Al momento dell’espulsione del 1903, Dom Jacques era al fianco di Dom Michel Baglin, di cui era lo scriba. Quando Dom René fu eletto Priore Generale nel 1905, Dom Jacques lo aveva sostituito a Roma come Procuratore Generale. Divenuto a sua volta Reverendo Padre nel dicembre del 1911, conobbe i tumulti della prima guerra mondiale. Dal 1915 al 1918 gli fu impossibile, nel blocco universale delle comunicazioni, convocare il Capitolo Generale.

Dom Jacques diresse e svolse in prima persona, l’opera di adeguamento degli Statuti certosini al nuovo Codice di Diritto Canonico, opera richiesta dalla Santa Sede. Nel 1930, Dom Jacques preparò anche con il Capitolo Generale, una nuova edizione dell’Ordinario o Cerimoniale Certosino.

Le sue infermità lo costrinse, all’inizio del 1938, a chiedere alla Santa Sede di accettare le sue dimissioni. Ottenne con soddisfazione misericordia il 19 febbraio. Dom Jacques morì il 29 ottobre dello stesso anno, e fu seppellito nel cimitero della certosa di Farneta.

Per completezza…

Il 2 marzo 1938, la comunità di Grande Chartreuse ospitata a Farneta elesse a Generale dell’Ordine, Dom Ferdinand Vidal, già procuratore dal 1930. Questi ebbe la pesante responsabilità seguita dalla grande gioia di riportare i certosini nella culla del loro Ordine, ma questa è un’altra storia che presto vi racconterò.

Soltanto nel 1940 la comunità poi poté rientrare in Francia, fatto che fu accelerato anche per l’ingresso in guerra dell’Italia contro la Francia. Con decreto della Santa Sede del 3 agosto 1940, la certosa di Farneta fu così costituita Casa regolare con proprio noviziato.

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La cosiddetta certosa di Taranto

Grangia san brunone

Nell’articolo odierno voglio parlarvi della cosiddetta certosa di Taranto. Innanzitutto sgombriamo il campo da equivoci, non si tratta esattamente di una certosa, ma di una Grangia di proprietà dei monaci certosini di Padula. Questo chiarimento circa la differenza tra una certosa ed una grangia era opportuno, anche se tra i tarantini è diffusa la convinzione di essere in presenza di una certosa. Proviamo a ricostruirne la storia, ma prima una breve spiegazione del significato di Grangia. Etimologicamente deriverebbe dal francese arcaico “granche”, che a sua volta verrebbe dal latino volgare “granica”, ed indicherebbe il luogo dove si conserva il grano (granarium). Furono vere e proprie fattorie, in cui fratelli conversi e donati lavoravano sotto la direzione di un magister grangiae, essi oltre a lavorare in loco dormivano, mangiavano e pregavano. Si resero indispensabili quindi la costruzioni di un dormitorio, un refettorio ed una cappella.
La ricca certosa di Padula, possedeva immense proprietà terriere, tra queste quella sita nei pressi di taranto in Puglia, difatti la nobile famiglia Nasisi, senza eredi, decise di donare ai certosini i propri terreni, che si estendevano dall’attuale cimitero fino al Galeso. Anche nel territorio tarantino c’erano zone paludose che venivano affidate come grangie ai monaci, notoriamente dediti anche a lavori di prosciugamento e disboscamento. Fu così che i monaci eressero questi edifici tra il 1626 ed il 1634.
La vita nella grangia continuò indisturbata fino al 1807, quando a seguito della soppressione degli ordini religiosi voluta da G. Murat, i certosini furono costretti ad abbandonare le loro proprietà, che furono incamerate dal Demanio. Nel 1820 gli ambienti della Grangia certosina furono dati in affitto alla famiglia Nitti. L’anno precedente, per ordine di Ferdinando di Borbone, fu acquistato il giardino adiacente che doveva servire da cimitero, realizzato nel 1837, dopo che fu spiantato l’oliveto esistente nel territorio della masseria della famiglia. Il cimitero di Taranto che venne realizzato fu intitolato a San Brunone, fondatore dell’ordine dei certosini, a ricordo della presenza cartusiana in quella area, verso la fine dell’800 venne innalzato l’attuale portale in stile neoclassico col motto paolino: “Canet tuba et mortui resurgent”(1 Cor 15,52). Il sacrificio di questi monaci non fu vano perchè nei loro possedimenti oggi riposano i defunti, cosi come accadde anche per la certosa di Bologna e  per quella di Ferrara, trasformate in cimiteri
Ma perchè oggi il mio interesse cade su questa grangia?
Poichè recentemente si sono levati appelli circa le condizioni di estremo degrado del luogo dove sono situati i resti dell’antica grangia certosina. Attualmente in quella medesima area vengono accatastate vecchie lapidi marmoree di un certo pregio artistico, appartenenti a cappelle cimiteriali dismesse, ai fini della realizzazione di un famedio, in un’area attigua. Purtoppo alle lodevoli intenzioni non sono susseeguiti i fatti!
Ma provo a descrivervi cosa resta della antica struttura monastica. Sulla facciata esteriore del portale ancora si può notare un’arme coronata, consunta dal tempo, che tra due teste d’angelo reca una croce latina. Attorno all’asta inferiore della croce (T) c’è una grande “C” seguita da due piccole lettere, “ar”: “Cart” è infatti la sigla che ricorda il latino Cartusia e l’intero scudo rappresenta l’arme dell’Ordo Cartusiensis, cioè l’Ordine dei certosini. Entrando si accede nel chiostro a forma rettangolare; attiguo l’androne c’è un modesto portale con fregi floreali. Degli interni della chiesa resterebbe solo una piletta dell’acquasanta e sul pavimento una lapide sepolcrale senza iscrizione.
Credo sia giunto il momento di valorizzare questa antica struttura e fare qualcosa affinchè non versi più in abbandono o cada nell’oblio o nell’ulteriore degrado.

Taaranto

taranto 2
Nel video che segue vi è una splendida ricostruzione di come era la grangia ai tempi del suo splendore, comparata con le immagini dell’attuale decadimento.