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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 12)

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CAPITOLO 12

Professione

1 Morta al peccato e consacrata a Dio per battesimo, la monaca, per professione, è più totalmente dedicata al Padre celeste; liberata dai vincoli del mondo, potrà ormai tendere alla pienezza della carità per un cammino più diretto. Il patto saldo e stabile che la lega al Signore la rende partecipe del mistero dell’unione indissolubile di Cristo e della Chiesa; davanti al mondo, essa testimonia la vita nuova che Cristo ha acquistato per noi mediante il suo sacrificio redentore. (St 10.1; 18.1)

2 Prima della fine del noviziato, la novizia, se si ritiene idonea, sarà presentata alla comunità; quest’ultimo, dopo un serio esame, si pronuncerà, pochi giorni dopo, sulla sua ammissione alla professione temporanea (cfr 11.10). È importante che il novizio si impegni solo dopo un’attenta considerazione e in piena libertà. (St 10,2; 18,4)

4 La futura professa scriverà lei stessa la sua professione nella forma seguente: Io, suor N., prometto… stabilità, obbedienza e conversione dei miei costumi davanti a Dio e ai suoi santi, e le reliquie di questo eremo, edificato a gloria di Dio e ad onore della Beata Maria, sempre Vergine e di San Giovanni Battista, alla presenza di Madre N., priora. Dopo prometto, se è la prima professione temporanea, aggiungiamo per tre anni; e quando tale professione viene prorogata, viene indicata la durata della proroga; se è la professione solenne, si dice per sempre. (St 10.9; cf. 18.10)

5 Va notato che tutti i nostri eremi sono innanzitutto dedicati alla Beata Vergine Maria ea San Giovanni Battista, i nostri principali patroni in cielo. L’orario di ogni professione deve essere datato e firmato dalla professa e dalla priora che ha ricevuto i voti. È conservato negli archivi della casa. (St 10,10; 18,11)

8 La prima professione è emessa per tre anni. Al termine di questo periodo, spetta alla priora, previo voto della comunità (11.10), ammettere la giovane professa al rinnovo della professione temporanea per due anni. Per i giovani professi di clausura, questi ultimi due anni devono essere trascorsi tra i professi di voti solenni. La giovane professa conversa rimane sotto la guida della padrona. (cfr 9.9) La priora può, a sua discrezione o su richiesta della giovane professa, prolungare il tempo di prova per la professione temporanea, sia dopo i primi tre anni e prima della rinnovazione dei voti per due anni, sia dopo cinque anni. anni, prima dell’emissione della professione solenne. Ma la durata totale dei voti temporanei non deve in nessun caso superare i sei anni. Per giusta causa, il Capitolo Generale o il Rev.do Padre possono esentare un soggetto dalle norme relative alla durata del noviziato oa quella dei voti temporanei, essendo esentato dalle norme del diritto universale. (St 10,4; 18,5)

9 Al discepolo che segue Cristo è chiesto di rinunciare a tutto ea se stesso: prima dei voti solenni, la futura professa deve dunque sbarazzarsi di tutti i suoi beni attuali. Può anche disporre di proprietà future a cui ha diritto. Nessuno nell’Ordine dovrebbe chiederle nulla di ciò che ha, nemmeno opere pie o elemosine destinate a nessuno. Al contrario, la giovane professa deve poter disporre di tutto liberamente ea suo piacimento. (St 10,6; 18,7)

12 La professione fatta, colei che è appena stata accolta ora sa di essere così estranea a tutto il mondo che non ha più potere su nulla, nemmeno sulla sua persona, senza il permesso della Priora. Tutti coloro che hanno deciso di vivere sotto una regola devono osservare l’obbedienza con grande diligenza; ma ad essa dobbiamo dedicare tanto più pietà e cura quanto più ci sottoponiamo ad una dichiarazione più rigorosa ed austera: se davvero, purtroppo, mancasse l’obbedienza, tutti questi sforzi rimarrebbero vani. Di qui le parole di Samuele: Meglio obbedienza che vittime; sottomettersi a un prezzo più alto che offrire il grasso dei montoni. (St 10,11; 18,13) 13 Sull’esempio di Cristo Gesù che venne per fare la volontà del Padre e che, assumendo la condizione di servo, imparò, da ciò che patì, l’obbedienza, la monaca, per professione, si sottomette alla priora che rappresenta Dio; si sforza così di permettere a Cristo di raggiungere in lei la sua piena statura. (St 10.13)

14 Dopo la professione solenne o la donazione perpetua, le monache possono ricevere la consacrazione verginale, di cui l’Ordine ha sempre mantenuto la tradizione, tenendo conto delle norme decretate dai preliminari del rito certosino di consacrazione, sotto il titolo IV . Le case che lo desiderano possono seguire l’antica usanza secondo la quale tutte le monache del chiostro ricevono questa consacrazione.

15 La consacrazione verginale è un rito solenne con il quale la Chiesa stabilisce la vergine in stato di appartenenza a Dio. Diventa come primizia del Regno a venire e simbolo trasparente del grande sacramento, la cui pienezza è l’unione di Cristo e della Chiesa. L’offerta che la vergine fa a Dio della sua verginità durante la consacrazione richiede una particolare effusione dello Spirito Santo. Attraverso la fedeltà e la disponibilità con cui accoglie questo dono, aggiungerà una nuova bellezza al Corpo mistico di Cristo e, attraverso la sua unione con Lui, diventerà una sorgente di vita più feconda per il mondo. La vergine consacrata ha cura del suo Signore. La sua vita è nascosta in Dio con Cristo. Ad imitazione di Maria, vergine Madre di Dio, desidera essere, in verità, la serva del Signore.

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Un dipinto che parla…

Caverel 1

Olio su tela monaca certosina Jeanne Caverel di Mont Sainte Marie di Gosnay Dipinto Collezione privata Monsieur Foucart

Cari amici, in questo articolo voglio parlarvi di un dipinto inedito ed eccezionale. Trattasi del ritratto di una monaca certosina di Gosnay del XVII secolo, conservato oggi nella collezione privata di monsieur e madame Foucart. Essi lo posseggono poichè rappresenta un quadro di famiglia ereditato.

Ma vediamo perchè risulta essere eccezionale.

Il dipinto datato 1609, rappresenta una monaca certosina con l’abito della consacrazione con le insegne, proprie, di Gosnay e Bruges, certose femminili.

Una raffigurazione rarissima!!!

In fondo alla tela, sulla cornice troviamo l’iscrizione Nasci.Pati.Mori. Nell’angolo in alto a destra l’arme di famiglia Caverel, di Aire-sur la Lys. Ed esattamente lo stemma che conia Etienne Caverel dopo la sua nobilitazione del 30 luglio 1612.

Questo stemma permette di identificare la religiosa rappresentata: essa è Jeanne Caverel. Questa monaca era una certosina a Mont Sainte-Marie all’inizio del XVII secolo. Morì il 15 gennaio 1614 all’età di venticinque anni. Lo stemma è accompagnato da questa iscrizione: “Aetatis suae 19. 1606”, vale a dire che la suora è rappresentata all’età di 19 anni nel 1606, come vediamo nel cartiglio posto sotto il blasone di famiglia.

Caverel2

Blasone di famiglia con iscrizione:“Aetatis suae 19. 1606”

Ma carpiamo subito, ad un attenta analisi, che ci sono due incongruenze in questa tela. In primo luogo, l’età della monaca: 19 anni al momento della pittura. Essa è rappresentata nell’atto della consacrazione, la cui cerimonia non può aver luogo prima di venticinque anni. Jeanne morì all’età di venticinque anni subito dopo la sua professione. Il dipinto è forse una composizione fatta in due fasi per mantenere il ricordo della monaca? Una prima rappresenterebbe Jeanne in abiti semplici di monaca all’età di diciannove anni. Una seconda versione avrebbe aggiunto gli attributi della consacrazione.

Una maniera per celebrarla?

Seconda incoerenza è rappresentata dalla presenza del manipolo sul braccio sinistro della monaca. Tutte le rappresentazioni delle suore certosine di Gosnay seguono scrupolosamente i dettami dell’Ordo e rappresentano le monache che portano il manipolo sul braccio destro. Questi dettagli possono mostrare che il dipinto è stato fatto a memoria, sulla testimonianza dei testimoni presenti alla cerimonia. Non hanno prestato attenzione alla collocazione del manipolo? Questi due elementi portano a un’ipotesi. È possibile che la famiglia di Jeanne Caverel abbia avuto un ritratto “laico” della loro figlia all’età di 19 anni, prima che entrasse in certosa. All’età di venti anni, poi trascorsi cinque anni riceve la consacrazione delle vergini, una cerimonia solenne alla quale partecipano i suoi genitori. Purtroppo inaspettatamente muore prematuramente qualche tempo dopo. Per mantenere il ricordo della figlia deceduta così giovane, i genitori hanno deciso di realizzare un dipinto che la rappresentasse. Prendendo il ritratto della figlia già esistente ilo riutilizzano, aggiungendo l’abito monastico certosino e gli attributi che hanno ricevuto durante la cerimonia. A significare il breve passaggio della loro figlia sulla terra, aggiungono il motto Nasci Pati Mori. Csoltanto in questo modo poteva scaturire questa strana e bizzarra tela, testimone eccezionale della consacrazione delle vergini a Gosnay. Comunque sia una preghiera ed un pensiero speciale a questa giovane monaca certosina prematuramente scomparsa, che possa godere della gloria di Dio.

Caverel 4

Iscrizione: Nasci Pati Mori

Caverel 3

Anello d’oro

Incoronazione per la consacrazione verginale

Incoronazione per la consacrazione verginale

Dipinto ad olio su tela (192,5 x29

Oggi, grazie alla dettagliata e minuziosa descrizione di un dipinto, analizzeremo la consacrazione verginale a Dio (fidanzamento mistico) di una monaca certosina. Il dipinto in analisi, realizzato dal pittore belga Mathias de Visch, riguarda la cerimonia di incoronazione di Isabella Victoria Bénézet, avvenuta nella certosa di Bruges il mercoledì 24 agosto del 1746. La tela, rappresenta secondo Don Innocent Le Masson, il rito certosino fedelmente conservato (manipolo,stola e corona) rispetto ad altre case femminili dell’Ordine che lo svolgevano con minore rigore. Divenne quindi una testimonianza fondamentale per i secoli successivi, un eccellente riferimento per l’intero Ordine. Ma veniamo alla descrizione della scena dipinta, ed ai suoi personaggi.

La cerimonia si svolge all’interno della sala capitolare della certosa di Bruges, ed i personaggi sembrano mettersi in posa davanti al pittore, testimone di tale consacrazione. Le figure rappresentate nel dipinto sono ben diciotto, ma mi soffermerò sulle principali.

Al centro, seduto si distingue il Vescovo della cittadina belga Jean-Baptiste de Castillon, che dopo aver letto le frasi rituali, è colto nel momento in cui incorona la giovane certosina, a cui fa seguito il gesto della imposizione delle mani. Quest’utima, Isabella Victoria Bénézet, (nata nel 1721, entrata tra le certosine nel 1739 e morta il 21 maggio del 1754) è genuflessa, con mani giunte pronta a ricevere la corona, e come potete vedere ha la stola intorno al collo, il manipolo sul braccio destro ed una croce sulla spalla. Alla sua destra ad accompagnare la giovane monaca, vi è la Priora Brunona Maeckeaert, raffigurata con sguardo fiero (nata nel 1686, entrata in certosa nel 1706, priora dal 1742 e deceduta il 29 giugno 1751) ed alla sinistra la sua  Vice Marie Frencke, intenta a leggere il breviario (nata nel 1693, entrata a Bruges nel 1712, nel 1744 nominata vice e nel 1751 eletta Priora fino alla sua morte, avvenuta il 13 febbraio 1776). Sullo sfondo del dipinto, si distinguono due monaci certosini. Il Vicario ed il Procuratore. Il primo è Dom Bruno Le Comte (professo di Herne ed a Bruges dal 1744 al 1757), mentre il secondo è Dom Pietre Orlemans con in mano un breviario ( professo di Herne e Vicario delle monache dal 1742 al 1756). Dietro le monache sull’altare, vi è una giovane novizia anch’essa genuflessa e con un cero ed un libro che partecipa alla funzione religiosa. Ad assistere al Vescovo vi sono due alti prelati e due chierici, mentre di fianco ai certosini, notiamo altri ospiti. Una donna con un ventaglio, che non è la mamma di Isabella, poiché morta, ma bensì la seconda moglie del padre Charlotte Isabelle Piquet, ed al suo fianco una dama di compagnia. L’uomo elegantemente vestito dietro al certosino è probabilmente lo zio della giovane certosina incoronata, poiché anche il papà in quella data era già deceduto. In dissolvenza vediamo altri spettatori, forse parenti della ragazza. La rarità della raffigurazione di una scena molto intima dell’interno di una certosa femminile, ovvero di questa particolare incoronazione, rendono questo dipinto di essenziale importanza, poiché fedele testimonianza di quell’antico rito.

Bénézet Isabella-Victoria

                                                               Primo piano di Isabella-Victoria Bénézet

Vista dettagliata della Priora MAECKAERT BRUNONA

                                                          Vista dettagliata della Priora Brunona Maeckaert

  Dom Bruno Le Comte, Procuratore

Orlemans PieterPeter Orlemans († 1760) è stato il vicario del Bruges certosino raccolta tra 1741-1756. Nelle sue mani tiene il breviario che consegnerà

Dom Pieter Orlemans, il Vicario ha tre le mani il breviario che consegnerà alla incoronata Isabella Victoria Bénézet

Monache Certosine: Abito, Professione solenne, Consacrazione verginale

Monache Certosine :

– Abito – Professione solenne – Consacrazione verginale –

Abito

Nel tentativo di non voler trascurare nessun aspetto della vita certosina, oggi cercherò di illustrare nei dettagli alcune caratteristiche specifiche del ramo femminile dell’Ordine di San Bruno. In questo articolo odierno, mi soffermerò ad illustrare tre elementi distintivi: l’abito, la professione solenne e la consacrazione verginale. Va subito precisato, che l’abito delle consorelle certosine è molto simile a quello dei Padri, e quindi: abito bianco, cocolla con le bande laterali per le professe, con l’unica differenza che al posto del cappuccio le monache hanno il soggolo con il velo. Osservando la stretta clausura esse non parlano mai con nessuno, e nelle rare occasioni lo fanno con il velo abbassato e sempre in compagnia di altre consorelle. Parallelamente al ramo maschile, nel ramo femminile vi sono sia le monache del chiostro, le quali si dedicano più intensamente alla solitudine della cella, sia le monache converse e donate che hanno l’incarico di quei lavori che non possono essere svolti in cella. E’ evidente che entrambi le forme di vita claustrale siano complementari, indispensabili l’una all’altra perché che si sviluppi e si compia la vocazione all’interno di una Certosa. In ogni convento certosino femminile, ci sono uno o due Padri certosini che garantiscono le funzioni sacerdotali, ed insieme a loro vi sono anche due Fratelli conversi che svolgono quei lavori che non posso essere svolti dalle loro consorelle. Padri e Fratelli vivono in un edificio separato dalla certosa.

Professione Solenne

Il cammino per poter giungere alla professione solenne è lungo, in ogni certosa vi è una foresteria che consente alle giovani attratte dalla vocazione certosina di trascorrere una decina di giorni, nei quali è possibile condividere il regime di vita austero. Coloro che conservano l’intento potranno fare una esperienza più lunga, chiamata “postulato”. Durante questo periodo della durata da sei mesi ad un anno, la postulante si accosta gradualmente alla austerità della regola, superato questa esperienza positivamente e con il consenso della comunità, la giovane può iniziare il “noviziato” ricevendo l’abito certosino. In questa fase le novizie leggono essenzialmente i principali autori certosini e studiano le loro sorgenti nel monachesimo d’Oriente e d’Occidente, basate sulla solitudine e la purezza del cuore. Trascorsi due anni in questa condizione, la novizia dopo accurata riflessione ed ascoltato il parere della comunità, decide di donare se stessa facendo professione di stabilità. In essa, promette a Dio per tre anni la sua stabilità, e la conversione di vita, in cui si include: l ‘Obbedienza, la Castità e la Povertà. Successivamente ella potrà rinnovare questi voti per altri due anni, e se la vocazione permarrà potrà giungere alla professione solenne. Altrettanto accade per le consorelle converse che chiamasi donate, ovvero quelle che hanno deciso di consacrare la propria vita a Dio ma senza prendere i voti. Il vincolo della “donazione” è inizialmente temporaneo, ma trascorsi cinque anni si potrà optare di rinnovarlo ogni tre anni, oppure trasformarlo in “donazione perpetua”.

Consacrazione verginale

Dopo aver ricevuto la professione solenne le monache indosseranno il velo bianco, esse non prima di quattro anni (fino al 15 maggio 2018) * e di venticinque anni di età, potranno ricevere la “consacrazione delle vergini”. Quest’ultimo è un rito solenne, che si svolge con una cerimonia estremamente particolare, secondo gli antichi Pontificali.  La consacrazione verginale, viene conferita infatti alla presenza del Vescovo il quale, dopo averli benedetti, dona alla certosina il velo nero e l’anello d’oro, rispettivamente simbolo della separazione definitiva dal mondo, e del vincolo indissolubile con lo Sposo, Cristo. Ad essa viene inoltre consegnata una croce, simbolo del sacrificio estremo, ed un libro dei canti che essa dovrà elevare al Signore. La monaca certosina, viene poi rivestita con una corona(ora in disuso), una stola sacerdotale ed un manipolo indossato sul braccio destro. Quanto alla corona, simboleggia la gloria di Cristo e sulla quale vi è scritto: “Io sono la serva di Gesu Cristo”. Per quanto concerne la stola ed il manipolo, sono questi emblemi che conferiscono loro alcuni privilegi liturgici. Tra questi vi sono proclamazione liturgica del Vangelo in alcune occasioni, il cantare l’Epistola alla loro messa conventuale, ed usare la stola quando cantano il vangelo all’ufficio notturno. Questi ornamenti sacri saranno indossati per intero dalla certosina solo per il cinquantesimo anniversario della propria consacrazione, ed in occasione  della sua morte, allorquando saranno esposti e sepolti con lei!!!

Godiamoci insieme questo